Capitolo 29: Fatti e Fioretti di Padre Pio

 

Fatti e Fioretti di Padre Pio
Testimonianze e aneddoti di frati e fedeli per il processo di beatificazione

Positio,  P. Alberto d'Apolito, P. Paolo Covino, P. Alessio Parente, Jim Gallagher,
P. Pascal Cataneo, John McCaffery, P. Marcellino Iasenzaniro, Rev. Bernard Ruffin.

  

 

Testimonianze dalla Positio (citate da altri)

 
Padre Gerardo di Flumeri, Positio super virtutibus
Beatificationis and Canonizationis servi Dei Pii a Pietrelcina,
6 tomi in 8 volumi, sintesi di 104 volumi del processo diocesano, Roma, Ordine Cappuccini, 1996
 

 

"Tirerò per il collo anche te"

 

La piccola Anna Tortora, nel giorno della cresima, disse a Padre Pio di desiderare un regalo. Padre Pio le chiese:

Che cosa vuoi? Una figurina, un libretto?»; e la bambina rispose: «Voglio, Padre, che quando lei va in Paradiso assicuri un posto anche per me.» «Sei sicura che ci vado?», ribatté Padre Pio; e Anna: «E se non ci va lei, Padre, chi ci va?». A quel punto Padre Pio cedette: «Va bene, ti prometto che, se ci andrò io, tirerò per il collo anche te». (Positio II, 705)

 

 

Tutto andò per il meglio
Il cardinal Giuseppe Siri, il 23 settembre del 1972, raccontava:

“Ricordo un fatto personale. Un giorno ricevetti da Padre Pio un telegramma, senza che io gli avessi chiesto nulla, in cui mi esortava a prendere una determinata iniziativa in merito a un problema su cui esitavo da molto tempo.

Non ricordo di averne parlato con nessuno e non riuscii a capire come potesse saperlo.

Mi arrivò il telegramma che mi indicò il cammino. Lo seguii e tutto andò per il meglio."  (Positio I/1, p. 59)

 

"Ubbidite a vostro padre"
Un giorno salirono a San Giovanni Rotondo le due figlie di un dottore di San Marco in Lamis.

Il padre aveva proibito loro di baciare la mano di Padre Pio perché non si contagiassero con la sua malattia (dato che si credeva in giro che Padre Pio avesse la tubercolosi).

Le due, vedendo che tutti baciavano la mano del frate, per non essere da meno si avvicinarono, ma Padre Pio alzò le braccia, le guardò sorridendo, e disse loro: “No. Ubbidite a vostro padre”.

Le poverette divennero tutte rosse, meravigliate che il cappuccino sapesse qualcosa che non avevano detto a nessuno. (Positio III/1, p. 807)

 

 

"Ho offerto al Signore tutto me"

Papa Pio XII.

 

Nell'inverno 1953-4 il Papa Pio XII si era ammalato gravemente.

 

La sorella del Papa scrisse a Padre Pio chiedendogli accoratamente preghiere.

 

Padre Pio detto' in risposta queste parole: "Di lei, che è la sorella del Santo Padre, comprendiamo lo strazio, ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello della sorella.

 

Ho offerto al Signore tutto me, la mia offerta continua. Preghiamo, immoliamoci e confidiamo!"

 

Si legge nella Positio:

 

"Si sa che il papa guarì miracolosamente. Basta leggere nella stampa del tempo la rivelazione fatta da padre Rotondi in merito alla improvvisa guarigione.

 

Pio XII, una volta guarito, venuto a conoscenza della eroica offerta di Padre Pio, fece arrivare a Padre Pio, tramite il prosegretario di Stato, Mons. Giambattista Montini, una lettera di ringraziamento." (Positio I, 1 p. 423)

 

"Tutto si paga, e a caro prezzo"

Il 18 febbraio 1956, ricorrendo  l’anniversario della morte di suo padre, il giovane Padre Gabriele Bove da Campobasso  chiese a Padre Pio un ricordo di lui nella santa Messa. Padre Pio: “Non domani, che è Domenica, ma lunedì dirò la messa per il tuo papà.”

Il lunedì, Padre Gabriele servì la messa di Padre Pio, e quando al termine, ritornando in convento, si trovarono soli ai piedi della scala, Padre Pio disse: “Stai pur contento, figlio mio, perchè abbiamo un altro amico in Paradiso. Il tuo papà è salvo.”

Padre Gabriele osservò con un fil di voce: “Padre, come mai solo dopo tanti anni in Paradiso?” Padre Pio: “Eh ... figlio mio, tutto si paga, e a caro prezzo.” (Positio II, 326)

 

"Alessio, alzati!"

Padre Alessio riporta che:  

“Nel 1965 passavo parte della notte a far compagnia a Padre Pio, e la mattina dovevo accompagnarlo fino all’altare. Dopo di che  io andavo nella mia cella a riposarmi un po’. Molte volte, quando non mi svegliavo in tempo, sentivo qualcuno bussare forte alla mia porta. A volte sentivo nel sonno una voce che mi diceva: “Alessio, alzati! 

Un giorno non mi svegliai, né per la messa né per accompagnarlo dopo le confessioni. Svegliato da altri fratelli, andai nella cella di Padre Pio e gli dissi: Perdonami, padre, non mi sono svegliato”. Lui mi rispose: “Credi che io stia a mandarti sempre il mio angelo custode a svegliarti?  (Positio II p. 6)

 

"Io mio angelo mi traduce tutto"

Padre Tarcisio Zullo dichiarò: 

 “Quando arrivavano a San Giovanni Rotondo pellegrini di altre lingue, Padre Pio li capiva.

Una volta gli chiesi: “Padre, ma come fa a capire tante lingue e dialetti?” Lui rispose : “Il mio angelo mi aiuta e mi traduce tutto”.(Positio II, p. 630 )

 

"Credi che l'angelo sia disobbediente come te?"

Anna Benvenuto riferisce nel Processo che, quando era a Foggia, una mattina ci fu un bombardamento terribile. Il marito di sua sorella era medico e lavorava all’ospedale.  

Dice: “Pregai il mio angelo di andare a dire a Padre Pio che aiutasse mio cognato e che non gli succedesse nulla di brutto”.  

La sera mio cognato tornò e ci disse che si era salvato per miracolo. Aveva sentito una forza misteriosa che lo costringeva ad uscire da un rifugio all’altro, e questo si ripeté quattro volte. Il giorno dopo andammo a San Giovanni Rotondo per ringraziare Padre Pio per l’aiuto. Dopo essermi confessata con lui, gli chiesi: “Padre, quando sono lontana e ho una necessità urgente come posso fare?”. 

Mi rispose: - Cosa hai fatto ieri mattina? - Padre, allora è venuto il mio angelo a trovarla?- Cosa credi, che l’angelo sia disobbediente come te? Da allora, ho sempre creduto nell’angelo custode."  (Positio II, p. 729.) 

 

"Figlio mio, me lo hai già detto!"

Don Pierino Galeone manda il suo angelo custode a Padre Pio. 

Don Pierino Galeone riferisce che nel 1947 rimase 20 giorni a San Giovanni Rotondo. “Le persone, vedendomi sempre vicino a Padre Pio, mi chiedevano di confidargli le loro pene: la sorte dei famigliari dispersi in Russia, la guarigione di un figlio, la soluzione dei propri problemi, trovare lavoro, eccetera. Il padre mi rispondeva sempre con dolcezza e amore. Un giorno mi disse: “Quando hai bisogno di qualcosa, mandami il tuo angelo e io ti risponderò”.  

Una mattina una mamma mi si avvicinò piangendo, prima della messa, per raccomandarmi suo figlio. Il padre era già salito sull’altare e io non ardii parlargli, così che, commosso, come mi aveva consigliato, gli mandai il mio angelo per raccomandargli il figlio di quella madre. Terminata la messa, mi avvicino a Padre Pio e gli raccomando giovane. Ed egli mi risponde: “Figlio mio, me lo hai già detto”.  

Capii allora che il mio angelo custode lo aveva tempestivamente avvertito e Padre Pio aveva pregato per lui”. (Positio II, p. 1077)

 

"Io vedo le persone come sono alla presenza di Dio."
Padre Pio disse a Padre Giuseppe Pio Bill  Martin: “Io vedo le persone come sono alla presenza di Dio.” (Positio II, 93)

 

"Bastava una volta sola"

L’avvocato Adolfo Affatato testimoniò che, mentre studiava a Napoli, andava spesso a San Giovanni Rotondo a trovare Padre Pio che era suo padre spirituale.  Un giorno Padre Pio gli disse: “Se qualche volta non puoi venire, non preoccuparti, basta che tu vada in una chiesa dove c’è il Santissimo Sacramento e mi mandi il tuo angelo custode." Continua l'avvocato: "Un giorno, mentre stavo andando a sostenere l’esame di diritto privato, entrai in varie chiese che erano sulla mia strada, per invocare Padre Pio. L’esame andò molto bene e, quando andai a trovare padre Pio per ringraziarlo, mi disse: “Ti avevo detto di mandarmi il tuo angelo nei momenti di difficoltà, però bastava una volta sola”. (Positio II, p. 551.) 

 

"Te la saresti vista brutta"

Il generale Tarcisio Quarti testimoniò quello che un giovane ingegnere gli aveva raccontato: "Il 30 giugno del 1943, durante la guerra, era sceso alla stazione di San Severo e, non trovando nessun mezzo di trasporto, si era diretto a piedi verso San Marco in Lamis.  

