Capitolo 34: Doni speciali parte prima
Familiarità con gli Angeli, diavoli, inferno, purgatorio, paradiso, levitazione, volo.

 

Dono Manifestato Dettaglio Documento
Familiarità con gli angeli Sin dall'infanzia "Compagno della mia infanzia" Diario P. Agostino
Lotta con i diavoli Sin dall'infanzia "Quando mia mamma spegneva il lume" Diario P. Agostino
Visita inferno Rivelata nel 1921 da Padre Benedetto Note al Sant'Ufficio Positio
Visita Purgatorio Rivelate dal prof. Gerardo De Caro  1943 Testimonianza Memorie 1943
Visita Paradiso Rivelato 14 ottobre 1912 Da Padre Pio stesso (Epist. I, 308)
Levitazione. Rivelata 17 giugno 1921 all'Inquisitore Contro la legge di gravità (Rossi, Cast., 220)
Spiccare il volo Rivelata da Padre Pio 14 dicembre 1953 per raggiungere persona lontana Cronistoria
 

 

 

Angeli
 
Padre Pio e il suo angelo custode
Padre Pio e gli angeli custodi degli altri.
Padre Pio e gli altri angeli.
 
Angelo Custode di Padre Pio sempre visibile e ai suoi ordini
 
Padre Pio vedeva il suo angelo custode sin dai primi giorni di vita: Nella lettera a Padre Agostino il 13 dicembre 1912, Padre Pio chiama il suo angelo custode: "Il compagno della mia infanzia." (Epistolario I, 321)

Lettera a Padre Agostino del 23 febbraio 1915: "Il mio buon secretario dispone che mi rivolgessi a voi per avere una risposta al riguardo." La nota a piè di pagina spiega che per "secretario" Padre Pio "intende dire il suo angelo custode". (Epist. I, 536, e nota 2)
 
 
 
L'Angelo fa da maestro nelle lingue non studiate da Padre Pio
“Il mio angelo mi aiuta e mi traduce tutto”.  Vedi anno 1912

Padre Tarcisio Zullo dichiarò:  “Quando arrivavano a San Giovanni Rotondo pellegrini di altre lingue, Padre Pio li capiva.  

Una volta gli chiesi: “Padre, ma come fa a capire tante lingue e dialetti?” Lui rispose : “Il mio angelo mi aiuta e mi traduce tutto”.(Positio II, p. 630)

 
Lettera a Padre Agostino, 20 settembre 1912: “...Se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande dovendomi fare anche da maestro nella spiega di altre lingue.” (Epistolario I, 304)
 

L'angelo custode fa il custode della casa

 

"Ci sono gli angeli custodi delle case"

Dal Diario di Padre Agostino: "Nell'estate del 1912, arrivai da Benevento a Pietrelcina, alla casa dove dormiva Padre Pio, verso le tre di notte. Trovai la porta aperta ed entrai. Padre Pio era a letto ed era sveglio. Domandai: "Dormi con l'uscio aperto di notte?" Mi rispose: "Che paura? Ci sono gli Angeli Custodi delle case: dormo sempre con l'uscio aperto e non ho paura." (Padre Agostino da San Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,IV edizione,  2012, pag. 292)

 

"Ho un angelo che me la custodisce"

Quando era un giovane sacerdote nel suo paese di Pietrelcina, il suo angelo gli custodiva la casa. La gente del paese diceva che per questo non si curava molto di chiudere la porta di casa. Diceva: “Ho un angelo che me la custodisce”. (Giovanni Siena, Il mio amico Padre Pio, diario di trent'anni vissuti accanto al santo di Pietrelcina, Rizzoli Editore, Milano 2013, p. 123)


Giovanni Siena e suo figlio parlano con Padre Pio

 

"Troverai un piccolo angelo dietro la porta"

Un giorno Rosina Pannullo disse a Padre Pio che lei sarebbe andata alla Torretta per rubare qualcosa, per vedere se lui, senza ispezionare la stanza, sapeva che cosa era stato preso da lei. Padre Pio, affatto lusingato, disse: "E va bene. Va, ma troverai un piccolo angelo dietro la porta, a guardia della casa." Rosina ebbe paura e non si avvicinò alla casa. Qualche giorno dopo Padre Pio disse all'arciprete Pannullo che sua nipote aveva pensato di rubare il suo breviario. L'arciprete andò da Rosina per chiederle se questo fosse vero. Rosino rispose: "Si! Ma io non l'ho detto a nessuno. Infatti era solo nel mio pensiero, per vedere se egli fosse capace di leggere la mia mente." (Bernard Ruffin, Padre Pio, pag. 100) (Beata te Pietrelcina, pag. 194)

 

 

"Il piccolo compagno della mia infanzia viene a svegliarmi

Lettera a Padre Agostino. Quando Padre Pio la sera andava a dormire, andava in realtà a visitare il Paradiso. Al mattino non aveva bisogno della sveglia, perchè ci pensava l’angelo custode. Lettera a Padre Agostino del 14 ottobre 1912: "La notte al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed aprirmi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi." (Epistolario I, 308)

 

 

 
Recapita un telegramma all'istante a Cecil Humphrey - Smith

 

"Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?"

Cecil Humphrey - Smith era un gentiluomo inglese, figlio spirituale di Padre Pio. Cecil, trovandosi in Italia, riportò gravi ferite in un incidente automobilistico. Un suo amico, il marchese Sacchetti si recò all'ufficio postale per mandare un telegramma a Padre Pio  riferendogli l'accaduto. Quando allo sportello presentò il telegramma, l'impiegato gli porse un altro telegramma, che era di Padre Pio, col quale assicurava preghiere per la guarigione di Cecil. Mesi dopo, Cecil era perfettamente guarito, e lui  e Sacchetti andarono a ringraziare Padre Pio. Gli chiesero anche com'era possibile che il telegramma di risposta di Padre Pio fosse arrivato prima del telegramma di domanda. Padre Pio: "Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?" (Padre Alessio Parente, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 143-4)

 

 

Il marchese Giambattista Sacchetti all'inaugurazione di Casa Sollievo

 

 

Recapita fiori e telegramma all'istante e gratis a Barbara Ward

 

Gli angeli sono più veloci dei telegrammi, e costano meno.

Barbara Ward, che anni prima aveva procurato i fondi per la costruzione di Casa Sollievo,  si trovava nel "St. Georgès Hospital in Londra, per essere operata di multiple cisti ovariche.  Bernardo Patrizi, appena seppe della sua condizione di salute, la visito' in ospedale, quindi uscì dall'ospedale e si recò all'ufficio postale di Buckingam Palace Road, e mandò un telegramma a Padre Pio: "Barbara ammalata. Richiede urgentemente vostre preghiere." Quando egli ritornò all'ospedale la signorina all'ingresso gli chiese se per caso andava su dalla signora Barbara e se le poteva portare dei fiori e un telegramma che erano appena arrivati. Il telegramma veniva da Padre Pio. Diceva: "Mi dispiace della vostra malattia. Siate assicurata delle mie preghiere." La prossima volta che Bernardo Patrizi torno' a San Giovanni Rotondo, disse a Padre Pio che Barbara era guarita e lo ringraziava per le sue preghiere. Poi gli chiese dei fiori e del telegramma. Padre Pio: "Oh! I telegrammi! Gli angeli custodi sono più veloci, e costano tanto di meno!" (Gallagher, 165)

 

 Il Marchese Bernardo Patrizi a destra.

 
 
 

L'angelo viaggia

 

"Questa notte il mio angelo deve viaggiare"

Padre Gabriele Bove testimonio': “Per me era sorprendente quello che diceva la gente sul fatto che Padre Pio avesse una grande familiarità con il suo angelo custode e gli chiedesse di andare di notte a confortare i malati e soccorrere i peccatori. Questo mi venne confermato dallo stesso padre. Un giorno d’estate del 1956, dopo aver benedetto i fedeli, Padre Pio usciva dalla chiesa molto affaticato. Quel giorno sembrava più stanco del solito. Camminava appoggiato al braccio di padre Giambattista e assomigliava a san Francesco stigmatizzato che scendeva dalla montagna. Lo presi per l’altro braccio chiedendogli: “Padre, è molto stanco?” - Sì, figlio mio, sono oppresso dal grande caldo. - Questa notte riposerà. Inoltre chiederemo al suo angelo custode di venire ad alleviare la sua pena. Si fermò di colpo e mi gridò: “Ma cosa dici? Deve mettersi in viaggio”. Era proprio questo che io volevo sapere. Nascondendo la mia sorpresa gli risposi: - Cosa? Il suo angelo deve viaggiare? - Certo. Allora gli dissi: - Padre, se il suo angelo deve viaggiare per confortare i malati e soccorrere i peccatori, permetta almeno che i nostri due angeli prendano il suo posto. - No, ognuno dei vostri angeli stia con il suo protetto. E, sorridendo, aggiunse: E se questi angeli diventassero gelosi?”(Positio II, p. 327)

 
Gli angeli viaggiano

Cleonice "ringrazia la Vergine" e l'angelo

L’angelo di Padre Pio porta una lettera senza indirizzo a Giovannino, nipote di Cleonice Morcaldi .

