Capitolo 18: Padre Pio e i sacerdoti

 


"Altare e confessionale."
Padre Pio a Cleonice Morcaldi: "Il Signore elegge il sacerdote per l'altare e il confessionale." (Cleonice 2013, 100)

Cleonice Morcaldi riceve la Comunione da Padre Pio

 

 

"Dura realta'."

 

 

Al novello sacerdote Padre Dionisio da Cervinara: "O carissimo, tu sei la vittima. Un augurio che svela, sia pure con parole forti, quanto sia dura la realtà che attende nel compimento del proprio apostolato un futuro sacerdote." (Peroni, Padre Pio 103) (Da Il Fraticello, gennaio 1960, p. 8)

 

Padre Dionisio indicato dalla freccia

"Dio esige il cuore."

 

Al novello sacerdote Padre Alberto D'Apolito: "Ora sei Cristo. Sii sempre Gesù in mezzo alle anime. Ama e donati alle anima. Dio esige il cuore da tutti, ma molto più dai suoi ministri." (Peroni, Padre Pio, 103)

  Padre Alberto D'Apolito 

"Mi sarei fatto eremita."

 

Al novello sacerdote Don Domenico Labellarte: "Figlio mio, è così terribile il sacerdozio e così sublime la missione, che se io l'avessi saputo prima, me ne sarei scappato nella Tebaide e mi sarei fatto eremita." (Peroni, Padre Pio, 103) (Voce di Padre Pio, giugno 1974, p. 18, articolo di Don Domenico Labellarte)


Don Domenico Labellarte in ginocchio davanti a Padre Pio
"Casa per preti vecchi. Ho detto."

Padre Carmelo da Sessano del Molise, superiore del convento dal 10 ottobre 1953 e il 1959, riporta che una mattina Padre Pio lo chiamo' e gli disse: "Senti un po'. Dopo aver pensato ai bambini, ai giovani, ecc., ora dobbiamo pensare a fare una Casa per preti vecchi!..." Padre Carmelo: "Padre, una Casa per frati vecchi!" "Egli mi interruppe di scatto e, fissandomi negli occhi, quasi gridò: "Per i preti! Ho detto. Questi poveretti quando si fanno vecchi non hanno chi dia loro un bicchiere di acqua!... Noi frati abbiamo sempre qualcuno che ci assiste!..." Tutto mi divenne così chiaro che che non potei che dire: "Va bene, Padre, ha ragione. Cercherò di fare quanto posso." Questa iniziativa, di altissimo valore ecclesiale, rimase in cantiere. (Alessandro, Cireneo, 496)


Padre Carmelo da Sessano sorridente vicino a Padre Pio durante una recita di beneficenza
"Non mi farei sacerdote."

Padre Giovanni da Baggio riporto': "Ho chiesto a Padre Pio: "Se tu tornassi a nascere ti faresti di nuovo Cappuccino e sacerdote?" Padre Pio senza alcuna esitazione: "Si', mi farei di nuovo Cappuccino, ma non sacerdote." "Come! non ti faresti più sacerdote! Per te chi è il sacerdote? Non è forse il rappresentante di Cristo sulla terra? Il Cristo stesso sull'altare?" Padre Pio: Appunto per questo non mi farei più sacerdote. Ogni mattina, tremo e soffro immensamente al pensiero  che io debbo immolare e crocifiggere Gesù per offrirlo vittima al Padre Celeste! Se avessi avuto da studente la cognizione che ho ora, non mi sarei fatto ordinare sacerdote." Padre Giovanni: "Sull'altare non sacrifichi solo Gesù, sacrifichi anche te stesso e ti offri vittima con Gesù." Padre Pio: "E' l'unico conforto, quello di essere associato a Gesù nel divin sacrificio e nella redenzione delle anime." (D'Apolito, Padre Pio, pp.248-9)