Mentre era in piena campagna gli si avvicinarono alcuni contadini con aria minacciosa, con forche e badili. In quei giorni la gente era molto agitata perché erano caduti diversi paracadutisti inglesi, e lo scambiarono per uno di loro, che aveva nascosto il suo paracadute vicinissimo a quel luogo. Ma il giovane si mise a pregare, vedendo che gli si avvicinavano, e all’improvviso apparve un cane feroce che si mise a ringhiare contro i contadini. Questi, spaventati, rinunciarono a seguirlo. Il mattino dopo il giovane ingegnere riuscì ad arrivare a San Giovanni Rotondo. Quando Padre Pio lo vide gli disse subito: “Te la saresti vista brutta se non ti avessi mandato il mio angelo custode”. (Positio II, p. 1065)

 

 

 

Da Padre Paolo Covino di prima mano

 
Covino, Padre Paolo, Ricordi e Testimonianze,
Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007



"Soltanto cinque"

C'erano 25 studenti al collegio serafico nel 1930. Il direttore, Padre Fortunato da Serracapriola, chiese a Padre Pio quanti di essi arriveranno al sacerdozio. Padre Pio: "Rimarranno soltanto in cinque." Infatti solo Lodovico Rinaldi, Cristoforo Cocomazzi, Vittorio Massaro, Pietro Tartaglia e lo scrivente Paolo Covino diventarono sacerdoti." (Covino, 75-6)

"Sì arriverà al sacerdozio" 

Quando Padre Paolo Covino era ancora un fanciullo, sua madre Assunta, chiese a Padre Pio se Paolo aveva la vocazione. Padre Pio: "Sì, arriverà al sacerdozio."   Padre Paolo fu ordinato il il 21 marzo 1942, e amministrò l'estrema unzione a Padre Pio al momento della sua morte. (Covino, Ricordi, 29-30)

 

“Ora e’ il momento buono” 

Nicolino Pompilio aveva due sorelle, Maria e Antonietta. Quando Nicolino si  ammalò  gravemente, a 40 anni, nel 1920, Padre Pio disse alle sorelle: "Io prego tanto per Nicolino, non mi muovo un istante dal suo capezzale, ma egli deve morire, perché ora è il momento buono per lui. Se avesse altri dieci anni di vita non sarebbe più così." Nicolino morì "santamente" dopo pochi giorni. (Covino, 31-2)

"Morirai molto vecchio.”   

 Padre Romolo disse a Padre Pio: "Noi due siamo quasi coetanei. Vorrei sapere chi deve morire prima. Padre Pio: "Vivremo a lungo tutti e due, però io morirò prima. E' stabilito che tu morirai molto vecchio." Padre Pio morì nel 1968, a 81 anni, Padre Romolo morì a novantacinque anni, nel 1981. (D'Apolito, Padre, 63) (Covino, 69-70)

"Sì, sono salvi" 

I genitori di Padre Paolo sono salvi. Padre Paolo Covino: "Il 18 settembre 1968 dissi a Padre Pio: "Padre, sono Padre Paolo, il figlio di Assunta. Sono salvi i miei genitori?" Padre Pio: "Sì, sono salvi." (Covino, 193-4).

"E' già in Paradiso!" 

Genoveffa è già in Paradiso. E' già in Paradiso. Genoveffa de Troia, ora Venerabile, morì nel 1949 dopo 44 anni di feroci sofferenze. Padre Paolo Covino riporta: "Subito dopo la morte di Genoveffa Padre Pio mi disse: " (Covino, 109-10)

 

 

 

 

 

Da Padre Alberto D'Apolito di prima mano

 
D'Apolito, Padre Alberto, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi -Esperienze - Testimonianze,
Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, ristampa settembre 2010






"Solo due"

Padre Gaetano da Ischia Castro nell'agosto del 1922 chiese a Padre Pio quanti dei sei studenti sarebbero diventati religiosi e sacerdoti. Padre Pio: "Solo due." Infatti arrivarono al sacerdozio solo Padre Alberto d'Apolito da San Giovanni Rotondo e Padre Cristoforo Iavicoli da Vico del Gargano. (D'Apolito, Padre, 66)

Ogni giorno per un anno intero

 

Padre Alberto d'Apolito nel febbraio 1970 si recò a Terni per una conferenza e da l' andò a Collevalenza per parlare con Madre Speranza. Padre Alberto: "Lei ha conosciuto Padre Pio?" Madre Speranza. "sì, l'ho visto molte volte... a Roma...L'ho visto tutti i giorni al S. Uffizio per un anno intero; portava i mezzi guanti per nascondere le piaghe. Il lo salutavo, gli baciavo la mano e qualche volta gli rivolgevo la parola, ed egli mi rispondeva... Questo incontro giornaliero avvenne quando ero a disposizione del S. Ufficio. Sono stata per tre anni: dal 1937 al 1939." Padre Alberto:  "Madre, lei non ha potuto conoscere Padre Pio, perchè questi a Roma è stato una sola volta, quando, giovanissimo, il 17 maggio 1917, accompagnò la sorella a farsi monaca di clausura nel convento di Santa Brigida. Lei in quel tempo si trovava in Spagna. Certamente ha preso un abbaglio." Madre Speranza: "No, non mi sono ingannata. Io non sono mai andata soggetta ad allucinazioni. Anzi, devo aggiungere che spesso veniva in aereo da Milano un personaggio misterioso con la barba bianca, brutto di aspetto, che mi faceva tremare di paura. ...Al solo vederlo ero presa da grande timore e volevo fuggire. Mi sembrava il demonio. Veniva a deporre contro Padre Pio."  (Alberto D'Apolito, Ricordi, Esperiense, Testimonianze, pag. 350-2) . (Schug, A Padre Pio, 45-6)

 

"Tu morirai molto vecchio.”

 

 Padre Romolo disse a Padre Pio: "Noi due siamo quasi coetanei. Vorrei sapere chi deve morire prima. Padre Pio: "Vivremo a lungo tutti e due, però io morirò prima. E' stabilito che tu morirai molto vecchio." Padre Pio morì nel 1968, a 81 anni, Padre Romolo morì a novantacinque anni, nel 1981. (D'Apolito, Padre, 63) (Covino, 69-70)

 

 “Tu resterai per sempre a Pietrelcina.”

 

 Padre Luca da Vico del Gargano era superiore del nuovo convento di Pietrelcina dove aveva lavorato intensamente per la nuova chiesa, e temeva di essere trasferito. Egli visito' Padre Pio che gli disse: "Tu resterai per sempre a Pietrelcina, Anche dopo la morte." Padre Luca morì in Pietrelcina il 2 novembre 1949, ed è sepolto nel cimitero di Pietrelcina. (D'Apolito, Padre, 115-6)

 

 

"Tuo padre è salvo"

 

Il padre di Padre Alberto è salvo. Nel 1939 il padre di Padre Alberto d'Apolito si ammalo' gravemente è morì subitaneamente dopo aver ricevuto il santo viatico e l'estrema unzione da Don Giuseppe Prencipe, parroco a San Giovanni Rotondo. Padre Alberto si trovava a Montefusco. Quando ritorno' a San Giovanni Rotondo, Padre Pio abbracciandolo gli disse: "Su coraggio; stai tranquillo: tuo padre è salvo. Preghiamo per lui."  (D'Apolito, Padre, 95-6)

 

 

 

 

 

 


Cataneo, Pascal, Padre Pio gleanings,
Editions Paulines,  Sherbrooke, Quebec, Canada, 1991





Padre Pio in Algeria

 

24 ottobre 1949 Giacomo Cadice

 

Il giornale “Il Progresso Italo-Americano del 24 ottobre 1949 riportò questa storia.

 

Pietro Cadice viveva con la sua famiglia in Roma. Il figlio Giacomo si sentiva infelice a stare a casa, e scappò, arruolandosi nella Legione Straniera. La famiglia e la Polizia non riuscirono a trovarlo. Mesi dopo la famiglia ricevette una lettera da Giacomo in cui egli spiegava che si era arruolato nella Legione straniera, e che si trovava nel campo di addestramento a Sidi-Bel-Abbes in Algeria.   

Egli sembrava pentito della sua decisione e scrisse che aveva segnato un contratto per cinque anni e non poteva tornare a casa prima di allora. Il Padre divenne depresso e non sapeva cosa fare, quando un amico gli consigliò di rivolgersi a Padre Pio.  

Pietro andò a San Giovanni Rotondo e Padre Pio gli disse: “Va a pregare! Per la terza luna tuo figlio sara’ di ritorno a casa."  

Il resto della storia è raccontato dal figlio stesso quando tornò a casa. Egli disse che una notte era di guardia in un avamposto, e vide un frate che lo prese per mano, invitandolo a seguirlo. I due attraversarono il deserto per diversi giorni e finalmente raggiunsero la costa e si imbarcarono su una nave.  

Il frate scomparve, e Giacomo sbarcò a Marsiglia, di lì andò in Sardegna con un’altra nave, e finalmente raggiunse Roma e la sua famiglia. Un interrogativo era rimasto: chi era quel frate?  Pietro mostro’ a Giacomo una foto di Padre Pio. Il ragazzo, piangendo, riconobbe immediatamente il frate che l’aveva salvato. Padre Pio aveva mantenuto la sua promessa.

(Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 92-3. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)

 

Il frate di Maglie.

