Capitolo 20: Padre Pio nel convento

 

 

Refettorio
 
"Il pasto era per lui il più grande tormento. Sentiva nausea di qualsiasi cibo, per cui mentre i frati cominciavano a mangiare, lui continuava a pregare. gli aveva quasi sempre nel tiretto della mensa dei biscottini durissimi o dei ceci abbrustoliti e, durante il pranzo, invece di mangiare le vivande che gli portavano, metteva in bocca alcuni ceci o qualche pezzo di biscotto, che rosicchiava lentamene, dando a tutti la sensazione di mangiare. Negli ultimi due anni della sua vita non mangiava quasi più nulla."  (Padre Alberto, ricordi, esperienze, pag. 89-91)
 
Luigi Peroni: "In questo refettorio Padre Pio occupa il posto vicino alla finestra: ogni giorno egli vi è presente per il solo pranzo, per per lui inizialmete è di circa 100 grammi di vivande, e in seguito, dal 1945 in poi, si riduce a soli 15 / 20 grammi giornalieri. (Peroni, 442)
 
P. Nunzio a P. Marcellino: "Padre Pio mangiava tanto quanto niente. Una volta ho accompagnato alcuni ragazzi di Campobasso a San Giovani Rotondo. Uno di essi, Vito Imbrenda, si rivolse a Padre Pio in questi termini: "Padre, dicono che voi mangiate poco, però siete abbastanza robusto e state in buona salute." Padre Pio si rivolse ara ragazzo, e sorridendo: "Piccirì, segno che il terreno è buono!" Come dire a me basta poco, il terreno è fertile, basta un piccolo seme, per fare un buon raccolto." (110)
 
P. Nunzio a P. Marcellino: "A pensarci bene, non ho mai visto Padre Pio bene acqua come non l'ho mai visto mangiare pane.  A questo proposito posso ricordare che quando c'era il digiuno eucaristico il sacerdote e i fedeli non potevano bene nemmeno un sorso d'acqua a partire dalla mezzanotte fino al momento della comunione. Era un sacrificio non indifferente per tutti. Immagina la messa vespertina. Quando Pio XII riformò questa norma, riducendola a tre ore prima, Padre Pio commentò la riforma papale con parole di elogio per il Pontefice. "Benedetto questo Papa che ha fatto questa riforma. Sia proprio benedetto!"
So con certezza che Padre Pio beveva un bicchiere di vino dolce "marsalotto" che chi preparava le mense del refettorio gli faceva trovare al suo posto." (109)

Padre Nunzio a Padre Marcellino Iasenzanino: "A proposito del refettorio devi sapere che Padre Pio aveva una certa ripugnanza per le arance. Infatti quando c'era lui non si passava questo frutto. Una volta, io ero accanto a lui, e ne tirai fuori una dal cassetto. Padre Agostino mi fulminò con gli occhi. Padre Pio si accorse del mio imbarazzo, e rivolto verso di me, sottovoce, mi disse: "Eh! Uagliò: E' mangiatille." Naturalmente io non mi feci pregare." (Mischitelli, Il confratello, pag. 103)

Nel refettorio ogni frate aveva generalmente on posto fisso. I tavoli erano forniti di cassetti, dove il frate conservava posate, tovagliolo, bicchiere, frutta non mangiata, e qualche volta avanzi della propria porzione di pasto. (Mischitelli, Il confratello, pag. 103, nota 1)

P. Pio, rispondendo a una domanda di Padre Giambattista Colavita: “Ma io sento fame; prima di scendere a refettorio sento il desiderio di mangiare, ma poi, appena vedo il cibo, mi si chiude lo stomaco.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 412)

Padre Pio non prende caffè od altro al mattino. (Padre Alessandro, Crocifisso, pa. 228)


Padre Agostino garantiva che Padre Pio mangiava solo circa 20 grammi di cibo ogni 24 ore”.40 40 (Positio I/1, p. 945)  (Pena, 22)

 