Padre Alberto alla destra di Padre Pio nella foto


 
Padre Alberto con Padre Pio


 
Il libro su Padre Pio di Padre Alberto D'Apolito

 

 

Ecclesiastici amici di Padre Pio

 

 

Alcuni ecclesiastici figli spirituali o amici di Padre Pio:  Don Giacomo Alberione, Padre Pio delle Piane, Rev. Jean Derobert, Padre Annibale Maria Di Francia, don Pierino Galeone, Don Olinto Marella, Padre Massimo da Porretta, Frà Modestino Fucci da Pietrelcina, Frà Daniele Natale da San Giovanni Rotondo, Frà Giovanni Sammarone da Trivento, Frà Gerardo Natale da Deliceto Don Luigi Orione, Don Dolindo Ruotolo, Don Probo Vaccarini, Don Domenico Labellarte, Don Dante Gemmiti, Padre Giovanni da Baggio, Cardinal Giacomo Lercaro,

 

 

 

Don Giacomo Alberione

Don Giacomo fondo' diverse congregazioni religiose raggruppate nella Famiglia Paolina. Le figlie di San Paolo, la Societa' di San Paolo, i Pii Discepoli del Divin Maestro, Le Sorelle di Gesu' Buon Pastore, Le Sorelle di Maria Regina degli Apostoli, e altre istituzioni. Visito' Padre Pio il 3 marzo 1965, accompagnato da Padre Angelico da Alessandria. Padre Pio e don Alberione ebbero un colloquio da soli sulla veranda per 20 minuti. Nessuno dei due dissae mai di che cosa avevano parlato. Dopo, don Giacomo e Padre Angelico visitarono la famiglia Bevilacqua, proprietari di un albergo vicino al convento. Quattro mesi dopo, don Valentino Gambi, direttore delle Pubblicazioni Paoline, fece una visita a Padre Pio. Quando seppe che don Valentino lavorava per don Orione, gli disse: "Non dimenticarti, figliolo, che stai alla scuola di un santo, di un santo (subito appresso, al mio confratello, autista del Primo Maestro, ripeterà argutamente: "Non ammazzarmelo quel santone!"). Quante cose egli vuole ancora fare per Gesù e per le anime servendosi dei mezzi più efficaci (alludeva ai mass media) per portare il Vangelo in ogni angolo del mondo. Seguitelo in tutto, in tutto, senza stancarvi mai! Te ne prego, figliolo, te ne prego". (Valentino Gambi in “Il Cooperatore Paolino”, Maggio 1999)

http://www.stpauls.it/coopera00/0599cp/0599cp20.htm
 

Don Giacomo Alberione



Don Giacomo a colloquio con Padre Pio



Don Giacomo con la famiglia Bevilacqua di San Giovani Rotondo



Don Giacomo Alberione fu dichiarato Beato il 27 aprile 2003 da Papa Giovanni Paolo II.

 

Padre Pio delle Piane

 
Padre Pio delle Piane nacque a Genova Marassi. Nel 1924 divenne frate dell'Ordine dei Minimi. Visitò Padre Pio parecchie volte.

Fu chiesto a Padre Pio che ne pensasse di Padre Delle Piane lui rispose: "Padre Pio delle pianure? No, dovete dire Padre Pio delle vette!"

Il suo processo diocesano per la causa di Canonizzazione fu completato nel 1998. Al presente è Servo di Dio.

 
Padre Pio delle Piane

 

Rev. Jean Derobert

Nato ad Annecy in Francia, divenne figlio spirituale di Padre Pio il 3 ottobre 1955 quando visito' Padre Pio mentre era studente all'Universita' Gregoriana in Roma. In quell'occasione Padre Pio lo accolse come suo figlio spirituale. Una mattina nel 1958, mentre era soldato dell'esercito francese in Algeria, ricevette un bigliettino di appena due righe da Padre Pio. Diceva: "La vita e' una lotta, ma ci porta alla luce." Quella stessa sera il suo gruppo di sei soldati fu attaccato da un commando del F.L.N. il fronte di liberazione nazionale algerino.
Gli altri cinque soldati morirono. Derobert fu gavemente ferito, ebbe una soprannaturale esperienza, e guari'.  Derobert ha scritto un magnifico libro su Padre Pio: “Saint Pio de Pietrelcina, transparent de Dieu.” Hovine, 3rd edition 2013.
http://jean-derobert.pagesperso-orange.fr/index0.html
          