 

Padre Pio non si muoveva dal convento, eppure era visto altrove. Un frate cappuccino del convento di Maglie, vicino a Lecce, aveva il padre costretto permanentemente a letto a cause di una malattia alla spina dorsale. Un giorno il frate scrisse una lettera a Padre Pio pregandolo di intercedere per il padre che stava lentamente morendo. Padre Pio rispose assicurandolo delle preghiere. Il tempo passò e la malattia aveva preso un rapido corso per il peggio. Un pomeriggio il malato vide un frate con la barba accanto al suo letto, che gli disse: "Tu stai soffrendo! Soffri con pazienza!" Lo stesso accadde per i nove giorni seguenti, e il malato peggiorava invece di migliorare. Il decimo giorno si penso' di dare al malato l'estrema unzione. Il frate apparve e questa volta disse: "Basta adesso! Hai sofferto abbastanza!" Da quel momento in malato cominciò a migliorare finche guarì completamente. Dopo poche settimane egli riprese il suo lavora nei campi. Il frate scrisse a Padre Pio una lettera di ringraziamento. (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 100-1. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)

 

 

Il digiuno del contadino

A S. Martino in Pensilis (Campobasso) viveva un contadino che si chiamava Andrea Bacile. Questo contadino non metteva mai piede in chiesa, né si accostava ai sacramenti, perché si diceva ateo e non bisognoso di religione. Aveva moglie e figli che amava sinceramente e a cui provvedeva con sollecitudine. Con la moglie non andava sempre d'accordo. Una sera litigò con lei in modo tale che la piantò in asso e, dopo avere preparato lui stesso la cena per sé e per i figli, se ne andò imbronciato a letto. Non aveva ancora spento la luce nella sua stanza da letto, quando all'improvviso si presentò davanti a lui Padre Pio in persona. Poiché lo aveva visto in tante fotografie e immagini, non stentò a riconoscerlo e, senza scomporsi, gli disse: «Padre, mi voglio confessare». E Padre Pio: «No!». E poi scomparve.

Bacile il mattino dopo si riconciliò con la moglie e poi volle andare a trovare Padre Pio, facendo la strada da S. Martino in Pensilis a S. Giovanni Rotondo a piedi e digiuno.

Al convento di S. Giovanni giunse la sera del terzo giorno, sfinito e affamato, ma volle subito confessarsi da Padre Pio, il quale lo accolse, lo confessò, lo assolse e poi, senza aver mai saputo niente di lui, gli disse: «E ora va' a mangiare!». (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 49-50. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)

 


Padre Pio a Monte Sant'Angelo

 

Nel 1926 un autista di S. Severo (Foggia) condusse dei pellegrini a Monte S. Angelo, dove in una grotta, trasformata in Santuario, si venera da secoli S. Michele Arcangelo. L'autista, che era figlio spirituale di Padre Pio, dopo avere ascoltato la Messa insieme ai pellegrini, si diede a girare per le vie della cittadina. Imbattutosi in una fabbrica di croccanti che erano specialità del luogo, ne ordinò un certo quantitativo da distribuire poi ai pellegrini. Quando poi ripassò per ritirare quello che aveva ordinato, s'accorse che gliene avevano preparato soltanto la metà. Per questo contrattempo s'irritò e si lasciò scappare una bestemmia.  

Poi aveva raggiunto i pellegrini, li fece salire in pullman e li condusse a S. Giovanni Rotondo, dove ebbero l'opportunità di confessarsi da Padre Pio. Questi, quando ebbe finito, si rivolse all'autista e gli domandò: «E tu, figliolo mio, neppure una benedizione chiedi?». L'autista disse che non aveva nulla da confessarsi, perché si sentiva a posto. Ma Padre Pio insistette e lo indusse a confessarsi. Quando gli chiese che cosa avesse fatto, l'autista rispose che a Monte S. Angelo aveva ascoltato la Messa insieme ai pellegrini e poi aveva comprato delle immaginette.  

E Padre Pio: «Non sono state le immaginette che ti hanno fatto bestemmiare, ma quelle cose che si mangiano». Allora l'autista si ricordò della bestemmia che aveva proferito davanti alla fabbrica dei croccanti. E Padre Pio incalzò: «Figliolo caro, tu hai maltrattato anche il carrettiere che non teneva la sua destra». Era vero anche questo. S'accorse allora che Padre Pio aveva seguito il suo figlio spirituale anche da lontano, era stato testimone di certe sue azioni e ora lo sollecitava a purificare la sua anima, affinché fosse in pace con Dio, cosa che l'autista fece con commozione e riconoscenza.



 

Padre Pio a Pietrelcina

Nel 1949 a Pietrelcina, paese natale di Padre Pio, era in costruzione la nuova chiesa, dedicata alla Sacra Famiglia. Quando i lavori erano ormai conclusi, si pensò all'inaugurazione. Il giorno 19 maggio S. E. Mons. Agostino Mancinelli avrebbe consacrato la chiesa e il giorno seguente, 20 maggio, vi sarebbe stata l'inaugurazione. Per l'occasione, tra i Superiori Provinciali Cappuccini e il Superiore del Convento di S. Giovanni Rotondo, era stato studiato un modo per fare intervenire anche Padre Pio. Affinché la cosa andasse a buon fine, senza suscitare agitazioni tra la gente, si era convenuto di mantenere il più assoluto segreto. Ma, come a volte capita, malgrado tutto si venne a sapere di questo proposito e quindi tutto andò a monte e Padre Pio non poté essere condotto a Pietrelcina. Sembrava quindi che egli non sapesse nulla dell'inaugurazione e della nuova chiesa.  

Senonché, un giorno P. Alberto D'Apolito, parlando con lui, gli disse: «Padre Spirituale (così era chiamato Padre Pio dai suoi confratelli), qualche giorno venga a conoscere la chiesa..., è molto bella!». E Padre Pio: «La conosco meglio di te». Padre D'Apolito: «L'ha vista forse sulle foto?...». Padre Pio: «Ci sono stato. Ti posso dire anche i minimi particolari e i gradini della scalinata dinanzi all'ingresso, che tu non sai»... In effetti, Padre D'Apolito non sapeva quanti gradini ci fossero davanti all'ingresso: non li aveva mai contati. Ma la presenza di Padre Pio a Pietrelcina trovò conferma anche nel diario dell'allora Superiore Provinciale, P. Agostino da S. Marco in Lamis. Egli infatti scrive che un giorno, avendo detto a Padre Pio che sarebbe morto di gioia il giorno in cui avrebbe visto aperto il Convento di Pietrelcina, Padre Pio gli rispose: «Ma voi sarete il Guardiano di Pietrelcina, dopo il Provincialato!».

E padre Agostino: «E ci sarai anche tu presente alla funzione?». E Padre Pio: «Sarò presente a Pietrelcina e contemporaneamente sarò nel confessionale di S. Giovanni Rotondo». (Agostino, Diario, pag. 168) (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 95-6. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)

 

Maria Rosaria Galiano.

Maria Rosaria Galiano di Napoli stava in fin di vita a causa di un adenocarcinoma uterino. L'operazione chirurgica portò un rilievo temporaneo, e il tumore ricomparve. La figlia Rita mando' un telegramma a Padre Pio. Il 29 aprile 1950 Maria sentì un intenso profumo che rimase per due giorni consecutivi. Il terzo giorno si sentì guarita. I medici fecero dei test e constatarono che il tumore era completamente sparito. Maria andò a ringraziare Padre Pio e riprese la sua vita normale. (Cataneo, Padre Pio, 127-9) (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 127-9. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)

 
 
 
 

 

 


 
McCaffery, John, Tales of Padre Pio the Friar of San Giovanni,
Andrew and McNeil, Inc., Kansas City, USA, 1978





Padre Pio in Milwaukee, Wisconsin, USA

JohnMcCaffery riporta nel suo libro un fatto narratogli personalmente da Padre Dominic Meyer a San Giovanni Rotondo.
"Padre Dominic Mayer, andò a visitare suo padre ammalato in Milwaukee, Wisconsin. Suo padre gli chiedeva di raccontargli dei fatti di Padre Pio. Tra i tanti fatti, Padre Dominic gli disse di Monsignor Damiani, e come Padre Pio lo visitò in punto di morte, in Uruguay.  Il padre lo ascoltò in silenzio, e poi gli disse: "Figlio mio, tu lo conosci bene. tu sei suo amico. perchè non gli chiedi di venire quà ad aiutarmi, quando viene la mia ora?" Padre Dominic si sentì obbligato a prometterglielo.  Padre Dominic mi disse poi come si sentì e strano imbarazzato quando, al suo ritorno al convento, a dover fare questa richiesta. Ma un padre è un padre, e una promessa è una promessa, e così alla prima occasione che si trovò solo con Padre Pio egli spiegò, si scusò, e fece la richiesta. Padre Dominic disse che Padre Pio gli diede uno sguardo d'intesa, non disse una parola, ma lentamente fece di sì con la testa.
Due anni dopo, Padre Dominic si stava organizzando per tornare a casa, quando ricevette un telegramma che suo Padre era morto. Quando egli finalmente raggiunse Milwaukee, suo padre era stato già sepolto. Egli era morto a casa di una figlia sposata. Quando Padre Dominic chiese alla sorella di dirgli un po' delle circostanze della morte del padre, ecco in sintesi quello che la sorella gli disse. Lei e suo marito, quando il tempo era buono, avevano preso l'abitudine di aiutare il padre a sedersi fuori sulla veranda, di pomeriggio, dove poteva godersi un po' di sole. Egli non era in grado di muoversi da solo, e così non potettero credere ai propri occhi quando quel giorno, andandolo a prendere dal terrazzo per riportarlo in camera sua, non lo trovarono sulla veranda.
Corsero allora nella sua stanza, e là lo trovarono, disteso sul letto, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta.

"E, Dominic, disse sua sorella, noi vedemmo un'Ostia sulla sua lingua."