Cleonice Morcaldi di S. Giovanni Rotondo racconta che durante la seconda guerra mondiale un suo nipote fu fatto prigioniero e da un anno non dava più notizie di sé; temeva quindi che fosse morto. Un giorno si recò da Padre Pio e, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicò che le dicesse almeno se fosse vivo o morto. Padre Pio la rassicurò, dicendole: «Alzati e vai tranquilla». Queste parole però, per quanto le dessero una certa speranza, non le levarono il dubbio e così, mentre i giorni passavano senza che essa ricevesse notizie del nipote, l'angoscia la prendeva sempre più. Alla fine volle tentare un espediente piuttosto ardito, anche se sostenuta da una grande fede. Tornò dal Padre Pio e gli disse: «Padre, facciamo così: io scrivo una lettera a mio nipote Giovannino con il solo nome, non sapendo dove indirizzarla. Voi e il vostro Angelo Custode portatela dove egli si trova». Padre Pio non disse nulla ed ella pensò: - Chi tace afferma -, e riprese a sperare. Scrisse la lettera e la sera, prima di andare a letto, l'appoggiò sul comodino. La mattina seguente, con suo stupore e anche un po' di paura, si accorse che la lettera non c'era più. Corse allora dal Padre Pio e si sentì dire da lui: «Ringrazia la Vergine». Quindici giorni dopo, riceveva la risposta alla sua lettera con la notizia che il nipote Giovannino era vivo, si trovava in un certo posto e presto l'avrebbe visto. (Palmer, God did it,  267-8) (Rose Ann Palmer, God did it,healing testimonies across time and religions, iUniverse LCC, Bloomington, Indiana, 2014, pag. 267-8)

 
"Digli, dille"
Padre Alessio riportò che, quando stava solo con Padre Pio nella sua cella, Padre Pio alle volte interrompeva la recita del rosario con frasi come: "Dille che pregherò per lei"; "Dille che tempesterò il Cielo di preghiere per la sua salvezza;" "Digli che busserò al Cuore di Gesù per impetrare questa grazia." "Digli che sarà presente alla mia Messa." "Dille che la Vergine non le rifiuterà questa grazia." Padre Alessio continua: "Debbo riconoscere che allora non davo importanza a queste espressioni 'fuori testo'. Solo più tardi ho scoperto i rapporti del Padre con gli angeli, ed ho capito che la sua vita è stata sempre vissuta ad alto livello e in dimensioni non comuni." (Padre Alessio Parente, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 114-6)
 
"Non hai visto tutti questi angeli custodi?"
Padre Alessio Parente dichiarò: “ Un giorno ero in terrazza con Padre Pio. Gli chiesi consiglio per una persona e mi rispose: “Lasciami in pace, non vedi che ho da fare?” Io mi zittii, ma lo vedevo recitare il rosario e non mi sembrava eccessivamente occupato. Ma egli soggiunse: “Non hai visto tutti questi angeli custodi dei miei figli spirituali che vanno e vengono?” Risposi: “No, non li ho visti, ma ci credo perché ogni giorno lei ripete ai suoi figli di mandarglieli”. (Positio II, p. 206) (Pena, 43)
 
“Credi che io stia a mandarti sempre il mio angelo custode a svegliarti?"

Padre Alessio riporta che: “Nel 1965 passavo parte della notte a far compagnia a Padre Pio, e la mattina dovevo accompagnarlo fino all’altare. Dopo di che  io andavo nella mia cella a riposarmi un po’. Molte volte, quando non mi svegliavo in tempo, sentivo qualcuno bussare forte alla mia porta. A volte sentivo nel sonno una voce che mi diceva: “Alessio, alzati”.  

Un giorno non mi svegliai, né per la messa né per accompagnarlo dopo le confessioni. Svegliato da altri fratelli, andai nella cella di Padre Pio e gli dissi: Perdonami, padre, non mi sono svegliato”. Lui mi rispose: “Credi che io stia a mandarti sempre il mio angelo custode a svegliarti?"  (Positio II p. 206)

 
"Cosa credi, che l’angelo sia disobbediente come te?" 
Anna Benvenuto riferisce nel Processo che, quando era a Foggia, una mattina ci fu un bombardamento terribile. Il marito di sua sorella era medico e lavorava all’ospedale. Dice: “Pregai il mio angelo di andare a dire a Padre Pio che aiutasse mio cognato e che non gli succedesse nulla di brutto”. La sera mio cognato tornò e ci disse che si era salvato per miracolo. Aveva sentito una forza misteriosa che lo costringeva ad uscire da un rifugio all’altro, e questo si ripeté quattro volte. Il giorno dopo andammo a San Giovanni Rotondo per ringraziare Padre Pio per l’aiuto. Dopo essermi confessata con lui, gli chiesi: “Padre, quando sono lontana e ho una necessità urgente come posso fare?”. Mi rispose: - Cosa hai fatto ieri mattina?
" - "Padre, allora è venuto il mio angelo a trovarla?" - "Cosa credi, che l’angelo sia disobbediente come te?" "Da allora, ho sempre creduto nell’angelo custode."  (Positio II, p. 729.) 
 
Gli angeli guidano le automobili
 

"Il mio angelo ha guidato al posto tuo"

Piergiorgio Biavati si mise in macchina da Firenze a San Giovanni Rotondo per assistere alla Messa di Padre Pio e confessarsi da lui. A metà strada si sentì stanco, e si fermò un po’ da un benzinaio per prendere un caffè. Poi continuò il viaggio. Dice il protagonista: “Mi ricordo solo una cosa, che accesi il motore e mi misi al volante, poi non ricordo nient’altro. Non ricordo nulla delle tre ore passate al volante. Quando già ero di fronte alla chiesa di San Giovanni Rotondo, qualcuno mi scosse e mi disse: “Adesso prendi tu il mio posto”. Padre Pio, dopo la messa, mi confermò: “Hai dormito per tutto il viaggio e la stanchezza se l’è tenuta tutta il mio angelo, che ha guidato al posto tuo”.(Parente Alessio, Mandami ,  pp. 195-196.)

 

 

“Te la saresti vista brutta se non ti avessi mandato il mio angelo custode”

Il generale Tarcisio Quarti testimoniò quello che un giovane ingegnere gli aveva raccontato:  

"Il 30 giugno del 1943, durante la guerra, era sceso alla stazione di San Severo e, non trovando nessun mezzo di trasporto, si era diretto a piedi verso San Marco in Lamis.  

Mentre era in piena campagna gli si avvicinarono alcuni contadini con aria minacciosa, con forche e badili. In quei giorni la gente era molto agitata perché erano caduti diversi paracadutisti inglesi, e lo scambiarono per uno di loro, che aveva nascosto il suo paracadute vicinissimo a quel luogo.  

Ma il giovane si mise a pregare, vedendo che gli si avvicinavano, e all’improvviso apparve un cane feroce che si mise a ringhiare contro i contadini. Questi, spaventati, rinunciarono a seguirlo.  

Il mattino dopo il giovane ingegnere riuscì ad arrivare a San Giovanni Rotondo. Quando Padre Pio lo vide gli disse subito: “Te la saresti vista brutta se non ti avessi mandato il mio angelo custode”. (Positio II, p. 1065)

 

 

"Il tuo angelo ti guidava la macchina"

Attilio de Sanctis, avvocato esemplare, raccontò un fatto che gli era capitato personalmente: “Il 23 dicembre del 1948 dovevo andare da Fano a Bologna con mia moglie e due dei miei figli (Guido e Gianluigi) per andare a prendere il terzo figlio, Luciano, che studiava al collegio Pascoli di Bologna. Partimmo alle sei della mattina, ma, poiché non avevo dormito bene, ero in cattive condizioni fisiche. Guidai fino a Forlì, poi cedetti il volante a mio figlio Guido. Una volta recuperato Luciano dal collegio, ci fermammo un po’ a Bologna e decidemmo di tornare a Fano. Alle due di pomeriggio, dopo aver ceduto il volante a Guido, volli guidare ancora. Una volta passata la zona di San Lorenzo, notai in me una stanchezza più grande. Varie volte chiusi gli occhi e mi assopii. Volevo lasciare il volante a Guido, ma si era addormentato. Dopo non ricordo nulla. A un certo punto recuperai bruscamente la coscienza a causa del rumore di un’altra macchina. Guardai e vidi che mancavano solo due chilometri per arrivare a Imola. Cos’era successo? I miei stavano chiacchierando tranquillamente. Gli spiegai cos’era successo, ma non mi credettero. Potevano credere che la macchina era andata da sola? Poi ammisero che ero stato immobile per molto tempo e non avevo risposto alle loro domande, né ero intervenuto nella conversazione. Fatto il calcolo, il mio sonno al volante era durato il tempo impiegato a percorrere circa 27 chilometri. Dopo un paio di mesi, il 20 febbraio del 1950, tornai a San Giovanni Rotondo e chiesi una spiegazione a Padre Pio che mi rispose: "Tu dormivi e il tuo angelo ti guidava la macchina. Sì, tu dormivi e il tuo angelo ti guidava la macchina". (Siena Giovanni, Il mio amico, pp. 127-129)  (Pena 39)

 


Giovanni Siena e un suo figlio parlano con Padre Pio
 
 
 
 
Gli angeli aiutano in situazioni difficili
“Figlio mio, me lo hai già detto”
Don Pierino Galeone manda il suo angelo custode a Padre Pio
. Don Pierino Galeone riferisce che nel 1947 rimase 20 giorni a San Giovanni Rotondo. “Le persone, vedendomi sempre vicino a Padre Pio, mi chiedevano di confidargli le loro pene: la sorte dei famigliari dispersi in Russia, la guarigione di un figlio, la soluzione dei propri problemi, trovare lavoro, eccetera. Il padre mi rispondeva sempre con dolcezza e amore. Un giorno mi disse: “Quando hai bisogno di qualcosa, mandami il tuo angelo e io ti risponderò”. Una mattina una mamma mi si avvicinò piangendo, prima della messa, per raccomandarmi suo figlio. Il padre era già salito sull’altare e io non ardii parlargli, così che, commosso, come mi aveva consigliato, gli mandai il mio angelo per raccomandargli il figlio di quella madre. Terminata la messa, mi avvicino a Padre Pio e gli raccomando giovane. Ed egli mi risponde: “Figlio mio, me lo hai già detto”. Capii allora che il mio angelo custode lo aveva tempestivamente avvertito e Padre Pio aveva pregato per lui”. (Positio II, p. 1077)
 

L’assegno per la banca

“Quando gli dicevo che gli avrei scritto, Padre Pio replicava: “Figlio mio, cosa vuoi fare con queste lettere. Io già ne ricevo tante altre. Mandami invece il tuo Angelo Custode.” Da allora in poi, ogni volta che avevo bisogno di una preghiera per qualcosa, gli mandai un messaggio attraverso il mio Angelo Custode. ...Un giorno stavo aprendo la corrispondenza, e avevo appeno aperta una lettera della banca, con un’ultima ingiunzione per un pagamento dovuto. Noi avevamo delle difficoltà finanziarie. Mandai una richiesta mentale di aiuto a Padre Pio. Nella busta seguente che aprii c’era un assegno per me da parte di qualcuno di cui non avevo mai sentito parlare. L’assegno era per l’ammontare esatto che io dovevo alla banca, fino all’ultimo centesimo.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.164-5)

 

"L'angelo conta i passi per tenerti compagnia."