Racconto di Padre Derobert in prima persona:

Una sera, un commando del F.L.N. (Fronte di Liberazione Nazionale Algerino) attaccò il nostro villaggio e fui ben presto fatto prigioniero, messo davanti ad un portone con cinque altri militari e là fummo fucilati. Mi ricordo che non ho pensato né a mio padre, né a mia madre di cui ero, tra l'altro, figlio unico, ma provavo solamente una grande gioia perché «andavo a vedere ciò che esisteva dall'altro lato».

 Avevo ricevuto, la mattina stessa, una cartolina da Padre Pio con due righe manoscritte: «La vita è una lotta, ma porta alla Luce»
(sottolineato due o tre volte). Immediatamente, feci l'esperienza dell'uscita dal corpo, e lo vidi accanto a me riverso e sanguinante in mezzo ai miei compagni, anch'essi uccisi. Ho allora iniziato ad ascendere e ad entrare stranamente in una sorta di tunnel.
Dalla densa nube che mi circondava, emergevano dei visi conosciuti e non. All'inizio, questi volti erano tenebrosi; si trattava di persone poco raccomandabili, peccatori con poche virtù. Però, man mano che salivo, ne incontravo altri sempre più luminosi.
Ero sorpreso di come potessi camminare... e mi dicevo esser fuori dal tempo, dunque già resuscitato... Mi stupivo di poter osservare tutt'intorno alla mia testa senza voltarmi indietro. Ero sbalordito di non aver sentito nulla per le ferite riportate dalle pallottole dei fucili e compresi che erano entrate nel mio corpo così velocemente da neutralizzare qualsiasi dolore. Subito, il mio pensiero andò ai miei genitori... E in un lampo mi sono ritrovato ad Annecy, a casa mia, e li ho visti dormire nella loro camera. Ho provato a parlare loro, ma senza successo. Ho visitato l'appartamento notando il cambio di posizione di un mobile.
Molti giorni dopo, scrivendo a mia madre, le ho domandato perché lo aveva spostato. Nella risposta che mi inviò mi chiese: «Come fai a saperlo tu?» Ho pensato pure a Papa Pio XII, che conoscevo bene (ero stato studente a Roma), e immediatamente sono arrivato nella sua stanza. Si era appena messo a letto. Abbiamo comunicato per mezzo dei pensieri (telepatia; ndt), perché era un grande spiritualista. Ho proseguito la mia ascensione fino a trovarmi circondato da un paesaggio meraviglioso soffuso di una luce azzurrognola molto delicata... Non c'era tuttavia il sole «perché il Signore è la loro Luce...» come dice l'Apocalisse.
Ho visto là migliaia di persone, tutte con un'età approssimativa di trent' anni, e ne ho incontrate alcune che conoscevo mentre erano in vita... La tale era morta a 80 anni... e sembrava averne 30... La tal altra era morta a 2... ed entrambe apparivano coetanee...  Ho lasciato questo «paradiso» costellato di fiori straordinari e sconosciuti quaggiù. Sono salito ancora più in alto... Là, ho perso la mia natura umana e sono diventato una «goccia di Luce».