 

(John McCaffery, Tales of Padre Pio the Friar of San Giovanni, Kansas, 1978, pag.33-4)

 
 

 

 

 



Da Padre Marcellino Iasenzaniro, "Il Padre" Sacerdote Carismatico,
Testimonianze 2,
Edizioni San Pio, San Giovanni Rotondo, 2005

Alcune Testimonianze inviate dai fedeli al convento di San Giovanni Rotondo, per la causa di beatificazione di Padre Pio
 

 

"Ma che cosa pretendi?"
Lo studente Mario Sanci nel 1951 aveva un grave problema agli occhi e temeva che da un momento all'altro non avrebbe potuto più studiare.
Gli dicevano che per ottenere una grazia bisogna pregare con insistenza e decisione e "far violenza al Cuore di Gesù".
Mario dovette aver capito male quale violenza doveva mettere in atto, e scrisse un lettera a Padre Pio, parlando della sua situazione e concludendo:
"Padre, io la grazia della vista da Dio la pretendo."
Tempo dopo si recò a San Giovanni Rotondo.
Quando Padre Pio lo vide tra la folla di uomini in sagrestia, passandogli vicino, dolcemente gli disse:
"Ma che cosa pretendi tu, che cosa pretendi?"  (Padre Marcellino Iasenzaniro, "Il Padre" Sacerdote Carismatico, Testimonianze 2, Edizioni San Pio, San Giovanni Rotondo, 2005, pag. 249)

 

"E basta!"
Fra Giovanni Sammarone:
"Ero cuciniere del convento e un pomeriggio del 1949 all'improvviso ebbi un'illuminazione chiarissima dei miei peccati: ne sentivo rammarico e pentimento.
Lasciai tutto e mi avviai in chiesa, e mi misi in un angolo della sagrestia a riflettere e pregare.
Poco dopo passava Padre Pio, che si diresse verso di me e stringendo le mie braccia mi disse:
"E Basta! Vai a fare quello che devi fare. Il Signore ha capito tutto quello che gli vuoi dire." (250)

 

 

"Vedi quanta gloria di Dio!"
Padre Antonio Durante da Monterosso, missionario in Argentina, andava sempre a trovare Padre Pio quando veniva in Italia.
Un giorno ebbe la gioia di passeggiare sul piazzale della chiesa con Padre Pio. C'era tanta gente.

Padre Antonio pensò: "Come fa quest'uomo a resistere alla tentazione di vanagloria e di compiacenza?"

Padre Pio girandosi verso di lui sorridendo gli sussurrò: "Vedi quanta gloria di Dio!?" (252-3)

 

 

"Non me l'hai già detto?"
Enzo Picciafuoco testimonia :

"Mi avevano detto che, per chiedere qualcosa al Padre in modo efficace, bisognava farlo durante la messa, col pensiero. Ed io un giorno ci provai, pregando durante la messa per mia sorella.

Dopo la messa ebbi l'opportunita' di parlare con Padre Pio e gli dissi:

"Padre, pregate per mia sorella." E lui: "Non me l'hai già detto?" (254)

 

"Non me li hai già fatti?"
Lucia Pennelli: "Era il 25 maggio, compleanno di Padre Pio, e quando passò dopo la messa per andare in sagrestia io dissi al Signore dentro di me: "Conservacelo a lungo."

Dopo qualche giorno, al termine della confessione gli dissi: "Tanti auguri, visto che non li ho potuti fare il 25."

Padre Pio: "E non me li hai già fatti?" (255)

 

Fece un segno di croce
Alma De Concini: " Stavo a circa quattro metri da Padre Pio che stava nel confessionale delle donne.

Con la folla che c'era capii che sarebbe stato impossibile parlare con Padre Pio.

Gli dissi allora con il pensiero: "Padre, mi mandi una benedizione, ne ho bisogno."

Padre Pio scostandosi dalla grata che gli nascondeva il viso, guardò verso di me e fece un segno di croce.

Poi celò di nuovo il suo capo per continuare la confessione." (255-6)

 

"E baciala!"
Teresa Venezia si mise nel corridoio per poter baciare la mano di Padre Pio quando passava.

Padre Pio passò ma non si fermò da lei. Teresa ci rimase male e mentalmente si lamentò.

Padre Pio tornò indietro e paternamente burbero disse:

"E baciala, prima che ti do una botta sul muso." (256)

 

 

Ritornare a casa
Padre Federico Carrozza riportò che una donna venne da lui disperata.
Gli disse che doveva assolutamente dire a  Padre Pio che suo marito aveva chiesto la separazione e aveva portato in tribunale i documenti per divorziare.
Padre Federico le disse: "Va in chiesa. Il Padre sta pregando sul matroneo. Unisciti alle sue preghiere e parlagli in cuor tuo."

La donna fece come le era stato consigliato.

Quando tornò in albergo la donna trovò un avviso della telefonata di suo marito che la pregava di ritornare a casa, dove lui l'attendeva per riabbracciarla. (256)

 

 

"Quante volte hai chiamato quella notte!"
Padre Valentino da San Marco in Lamis, durante la seconda guerra mondiale, doveva attraversare la cosiddetta linea gotica per andare dall'Emilia Romagna al suo paese in Puglia. Il viaggio quella notte era estremamente pericoloso e pieno di incertezze.

Egli invocò frequentemente l'aiuto di Padre Pio lungo il percorso per superare i tantissimi ostacoli, dicendo "Padre Pio aiutami, Padre Pio aiutami!".

Giunto a San Marco in Lamis sano e salvo, pensò di andare a trovare subito Padre Pio per ringraziarlo. Quando lo vide, padre Pio lo abbracciò e disse:

"Quante volte hai chiamato quella notte. Quante volte!" Poi se lo strinse al petto e disse: "Ringraziamo il Signore!" (256-7)

 

 

Il telefono senza fili funziona benissimo!
Eleonora Foresti, figlia spirituale di Padre Pio che viveva a Bologna, si mise d'accordo con Nina Campanile, un'altra figlia spirituale, che viveva a San Giovanni Rotondo.

Eleonora avrebbe scritto a Nina quello che voleva sapere da Padre Pio. Nina avrebbe chiesto a Padre Pio e quindi mandato la risposta a Eleonora.

Una volta Eleonora scrisse a Nina: "Dì a Padre Pio che a me non è sufficiente la risposta che viene per lettera. Dì che si facesse sentire spiritualmente".

Padre Pio rispose tramite Nina: "Va bene, allora ci serviremo del telefono senza fili."

Dopo qualche tempo Nina ricevette questa lettera da Eleonora: "Riferisci a Padre Pio che il telefono senza fili funziona benissimo."

 Il telefonino cellulare allora non esisteva ancora. (259-60)

 

 

"Tu ti sposerai il giorno 8"
Giuseppe Cassano, dopo aver stabilito la data delle nozze, corse da Padre Pio per comunicarglielo per primo:

"Padre, mi sposerò il 12 settembre, festa del Santissimo nome di Maria."

Padre Pio: "No. Tu ti sposerai il giorno 8, festa della Natività della Beata Vergine."

si sentì mortificato e confuso. Tornato a casa la mamma gli disse:

"Tua cugina ha stabilito di sposarsi il 12 settembre. Dobbiamo cambiar data. A noi ci conviene scegliere il giorno 8."

Giuseppe fece notare alla mamma che Padre Pio glielo aveva già detto. (262)

 

 

"Ohe! oriundo!"
Piero Melillo lavorava come medico a Milano.

Venne a San Giovanni Rotondo e si inginocchiò a baciare la mano a Padre Pio.

Padre Pio gli chiese: "Di dove sei?" Il medico rispose: "Di Milano." Padre Pio: "Ohé oriundo!"

Melillo rimase sbalordito che Padre Pio lo aveva chiamato oriundo.

Si era quasi dimenticato di essere nato a Trani, in Puglia: vi aveva trascorso solo i primi dieci giorni della sua vita.

Padre Pio non aveva mai letto il suo certificato di nascita. (264-5)

 

 

"Hai voglia quanto camperà"
Rosaria Balacco attestò:

"Avevo 25 anni e mamma ne aveva 65. Un giorno dissi al Padre che ero preoccupata di rimanere sola, se mamma moriva.

Padre Pio: "Hai voglia quanto camperà. Puo' darsi che muori prima tu."

La mamma è morta a 96 anni, oltre trent'anni dopo il colloquio avuto con Padre Pio. (305)

 

"Hai voglia a campare!"
Padre Elia De Martino da Serracapriola, quando era ancora studente, si ammalò di tubercolosi in modo molto grave.

Al terzo anno di malattia, nel luglio del 1940, fu mandato a San Giovanni Rotondo per cambiare aria.

Padre Pio si prese cura di lui.

Un giorno
egli disse a Padre Pio: "Io sono tubercolotico. Tutti mi dicono che sono spacciato, che devo morire."

"Padre Pio guardandomi con un sorrisetto arguto e rassicurante disse:

"Ah, tu devi morire? Hai voglia a campare, figlio mio." Padre Elia visse fino al 10 febbraio 2003. Aveva 87 anni. (306-7)

 

 

 

"Non morirai nè fulminato, nè terremotato, nè annegato."

Padre Gian Battista Lo Monaco ci ha offerto delle annotazioni , fermate da lui sulla carta subito dopo gli incontri avuti con Padre Pio.

"Il 26 aprile 1939, alle ore 14:30 nel coro del convento io dico Padre Pio: "Il cielo è coperto. Speriamo di non sentire tuoni e non vedere lampi: io mi spavento." Padre Pio: "Non ti spaventare dei fulmini, perché non morirai fulminato." Nel frattempo scendiamo in giardino e ci viene incontro un grosso cane: Padre Pio: "Mettiti dietro a me. Dei fulmini non devi aver paura, ma di questo sì."

Il 3 marzo 1940 alle ore 18:30 racconto a Padre Pio lo spavento avuto nel terremoto del 15 gennaio a Palermo. Padre Pio: "Stai tranquillo. Non morirai sotto le macerie."

Il 4 marzo 1940 ore 11:45 "Dovendo partire per l'America, scongiuro il Padre di pregare per me: " Non vorrei finire come Giona nel ventre di una balena". Padre Pio: "Non temere. Non morirai annegato!"