Fra' Modestino: "Padre Pio mangiava pochissimo. A volte niente. Egli assaggiava appena le pietanze, poi le passava subito a Padre Anastasio da Roio che, a mensa, gli sedeva accanto." (Modestino, Io testimone, 29)

 

"Di rado gustava un bicchiere di vino, una fettina di fegato di maiale, dei carciofi o delle rape che gli mandavano da Pietrelcina" (Modestino, Io, 29)

 

Fra’ Modestino afferma che un giorno Padre Pio gli disse: “Figlio mio, prega per me. Ho il ventre gonfio e mi fa male. Oggi ho mangiato solo 30 grammi di cibo. Il regalo più grande che mi può fare il superiore è dispensarmi dal mangiare”. (Positio II, p. 147) (Pena, 22) (Modestino, Io, 29)

 

Il Visitatore Mons. Rossi, parlando della nutrizione del Padre, e basandosi su varie testimonianze, precisa che «c’è un poco di esagerazione» quando si dice che «vive quasi di aria». Molto non mangia, ma mangia. Faceva però meraviglia come «potesse reggere tante ore in confessionale» senza una adeguata alimentazione (Castelli, Inchiesta, 112)

 


La cosa più strabiliante è quello che raccontava con umorismo per far ridere i fratelli, ma che era stato un fatto reale. Durante una malattia si pesò, e pesava 83 chili. Alla guarigione, dopo tre giorni senza aver toccato cibo, pesava 86 chili. Era ingrassato tre chili senza aver mangiato nulla per tre giorni. Queste sono le meraviglie di Dio, che alimenta il corpo dei santi solo con la santa comunione! Questo miracolo fu testimoniato nel Processo dal suo superiore, padre Raffaele. (Positio II, p. 1405) ( Pena 22) (De Robeck, 80)

 

Una cosa che meravigliava i medici era come il frate potesse sopravvivere quasi senza mangiare, se non il minimo indispensabile. Padre Damaso da Sant’Elia a Pianisi dice: “Una volta stette senza mangiare per 20 giorni. (Positio I/1, p. 569) (Pena, 22) 

 

Non c’è quindi da meravigliarsi di ciò che riferisce il 5 maggio del 1956 padre Carmelo Durante, in occasione del Simposio internazionale di malattie coronariche. Il medico inglese Ewans dichiarò: “Per noi medici, padre Pio è biologicamente morto. Bisogna tener conto della quantità di calorie che brucia quotidianamente nello svolgimento della sua attività, e, dall’altra parte, di quelle che assume mangiando così poco, al limite della sopravvivenza. Bisogna anche pensare al sangue che perde tutti i giorni come egli stesso ha testimoniato e che è provato dall’esame delle bende del costato. Quindi, in forza del principio scientifico delle calorie necessarie per l’esistenza umana e delle leggi che regolano l’equilibro fisico-psichico dell’organismo, per noi medici è biologicamente morto. In altre parole, umanamente non è possibile che un uomo in tale situazione possa sopravvivere, e tanto meno operare come lui opera senza interruzione, tutti i giorni. (Positio II, p. 820) (Pena 23)

 
 

Padre Pio e i frati a refettorio. Mosaico nella chiesa di San Pio

 

      

Davanti alla porta del refettorio. C'e' sempre un'ultima cosa da fare prima di entrare.

 

 

         

Padre Pio  prende il suo posto a refettorio con gli altri frati

 

 

 

  

Il refettorio antico e il secondo refettorio, con il posto assegnato a Padre Pio

 

 

Padre Pio assaggia il cibo della mensa degli operai durante la costruzione di Casa Sollievo

 

 

 

 Bambini  

                                

    Donato Centra col figlio Antonio nel 1968

 


 
 Battesimi:
              

Carmelina Miglionico tiene in braccio il suo bambino mentre viene battezzato da Padre Pio.

        Battesimo di Pio Masone, nipote di Padre Pio. La madrina che tiene in braccio il bambino e' Mary Pyle.
 
pronipote Pio Masone      battesimo Pio Masone       prestigiatore      Carlo Campanini  
 

 

 

 

Confessioni:

Ritardata.