Ho veduto molte altre Scintille luminose e sapevo che una era San Pietro, un'altra Paolo oppure Giovanni, o un apostolo, o quel tal Santo... Poi ho visto Maria, meravigliosamente bella nel suo mantello di Luce, che mi accoglieva con un sorriso indicibile... Dietro di Lei c'era Gesù, di una bellezza indescrivibile, e alle Sue spalle splendeva una zona di Radianza, che sapevo essere il Padre, e in cui mi sono immerso... Ho sperimentato, così, l'appagamento totale di tutto ciò che potevo desiderare. Ho conosciuto la felicità perfetta... e, bruscamente, mi sono ritrovato sulla Terra, il viso nella polvere, in mezzo ai corpi insanguinati dei miei compagni.

Ho preso contezza che il portone davanti al quale mi trovavo era crivellato dai colpi che avevano attraversato il mio corpo; che il mio abito era perforato e intriso di sangue; che il mio petto e il dorso erano macchiati anch'essi di sangue a metà coagulato, un po' vischioso... ma io ero incolume!

Sono andato allora dal Comandante così com'ero. Mi venne incontro gridando al miracolo. Era il comandante Cazelle, oggi deceduto.
Quest'esperienza mi ha segnato molto, senza alcun dubbio. Ma quando, affrancato dall'Esercito, mi recai da Padre Pio, egli mi scorse da lontano nel salone San Francesco. Mi fece segno di avvicinarmi e mi diede, come sempre, un piccolo buffetto affettuoso. Poi mi disse queste semplici parole: «Oh! Come mi hai fatto correre! Ma quello che hai visto, era talmente bello!» E chiuse lì la sua osservazione.
Si può capire, ora, il motivo per cui io non abbia più paura della morte... poiché so cosa c'è dall'altra parte!"

Padre Jean Derobert

http://sebirblu.blogspot.com/2014/11/la-nde-di-un-prete-fucilato-e.html

 

Padre Annibale Maria di Francia

 
Nacque in una aristocratica famiglia siciliana. Fondo' la congregazione delle "Suore Figlie del Divino Zelo", la "Congregazione dei Rogazionisti", gli "Orfanotrofi Antoniani". Nel 1919, quando aveva quasi settant'anni, Padre Annibale fece due viaggi a San Giovanni Rotondo. Il primo da solo. Il secondo  per accompagnare Padre Mariano, un religioso rogazionista che era appena tornato a casa cieco da soldato nella prima guerra mondiale. Padre Annibale gli voleva dare speranza e conforto per ottenere un miracolo tramite l'intercessione del giovane Padre Pio da Pietrelcina. Padre Pio aveva ricevuto le stimmate da pochi mesi. ( Scritti di Padre Annibale Maria di Francia, vol. 33, pp. 2-4 e pp. 166-167).   

http://www.30giorni.it/articoli_id_3590_l1.htm

     

Padre Annibale Maria di Francia fu proclamato santo il 16 maggio 2004 da Giovanni Paolo II.

  

Statua di Sant' Annibale Maria di Francia sulla facciata della basilia di San Pietro in Vaticano

 

 

S. Annibale Maria di Francia con  S. Luigi Orione

 

Don Pierino Galeone

Don Pierino incontro' Padre Pio per la prima volta nel 1947. Nel 1945 gli era stata diagnosticata la tubercolosi mentra era seminarista al Seminario Regionale di Molfetta. Don Pierino stette venti giorni a San Giovanni Rotondo, e il giorno che stava per partire Padre Pio gli batte un colpo sul petto dicendo: "Di tutto potrai morire, eccetto di qua." Padre Pio gli disse anche: 'Quando hai bisogno di qualcosa, mandami l'Angelo del Signore e io ti rispondero'." Don Pierino ebbe molte esperiense soprannaturali in contatto con Padre Pio. Egli e' il fondatore dell'istituto secolare "Servi della Sofferenza." Fu un importante testimone al processo di beatificazione nel 1986. Don Pierino scrisse il libro "Padre Pio mio padre"



                 
 
Don Pierino Galeone

 

 