Il 9 luglio 1962 ho detto a Padre Pio: " A San Giovanni Rotondo ho celebrato una delle mie prime mese nel 1937 e qui voglio celebrare il mio 25° di sacerdozio." ed Egli: "Bene! Ascolterò la tua messa."

Dopo la celebrazione avvenuta di lì a qualche giorno, il 12 dello stesso mese di luglio 1962, Padre Pio, facendo le congratulazioni al festeggiato gli disse: "Allora prenotati pure per il cinquantesimo: io non ci sarò, ma tu sì."

Padre Pio quindi fissa una data da attendere: il 12 luglio 1987.

Padre Pio morì nel 1968. Padre Gian Battista celebrò il Giubileo sacerdotale a San Giovanni Rotondo il 12 luglio 1987, come predetto da Padre Pio. Egli morì il 28 marzo 1999, all'età di 87 anni, essendo nato il 19 marzo 1912.  (309-11)
 

 

 

 

 

"La preparasse al grande passo."
Un Padre Domenicano disse a Graziano Borelli di chiedere a Padre Pio come si doveva impostare la direzione spirituale di una certa anima.

Padre Pio disse a Graziano: "Digli di preparare quell'anima all'incontro con Dio. La preparasse al grande passo: la morte."

Il Padre Domenico, quando ebbe la risposta, fece in sorrisetto di scetticismo.

Dopo quindici giorni il domenicano telefonò a Borelli" quella signora era morta. (312-13)

 

 

"Fatelo al più presto."
Due coniugi di Firenze chiesero a Padre Pio se dovevano vendere il negozio che avevano sul Ponte Vecchio.

 Padre Pio: "Fatelo al più presto." Essi però persero un po' troppo tempo.

Nell'alluvione del novembre del 1966 la furia dell'acqua portò via tutto." (313)

 

"Stà tranquillo."
Padre Emanuele Grassi da Riccia nel Molise aveva un dolore alla spalla che lo tormentava. Disse a Padre Pio:

"E' da tempo che me lo trascino dietro. Sono un po' preoccupato."

"Ma no. Ma no, stà tranquillo." Disse Padre Pio battendogli dolcemente più volte la parte dolorante.

Da allora il male non fece più la sua ricomparsa. (315)

 

 

 

"Il dolore me lo prendo io."
La signora Renata di Parma sin da bambina aveva il timpano forato, e ne usciva pus, e sentiva un sibilo che la faceva impazzire.

I medici le consigliarono l'operazione ma lei rifiutava perché' aveva paura del dolore.

Padre Pio le disse: "La devi fare l'operazione, la devi fare. Il dolore me lo prendo io."

Renata:" Non e' giusto che voi soffriate per me. Mettetemi la mano sull'orecchio. E mettetela. Che vi costa?"

Padre Pio le diede un piccolo schiaffetto. La signora sentì un fortissimo dolore, emise un urlo, e dovette scappare dalla chiesa.

 Intanto il sibilo e il dolore erano spariti.

Qualche giorno dopo il professore che la visitava disse: "Ma dove sei stata? Sei stata a Cascia da Santa Rita?"

"No, sono stata a San Giovanni Rotondo da Padre Pio".

Il dottore: "Quì non c'è più nessun danno. La membrana timpanica è perfettamente sana."  (316-7)

 

Ancora dieci anni di vita."
Angelo Cantrelli di Parma si era rivolto a Padre Pio in un momento di crisi della sua azienda, e divenne un figlio spirituale molto devoto. Andava frequentemente a San Giovanni Rotondo e portava offerte per la Casa Sollievo.

Durante il ritorno in treno da uno di questi viaggi fo colpito da un ictus. Il treno si fermò e Angelo fu ricoverato nella clinica Villa dei Pini presso Civitanova Marche.

Padre Pio ne fu informato e mandò da Angelo Enzo Bersani per confortarlo. Ma il paziente non migliorava e la famiglia Cantrelli e gli amici di Parma si lamentavano per la "mancata assistenza" da Parte di Padre Pio:

"Lui è andato da Padre Pio a portargli la carità per i malati e ha avuto la trombosi".

Padre Pio apparve rattristato. Mandò di nuovo Enzo Bersani a Civitanova con un messaggio:

"Di' ai familiari di stare tranquilli, perché' ho chiesto al Signore di concedergli ancora dieci anni di vita."

Angelo migliorò e si ristabilì entro poche settimane; riprese le sue attività e morì dopo dieci anni. (321-3)

 

 

Un gigante
Guerrino Venier, di Sedegliano di Gravisca, nel 1958 stava inginocchiato con la moglie Maria davanti a Padre Pio.

Guerrino gli manifestò le condizioni della sposa, che aveva un grave problema al fegato.

Quando Guerrino si alzò, vide innanzi a se' come un gigante.

Si chiese: "Ma chi è quest'uomo?"

Dopo qualche istante si ritrovò davanti Padre Pio nelle sue dimensioni normali. La moglie non ebbe più noie al fegato e visse ancora per altri vent'anni  (331-2) 

 

 

 

"Un gigante così alto da raggiungere l'altezza del Crocifisso."

 

 Fra Daniele Natale e Padre Agostino da San Marco in Lamis stavano pregano nel coro della chiesetta di Santa Maria delle Grazie.

 

 All'improvviso Padre Pio aprì a porta ed entrò. Era un gigante, un uomo enorme di fronte a loro.

 

Era così alto da raggiungere l'altezza del Crocifisso che diede le stimmate.

 

Si inginocchio' per circa quindici minuti. Quando si alzò divenne di nuovo normale. Essi rimasero senza fiato.

 

Fra Daniele e Padre Agostino commentarono tra loro: "Noi non capiremo mai chi è veramente Padre Pio."

 

(Iasenzaniro,The Padre testimonies, third part, 591-2)

 

 

"La mamma deve pregare di più."
Norina Gressani di Tolmezzo nel 1947 aveva il figlio di pochi anni Baldo Colavizza, affetto da tubercolosi polmonare ed ossea ricoverato all'Ospedale al Mare del Lido di Venezia.

Avendo saputo che Lucia e Rosina Castellani andavano da Padre Pio, diede loro una foto del piccolo Baldo.
Quando Padre Pio vide la foto del bambino, disse: "Guarirà, ma la mamma deve pregare di più, perché il bambino sta pregando più di lei."
La mamma intensificò le sue preghiere, come suggerito. Il bambino guarì, tornò a casa, studiò normalmente e divenne direttore didattico. (335-6)

 

"Ma come, una mamma senza latte?"

Racconta Irma Vinelli che un giorno ricevette un telegramma di una signora che chiedeva l'intervento di Padre Pio, perche doveva partorire, ma il bambino era messo male.

 

Irma andò al convento e nello stesso momento in cui Padre Pio assicurava il suo aiuto, nacque il piccolo.

 

La stessa Irma Vinelli un giorno disse al Santo: "Padre non ho latte per il mio bambino."

Lui: "Ma come, una mamma non deve avere il latte per il suo bambino?"

 

Immediatamente le venne la piena del latte e dovette tornare di corsa a casa. (338)

 

 

 

"Tu non sai che cosa il Signore ha risparmiato loro."
Enzo Bersani presentò a Padre Pio due coniugi che avevano appena perso un figlio giovane.

Essi si lamentavano della "tremenda punizione ricevuta da parte di Dio."

Padre Pio li confortò assicurando che il figliuolo era in Paradiso.

Accompagnando Padre Pio alla sua cella, Enzo Bersani sottolineava la grande prova a cui quei due erano sottoposti.

Padre Pio: "Tu non sai che cosa il Signore ha risparmiato loro." (341)

 

"L'abbiamo mandata in Paradiso."
Anna Tremigliozzi completò il corso di infermiera a Napoli e rimase lì a svolgere la sua professione per due anni. Padre Pio la chiamò a San Giovanni Rotondo per lavorare nel nuovo ospedale Casa Sollievo. Aveva 22 anni.

Dopo un paio d'anni contrasse l'epidemia "asiatica" e morì. Tutti in famiglia erano angosciati e pensavano che magari sarebbe ancora viva se non avesse lasciato Napoli.

Padre Pio disse a suor Vincenza, sorella di Anna: "Dove credi che è la sorella tua? L'abbiamo mandata in Paradiso!"

Suor Vincenza prese a ripetere spesso a se stessa: "Chissà che fine avrebbe fatto la mia povera sorella se fosse rimasta a Napoli." (341-2)

 

 

 

 

 

"E' un dono che mi ha dato il Signore."
Tonina Teglia, sorella di fra' Isidoro da Bologna, una volta disse a Padre Pio: "Padre, tanti dicono che voi andate in sogno e date dei consigli come se foste presente di persona. E' Vero?" Padre Pio rispose con chiarezza e semplicità, qualità sue proprie: "E' un dono che mi ha dato il Signore." (Padre Marcellino Iasenzaniro, "Il Padre" Sacerdote Carismatico, Testimonianze 2, Edizioni San Pio, San Giovanni Rotondo, 2005, pag. 359)

 

 

Col dito le faceva segno di no.
Ressia Rosmini Zanotti nel 1957 era malata di diabete, che le aveva prodotto una cancrena al piede.

Ricoverata in ospedale, i medici avevano detto che bisognava amputare l'arto.

La figlia Elda inviò un telegramma per chiedere aiuto a Padre Pio. Arrivò la risposta assicurando che Padre Pio avrebbe pregato.

 Nella notte sognò un frate con la barba, che col dito le faceva segno di no.

Al mattino Ressia disse al primario che non voleva essere operata. Poco più tardi giunse la suora per la medicazione e nello sfasciare il piede lo trovò asciutto.