Con l’ordinazione sacerdotale il 10 Agosto 1910, Padre Pio non ricevette il permesso di confessare. Padre Pio implorò il Padre provinciale Padre Benedetto insistentemente di dargli  facoltà di confessare. Dall’aprile 1911 all’aprile 1913 gli scrisse ben 18 lettere a tale scopo. La risposta era sempre negativa. I motivi addotti erano la salute fisica e l’incertezza sulla sufficiente conoscenza della teologia morale, per non aver seguito regolarmente lo studio per motivi di salute. Padre Pio ricevette la facoltà di ascoltare le confessioni sacramentali nel Maggio del 1914 (Epist. I, 221, 263, 348). (Fernando 225-6).

Durata.

La confessione durava in media tre minuti.  Ogni confessione doveva essere una conversione. (Padre Pellegrino, Iasenzaniro 107) Era come trovarsi dinanzi al giudizio di Dio. Tutti tremavano inginocchiati dianzi a Padre Pio.  

Rimproverava. 

Spesso rimproverava alzando la voce: “Sciagurato”, sciagurata” “Vai a rimettere le cose a posto. Cambia vita. Va a disporti al divino perdono.” Sintetizzava la sua metodologia dicendo: “Non dò il dolce a chi ha bisogno di un purgante.” Fernando 241  “Io tolgo il vecchio e vi metto il nuovo.” Fernando 250  A Padre Tarcisio da Cervinata: “Se non faccio così non si convertono a Dio.” Fernando 251 Al superiore Padre Carmelo da Sessano: “Senti, io tratto le anime come meritano davanti a Dio.” Fernando 250   14 giugno 1920 a P. Benedetto: “Mi rammarico che qualche volta mi accade di alzare un pò la voce in ciò che riguarda la correzione. Conosco essere una debolezza riprovevole. Qualche volta mi tocca fare quello che  pur troppo io aborrisco e voglio evitare.” (Fernando 241) (Epistolario I, 1170)   "Io faccio una sfuriata, ma il mio interno è sempre sereno." (D'Apolito, Padre Pio, 266) "Sono turbato solo alla superficie, ma dento c'è sempre tanta calma e tanta serenita'." (D'Apolito, Padre Pio 267)

Cacciava.

Alle volte cacciava. Padre Carmelo: “Coloro che erano stati scacciati, con più voglia e audacia tornavano da lui: non si davano pace.” Fernando 25.

Se i penitenti che non ricevevano l'assoluzione da Padre Pio andavano da altri sacerdoti, Padre Pio suggeriva loro: "Quello che faccio io voi non potere farlo. Regolatevi con prudenza, carità e comprensione" (D'Apolito, Padre Pio, 269)    Una volta Padre Pio disse a padre Carmelo, suo superiore, che anche lui soffriva nel respingere i penitenti, ma aggiunse: “Io tratto le anime a seconda di come se lo meritano davanti a Dio”. A padre Tarcisio di Cervinara disse: “Amo le anime come amo Dio”. Per questo non poteva essere debole rispetto ai peccati dei penitenti e li correggeva con rigore. Lottava in modo particolare contro i peccati dell’aborto, dell’adulterio, del mancare alla messa domenicale, dell’indecenza nel vestire, la bestemmia o i peccati contro l’eucarestia. (Pena 13-4) ( Positio II, p. 625)

Sapeva tutto.

 Alberto Del Fante raccontò a Don Pierino: "Io ero nella massoneria, e feroce anticlericale. Mia moglie era ammalata di tumore, moribonda, senza alcuna speranza. Ella mi chiese piangendo di andare da Padre Pio per chiedergli la guarigione. Io le dissi che va bene ci andavo, ma non perché ci credevo, ma per giocare un terno al lotto. Io ci andai, ascoltai la lunga Messa e mi misi in fila per la confessione. Giunto il mio turno non mi inginocchiai subito. Padre Pio: "Giovanotto, non mi fate perdere tempo! Che siete venuto a fare, a giocare un terno al lotto? Fulminato dalla ripetizione della mia espressione mi inginocchiai ma ero impreparato e non sapevo cosa dire. Ma Padre Pio cambiò voce, divenne dolce e paterno, e sotto forma di domande mi svelava ogni peccato della mia vita passata: e di peccati ne avevo tanti. Mentre col volto nascosto tra le mani piangevo curvo sull'inginocchiatoio, Padre Pio mi sussurrò singhiozzando: "Figlio mio, mi sei costato il meglio del mio sangue." Poi mi sussurrò: "Dammi una mano ad aiutare gli altri." E aggiunse: "Salutami tua moglie." Tornai a casa, concluse Alberto del Fante, mia moglie era guarita." (Galeone, 63-5)