Don Olinto Marella
Don Olinto, conosciuto come Padre Marella nacque in Pellestrina, un'isola della laguna veneta. Studio' al Collegio Apollinare in Roma, ottenendo il dottorato in teologia. Suo compagno di classe era il futuro Papa Giovanni XXIII. Ordinato sacerdote nel 1904, fu sospeso "a divinis" nel 1909. Nel 1919 ricevette un altro dottorato, in Storia e Filosofia. Fu reintegrato nel clero nel 1925. Padre Marella dedico' la sua vita ai poveri, specialmente i bambini poveri, chiedendo l'elemosina agli angoli delle strade. Fondo' a Bologna una Citta' dei Ragazzi e a Bologna e Ravenna un'istituto per accoglie famiglie bisognose che oggi si chiama "Opera Padre Marella".
Don Olinto visito' Padre Pio in San Giovanni Rotondo nel 1950, insieme a 350 giovani della sua "Citta' dei Ragazzi",e Padre Pio  lo incoraggio' a continuare la sua dedizione per i poveri. Il processo diocesano per la canonizzazione di Padre Marella fu completato nel 2005. Egli e' al presente Servo di Dio.

http://www.padreolintomarella.com/cronistoria_di_padre_marella.html
       
Immagini di Padre Marella chiedendo l'elemosina



Pellestrina, nella laguna veneta, isola natale di Padre Marella

 

 

Padre Massimo da Porretta

Si reco' da Padre Pio nel 1921, insieme a un gruppo di terziari per raccomandare ale sue preghiere un Una sole letter e' conservata progetto che stava faticosamente cercando di realizzare: una casa di ricovero per gli anziani. Inizio' tra loro una corrispondenza epistolare che si esauri' il 23 giugno 1923. Una sola lettera e' conservata. (Epistolario IV, 363)

http://www.vocedipadrepio.com/files/file/2010_11_ita_4.pdf
 
Padre Massimo della Porretta con Padre Pio

 

Fra' Modestino da Pietrelcina

Damiano Fucci nacque in Pietrelcina, lo stesso paese dove nacque Padre Pio. I suoi genitori erano amici d'infanzia di Francesco Forgione, il futuro Padre Pio. Seguendo il suggerimento di Padre Pio, Damiano entro' nel noviziato di Morcone, e nel 1946 divenne fra' Modestino, un fratello laico dell'Ordine Cappuccino. Padre Pio diede a fra' Modestino prima di morire la sua corona del rosario e gli spiego' come tutti possono diventare figli spirituali di Padre Pio. La tomba di fra Modestino e' collocata nella chiesa della Sacra Famiglia e San Pio in Pietrelcina, vicino al convento cappuccino costruito da Mary Pyle. Fra Modestino scrisse "Io... testimone del Padre".
                          
Fra Modestino

La cripta dove si recita il rosario ogni sera alle 9 puo' essere vista dal vivo su: 
http://www.teleradiopadrepio.it/

 

 

 

Michele Natale nacque a San Giovanni Rotondo nel 1919. Nel 1935 ando' a Morcone per il noviziato e divenne frate cappuccino col nome di fra Daniele. Rinuncio' a studiare per diventare sacerdote, e rimase fratello laico. Le sue incombenze erano di cuoco, cercatore, portinaio e sacrestano. Padre Pio si offri' di diventare suo Padre Spirituale e gli diede il compito di animatore dei gruppi di preghiera. Fra Daniele era molto pio, e tanta gente furono aiutati dai suoi consigli e preghiere. Mori' nel 1995 a San Giovanni Rotondo. L'8 martzo 2012 l'arcivescovo Michele Castoro apri' il suo processo diocesano di canonizzazione, e fra Daniele divenne Servo di Dio, come primo passo verso l'onore degli altari.
 

                                                              

Fra Daniele Natale con Padre Pio

 

Fra Giovanni Maria Sammarone da Trivento


Fra' Giovanni Sammarone: "Nel 1950, verso la seconda meta' di settembre caddi gravemente ammalato, un male allora difficile a curare e impossibile a guarire.