Il giorno dopo, alla visita, il primario osservò il piede e disse alla signora: "Continui a pregare così e ringrazi il suo Dio."

Ressia, uscita dall'ospedale, visse senza che il piede le desse più fastidio." (362-3)

 

"Devi andare domattina, ho detto!"
Rino Gerolometti, di Castelfidardo era alla ricerca di un posto di lavoro.

Sognò che supplicava Padre Pio di aiutarlo, e Padre Pio gli disse: "Prega."

Per le feste di Natale lui e sua moglie andarono a Senigallia dai genitori di lui. La notte del 2 gennaio 1960 Rino sognò Padre Pio che gli disse: "Domani mattina va subito a Senigallia. Devi andare domattina, ho detto."

Rino disse alla moglie del sogno e decisero di anticipare il ritorno partendo immediatamente.

Rino riporto': "Arrivati a casa, nell'aprire la porta, vidi per terra un telegramma che stava lì da alcuni giorni. Era un invito a passare per una banca.

Andai a quella banca immediatamente e mi ricevette il direttore, che disse: "Signor Girolimetti, finalmente è venuto; se non fosse arrivato oggi, non l'avremmo assunto più.

Io rimasi in servizio in quella banca sino all'età della pensione." (363-4)

 

 

 




Da Padre Marcellino Iasenzaniro, Profilo di un santo, vol I, Fede, virtù cristiane, voti religiosi,
Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010


 

Mai un giorno di riposo

P. Rosario da Aliminusa: “Qualche volta si scherzava con lui e gli si chiedeva se valesse proprio la pena rimanere seppellito a San Giovanni Rotondo, senza mai uscirne, senza vedere nulla di nuovo e senza prendersi mai qualche giorno di riposo.

Tra il serio e il faceto egli rispondeva: “Chi l’ha detto che non mi prendo il mio riposo? Ogni giorno non me ne vado in chiesa davanti al SS. Sacramento? E non vi pare questo un riposo?

(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.175-6)

 

 

 


P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo
, II volume:
Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010

"Ho forse bisogno dell'indirizzo?"

 

Padre Marcellino Iasenzaniro fu assistente di Padre Pio dal mese di aprile al mese di settembre 1965. Egli riporta questo fatto personale avvenuto in quel periodo.  

“Un giorno i miei nipoti mi comunicarono che mia sorella Domenica Tomai , vedova Forlano si era gravemente ammalata. Comunicai la notizia a P. Pio, chiedendogli preghiere ed esprimendo il desiderio di andarla a trovare. Il Padre mi disse: “Va e torna presto.” 

 Giunto da mia sorella e, trovatala in gravi condizioni di salute, le amministrai il sacramento dell’Unzione degli Infermi. Dopo tre giorni fui di ritorno a San Giovanni Rotondo.... Mi aspettavo da un momento all’altro di ricevere un telegramma o una telefonata che me ne annunziasse la morte. Invece un bel giorno mi arrivò una lettera da mia nipote, che mi diceva semplicemente:  

“Caro zio, la mamma sta bene. Ha sognato Padre Pio, il quale le ha appoggiato la mano sullo stomaco, e le ha dato una medicina. Da allora è guarita.”  Io volevo la conferma dalla bocca dello stesso Padre Pio. Mi recai da lui e lo trovai sul terrazzo. Gli dissi: “Mia sorella sta bene, da quando ha sognato lei.” Padre Pio mentre io parlavo rideva. 

 Ad un certo punto gli chiesi: “Padre, ma come avete fatto a trovare la casa dell’ammalata? Chi vi ha dato l’indirizzo?”  

“E che – rispose – ho forse bisogno dell’indirizzo?”

(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 149) (Padre Gerardo di Flumeri, Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1993, pag. 133 nota 1)

 

"Un saggio della musica del Paradiso"

 

Un giorno i frati sentirono una musica meravigliosa che proveniva dalla cella di Padre Pio.

 

Padre Agostino entrò e chiese: “Piuccio, che è questa musica?”

 

Padre Pio: “Sono le anime del purgatorio che ho mandato in cielo, le quali per riconoscenza mi hanno fatto sentire un saggio della musica del Paradiso.”

(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 46)

 

 

 

“Per te era stata scritta la sentenza di morte, io però l’ho strappata dalle mani di Dio.”

Fra Giovanni Sammarone da Trivento andò a San Giovanni Rotondo il 9 novembre 1948 con l’incarico di cuciniere.

 

Nel 1950 cominciò a sentirsi male, con febbre alta e frequenti abbondanti sbocchi di sangue.

 

Egli racconta: “Mi fu diagnosticata una grave forma di tubercolosi. Il dr. Sanguinetti mi disse chiaro chiaro: “Fra Giovanni, tu hai i giorni contati. Preparati per l’incontro con Dio.”

 

Lo dissi a Padre Pio, che mi disse: “Lascia stare i medici, perché non capiscono niente.”

 

Fui mandato dai miei superiori ad Arco di Trento in un sanatorio per il clero.

 

Prima di partire, PadrePio mi disse: “Il Signore ti assisterà e vedrai che tornerai ciotto ciotto.”

 

Rimasi ad Arco per circa due anni. Ero partito che pesavo 54 chili, al rientro invece la bilancia ne segnava 82.

 

Tornai a San Giovanni Rotondo e Padre Pio contento mi disse: “Adesso te lo debbo dire, perché lo devi sapere. In effetti, per te, umanamente parlando, non c’era più niente da fare. Anzi era stata scritta la sentenza di morte, io però l’ho strappata dalle mani di Dio.

 

Tu neppure immagini quale prezzo mi sei costato. Perciò, Mi raccomando, non fare più sciocchezze. Riguardati bene perché, se ricadi malato, da me non venire più, perché non sono disposto a soffrire quello che ho sofferto: ho versato tanto sangue per te!”

 

Fra Giovanni fece questa dichiarazione a Larino il 9 settembre 1986. Egli morì il 30 aprile 2001. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 88-92)

 

 

“Ehi, gioventù! Venite, venite.”

Un giorno due anziani ciechi, Giuseppe Cugino e Nicola Ritrovato, accompagnati dalla figlia di quest’ultimo, si diressero alla volta del convento, per prendere un piatto di minestra calda.

 

Mentre salivano l’erta della mulattiera, Giuseppe disse al compagno: “Nicò, speriamo che oggi Padre Pio ci dà una cinque lire.”

 

Negli anni ventiquella somma costituiva un’offerta munifica, perchè con essa nel Sud ci poteva vivere una famiglia per una settimana.

 

Arrivati sul piazzale, stavano entrando nel convento, quando dal fondo del corridoio sentirono la voce di P. Pio: “Ehi, gioventù! Venite, venite.”

 

E dopo averli intrattenuti un po’, tirò fuori dalla tasca due monete d’argento da cinque lire e ne diede una per ciascuno.”

(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 219)

 

 

 

 

Dopo la morte di Padre Pio
 
"C'è una grandissima abbondanza di vita che viene fuori da quella tomba."
Frase detta da un frate cappuccino parlando del sepolcro di Padre Pio, e riportata da Bernard Ruffin, Padre Pio: The true story, 1 Our Sunday visitor Publishing, Inc., Huntington, Indiana, USA, 1991, pag. 379.
 "Potrò essere più utile quando sarò in Cielo di quanto lo sono stato qui sulla terra!"
La frase di Padre Pio è pienamente di attualità se, come il giornalista di Newsweek Kenneth Woodward osserva: "Il culto di Padre Pio continua in una misura che è superata solo dall'insieme dei santuari mariani." (Kenneth L. Woodward, Making Saints: How the Catholic Church Determines Who Becomes a Saint, Who Doesn't, and Why, New York 1990, pag. 185) (Bernard Ruffin, Padre Pio: the true story, pag. 379)
 
Padre Pio vive!
(Ruffin, 379)

Rev. C. Bernard Ruffin

 

"I buchi nelle mani e nei piedi adesso non gli fanni più male"
1971

Brian John, un ragazzo di Liverpool, nel 1971 stava morendo di leucemia. I genitori erano membri non praticanti della Chiesa d'Inghilterra. Essi volevano pregare ma non sapevano come farlo. La mamma, che si chiamava Maureen chiese ad un sua amica che era cattolica, di insegnar loro a pregare, e di chiedere a tutte le persone che conosceva di pregare per Brian. Poi la mamma chiese se c'era qualche altra persona che potevano invocare, e le fu fatto il nome di Padre Pio. E quando chiese chi era Padre Pio, le fu risposto: "Non ti preoccupare è Padre Pio. Prega e basta!" Così Maureen cominciò a pregare Padre Pio.

 

Due settimane dopo, Brian chiese ai genitori: " Avete visto  l'uomo che mi venne a trovare ieri sera?"

 

La mamma pensò che il bambino stava immaginando le cose, e gli chiese se non stesse parlando di suo padre. Brian rispose: "Non è papà. E un altro uomo. " " (Il ragazzo non aveva mai sentito quel nome prima). La madre gli chiesa: Brian, forse la prossima volta che viene, dovresti chiedere a quest'uomo come si chiama."