Trasformava.

Sempre trasformava. Padre Giuseppe Pio (al secolo Bill Martin di New York), che visse diversi anni vicino a Padre Pio, commentava: "Quando Padre Pio alle volte agiva scorbutico con qualche persona., lo faceva con una intenzione soprannaturale. Lo faceva solo per salvare quell'anima. Io lo chiamo un attore per le anime. Se al difuori era un po' duro, al didentro era sempre calmo e sereno. Padre Pio sapeva esattamente come agire con ogni singola persona. Noi lo chiamiamo lettura dell'anima. Padre Pio leggeva nelle anime, conosceva il loro futuro. A me una volta mi disse un peccato che io facevo e che non sapevo che fosse peccato. Io potrei dire tanti fatti di Padre Pio. Io potrei parlare di questi fatti sino al giorno del giudizio. Pensa ai cinquant'anni di vita pubblica, 365 giorni all'anno, con la gente facendo continuamente domande e richieste, e ricevendo risposte, è un numero senza fine." (Schug, A Padre Pio, 69)




 
Uomini che aspettano in massa all'aperto per mettersi in fila e confessarsi da Padre Pio.
Molti giorni Padre Pio quand'era giovane confessava per 19 ore.


 
File di uomini e donne che aspettano di confessarsi da Padre Pio, prima che il sistema  di prenotazioni entrasse in funzione.


         
L'ufficio di prenotazione per le confessioni di donne e uomini.


                 

 

La confessione delle donne fu fatta da Padre Pio allo stessa confessionale situato nella chiesetta antica, alla sinistra di chi entra.

 

 

 

               

Gli uomini si confessavano nella sacrestia della chiesetta antica, genuflessi su un inginocchiatoio. Certi anni fu usato un confessionale con le grate. in quel caso Padre Pio apriva la porticina davanti e faceva inginocchiare il peniotente dinanzi a lui.

 

Giardino:

Giardino. Nel giardino Padre Pio ama soffermarsi con gli amici durante l'estate nella mezz'ora di ricreazione della sera. Lì, a pochi passi, c'è il basso muricciola dove il Padre spesso siede, tenendo tesa ai vari competitori su occasionali argomenti; il piccolo campo di bocce, dove egli a volte si batte, con alterna fortuna. (Peroni, pag. 444)



                       
Padre Pio con Beniamino Gigli, il fratello Michele, dr. Sanguinetti, Dr. Lotti e tanti altri frati e amici.


     
Nel 1953 Padre Pio assiste ad una partita di bocce nel giardino orto dietro il convento. Dietro Padre Pio ci sono alcuni sacerdoti. Padre Pio tiene delle lettere in mano. Alla sinistra di Padre Pio, un gradino piu' giu', il commendatore Emilio Bevilacqua.  Siamo a meta' anni cinquanta e l'ospedale non e' ancora in funzione, ma tanti medici sono gia' in azione nell'ambulatorio. Seduti in basso, dalla sinistra, il professor Lucentini, il dottor Pancaro, il dottor Lotti,  piu' il profilo di un'altra persona.
 