Margherita Cassano riporta che si alzava alle 3:00 per andare alla messa di Padre Pio. Lei abitava nella parte più bassa del viale dei Cappuccini, e la strada era buia, piena di sassi, e faceva paura. "Mentre camminavo sentivo non molto lontano da me una voce maschile contare: "Uno, due.  Uno, due." Non c'era nessuno intorno, e mi spaventai. Quando più tardi lo dissi a Padre Pio lui rispose: "Quando la chiesa è lontana, l'angelo conta i passi per tenerti compagnia. E' solo per farti sapere che lui è là, proteggendoti lungo la strada. Sì, te l'ho mandato io." (Duchesse, Magic of a mystic, 117) (Malatesta, L'ultimo, p.198-9)

 

Margherita Cassano nel suo giardino a San Giovanni Rotondo

 

"Il tuo angelo ha messo un cuscino su ogni gradino"

Il padre di Padre Pio, zi' Razio, fu ospite per molti anni nella casa di Mary Pyle, Maria l'Americana come la chiamavano tutti. Nei primi mesi del 1946, zi' Razio cadde dalle scale e per fortuna non si fece male. così si pensava. Quando, qualche giorno dopo zi' Razio si lamento' col figlio di cio' che gli era capitato, Padre Pio gli disse:  "Ringrazia invece il tuo angelo custode che ti ha messo un cuscino su ogni gradino!" (Massa Bonaventura, Maria Pyle, pag.29) ( Parente Alessio, Mandami, 166)

    

Zi' Razio, padre di Padre Pio, riceve la comunione dal figlio

 
L'angelo fa da scorta alle Ostie

Il pane degli Angeli

 Padre Alessio  riporta che "nel 1959, con un altro sacerdote,  stavo distribuendo la Comunione ai fedeli nella nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie. A causa del gran numero dei fedeli ben presto si svuoto' completamente la grande pisside che tenevo fra le mani. Egli così prosegue: "Io ritornai all'altare e cominciai a purificare la Pisside. Avevo appena finito e stavo sul punto di coprirla, quando vidi alla mia destra un'Ostia, a mezz'aria, dirigersi e cadere nella pisside, determinando nell'impatto anche un piccolo suono: tin. Automaticamente girai la testa verso destra, senza peròòedere nessuno! Quando l'altro sacerdote mi si avvicino', presi l'Ostia e la deposi nella sua pisside. Più tardi raccontai la mia esperienza a Padre Pio, che mi disse: "Uagglio', cerca di stare più attento a non distribuire la Santa Comunione velocemente. Ringrazia il tuo angelo custode che non ha fatto cadere Gesù per terra." (Parente, Padre Alessio, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 108-9)

 

Padre Alessio (tutto a destra nella foto) 

 

Piccoli frammenti di Ostia

Padre Onorato  presentò a Padre Pio questo problema: “Padre, i nostri occhi non vedono bene i piccolissimi frammenti di ostia consacrata che cadono mentre si distribuisce la comunione”. Il padre rispose: “E cosa credi che facciano gli angeli intorno all’altare?”  (Parente, padre Alessio, Mandami, p. 110 )


Padre Onorato con Padre Pio, durante l'ultima Messa di Padre Pio
 
 
"Mandami il tuo angelo custode." E gli angeli vanno e vengono da Padre Pio
Padre Alessio Parente scrisse: "Io ho udito molto spesso dalla bocca di Padre Pio, in risposta a richieste di aiuto, assistenza e preghiere fatte da fedeli, al suo passaggio in mezzo a loro, queste parole, scandite sempre in modo chiaro: "Mandami il tuo angelo custode."  (Padre Alessio Parente, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 112)

Parente, Padre Alessio, "Mandami il tuo angelo custode",

Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011

 

 

Ho mandato il mio angelo custode per la benedizione

Martha, Lilly ed Elisabetta Gemsch, figlie spirituali di Padre Pio, lasciarono la Svizzera nel 1955 e si stabilirono a San Giovanni Rotondo. Le tre sorelle erano molto devote a Padre Pio , amiche dei frati, e benefattrici del convento. Sono loro che donarono il grande mosaico della Madonna delle Grazie che sovrasta l'altare maggiore della chiesa. Martha non mancò mai alla benedizione serale impartita da Padre Pio dalla finestrella della sua cella. Un giorno Martha dovette improvvisamente partire per Roma. Quella sera fra' Bill Martin aprì la finestrella e Padre Pio cominciò con la mano a salutare la gente sottostante. All'improvviso si bloccò, come se stesse guardando o ascvoltando qualcuno. Poi Padre Pio chiese a fra' Bill: "Dov'è Martha stasera?" Gli fu risposto che era dovuta andare urgentemente a Roma. Tutto sembrava essere finito lì. Quando Martha torno, fra' Bill le disse il fatto e aggiunse: "Hai mandato il tuo angelo custode per la benedizione. Non è vero?" Martha rimase sorpresa, ma dovette confermare che, in effetti, aveva detto al suo angelo di presenziare alla benedizione di Padre Pio al proprio posto. Fra' Bill, al corrente di queste "manovre" aveva dedotto che Padre Pio aveva visto l'angelo custode di Martha e non Martha. (Parente, Padre Alessio, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 151-3)

 

 

Padre Pio saluta i fedeli dalla finestrella del coro

 

 

Digli, dille, digli, dille.

Padre Alessio: "Ebbi l'onore di assistere Padre Pio dal 1959 al 1961 e dal 1965 al 1968."(Alessio, Mandami, 120)

Padre Alessio riporto' che, quando stava solo con Padre Pio nella sua cella, Padre Pio interrompeva la recita del rosario con frasi come: "Dille che preghero' per lei"; "Dille che tempesterò il Cielo di preghiere per la sua salvezza;" "Digli che bussero' al Cuore di Gesù per impetrare questa grazia." "Digli che sarà presente alla mia Messa." "Dille che la Vergine non le rifiutera' questa grazia." Padre Alessio continua: "Debbo riconoscere che allora non davo importanza a queste espressioni 'fuori testo'. Solo più tardi ho scoperto i rapporti del Padre con gli angeli, ed ho capito che la sua vita è stata sempre vissuta ad alto livello e in dimensioni non comuni." (Parente Alessio, Mandami, 114-6)

 

 
 
 
Padre Alessio bacia la mano di Padre Pio

Tutti questi angeli custodi

Padre Pio raccomandava ai suoi figli spirituali di inviargli, in caso di difficoltà, il loro angelo a implorare per le loro necessità: lui li avrebbe aiutati. Padre Alessio Parente dichiarò: “Quando confessava, diceva ai penitenti che, se non potevano venire di persona, mandassero il proprio angelo. Un giorno ero in terrazza con lui. Gli chiesi consiglio per una persona e mi rispose: “Lasciami in pace, non vedi che ho da fare?” Io mi zittii, ma lo vedevo recitare il rosario e non mi sembrava eccessivamente occupato. Ma egli soggiunse: “Non hai visto tutti questi angeli custodi dei miei figli spirituali che vanno e vengono?” Risposi: “No, non li ho visti, ma ci credo perché ogni giorno lei ripete ai suoi figli di mandarglieli”. (Pena, 43) (Positio II, p. 206)

 

Le voci degli Angeli

Una notte, nel convento di San Giovanni Rotondo, i religiosi udirono una strana musica in chiesa, e un canto, e non riuscivano a spiegarselo, dato che in quel momento in chiesa non c’era nessuno. Andarono a chiedere a Padre Pio ed egli rispose: - Di cosa vi meravigliate? Sono le voci degli angeli che portano le anime dal Purgatorio al Paradiso."  (Parente Alessio, Mandami, p. 186)


Padre Alessio con Padre Pio
 
 
"Bastava una volta sola"
L’avvocato Adolfo Affatato testimoniò che, mentre studiava a Napoli, andava spesso a San Giovanni Rotondo a trovare Padre Pio che era suo padre spirituale.  Un giorno Padre Pio gli disse: “Se qualche volta non puoi venire, non preoccuparti, basta che tu vada in una chiesa dove c’è il Santissimo Sacramento e mi mandi il tuo angelo custode." Continua l'avvocato: "Un giorno, mentre stavo andando a sostenere l’esame di diritto privato, entrai in varie chiese che erano sulla mia strada, per invocare Padre Pio. L’esame andò molto bene e, quando andai a trovare padre Pio per ringraziarlo, mi disse: “Ti avevo detto di mandarmi il tuo angelo nei momenti di difficoltà, però bastava una volta sola”. (Positio II, p. 551.) 

Pia Garella manda con un messaggio l’angelo custode a Padre Pio.