 

Dopo la prossima visita, la mamma gli chiese se si era ricordato di chiedergli il nome. Il ragazzo rispose: " Disse che si chiama Padre Pio." Quando la mamma chiese di descriverlo, Brian disse. "Ha un lungo vestito marrone ed ha buchi nelle mani e nei piedi." Questo sorprese Maureen perchè lei non sapeva delle stimmate di Padre Pio. I genitori sentirono un bellissimo profumo che riempì tutta la casa, mentre il ragazzo continuava a parlare dell'uomo che lo visitava e di "Nostra Signora." Maureen rimase sconcertata quando Brian le disse: "Padre Pio dice di non preoccuparti più. Dio ti ha perdonata!" Man mano che passarono le settimane, il bambino malato, senza che nessuno gli insegnasse nulla, incominciò a pregare coon molta devozione, e a parlare con molto calore e amore di Gesù e di "Nostra Signora". Un giorno un amico di famiglia mostrò a Brian la foto di un frate cappuccino. Egli sapeva che a un bambino tutti i frati cappuccini sembrano uguali, coll'abito marrone e la barba. L'amico chiese: "Chi è questo, Brian?" Egli rispose: "Non lo so Eddie." Pochi minuti dopo gli mostrò la foto in un altro frate cappuccino e gli chiese se potesse identificarlo. Il ragazzo non fu capace. Una mezz'ora dopo, prese un'immagine di Padre Pio e la mise su un tavolo senza dire una parola. Quando Brian vide la somiglianza, gridò: "Questo è l'uomo, Eddie! Questo è l'uomo che mi viene a trovare! Questo è Padre Pio!"... Più tardi la mamma gli domandò: "Ma lui parla con te? Ma lui ti tocca?" Brian rispose: "Mamma, vedi quei buchi nelle mani e nei piedi? Bene, adesso non gli fanno più male!" Poi una sera, Brian salì sulle ginocchia della mamma e le disse: "Mamma, dovrai chiedere a Dio di avere un altro bambino. ...Padre Pio mi ha detto che egli verrà molto presto, per portarmi dalla Mia Signora!" Da quel giorno in poi la salute di Biran deteriorò rapidamente, e fu portato in ospedale. Era il febbraio del 1972 quando i medici dissero ai genitori che la fine di Brian era vicina. La mamma, inginocchiata, così pregò: "Gesù, se veramente lo vuoi, allora te lo dò. Ma prima danni un segno!"  Maureen disse che vide due fasci di luce venire giù, e convergere sul petto del bambino morente, che emise un sospiro e morì in pace. Fu il giorno del funerale di Braian che la madre capì il significato della frase: "Padre Pio dice di non preoccuparti più. Dio ti ha perdonata!" Solo allora capì la profondità e l'amarezza del risentimento in cui era sprofondata quando era stata informata della natura terminale della malattia di Brian. Ora lei si sentì in pace. (Ruffin, 380-1)

 

 

 

 

 

"Io guiderò la mano che opererà"
1967-8
Agnese Stump, che viveva a Voghera, in provincia di Pavia in Lombardia, all'età di venti anni, nel 1967, cominciò ad avere dei dolori al ginocchio sinistro, che il medico di famiglia attribuì ad artrite. Quando il dolore aumentò di intensità, fecero una radiografia del ginocchio da cui scaturì la diagnosi di "tumore della tibia nel ginocchio sinistro". Avendo paura di essere operata, la giovane convinse i suoi genitori ad andare a San Giovanni per avere l'opinione di Padre Pio. Il 27 dicembre 1967 Padre Pio le fece sapere: "Va avanti e fatti l'operazione. Non aver paura. Non ti sarà fatto nulla senza la mia mano. Io assisterò Agnese con le mie preghiere e guiderò la mano che la opererà." A gennaio del 1968, il tumore fu rimosso in Tortona, e Agnese tornò a casa con la gamba ingessata. A ottobre del 1968 il dolore ritornò, e il il dottore fece una biopsia che rivelò osteosarcoma già diffuso nel midollo osseo e nella circolazione sanguigna. Il 20 dicembre 1968 Agnese Stump si recò a San Gioavanni e pregò sulla tomba di Padre Pio. Più tardi sognò che Padre Pio le disse di non usare più le grucce a cui si era abituata da parecchi mesi. Quando si svegliò fu capace ci camminare con il solo aiuto di un bastone. Dopo diversi mesi non ebbe più bisogno neache del bastone. Era completamente guarita. Agnese riportò che il dottore disse che la sua guarigione era un miracolo non tanto per la scomparsa del cancro, ma perchè nella tibia, il tessuto cancerogeno era scomparso, e adesso era sostituito da tessuto normale. Il chirurgo che aveva fatto l'operazione pianse quando vide la radiografia del ginocchio, e disse che quello era un miracolo, e chiamò i suoi colleghi per mostrare loro "la donna miracolata".Quando Padre John Schug intervistò Agnese a casa sua due anni dopo, lei gli mostrò le radiografie di prima e dopo, lui, pur non essendo istruito in medicina fu capace di capire la differenza tra le due radiografie. (Ruffin,382-3)

 

"Sembra che stai in buona salute!"
1983
Il 2 dicembre 1983, Paul Walsh, di Ridley Park in Pennsylvania, a 17 anni era studente dell'ultimo anno di liceo a St. James High School in Chester. Paul perse controllo della sua macchina su una strada ghiacciata, alle 10:30 di notte, e andò a sbattere a tutta velocità contro un palo del telefono. Portato in ambulanza all'ospedale gli furono riscontrate gravi fratture a diverse ossa del cranio e della faccia, inclusi naso e mascella, e profonde lacerazioni faciali. Ebbe un intervento chirurgico di 10 ore al Crozer - Chester Medical Center.  L'intervento sembrava riuscito e il paziente mostrava un miglioramento. Ma il 26 dicembre cadde in delirio mentre il cervello sviluppo un idrocefalo, con danno alla ghiandola pituitaria e la formazione di diabete insipido. Paul rimase in coma per diverse settimane, e i medici dichiararono che con l'idrocefalo, la meningite, e il diabete insipido il paziente non sarebbe migliorato per tutta la vita. I genitori di Paul, che erano cattolici devotissimi cominciarono a recitare ogni sera il rosario con i loro altri nove figli, e cercarono di voltarsi a tutti i santi possibili per ottenere la guarigione di Paul: reliquie di san Pio X e di san John Newmann, una statuetta di sant'Antonio, olii santi ed acqua santa da Lourdes e Fatima. Paul non migliorava. Allora i genitori pensarono di rivolgersi a "qualcuno che veniva considerato per essere proclamato santo, e che aveva bisogno che un miracolo fosse attribuito alla sua intercessione". A quel punto qualcuno nominò Padre Pio, e i genitori di Paul cominciarono ad invocare anche lui. Paul continuava a non riprendere conoscenza, ma la mamma notò che ogni volta che si invocata il nome di Padre Pio il ragazzo si faceva il segno della croce, pur rimanendo incosciente. I genitori parlarono per telefono con Vera Calandra che mandò suo marito con un guanto di Padre Pio. Dopo essere stato benedetto con il guanto il diabete insipido scomparve e i medici diminuirono il numero di medicine che Paul prendeva. Intanto le condizioni di Paul non migliorarono e nel mese di marzo furono informati che Paul aveva "irreversibile danno cerebrale" e potevano solo sperare in un permanente stato vegatativo. Ma una notte mentre andava a letto dopo aver pregato per Paul, la mamma percepì un bel profumo nella stanza "sembrava come se stessi camminando in un giardino pieno di fiori". Un giorno, mentre la mamma e la nonna di Paul stavano accanto al letto, egli ebbe un attacco epilettico e il respiro si fermò. Le donne pensarono che era giunta la fine per Paul. Ma dopo quattro giorni di respirazione assistita, Paul ripomincia a respirare normalmente. Il 6 aprile Harry Calandra tornò a visitare Paul con il guanto e lui aprì gli occhi ma non riprese conoscenza. Il giorno dopo, quando i genitori vennero a visitarlo, era pienamente cosciente e parlava coerentemente. Da quel punto cominciò il miglioramento. Il giorno di Pasqua, che quell'anno cadde il 22 aprile, Paul non era più in cura intensiva e divideva una cameretta dell'ospedale con un altra persona. Quando  i genitori andarono a visitarlo Paul disse che proprio quella mattina zio Charley era andato a visitarlo. Ma la mamma sapeva che questo era impossibile perchè zio Charley viveva lontano, in un altro stato, e gli chiese di descriverlo. L'uomo che condivideva la stanza con Charley subito confermò che un uomo era venuto a visitare Paul quella mattina, e si era fermato sorridente vicino al letto di Paul,  ed "era grasso e aveva la barba, e sembrava un prete, e aveva un vestito marrone." La mamma disse che quello non poteva essere zio Charley e che lei non conosceva nessun prete con un vestito marrone. Intanto la signora Walsh aveva un'immaginetta di Padre Pio, e ne piegò i lati facendo vedere solo la testa, e la mostrò a Paul chiedendogli "E' questo che ti ha fatto visita?" Paul disse: "Si! Non è quello zio Charley?" Allora la mamma spiegò l'immaginetta e disse che quello in un vestito marrone era Padre Pio. Il ragazzo: "Tu credi che Pade Pio mi è venuto a visitare? Ma quello è morto! Sì è lui che mi ha fatto visita, ma io credevo che fosse zio Charley." Paul disse che Padre Pio si era fermato ai piedi del letto, sorridendo, e disse: "Tu sembri in buona salute!" Paul Walsh fu dimesso dall'ospedale il 2 maggio 1984, e dopo un breve periodo di riabilitazione tornò a casa. Paul completò il liceo e nel 1991 si iscrisse all'università. Il Rev. Bernard Ruffin ha incontrato due volte il ragazzo negli anni seguenti, e Paul non aveva alcun deficit neurologico e mostrava una salute perfetta. (Ruffin, 383-6)
 

 

 

"Nel nome di Gesù, alzati e cammina."

1973
Alice Jones di St. Helen's, Merseyside, Inghilterra, era una maestra insegnante ai bambini dai 5 ai 7 anni, nella parrocchia Anglicana di St. James, in Haydock.

Aveva 41 anni il 27 marzo 1973 quando le occorse un incidente. "Mentre accatastavo delle tavole nell' aula scolastica in cui si stavano facendo dei lavori, caddi per scansare un bambino che correva verso di me. La mia schiena e la gamba sinistra mi facevano un male terribile.