Padre Nunzio Palmieri da Teano visse accanto a Padre Pio per 4 anni dal 1950 al 1953. Aveva le incombenze della sacrestia e della prenotazione per le confessioni. "Padre Pio non si credeva diverso o migliore degli altri. I momenti di espansione fraterna erano quelli del pasto e della presa d'aria, come diceva Padre Pio dopo la confessione degli uomini, al pomeriggio. Allora si vedeva il confratello scherzoso, allegro, pronto alla battuta e alla barzelletta, alla canzonatura di qualcuno, all'amena discussione dei fatti del giorno. Solo quando si scivolava nella politica interveniva Padre Agostino per deviare, le nostre discussioni. (Mischitelli, Il confratello, pag. 103)

 
Padre Nunzio Palmieri
 
Padre Nunzio a P. Marcellino: "P. Pio non aveva assolutamente alcuna ritrosia per i negri. Io posso capire perchè i diavoli si presentavano più neri del carbone. Deduco dalle lotte con il maligno di cui parla nelle sue lettere ai suoi confessori. Una volta venne tutto il Collegio Etiopico di Roma. Tutti studenti neri. Bene, Padre Pio li ricevette tutti, uno per uno, di sera, in coro, senza alcun problema. Un'altra volta arrivarono due vescovi africani, i primi nativi d'Africa ad essere consacrati. Uno era arcivescovo di Addis Abeba e l'altro del Bassopiano dell'Eritrea. Da notare che quando questi venivano, volevano assistere alla messa di Padre Pio, a così fecero. La sera li ricevette nella sua cella e li tenne a lungo a colloquio. Ne uscirono emozionati, soddisfatti, e veramente contenti come una Pasqua. (Mischitelli, Il confratello, pag. 103)


Padre Nunzio. "Quando venne l'onorevole Moro fu fatto accomodare nel corridoio tra la porta della sacrestia e la porta della clausura. Appena vide Padre Pio l'on. Moro si prostrò in ginocchio. Padre Pio, vedendolo in quella posizione, gli disse: "E mò che fai? Alzati in piedi, chè resterai in piedi." Fu molto amichevole e cordiale. So che Moro è ritornato a San Giovanni Rotondo anche da presidente del Consiglio. (107)
 
 
 

 

 
Veranda con salottino di vimini:

Veranda. Vicino alla cella N° 1 c'è la veranda. In questa luminosa veranda Padre Pio si intrattiene volentieri, nelle primissime ore del pomeriggio. Seduto su una poltrona di vimini, seguita a far scorrere tra le dita la sua eterna corona. (Peroni, 445)


                         
     Valente
 
"Ogni giorno, dalle ore tredici alle quindici e mezzo, Padre Pio si tratteneva sulla veranda a recitare il breviario o santi rosari alla Madonna e a respirare aria pura e balsamica, prima di scendere in sacrestia ed ascoltare le confessioni della uomini. Verso le 14 immancabilmente veniva il giovane Mario Nalesso dalla Casa Sollievo a portargli, in un vasetto di vetro una piccola porzione di gelatina, preparata con vitamine, e un bicchiere di spremuta di arance. Non senza difficoltà Padre Pio riusciva a ingoiare parte della gelatina e a bere un sorso di aranciata. Per quattro mei, ebbi il piacere di bere il resto della spremuta di arance, offertami dallo stesso Padre Pio."      (Padre Alberto, Ricordi, esperienze, pag. 90)

 

Terrazzo:
Terrazzo:        Sul terrazzo da solo e con fra' Daniele.


 Convento:
       Helenio Herrera
 
 
 

 

 
Arco a sesto acuto, di ingresso al convento dal giardino:

Padre Pio utilizzava questa porta per uscire ed entrare dal convento senza passare per il portone principale. Qui benediceva le macchine degli amici, conoscenti e richiedenti.

                        

 

 

 
Olmo:

 La spiegazione dice: "E' ben visibile, in primo piano, l'albero al centro del sacrato: sotto i suoi rami si rifugiarono innumerevoli anime, prima e dopo l'incontro con il venerato Padre Pio."

    
                                          
1952        
 
 

 

 
Recite di beneficenza
 
 
Cleonice Morcaldi:

"Il padre guardiano fece costruire, accanto al convento, un grande salone per le riunioni e le conferenze del terz'Ordine francescano.