La signora Pia Garella disse che nel 1945, poco dopo la fine della guerra, il 20 settembre, si trovava in campagna a pochi chilometri da Torino, e voleva mandare un telegramma di felicitazioni a Padre Pio per l’anniversario delle sue piaghe; non trovò però nessuno che glielo potesse mandare, visto che era in campagna. Subito si ricordò della raccomandazione di padre Pio: “Quando hai bisogno, mandami il tuo angelo” … Allora si mise in raccoglimento per alcuni minuti e chiese al suo angelo che gli portasse personalmente le felicitazioni. Dopo pochi giorni ricevette una lettera da un’amica di San Giovanni Rotondo, Rosinella Piacentino, in cui la informava che Padre Pio le aveva detto: “Scriva alla signora Garella e le dica che la ringrazio per la felicitazione spirituale che mi ha mandato”. (Giovanni Siena, Il mio amico Padre Pio, diario di trent'anni vissuti accanto al santo di Pietrelcina, Rizzoli Editore, Milano 2013, p. 125) (Peña, Padre Ángel, O.A.R.,  San Pio da Pietrelcina e il suo angelo custode, Parroquia de la caridad,  Lima, Peru', pag. 44) 

 

Padre Mariano manda molte volte l’angelo custode a Padre Pio.

Padre Mariano visse accanto a Padre Pio nel convento di San Giovanni Rotondo tra il 1950 e il 1960, e poi tra il 1965 e il 1969. Egli testimonio': "Io personalmente gli ho mandato molte volte il mio angelo custode, quando mi trovavo lontano da San Giovanni Rotondo, ed egli mi assicurava che riceveva attraverso l'angelo custode il messaggio. Ogni volta che gli chiedevo se il mio angelo avesse fatto quanto doveva, mi rispondeva: "Cosa pensi? Che gli angeli siano disobbedienti come me e te?" (Padre Alessio Parente, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 149)
 
 
 
 
 

 

 

 

diavoli
 
Padre Pio assalito fisicamente dai diavoli
 Il diavolo si "confessa" da Padre Pio
Padre Pio e l'indemoniata
 
Ma quanti sono i diavoli?
 

“(I diavoli) sono tanti che se potessero assumere il corpo piccolo quanto un granello di sabbia oscurerebbero il sole”. (Padre Pio a Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 47)

Padre Alessio chiese a Padre Pio: "Padre, quanti diavoli ci sono nel mondo?" E P. Pio: "Ci sono più diavoli di quanti uomini sono apparsi sulla terra fin dalla crezione del mondo."

Ancora P. Alessio: "Un giorno P. Pio era sulla veranda... poggiandosi sui braccioli della sedia di vimini e... mostrava terrore sul viso, con gli occhi quasi che gli uscivano dalle orbite. Grondava sudore come se fosse uscito da sotto la doccia. Andai in camera e presi dei fazzoletti per asciugarlo: ne usai una quindicina.....  Più tardi gli domandai: "Padre che cosa avete visto prima, sulla veranda?". "Figlio mio, se tu avessi visto quello che ho visto io, saresti morto", mi rispose.  (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.206)

 

 

Il diavolo si confessa da Padre Pio

 

Testimonianza di Padre Pio a Padre Tarcisio.

Satana oltrepassò tutti i limiti della provocazione presentandosi a Padre Pio sotto la veste di un penitente. Questa la testimonianza diretta di Padre Pio a Padre Tarcisio da Cervinara:  "Una mattina, mentre stavo confessando gli uomini, mi si presenta un signore, alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati, gentili. Comincia a confessare i suoi peccati che erano di ogni genere: contro Dio, contro il prossimo, contro la morale. Tutti aberranti! Mi colpì una cosa. Per tutte le accuse, dopo la mia riprensione, fatta adducendo come prova la Parola di Dio, il Magistero della Chiesa, la morale dei Santi, l'enigmatico penitente controbatteva le mie parole giustificando, con estrema abilità e ricercatissimo garbo, ogni genere di peccato svuotandolo di qualsiasi malizia e cercando allo stesso tempo di rendere normali, naturali, umanamente comprensibili tutti gli atti peccaminosi. E questo non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Dio, la Madonna, i Santi - che indicava con perifrasi irriverenti senza mai nominarli - ma anche per i peccati che erano moralmente tanto sporchi e rozzi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca. Le risposte che dava di volta in volta alle mie argomentazioni con abile sottigliezza ed ovattata malizia mi impressionavano. Tra me e me mi domandai: chi è costui? Da che mondo viene? Chi sarà mai? E cercavo di fissarlo bene in volto per leggere qualcosa tra le piaghe del suo viso. Nello stesso tempo aguzzavo le orecchie ad ogni sua parola in modo che nessuna di esse mi sfuggisse per soppesarle in tutta la loro portata. Ad un certo momento per una luce interiore vivida e fulgida percepii chiaramente chi era colui che mi stava dinanzi. Con tono deciso ed imperioso gli dissi: "dì Viva Gesù, Viva Maria!" Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparì all'istante in un guizzo di fuoco lasciando dietro di se un insopportabile irrespirabile fetore". (Padre Tarcisio da Cervinara, Il diavolo nella vita di Padre Pio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 1993 seconda edizione, p. 47-8)

 

Padre Tarcisio Zullo da Cervinara (tutto a sinistra nella foto)

 

Testimonianza di don Pierino Galeone

Don Pierino: "Una mattina Padre Pio cominciò a confessare gli uomini in sacrestia. Io stavo nell'angolo, recitando il breviario. A un tratto entrò in sacrestia un uomo robusto sulle quarantina. Aveva i capelli brizzolati, gli occhi neri, piccoli e intelligenti, la giacca scura, i pantaloni rigati. Avanzò a passo cadenzato, fissandomi per qualche attimo con disprezzo. Quell'uomo, senza attendere il turno, passò davanti a tutti, spalancò le tendine, e rimase in piedi davanti a Padre Pio. Dopo poco vidi quell'uomo sprofondare giù e scomparire. Guardando quindi il Padre lo vidi chiaramente sotto le sembianze di Gesù. "  Un anno dopo Padre Pio raccontò a Don Pierino: "Ricordo di aver letto che un povero sacerdote era in sacrestia a confessare la gente. A un tratto vi entrò un uomo sulla quarantina, occhi neri, capelli brizzolati, giacca scura, pantaloni rigati, e passando davanti a tutti, si presentò davanti al confessore, rimanendo in piedi. Il sacerdote lo invitò a mettersi in ginocchio, ma quello rispose "Non posso!" Credendo che fosse ammalato, gli chiesi subito i peccati che aveva fatto. L'uomo disse tanti peccati da sembrare come se tutti i peccati di questo mondo li avesse commessi lui. Il sacredote, dopo aver dato gli opportuni consigli, invitò ancora una volta quello strano penitente a piegare almeno il capo, perché stava per impartirgli l'assoluzione. Quegli rispose ancora: "Non posso".  A  questo punto - raccontava Padre Pio - il sacerdote disse: "Amico mio, al mattino quando ti infili i pantaloni, la testa te la pieghi un pò, sì o no?" L'uomo guardò con sdegno il sacerdote e rispose: "Io sono Lucifero, nel mio regno non esiste piegatura." Don Pierino a Padre Pio: "Padre, quel sacerdote eravate proprio voi. Il fatto vi capitò l'anno scorso, giù in sacrestia, e io ero presente." Padre Pio: "Si è vero, mi è capitato anche a me." (Galeone, 70-2)

  

Don Pierino Galeone con Padre Pio

 

Testimonianze di Padre Alberto

Padre Alberto: "Io e gli altri miei compagni di seminario, siamo stai testimoni di quanto accadeva nella cameretta #5, allorchè Padre Pio, notte tempo, veniva attaccato spietatamente dagli spiriti maligni, che gli apparivano visibilmente, sotto tetre figure, e lo bastonavano a sangue. Spesso noi fratini venivamo svegliati di soprassalto da rumori di catene, stridori di ferraglie, gridi e gemiti provenienti dalla sua cella, poco distante dalle due piccole camerate. Uno di noi disse a Padre Pio: "Padre, io non ho paura del demonio; lo mandi da me e lo metterò subito in fuga." Padre Pio: "Tu non sai ciò che dici. Se tu vedessi il demonio, moriresti di spavento." (D'Apolito, Padre, 69-70)

 

Esorcismo a un'ossessa nel 1922

Padre Alberto: "Da chierichetto, nel maggio 1922, assistetti a un esorcismo. Dopo la funzione serale tornammo in sacrestia dove trovammo una donna ossessa, che alla vista di Padre Pio cominciò a urlare e bestemmiare. Padre Pio cominciò gli esorcismi tra urla, bestemmie, e parolacce dell'indemoniata. Questa, tutto a un tratto, emise un fortissimo grido e da una forza invisibile fu sollevata in aria all'altezza di un metro. Ci fu un fuggi fuggi di spavento. Padre Pio senza turbarsi continuo' gli esorcismi, come se fosse una lotta spietata col demonio, che, infine, sconfitto lasciò libera la donna." (D'Apolito, Padre, 71)

 

Padre Pio chiamava i diavoli in vari nomi, e li vedeva in varie forme. (Venafro, Sant’ Elia)

 

Vari nomi

A Lucifero, Padre Pio lo chiamava Barbablù, Belzebù e gli altri diavoli li chiamava  cosacci, impuri apostati, brutti ceffi. E Dio permetteva i suoi frequenti assalti in modo tale che il santo avesse l’occasione di soffrire per la conversione dei peccatori. Il demonio si presentava sotto svariate forme. Una volta  si presentò in forma di crocifisso; altre volte con l’aspetto del padre spirituale o del padre provinciale. Addirittura gli apparve sotto figura del suo angelo custode, di san Francesco o della Vergine Maria. A volte era una solo, altre erano in molti. Lui li riconosceva, chiedendo loro di ripetere con lui: “Viva Gesù!” Ma loro non volevano ripeterlo. Quasi sempre, dopo le apparizioni diaboliche, gli apparivano Gesù, Maria o il suo angelo custode”. (Positio I,1, p. 659) (Pena,12)

 