Per dodici mesi dovetti stare a riposo, mentre il dolore continuava più intenso, e i medici decisero di operare. Il dottore che operò, dr. Heron, trovò che un nervo era stato bloccato all'uscia della spina dorsale, causando un neurofibroma. Il tumore non poteva essere rimosso, così il chirurgo rimuovendo un pò di osso liberò il nervo.

Mi sentii molto meglio dopo quest'intervento chirurgico, ma la gamba e il piede sinistro continuavano a non avere sensazione. Quando dr. Heron morì, fui affidata a un nuovo medico che provò diverse iniezioni e poi disse che era necessario un nuovo intervento chirurgico.

L'operazione fu fatta nel novembre 1976 e fu un completo fallimento. Dovetti rimanere in una ingessatura per diverse settimane e per anni continuarono a darmi dei potenti antidolorifici.

Avevo anche un'ulcera da stasi infetta sotto il piede sinistro che emanava un brutto odore e doveva essere trattata ogni mattina.

Un neurochirurgo di Liverpool disse che io aveva avuto troppi interventi chirurgici senza successo e sconsigliò altri interventi. Così io mi trovai paralizzata, incapaca di muovermi, e senza speranza.

Nel mese di maggio  del 1980 si celebrò il centenario della diocesi anglicana di Liverpool e la mia parrocchia organizzò una missione guidata da due sacerdoti, il rev. Gabriel e il rev. Fisher.

Il rev. Fisher era noto per i suoi riti di guarigione tenuti regolarmente. Egli decise di farmi visita malgrado la mia riluttanza. Quella mattina venne, accompagnato da mia figlia, e si sedette accanto al letto.

Egli cominciò a rimuovere la protesi rigida in cui era avvolta la mia gamba sinistra, e una volta tolta, si inginocchiò, pose la mano sopra la gamba, e cominciò a pregare. In quel momento io stavo guardando il rev. Fisher e vidi che sembrava cambiato. Ora vedevo un uomo più anziano, con la barba.

Io guardai altrove credendo che stavo avendo un'allucinazione. Ma quando guardai di nuovo l'uomo con la barba stava accanto al mio letto e sembrava di aver preso il comando.

Egli mi parlava in una lingua straniera che io non capivo. Poi mi benedisse due volte e fece il segno della Croce dicendo: "Gesù, Maria, Gesù, Maria."

C'era un senso di calore e di amore. Ed egli mi prese per il braccio dicendo: "Nel nome di Gesù, alzati e cammina."

Col suo aiuto io mi alzai e attraversai la stanza da soggiorno. A metà stanza sentii che lui aveva la sciato il mio braccio. Io guardai verso di lui ma lui non c'era più. C'era solo il rev. Fisher ancora in ginocchio. Io non sentivo più dolore, e la mia gamba era tornata normale, e la mia schiena si era raddrizzata.

Guardai verso mia figlia e la vidi che piangeva. Lei non aveva visto l'uomo con la barba, ma aveva sentito un forte profumo. Il rev. Fisher divenne molto emozionato.

Quando mio marito mi telefonò per chiedermi se avevo bisogno di qualcosa io gli dissi che ero guarita, e quando egli arrivò a casa io gli andai incontro correndo nel viale del giardino e tutti e due ci mettemmo a piangere lacrime di gioia.

Il mio più grosso problema allora fu di trovare un paio di scarpe normali. L'unico paio che avevo erano col tacco alto, di molti anni prima, ormai fuori moda, e così mi trovai a camminare sui tacchi alti in giro per la casa.

Quella sera mio marito non dormì, ma si sedetto accanto a me a guardarmi. Egli aveva paura che fosse tutto un sogno.

Il mattino dopo andai in chiesa per pregare e ringraziare. Al'uscita della chiesa sulla soglia il rev. Fisher mi mostrò un'immaginetta, ed io riconobbi Padre Pio, l'uomo che era venuto a casa mia il giorno prima. Io rimasi shoccata nel sapere che era morto anni prima, nel 1968.

La comunità parrocchiale mi suggerì di andare a San Giovanni Rotondo. Noi non ce lo potevamo permettere finanziariamente. Qualche giorno dopo ricevetti due buste, una con i biglietti aerei per Napoli, ed un'altra con i moduli per fittare una macchina.

 Prima di partire io volevo trovare un dottore che mi certificasse che io ero guarita.  Al Providence Hospital l'esame fisico mostrò una spina dorsale normale, i raggi X mostrarono una colonna vertebrale seriamente deformata.

Il dr. Mooney rimase così perplesso che chiese al dr. McCarthy di farmi un esame fisico e di rifare le radiografie. I risultati furono gli stessi, così i due medici scrissero: "Ci deve essere stato un intervento soprannaturale in questa malattia, altrimenti questa paziente non potrebbe camminare senza aiuto."

Alla fine di ottobre del 1980 andammo dall'Inghilterra in Italia, e arrivammo a San Giovanni Rotondo a tarda sera. Il mattino dopo andammmo in chiesa a pregare.

Dopo andammo in convento e fummo ricevuti da Padre Alessio Parente, Padre Gerardo di Flumeri, e Padre Joseph Pius Bill Martin l'americano.

Il giorno dopo Padre Joseph ci portò a visitare la cella di Padre Pio. Tutto era ricoperto di vetro. Quando mi avvicinai ad una sedia mi sentii forzata a dire: "Gesù, Maria, Gesù, Maria", le parole che mi aveva detto Padre Pio. Allora Padre Joseph mi disse che Padre Pio era morto su quella sedia, ripetendo le parole "Gesù, Maria, Gesù, Maria," fino a quando esalò l'ultimo respiro. Così Padre Joseph mi abbracciò e disse: "Va in pace. Tu l'hai visto!"

Da allora io e mio marito siamo stati dappertutto in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda per parlare di Padre Pio.

Spesso mi sono domandata perchè Padre Pio apparve a me, un'anglicana, e poi ho trovato la risposta nelle stesse parole di Padre Pio: "Io appartengo a tutti, ognuno può dire Padre Pio è mio. Io non posso rifiutare nessuno, perchè il buon Dio non a mai rifiutato le mie umili richieste."

Alice Jones ricordò le parole di Padre Pio nella lettera che scrisse al rev. Bernard Ruffin l'11 settembre 1990. (Ruffin, 386-92, e cap. 34 nota 9)

 

 

 

 

Jim Gallagher


Gallagher, Jim, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995

Il profumo di Padre Pio a Londra

 1989 dr. Miscony.

 

Dr. Zuhair Yusuf Miscony, sua moglie dr. Myriam, e la figlia Zena, tutti Cattolici di Rito Siriano in Iraq, si trasferirono a Londra nel 1971.

 

Nel luglio del 1989 ricevettero un'immaginetta con la reliquia di Padre Pio. Essi recitarono la preghiera sull'immaginetta ogni giorno.

 

 Una sera Dr. Miscony, tornando a casa dall'University College Hospital dove aveva lavorato tutto il giorno nella sala operatoria, fu investito da una motocicletta: " lanciato in aria cinque metri a cadendo di nuovo sull'asfalto con un tonfo potente." 

 

La ragazza motocilista e i passanti che avevano visto l'incidente rimasero strabiliati quando dr. Miscony si alzò in piedi e disse che stava bene, e se ne tornò a casa. 

 

Dr Miscony ricordò che mentre stava in aria disse semplicemente: "Padre Pio."

 

La moglie, che era pure lei medico  e la figlia, che era chimico, saputo dell'incidente lo portarono subito al pronto soccorso dell'ospedale per essere esaminato per possibili lesioni interne. I test furono negativi.

 

I dottori erano stupefatti, non trovando neanche un graffio, e conclusero che egli era stato veramente fortunato e che "qualche specie di miracolo qui' è successo.

 

" Tornati a casa dr. Miscony, solo in casa,  stava vedendo un video su Padre Pio quando egli percepì "come una sfera di profumo al centro della stanza. Come gigli, ma molto più bello."

 

Quando la moglie e la figli tornarono a casa dopo una mezz'oretta, entrando in casa furono "immediatamente colpite dal profumo entrando nella stanza dove stava il televisore." Myriam disse: "Egli sta qui'".

 

Tutti e tre controllarono "ogni bottiglia e bottiglietta che stava in cucina, nel bagno, dappertutto in casa, ma niente produceva il profumo che loro sentivano."

 

" Il profumo durò dalle 6 di sera fino a verso mezzanotte."  (Gallagher,224-6)

 
 
 

 

 

Mons. Raffaele Pellecchia, Arcivescovo di Sorrento e Castellammare di Stabia:


"Padre Pio, da me personalmente conosciuto, fu realmente un uomo di Dio, che realizzò il proprio cristianesimo nella totale adesione al messaggio evangelico.
Ebbe umiltà profonda, obbedienza integrale, carità ardente; 
fu docile nel sopportare le contrarietà, accettò con gioia le sofferenze;
passò i suoi giorni nella preghiera e nell'ascolto dei problemi e delle pene di migliaia di persone che giungevano a lui da ogni parte del mondo;
ebbe per tutti parole di incoraggiamento e di speranza;
visse in povertà secondo lo spirito francescano;
nutrì filiale devozione alla Madonna;
predico' un amore illimitato alla Chiesa e al Papa;
predilesse gli umili, gli infelici, gli ammalati sofferenti, i lontani;
non si rifiutò a nessuno."

(Padre Fernando da Riese Pio X,  Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Editrice Padre Pio,  ristampa 2010, pag. 530-1)
     
Mons. Raffaele Pellecchia, Arcivescovo di Sorrento e Castellammare di Stabia

 

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