Volle che io facessi un discorso d'inaugurazione. Con l'aiuto di Dio lo composi e lo feci sul palco ove c'erano i padri cappuccini, il vescovo, le autorita' del paese e Padre Pio. La folla mi regalo' grandi battimani.

Il grande salone fu costruito per le conferenze, ma servi' per le recite sacre. Il Padre mi disse: "Vale piu' una rappresentazione sacra che una predica." Ne scrissi piu' di una decina. Mi aiutava la fantasia e il buon senso. I soggetti me li suggeriva il Padre. Preferiva sempre la vita dei martiri. La prima fu sant'Agnese, poi santa Cecilia, san Tarcisio, santa Caterina d'Alessandria, santa Barbara. A quest'ultima rappresentazione assistettero gli operai della miniera di Montecatini.

Feci pure alcune recite sul Vangelo: il cieco nato; il ricco Epulone; la resurrezione di Lazzaro. In ultimo, il primo martire, santo Stefano. Le altre recite, san Pietro, san Paolo, Mose', le rappresentammo in un vasto locale della Casa Sollievo. Oramai il salone del terz'Ordine non bastava a contenere tanta gente. Il ricavato delle recite era a pro dell'opera del Padre.

In Clinica tutti mi aiutavano. Olga Iezzi ci preparo' lo sfondo di tutte le scene. Gli attori erano molti. Una trentina e piu'.

Il Padre sedeva in prima fila, protetto da due file di confratelli. Era appoggiato a un inginocchiatoio, aveva in mano la corona negli intermezzi. Seguiva con attenzione e partecipava a tutte le scene.

Quando san Pietro celebrava nelle catacombe, il Padre piangeva e, assieme ai primi cristiani, faceva pure lui il segno della croce." (Morcaldi, Cleonice, La mia vita, 179-81)
 
   
Sala dei terziari sulla destra nelle foto

               
Padre Pio alle recite.

 

 

 

 
Capelli:
       Vincenzo Miniscalchi                 veranda          cella

       Padre Alessio

 

 

 
Sandali:

  Matteo Biancofiore, il calzolaio di Padre Pio

       Sandali di Padre Pio in mostra

  Piedi penosamente gonfi



  Padre Joseph Pius.  Padre Joseph Pius di New York (Bill Martin prima dell'abito) diceva:
"I Piedi di Padre Pio erano sempre gonfi, molto gonfi. Erano come due meloni dentro i suoi calzini. Uno piu' gonfio dell'altro."  (Schug, Profile, 63)


  Riposa i piedi             Aiutato da Padre Alessio e il sig. Zeni           Bacile usato da Padre Pio per lavarsi i piedi.

 


 

 

Lettere

          

Padre Pio riceveva lettere a mano quando incontrava gente, e anche riceveva lettere per posta.

Il cieco  Pierino andava a ritirare ogni mattina una sacco di corrispondenza all'ufficio postale.

 
Quando Padre Pio aveva bisogno di firmare raccomandate con ricevuta di ritorno, l'impiegato postale  Nicola Cocomozzi provvedeva ad andare al convento per ottenere la firma di Padre Pio .

Padre Pio celebro' il matrimonio di Nicola e battezzo' i suoi figli.

Nicola Cocomozzi con Padre Pio


               
La gente gli dava lettere.


     
Lettere arrivavano all'ufficio postale.


         
Su eBay ho trovato un assegno mandato dall'America, con la firma di Padre Pio, ma non l'ho comprato.


                 
E lui leggeva e rispondeva come poteva. 
 

 
Qui' Padre Pio e' in una saletta del convento con alcuni soldati americani durante la seconda guerra mondiale. Sta leggendo una lettera.
Leo Fanning (il piu' vicino a Padre Pio), poi Joe Asterita, and Mario Avignone. I tre appartenevano al 304mo squadrone di bombardieri del 15mo Air Force, stazionato a Cerignola. Andarono a trovare Padre Pio con Padre Paolino, del convento di Cerignola. (Ruffin, Padre Pio, 261)
La foto fu molto probabilmente scattata da Padre Paolino.