Venafro

Dal Diario di Padre Agostino a Venafro: «le estasi erano sempre precedute o seguite dalle apparizioni diaboliche. Da principio [satana] gli apparí sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirgli, lo sputavano in faccia. La quarta volta, anche senza apparirgli, lo straziavano con rumori assordanti. La quinta volta gli apparí in forma di carnefice che lo flagellò. La sesta volta in forma di Crocifisso. La settima volta sotto forma di un giovine, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarlo. L’ottava volta sotto la forma del padre spirituale [padre Agostino]. La nona volta sotto la figura del Padre provinciale. La decima volta sotto la forma di Pio X. Altre volte sotto forma del suo Angelo Custode, di San Francesco, di Maria SS... Finalmente nelle sue vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali». Ed ancora: «Le apparizioni diaboliche Egli le riconobbe sempre tali con la sola domanda: “Dì Viva Gesù!” Dopo averle riconosciute, le superava sempre col divino aiuto, anzi quasi ordinariamente seguiva un’immediata apparizione di Gesù, di Maria, dell’Angelo Custode». (Padre Agostino da San Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,IV edizione,  2012, pagg. 50-1)

 

Il grosso cane a Sant’Elia

"Nell'estate del 1905, Padre Pio racconta, mi trovavo a Sant'Elia a Pianisi nel periodo di studio della filosofia. Avevo la finestra e l'uscio aperto per il gran caldo. Si sentiva un forte odore di zolfo. Con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: è isso, è isso (è lui, è lui). Mentre ero in quella positura, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire." (Alessandro da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina Cireneo di tutti, Edizioni Padre Pio, 2011, pag. 65-6)

 

I diavoli lo picchiano a sangue e mettono tutto a soqquadro

 

“Quegli impuri apostati, era già notte avanzata, mi si avventarono addosso, mi gittarono a terra, e mi bussarono forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari tempo gridi disperati e pronunziando parole estremamente sporche. Fortuna che le stanze vicine ed anche sotto la stanza dove io mi trovo sono disabitate.” (Epistolario volume 1, pag. 330, Lettera a padre Agostino 18 gennaio 1913)

17 agosto 1910 a PadreBenedetto: "Il demonio non può darsi requie per farmi perdere la pace dell'anima... e si sforza di ottenerlo a mezzo delle continue tentazioni contro la santa purità:" (Epist. I, 196)

 

 I diavoli lo picchiavano a sangue con bastoni e ordigni di ferro. (Torretta, Foggia, Mons. D’Agostino, Collegio, 1964)

In una lettera da Foggia a Padre Agostino il 18 gennaio 1912: "Barbablu' non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua' mi viene a visitare assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza." (Epistolario I, 252)

 

Braccio paralizzato

Da Pietrelcina a Padre Agostino il 9 agosto 1912: "Barbablu' mi ha impedito di scrivervi. Ogni volta che mi determinavo a scrivervi ecco che un fortissimo dolore di testa mia assaliva, accompagnato da un acuto dolore al braccio destro, impossibilitandomi a tenere la penna in mano." (Epistolario I, 297)

 

Tutto per aria

Da una lettera da Pietrelcina a Padre Agostino  il 18 gennaio 1913: "Era gia' notte avanzata, e quegli impuri apostati incominciarono il loro assalto con un rumore indiavolato... Ed allorchè videro andare in fumo i loro sforzi, mi si avventarono addosso, mi gittarono a terra, e mi bussarono forte forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari tempo gridi disperati e pronunziando parole estremamente sporche." (Epistolario I, 330)

 

Tutto ammaccato per le percosse

Lettera da Pietrelcina per Padre Agostino il 13 febbraio 1913: "Gesù non cessa di farmi affliggere da quei brutti ceffoni. Oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici." (Epistolario, I, 338)

 

Gli tolgono la camicia e lo percuotono

A Padre Benedetto l'8 aprile 1913 da Pietrelcina: "Quei cosacci non cessano di percuotermi e di sbalzarmi alle volte anche dal letto, giungendo fino a togliermi la camicia e percuotendomi in tale stato." (Epistolario, I, 353)

 

A Foggia violenta detonazione

Nel 1916 Padre Pio si trovava nel convento di Foggia. Una sera, chiese se poteva ritirarsi nella sua cella. Venne accontentato. Gli altri confratelli rimasero a mangiare nel refettorio. La cella di Padre Pio era situata al primo piano, proprio sopra il refettorio. I religiosi, mentre cenavano, vennero sorpresi e terrorizzati da una violenta detonazione. Scrisse padre Nazareno nei suoi Appunti: «...mandai Padre Francesco da Torremaggiore alla stanza di Padre Pio, immaginando che Piuccio, avendo bisogno di qualche cosa ed avendo chiamato invano, avesse lanciato una sedia in mezzo alla stanza per essere inteso. Il fratello andò su e domandò di che cosa avesse bisogno, ma Padre Pio rispose: “Non ho chiamato né ho bisogno di niente”...». Lo stesso avvenne anche le sere successive. «...Bisogna premettere che, dopo la detonazione..., si trovava Padre Pio in un bagno di sudore e dovevamo cambiarlo da capo a piedi... Dinanzi a queste detonazioni - racconta padre Nazareno - i frati si erano talmente impauriti che non volevano restare mai soli ed appena dopo la ricreazione ognuno si ritirava nella stanza e si chiudeva ermeticamente». (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag. 97)

 

 

Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 15 giugno 1921 alle ore 17: "Che cosa egli dica di circostanze apparentementeordinarie occorse intorno e a riguardo della sua persona, per esempio a Foggia." Padre Pio risponde sotto giuramento: "fino circa dal 1912 sentivo rumori che a <Foggia cominciarono a essere avvertiti anche da altri che venivano da me, ammalato, a sentire di che si trattasse: e mi si presentavano suggestioni cattive in figura esterna , ora figure umane, ora di bestie, ecc. Da anni nè rumori, nè suggestioni si ripetono." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, l'"Autobiografia" segreta, Edizioni Ares, Milano, 2008, pag. 219)

Mons. D’Agostino scappa via

Fra i testimoni di tali fenomeni vi fu mons. Andrea D’Agostino, vescovo di Ariano Irpino. Al riguardo, sempre negli Appunti di Padre Nazareno, si legge: «Si trovò di passaggio una sera Monsignore D’Agostino, vescovo di Ariano Irpino, al quale credetti bene di raccontare quanto avveniva in convento, e lui: “Padre guardiano, il Medio Evo è finito e voi credete ancora a queste panzane?». Quando però nel refettorio si sentì, dopo un calpestio, la solita detonazione, «il domestico del Vescovo, che mangiava in foresteria, scappò al refettorio con i capelli ritti e pieno di paura. Il Vescovo rimase così impaurito che quella sera non volle dormire solo ed il giorno seguente lasciò il convento e più non ritornò» (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag.99)

 

 

La tenda del letto nel Collegetto serafico

Padre Aurelio di Jorio da Sant'Elia a Pianisi fu studente nel Collegetto Serafico del convento di San Giovanni Rotondo negli anni 1916-8, quando era diretto da Padre Pio. Dopo la morte di Padre Pio Padre Aurelio ebbe una conversazione con Padre John Schug, un frate cappuccino americano Tra tanti dettagli, padre Aurelio riportò: "Il dormitorio che era usato da otto di noi studenti adesso è adibito ad archivio. Padre Pio dormiva con noi in questo dormitorio. Il suo letto era vicino alla finestra. Intorno al suo letto c'era una tenda sostenuta da una pesante sbarra di ferro.  Se tu avessi potuto vedere cio' che successe una notte! Noi ragazzi stavamo sempre a chiacchierare nel dormitorio. Una notte ci disse: "Non mi fate sfigurare con padre superiore che mi deve dire di nuovo di farvi star zizzi. Non fatemi dare una brutta figura. Non dite una sola parola. Buona notte!" Al mattino quando ci alzammo vedemmo che il letto di Padre Pio era stato completamente messo sotto sopra, e la sbarra di ferro della tenda era tutta contorta come se fosse una ciocca di capelli ricci. La sbarra era spessa come un dito, ma per tutta la sua lunghezza era tutta contorta. Noi avemmo veramente paura. Padre Pio venne, e noi chi domandammo che era successo. Egli disse: "è incredibile. Quando io finalmente ottenni da voi la promessa di stare zitti, viene barbablù (così Padre Pio chiamava il diavolo) e mette tutto a soqquadro." Egli aggiunse: "Credetemi, questo è niente. Non ne facciamo un caso." Egli disse che uno dei lavoratori aveva contorto la sbarra di ferro. più tardi la sbarra fu raddrizzata e rimessa al suo posto."  (John Schug, A Padre  Pio profile, St. Bede Publications, Petersham Massachusetts, 1987, pagg. 115-17) 

Un altro studente, Padre Emilio da Matrice ricorda: “Siamo rimasti tutti attanagliati dalla paura fino al mattino.... Il viso di Padre Pio era sfigurato, con un occhio pesto e delle escoriazioni che si notavano sui polsi delle mani. Padre Pio ci diede questa spiegazione: “Quanto mi è costata la vittoria di un’anima vostra di uno di voi. Uno di voi stava per cadere in un peccato mortale, in un peccato contro la castità. Il peccato non l’ha commesso, ma quanto mi è costato!” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 155-7)

 

Mastro Vincenzo aggiusta le ossa di Padre Pio

Fu chiamato il factotum del convento, mastro Vincenzo. "Mastro Vincenzo Fini, calzolaio e fabbro, uomo di fiducia del convento, ormai assuefatto a questo tipo di riparazione, cerca di rimettere al meglio il letto sulle quattro zampe. (Peroni, 205). Risulta che mastro Vincenzo , oltre che calzolaio e fabbro, faceva un po' di tutti i mestieri. Per Padre Pio faceva anche "l'aggiustatore di ossa" . Ogni volta che Padre Pio usciva dalla lotta con il demonio con le ossa slogate o fratturate voleva essere "aggiustato" da mastro Vincenzo. Pietro Cugino, detto Pietruccio il cieco, ricorda che Vincenzo, prima di andarsene, dopo aver baciato la mano del padre,  gli sussurrava: "Eh! Te l'ha fatta stanotte, te l'ha fatta!" (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma 2002, pagg. 212-13, nota 7)

 

 

 

Padre Pio bastonato a sangue da Lucifero e altri diavoli (Padre Joseph, Padre Alberto, Cleonice Morcaldi,

Fratini del collegetto: catene, ferraglie gridi e gemiti.