 
La foto di Mastrorilli colorizzata, con Padre Pio che tiene delle lettere in mano, e' stata usata sulla facciata di San Pietro per la canonizzazione.


   
Nel museo del convento, un muro zeppo delle lettere ricevute da Padre Pio nel 1967, ultimo anno intero di vita.
 

Quante lettere ricevette Padre Pio? 

 

Nel 1959 furono contate 162.242 lettere dall’Italia, e 124.711 dall’estero. 

 

Nel corso di più di cinquant’anni  di ministero le lettere furono diverse decine di milioni. (Positio 1,2 pp. 1034-5) 


Jim Gallager: L’assegno per la banca

 

Jim Gallager scrive nel suo libro:

 

“Quando gli dicevo che gli avrei scritto, Padre Pio replicava:

 

“Figlio mio, cosa vuoi fare con queste lettere. Io già ne ricevo tante altre. Mandami invece il tuo Angelo Custode.”

 

Da allora in poi, ogni volta che avevo bisogno di una preghiera per qualcosa, gli mandai un messaggio attraverso il mio Angelo Custode. ...Un giorno stavo aprendo la corrispondenza, e avevo appeno aperta una lettera della banca, con un’ultima ingiunzione per un pagamento dovuto.

 

Noi avevamo delle difficoltà finanziarie. Mandai una richiesta mentale di aiuto a Padre Pio. Nella busta seguente che aprii c’era un assegno per me da parte di qualcuno di cui non avevo mai sentito parlare. L’assegno era per l’ammontare esatto che io dovevo alla banca, fino all’ultimo centesimo.”

(Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.164-5)

 

 

 

Padre Pio al voto

 

 

Quando Padre Pio andava in paese a votare era una festa per tutti. Egli si recava al seggio elettorale, situato generalmente in una scuola elementare, per fare il suo dovere di cittadino obbediente. Ma per la gente, malgrado la comprensibile tensione, comune alle tornate elettorali, era sempre una festa, anche col lancio di fiori e confetti che coprivano il cofano della macchina.

 

                

Sul seggio

    
        

Uscita dal seggio

 

          

In macchina

 
Automobile

Padre Pio saliva in macchina quando doveva andare a votare e quando voleva rendersi conto da vicino del progresso nella costruzione dell'ospedale.

Come da immaginare c'era competizione tra i pochi possessori di automobili, a chi spettava l'onore di portare Padre Pio.

 

Anche Bardazzi porto' qualche volta Padre Pio.

 

 

Il dr. Sanguinetti pure. Padre Pio va al sito di costruzione dell'ospedale (In piedi sono i fratelli Zeni)

 

 

Matteo Ricciardi il 23 maggio 1954

 

Matteo Ricciardi, tassista di San Giovanni Rotondo era abituato a dire : "Sono l'unico tassista al mondo ad avere accompagnato un santo.

 

Matteo accompagnò Padre Pio a votare nelle elezioni politiche del 23 maggio 1954.

 

Matteo raccontava che dopo aver fatto il militare, quando tornò non aveva un posto di lavoro. Si recò da Padre Pio.

 

"Era il 4 ottobre 1950 alla fine della confessione Padre Pio mi disse: "Fatti una macchina e porta le persone."

 

Mi comprai una fiat 1440 targata FG9345 e iniziò così la mia carriera da tassista, grazie al consiglio del mio amico Padre Pio."

 

"Un altro giorno che ricordo come se fosse ieri, era il 23 maggio 1954, era il giorno delle elezioni comunali. Fui io ad accompagnare Padre Pio alla scuola elementare dove doveva andare a votare.

 

Nel tragitto venimmo assaliti dai fedeli, eravamo scortati dal carabinieri, tutti volevano avvicinare il frate. Solo io avevo l'onore di potergli stare al fianco... d'altronde lui aveva deciso della mia vita".

 

(Alice, Dino, Matteo Ricciardi l'autista amico di Padre Pio, Pellegrino di Padre Pio, 3 luglio 2012)

 

     
Matteo Ricciardi

 

 

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