 

Padre Alberto: "Io e gli altri miei compagni di seminario, siamo stati testimoni di quanto accadeva nella cameretta #5, allorchè Padre Pio, notte tempo, veniva attaccato spietatamente dagli spiriti maligni, che gli apparivano visibilmente, sotto tetre figure, e lo bastonavano a sangue. Spesso noi fratini venivamo svegliati di soprassalto da rumori di catene, stridori di ferraglie, gridi e gemiti provenienti dalla sua cella, poco distante dalle due piccole camerate. Uno di noi disse a Padre Pio: "Padre, io non ho paura del demonio; lo mandi da me e lo metterò subito in fuga." Padre Pio: "Tu non sai ciò che dici. Se tu vedessi il demonio, moriresti di spavento." (D'Apolito, Padre, 69-70) (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag. 69-70)

 
 
Domenica 5 luglio 1964: Vedi anno 1964
 
 

 

 

inferno

Padre Pio visitò l'inferno

Padre Benedetto padre spirituale di Padre Pio mandò nel 1921 al Santo Ufficio le sue note su Padre Pio in cui tra l'altro si diceva: "Ha sperimentato i tormenti dell'inferno nel veder soffrire i dannati. Circa due anni addietro (nel 1919) ogni periodo di 10 o 15 giorni si è dato tale tormento. Sperimentate le pene del senso e del danno. Trovarsi con anima e corpo con i dannati e i demoni. Per salvare altri e se stessi da quel luogo ove era destinato se la grazia non lo avesse aiutato. " (Positio I, 2, pag. 735)

Cleonice Morcaldi: "Io credo, senza timore di sbagliare, che Gesù, al suo generoso corredentore ha dato la libertà, il dono di salire in Paradiso, scendere in Purgatorio, e anche nell'inferno, per fini a Dio noti. Lui stesso ce lo fa sapere: "E scesi laggiù fra quei disgraziati e mi fece sentire le pene che soffrono i dannati!" Padre Pio diceva spesso: "Vuotiamo il Purgatorio." (Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pagg. 284-5)

Quanta gente va all’inferno.

Padre Pio a John McCaffery: "Io non credo che un gran numero di persone va all'inferno. Dio ci ama così tanto!  Egli ci ha creato a sua immagine. Dio il Figlio si è incarnato per redimerci. Egli ci ama al di là dell'immaginabile. Io credo che anche quando siamo passati dalla coscienza di questo mondo, quando noi sembriamo morti, Dio, prima di giudicarci, ci darà un'opportunità di vedere e capire che cosa è realmente il peccato. E se noi lo capiamo propriamente, come possiamo esimerci dal pentirci?" (Padre Pio al prof. John McCaffery di Donegal, Irlanda, durante una delle sue numerose visite a San Giovanni Rotondo negli anni 50 e 60. John McCaffery, Tales of Padre Pio The Friar of San Giovanni, Andrews and McMeel, Kansas City, 1978, pag.67)

 

 

 

 

Purgatorio
Padre Pio visitò il Purgatorio.

Il Dr. Gerardo De Caro, figlio spirituale sin dalla gioventù, aveva lunghe conversazioni con Padre Pio. Dopo una di queste, egli scrisse nelle sue memorie nel 1943: "Padre Pio aveva una conoscenza esatta delle anime nello stato di purgazione dopo la morte ed anche della durata delle pene che la divina bontà assegna e stabilisce, fino allo stato di purificazione totale." Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 107-9)

Cleonice Morcaldi scrisse: "Padre Pio diceva spesso: "Vuotiamo il Purgatorio." (Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pagg. 284-5)

 

Padre Pio aveva familiarità quotidiana con le anime del purgatorio

“Ne ho viste tante!”

Padre Alberto D'Apolito riporta che Mons. Alberto Costa, Vescovo di Melfi, nel 1922 mentre era in conversazione con Padre Pio gli chiese se avesse mai visto un'anima del Purgatorio. Padre Pio rispose: "Ne ho viste tante che non mi spaventano più." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 129)

 

 

Le Messe

Padre Pio: "Su questa montagna salgono più anime purganti che uomini viventi ad assistere alle mie Messe e a cercare le mie preghiere." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 209)

 

 

La montagna

Padre Pio: “La montagna di San Giovanni Rotondo è piena di anime del Purgatorio che aspettano la celebrazione della santa messa. Ve ne sono più di quante persone son venute e vengono qui. Aspettano il suffragio della messa e delle nostre preghiere.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 41)

 

Il fuoco del Purgatorio

Chiarina Cerullo chiese a Padre Pio di darle un’idea sul fuoco del Purgatorio. Padre Pio: “E’ fuoco misterioso, ma c’è. Le anime del purgatorio si getterebbero in un pozzo del nostro fuoco come fosse un pozzo d’acqua fresca.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 42)


Padre Pio era visitato e importunato dalle anime del Purgatorio

 

Padre Giuseppe Antonio. Ne ho viste tante. Pietro Di Mauro. Sulla strada. Novizio. Due frati. Frate alla scrivania.

 

Pietro Di Mauro chiede una Messa a Padre Pio per essere liberato dal Purgatorio.

Padre Pio raccontò a Padre Paolino, superiore del convento:

"Stavo pregando con gli occhi socchiusi quando vidi aprirsi la porta ed entrare un vecchio ravvolto in un mantello, e venire a sedersi vicino a me. Mi disse: "Io sono Pietro Di Mauro soprannominato Precoco. Io sono morto in questo convento il 18 settembre 1908, nella cella numero quattro, quando vi era ancora l'asilo di mendicità. Una sera, stando a letto, mi addormentai col sigaro acceso, che diede fuoco al pagliericcio e morii soffocato e bruciato. Sono ancora nel Purgatorio. Ho bisogno di una santa Messa per essere liberato. Il Signore ha permesso di venire a chiedere a voi aiuto."  

Padre Pio: "Stai tranquillo, domani celebrerò la Santa Messa Per la tua liberazione."  

Dopo qualche giorno, Padre Paolino da Casacalenda, il superiore del convento, scese in paese, fece una ricerca all'anagrafe e scoprì che effettivamente un tale Pietro Di Mauro era veramente morto il 18 settembre 1908, nelle fiamme del suo letto andato a fuoco, mentre dormiva. (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag.132-5)  (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pagg. 77-81.  Padre Alberto D'Apolito dà la sua versione da testimone del fatto) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 43-5)


Anime alla porta del convento, sulla strada verso il Paradiso per ringraziare.

Un giorno Padre Pio si alzò bruscamente dalla tavola e si diresse verso la porta del convento. Alcuni frati gli andarono appresso. Padre Pio aprì la porta e cominciò a parlare. I frati non vedevano nessuno oltre a Padre Pio. Uno di loro pensò persino che fosse "impazzito". Finita la conversazione Padre Pio chiuse il portone e, avviandosi indietro, vive il volto perplesso dei frati e disse loro: "Non preoccupatevi. Ho parlato con alcune anime che sulla strada che dal purgatorio mena al paradiso sono venute quì per ringraziarmi di averle ricordate questa mattina durante la Messa." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 137-9)

 

 

Musica degli Angeli

Un giorno i frati sentirono una musica meravigliosa che proveniva dalla cella di Padre Pio. Padre Agostino entrò e chiese: “Piuccio, che è questa musica?” Padre Pio: “Sono le anime del purgatorio che ho mandato in cielo, le quali per riconoscenza mi hanno fatto sentire un saggio della musica del Paradiso.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 46)

 

Padre Pio sapeva se una persona era salva in Purgatorio

Salvi in purgatorio: Genitori Padre Paolo. Padre di Padre Alberto. Pasqualino Campanile. Il fratello dell’amica di Maria Winowska. Padre di Padre Atanasio. Padre di Padre Gabriele.

 

I genitori di Padre Paolo sono salvi.

Padre Paolo Covino: "Il 18 settembre 1968 dissi a Padre Pio: "Padre, sono Padre Paolo, il figlio di Assunta. Sono salvi i miei genitori?" Padre Pio: "Sì, sono salvi." ( Padre Paolo Covino, ofm. Cap.,  Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pag.193-4) 

 

Il padre di Padre Alberto è salvo.

Nel 1939 il padre di Padre Alberto d'Apolito si ammalò gravemente è morì subitaneamente dopo aver ricevuto il santo viatico e l'estrema unzione da Don Giuseppe Prencipe, parroco a San Giovanni Rotondo. Padre Alberto si trovava a Montefusco. Quando ritornò a San Giovanni Rotondo, Padre Pio abbracciandolo gli disse: "Su coraggio; stai tranquillo: tuo padre è salvo. Preghiamo per lui." (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag. 95-6)

 

Pasqualino Campanile è lassù.

Pasqualino Campanile morì in guerra il 26 settembre 1916. Sua madre mandò un giorno la figlia Nina Campanile insieme con la sua maestra Vittorina Ventrella da Padre Pio, il 5 ottobre di quell’anno, per chiedergli se Pasqualino era salvo. Padre Pio: "Sì, è salvo ed ha bisogno di preghiere." La notte di Natale 1918 Nina chiese di nuovo a Padre Pio dov'era suo fratello. Padre Pio rispose: "E' lassù." Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 151-6)

 

 

Italo Gagliardi è morto e non soffre più.

Giuseppina, la madre di Italo Gagliardi, soldato disperso in guerra, fece chiedere a Padre Pio della sorte di suo figlio. Padre Pio: "Povero figlio. Quanto ha sofferto! Ora non soffre più. Bisogna rassegnarsi alla volontà di Dio!" Più tardi si seppe che era stato ucciso dai partigiani mentre tentata di raggiungere il meridione con altri soldati fuggiaschi. (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag.106-7)

 

 

Il fratello dell’amica di Maria Winowska si è salvato.

Maria Winowska riportò che una signora aveva un fratello che si era suicidato per un dissesto finanziario. La signora andò da Padre Pio nella speranza di sapere se si era salvato. Si recò alla Messa, ma non riuscì a parlare con lui. Si sedette sfiduciata in un banco mentre Padre Pio confessava le donne. La signora riportò: "D'un tratto mi sentii toccare con un gomito: "Padre Pio vi chiama!" Infatti girai la testa e vidi che Padre Pio mi guardava e mi fece cenno con un dito. Balzai su e mi inginocchiai davanti al confessionale. Lui mi disse: "Stia tranquilla, si è salvato." Poi si voltò verso una penitente. Io ero pazza di gioia." (Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino, trentatreesima edizione 2003, pagg. 198-9. La prima edizione originale era in francese e fu stampata a Parigi nel 1955)

 

Il padre di Padre Atanasio

Padre Atanasio Lonardo scrive che una mattina stava accompagnando Padre Pio all’altare per celebrare la Messa. Siccome era l’anniversario della morte di suo Padre pensava cuor suo  di chiedere a Padre Pio una preghiera per suo padre. Non riuscì ad aprire la bocca che Padre Pio gli disse: “Non un ricordo, ma la mia Messa è tutta per il tuo papà”. Più tardi nella mattinata Padre Pio entrò nella cella di Padre Lonardo e gli disse: “Tuo padre durante la Messa è volato in Paradiso.” (Positio II, 368) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 117)

 

Il padre di Padre Gabriele

Padre Gabriele Bove narra che ricorrendo il 18 febbraio 1956 l’anniversario della morte di suo padre, chiese a Padre Pio un ricordo di lui nella santa Messa. Padre Pio: “Non domani, che è Domenica, ma lunedì dirò la messa per il tuo papà.” Il lunedì, Padre Gabriele servì la messa di Padre Pio, e quando al termine, ritornando in convento, si trovarono soli ai piedi della scala, Padre Pio disse: “Stai pur contento, figlio mio, perchè abbiamo un altro amico in Paradiso. Il tuo papà è salvo.” Padre Gabriele osservò con un fil di voce: “Padre, come mai solo dopo tanti anni in Paradiso?” Padre Pio: “Eh ... figlio mio, tutto si paga, e a caro prezzo.” (Positio II, 326) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 118)

 

 
Padre Pio sapeva dove si trovavano le anime nell'aldilà
Julius Fine. Sorella del pretore. Quattro nonni di don Pierino. Genoveffa De Troia. Vittore Marocchino. Anna Tremigliozzi. Carmela Fiorentino. Elena Bandini. Raffaelina Cerase.
 
 
 
 

 

 

Paradiso
 
Padre Pio aveva una visione diretta e una conoscenza diretta del Paradiso.
Padre Pio aveva potere d'intercessione su chi va in Paradiso.
 
 
Padre Pio aveva una visione diretta e conoscenza di prima mano del Paradiso. Egli vedeva nell'aldilà, e poteva intercedere per farentrare una persona in Paradiso.
 
Visione diretta del Paradiso

Lettera a Padre Agostino del 14 ottobre 1912: "La notte al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed aprirmi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi." (Epistolario I, 308)

In Paradiso troverai chi non ti aspetti.  A Padre Alessio: "Tu ti meraviglieresti nel trovare in Paradiso anime che non ti saresti mai atteso di vedere lì." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 110-11)

 

Carmela Fiorentino se n’è volata in Paradiso. Volata in Paradiso durante la Messa.  Carmela Fiorentino, la madre di Cleonice Morcaldi,  morì il 2 aprile 1937. Il 4 maggio, Padre Pio disse a Cleonice dopo la confessione: "Stamani, durante la Messa, mamma tua se n'è volata in Paradiso."  (Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 126)

Padre Pio si trovava nel convento cappuccino di Foggia. Egli visitava ogni giorno una sua figlia spirituale, la nobildonna Raffaelina Cerase, celebrando la messa a casa sua. Nel marzo 1916 la paziente si aggravò. La sera del 14 Padre Pio andò a visitare l’ammalata con il superiore del convento Padre Nazareno da Arpaise. Nel congedarsi da lei, Padre Nazareno le diede l’assoluzione in articulo mortis, poi entrambi tornarono al convento. Padre Nazareno fu svegliato alle 4 di mattina da un uomo che gli annunciò la morte di Raffaelina. Padre Nazareno andò allora a svegliare Padre Pio per dargli la notizia. Padre Pio, senza agitarsi gli rispose: “L’ho assistita io. E’ andata direttamente in Paradiso.” (Yves Chiron,  Padre Pio Una strada di misericordia, Paoline Editoriale Libri, Torino, seconda edizione 1999, pagg. 88-9. L’opera originale in francese fu pubblicata nel 1994)

Conoscenza diretta del Paradiso

I nonni di don Pierino Galeone stanno in Paradiso.  Stanno in Paradiso pure loro. Don Pierino: "Mia madre vuol sapere da voi dove si trovano i suoi genitori." Padre Pio: "Figlio mio, di' alla mamma che stanno in Paradiso."  Dopo alcuni mesi: "Mio Padre è arrabbiato e vuol sapere pure lui dove stanno i suoi genitori." Padre Pio: "Stanno in Paradiso pure loro." (Pierino Galeone, Padre Pio mio padre, Edizioni  San Paolo, seconda edizione 2009, pagg. 77-8)

 

 Genoveffa è già in Paradiso. E' già in Paradiso. Genoveffa de Troia, ora Venerabile, morì nel 1949 dopo 44 anni di feroci sofferenze. Padre Paolo Covino riporta: "Subito dopo la morte di Genoveffa Padre Pio mi disse: "E' già in Paradiso!" ( Padre Paolo Covino, ofm. Cap.,  Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pagg.109-110) 

Vittore Marocchino  è' in Paradiso.  Carmela Marocchino, ospite di Mary Pyle, era sorella di un frate cappuccino, Padre Vittore da Canosa, morto all'improvviso, il 29 gennaio 1958, senza ricevere i sacramenti. Carmela chiese a Padre Pio perché Dio l'aveva portato via. Padre Pio: "sai cosa Gesù ha fatto di tuo fratello? Gesù è andato nel giardino. Li c'erano molti fiori, ma uno era più bello degli altri.  Si è piegato sul più bello e lo ha colto. E' proprio questo quello che ha fatto Gesù con tuo fratello. E' salvo, ma dobbiamo pregare." Il 29 luglio 1958 Carmela chiese di nuovo. Padre Pio: "Figlia mia, noi sacerdoti siamo maggiormente responsabili dinanzi a Dio e quando ci troviamo dinanzi a lui, dobbiamo presentarci con timore e trepidazione. Pertanto continuiamo a pregare."  Il 28 dicembre 1958 Carmela chiese di nuovo, e Padre Pio disse: "E' in paradiso." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 156-8)

Padre Pio vedeva nell’aldilà

Cleonice Morcaldi scrisse: “Il 4 maggio (1937), vigilia di san Pio, il Padre tutto allegro mi disse, dopo la confessione: “Eh! Ascolta, stamani, durante la Messa, mamma tua se n’è volata in Paradiso”. (Padre Pio a Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 126. La mamma di Cleonice, Carmela Fiorentino,  era morta il 12 aprile 1937.)

 

Potere di intercessione su chi va in Paradiso

Anna Tremigliozzi “l’abbiamo mandata in Paradiso”. Mandata in Paradiso. Anna Tremigliozzi completò il corso di infermiera a Napoli e rimase lì a svolgere la sua professione per due anni. Padre Pio la chiamò a San Giovanni Rotondo per lavorare nel nuovo ospedale Casa Sollievo. Aveva 22 anni. Dopo un paio d'anni contrasse l'epidemia "asiatica" e morì. Tutti in famiglia erano angosciati e pensavano che magari sarebbe ancora viva se non avesse lasciato Napoli. Padre Pio disse a suor Vincenza, sorella di Anna: "Dove credi che è la sorella tua? L'abbiamo mandata in Paradiso!" Suor Vincenza prese a ripetere spesso a se stessa: "Chissà che fine avrebbe fatto la mia povera sorella se fosse rimasta a Napoli." (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pag.341-2)

 

 

Sente la musica del Paradiso

Un giorno i frati sentirono una musica meravigliosa che proveniva dalla cella di Padre Pio. Padre Agostino entrò e chiese: “Piuccio, che è questa musica?” Padre Pio: “Sono le anime del purgatorio che ho mandato in cielo, le quali per riconoscenza mi hanno fatto sentire un saggio della musica del Paradiso.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 46)

 

1945: Ettoruccio Masone fermato in coma alle porte del Paradiso

 Ettore Masone, detto Ettoruccio, l'unico nipote maschio di Padre Pio, figlio di Felicita (che era morta giovane il 25 settembre 1918 di febbre spagnola), visse a San Giovanni Rotondo dopo la morte del padre Vincenzo nel 1941. Tuttavia al termine della guerra nel 1945 Ettoruccio ritornò a Pietrelcina per aprire un cinema.  Subito dopo l'apertura ebbe un severo attacco epilettico, seguito da polmonite e pleurisi. Mary Pyle tornò a Pietrelcina per prendersi cura di lui. Fu operato ma non migliorò e fu mandato a casa in condizioni disperate. Egli non aveva ancora trent'anni e si era rassegnato a morire. Alla gente diceva di pregare non per la sua guarigione ma per la sua anima. Presto cadde in un coma profondo. Certi della morte imminente i familiari contattarono per telefono la chiesa per organizzare il funerale per il giorno dopo. Non appena abbassata la cornetta del telefono Ettoruccio Masone ritorno' in se e si mise a gridare: "Non sto morendo più." La sua guarigione fu completa e istantanea. Anni dopo egli stesso raccontò: "Mi trovai alle porte del Paradiso, dove la mia sorella Giuseppina, che era morta tanti anni prima, stava in piedi. Poi vidi anche Padre Pio. Tutti e due mi impedirono di entrare in Cielo."  (“La Casa Sollievo della Sofferenza”, dicembre 1973, pp.20-1) (C. Bernard, Ruffin, Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pagg. 270-1))

 
Sapeva se una  sta in Paradiso
Padre Agostino a Padre Pio il giorno 2 novembre 1914: "In un'altra mia lettera raccomandavo alle vostre preghiere l'anima del mio povero babbo c'io quasi non conobbi quaggiù, perché morì quand'io avevo due anni, e vi pregavo pure di farmi sapere da parte di Dio, se era possibile, se egli è salvo; ora vi riprego di questa carità." (Epist. I, 500)
Padre Pio a Padre Agostino l'11 novembre 1914: "State tranquillo, vostro padre vi aspetta lassù: egli perora presso l'altissimo la causa del figlio suo." (Epist. I, 502)

 

 

Levitazione
 
Il corpo si innalza dal suolo contro la legge di gravità.
 

 

Levitazione e cammino in aria per poter celebrare.

In una intervista con Kathleen Stauffer, Padre Joseph Pius, al secolo Bill Martin, di New York, narrò questo fatto: "Si era negli ultimi anni della vita di Padre Pio. Io e un altro confratello stavamo aiutando Padre Pio ad andare all’altare tenendolo sottobraccio. Stava per celebrare la Messa. Mi ricordo che pensai: “Il suo peso sul mio braccio è come se fosse inesistente.” Fu allora che guardai al pavimento. I piedi di Padre Pio erano sollevati da terra 15 centimetri. Egli stava semplicemente volando. Stava levitando lungo il percorso per arrivare a dire Messa. Io scambiai uno sguardo d’intesa con l’altro frate. Noi avevamo raggiunto la stessa conclusione nello stesso momento. Noi non parlammo mai tra di noi di questo fatto. Noi semplicemente lo sapevamo." (Kathleen Stauffer, PADRE PIO An Intimate Portrait of a Saint Through the Eyes of His Friends. Twenty Third Publications. 2007, pag. 4-6)

 

Mons. Rossi: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi alla calca

Il 17 giugno 1921, alle ore 21, Padre Pio fu interrogato dall'inquisitore del Sant'Ufficio, Mons. Rossi,   con la seguente domanda: "E' vero quello che dicono che un giorno, confessando in sagrestia, ed essendoci grande affluenza di popolo, uscì dal confessionale passando sopra le teste di tutti?" Padre Pio rispose sotto giuramento: “Il fatto sta così. Confessavo in sagrestia sovra un rialto; la sagrestia era gremita di uomini; era caldo; ci soffocavano; gridavano e schiamazzavano chiedendo aiuto. Io vidi che la cosa migliore era andar via, perché andato via il confessore anche loro sarebbero usciti; finii  per confessare il primo che si trovava lì; io ricordo, questa certezza mi pare che ce l’ho, non potevo scendere perché gli scalini erano occupati: ho dovuto per forza passare su quegli uomini, almeno sui primi e mi son trovato fuori e allora mi son rivolto per farli sfollare.” (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 239) (Castelli, Francesco, Padre Pio under investigation, Ignatius Press, San Francisco, 2011, pag. 222) (Mischitelli, Padre Pio un uomo un santo, pag. 291-2)

 

 

Don Pierino: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi alla calca.

Don Pierino Galeone: "Una mattina  io stavo a recitare il Rosario vicino all'altare mentre Padre Pio stava confessando le donne. Quando stava per uscire dal confessionale io lo vidi in piedi sulla predella. Padre Pio si guardò intorno, si elevò in alto circa due metri, e ciuffi di nuvole di formarono intorno a lui, sino a nasconderlo del tutto. I frati lo cercarono invano in chiesa, in sacrestia, nel corridoio. Il pomeriggio, in giardino, Padre Pio così rispose alle domande: "Appena questa mattina ho finito di confessare e mi sono alzato, ho avuto forti sbandamenti di testa, tanto che temevo di cadere per terra. Ho pregato gentilmente gli Angeli di togliermi dall'imbarazzo e mi hanno sostenuto, lasciandomi camminare sulla testa della gente. Come erano dure quelle teste!... altro che mattoni!" (Galeone, 72-4)

 


Frà Modestino: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi alla calca
Fra Modestino: "Un giorno Padre Raffaele mi raccontò che, davanti alla cella n° 1, aspettava Padre Pio per accompagnarlo al confessionale. In sacrestia e in chiesa c'era un'enorme ressa... L'attesa si protrasse per circa un'ora... Bussò alla porta del Padre e, non avendo risposta, corse in chiesa. Rimase stordito e sbalordito quando si accorse che Padre Pio, da circa un'ora, stava ascoltano le confessioni delle donne. A refettorio Padre Raffaele chiese a Padre Pio: "Come hai fatto a passare per andare a confessare? C'era una marea di gente..." Padre Pio rispose: "Ho camminato capo, capo..." Modestino, fra' da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 57-8)


 
 
 

 

 

 volo
Sollevarsi dal suolo e volare con le proprie forze.
 
 

Volo ad alta quota sulle Alpi. Bilocazione al letto dell'ammalato.

Padre Alessio entrò una sera nella stanza di Padre Pio e lo trovò tutto tremante di freddo, malgrado che la serata fosse calda, e Padre Pio generalmente soffrisse più il caldo che il freddo. Padre Pio sembrava come se fosse in trance. Padre Alessio gli mise addosso una coperta dopo l'altra, ma senza nessun cambiamento della sua condizione. Qualche tempo dopo si seppe in convento che a quella stessa ora, un uomo che stava morendo in una località ad alta quota delle Alpi, insisteva che Padre Pio era stato a visitarlo accanto al suo letto. (Ruffin, Padre Pio, pag. 325, e nota 2: da un'intervista diretta con Padre Alessio).

 

“Quando parto io impiego meno di un minuto"

Dalla Cronistoria del Convento di San Giovanni Rotondo: "Il 14 dicembre 1953 a refettorio, presente il nostro Padre Provinciale, che ha compiuto la "santa visita" alle missioni dei Cappuccini toscani nelle Indie ed ha viaggiato in aereo - si parlava e si esaltava la velocità degli aeroplani. E Padre Pio, in tono scherzoso, ha detto: "Sempre tempo è che se ne va. Va', va'! Quando parto io, impiego meno di un minuto. Tutti hanno riso di giois per questa chiara ed innocente allusione del Padre alle sue frequenti bilocazioni. Egli è apparso un po' confuso a quel riso di gioia; ma ormai la verità gli era sfuggita." (Cronistoria del Convento, Foglio 345) (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, pag. 345)

 

 

"Il frate volante".

Il racconto degli aerei fermati, nella cronaca del convento.

Scrisse padre Damaso da Sant’Elia a Pianisi, superiore del convento, nel libro della Cronistoria: “Vari piloti dell’aviazione angloamericana di varie nazionalità (inglesi, americani, polacchi, palestinesi) e di diverse religioni (cattolici, ortodossi, musulmani, protestanti, ebrei) che durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre del 1943, si trovavano nella zona di Bari per compiere missioni in territorio italiano furono testimoni di un fatto clamoroso. Ogni volta che nel compimento delle loro mansioni militari si avvicinavano alla zone del Gargano, vicino a San Giovanni Rotondo, vedevano in cielo un frate che proibiva loro di sganciare lì le bombe. Foggia e quasi tutti i centri della Puglia furono più volte bombardati, ma sopra San Giovanni Rotondo non cadde nemmeno una bomba. Testimone diretto di questo evento fu il generale della forza aerea italiana, Bernardo Rosini che, allora, faceva parte del "Comando unità aerea" operante a Bari a fianco delle forze alleate. Il generale Rosini mi raccontò che tra di loro parlavano di questo frate che appariva in cielo e faceva sì che gli aerei tornassero indietro. Tutti ridevano increduli ascoltando quei racconti. Ma poiché l'episodio si ripeteva, e con piloti sempre diversi, il generale comandante decise di intervenire di persona. Prese il comando di una squadriglia di bombardieri per andare a distruggere un deposito di materiale bellico tedesco che era stato segnalato proprio a San Giovanni Rotondo. Eravamo tutti curiosi di conoscere il risultato di quell'operazione. Quando la squadriglia rientrò andammo subito a chiedere informazioni. Il generale americano era sconvolto. Raccontò che, appena giunti nei pressi del bersaglio, lui e i suoi piloti avevano visto ergersi nel cielo la figura di un frate con le mani alzate. Le bombe si erano sganciate da sole, cadendo nei boschi, e gli aerei avevano fatto un’inversione di rotta, senza alcun intervento dei piloti''. Tutti si chiedevano chi fosse quel fantasma cui gli aerei avevano misteriosamente obbedito. Qualcuno disse al generale comandante che a San Giovanni Rotondo viveva un frate con le stigmate, da tutti considerato un santo e che forse poteva essere proprio lui il dirottatore. Il generale era incredulo ma disse che, appena gli fosse stato possibile, voleva andare a controllare. Dopo la guerra, il generale, accompagnato da alcuni piloti, si recò nel convento dei Cappuccini. Appena varcata la soglia della sacrestia, si trovò di fronte a vari frati, tra i quali riconobbe immediatamente quello che aveva fermato i suoi aerei. Padre Pio gli si fece incontro e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Dunque sei tu quello che voleva farci fuori tutti”. Il generale si inginocchiò davanti a lui. Padre Pio aveva parlato, come al solito, in dialetto beneventano, ma il generale era convinto che il frate avesse parlato in inglese. I due divennero amici. Il generale, che era protestante, si convertì al cattolicesimo”.   (Positio III/1, pp. 689-690)   (Pena, 20)

 
 

 

 

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