Il dr. Sanguinetti mi disse che avrei fatto bene a dispormi ad una imminente morte, "eccetto che intervenga il dito di Dio."

Io non mi nutrivo quasi piu' e il povero cuoco del convento non aveva tempo per prepararmi qualcosa di speciale.

Allora ci penso' la cara signorina Maria Pyle. Dai primi del mese di ottobre fino a tutto il mese di gennaio 1951, ogni giorno mandava in convento, per me, minestrine adatte e delicate, che mangiandone, io potessi ristabilirmi un poco, come in effetti avvenne. E mi ristabilii.

Il merito va senza dubbio alla carita' e alle premurose attenzioni della mai abbastanza compianta signorina Maria Pyle." (Massa, 81-82)
              
Fra Giovanni aiuta Padre Pio

 

 



Fra Gerardo Natale da Deliceto, visse a San Giovanni Rotondo per quindici anni, prima e dopo la morte di Padre Pio, esercitando, come fratello laico, le mansioni di cuoco, lavapiatti, portinaio, sacrista, campanaro, e altra incombenze. Padre Pio gli scrisse due lettere nel 1918 (Epistolario IV, 305-12)

 

Sulla strada verso il Paradiso

Un giorno Padre Pio si alzò bruscamente dalla tavola e si diresse verso la porta del convento. Alcuni frati gli andarono appresso. Padre Pio aprì la porta e cominciò a parlare. I frati non vedevano nessuno oltre a Padre Pio. Uno di loro pensò persino che fosse "impazzito".  Finita la conversazione Padre Pio chiuse il portone e, avviandosi indietro, vive il volto perplesso dei frati e disse loro: "Non preoccupatevi. Ho parlato con alcune anime che sulla strada che dal purgatorio mena al paradiso sono venute quì per ringraziarmi di averle ricordate questa mattina durante la Messa." (Parente, Padre, 137-9)

Fra Gerardo fu testimone oculare dell'episodio. (Alimonti, Vicino a Padre Pio, 54)


Frà Gerardo nella cucina del convento di San Giovanni Rotondo



Frà Gerardo con Padre Pio

 

 

Don Luigi Orione

Don Luigi non incontro' mai Padre Pio ma fu un suo accanito sostenitore specialmente negli anni 1923-33, il decennio della tormenta.

Egli fu in prima linea con il Dr. Giorgio Festa, il Prof. Giovanni Battista Morelli, Francesco Morcaldi, Emmanuele Brunatto, e Mons. Antonio Valbonesi  per liberare Padre Pio da accuse e restrizioni da parte del Supremo Tribunale del Sant'Uffizio.

Don Luigi Orione fondo' la congregazione dei Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Sorelle Missionarie della Carita'.

Don Luigi Orione fu dichiarato santo da Giovanni Paolo II 16 maggio 2004.


http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Orione
   
San Luigi Orione

 

Don Dolindo Ruotolo


Nato a Napoli, scrisse un commentario alle sacre scritture il 33 volumi, e diversi altri libri di teologia, mistica, e dottrina cristiana. Scrisse migliaia di lettere ai suoi figli spirituali. Fondo' l' "Apostolato Stampa". Ciamava se setsso O’ Vecchiariello d'a Madonna. Nell'autunno del 1953 ando' a visitare Padre POio con il vescovo Mons. Giuseppe Maria Palatucci. Padre Pio gli diede degli oggettini sacri per gli ammalati e poi gli disse: "L'intero Paradiso e' nella tua anima. E' stato sempre la' nel passato, sta la' adesso, e stara' la' per tutta l'eternita'." (Sac. Dolindo Ruotolo, Fui chiamato Dolindo, che significa dolore… pagine d’autobiografia. Napoli 1967, p. 268-9)

http://www.dolindo.org/vita.html
      
Don Dolindo Ruotolo
 
Don Dolindo Ruotolo riposa nella chiesa di "San Giuseppe dei vecchi e Immacolata di Lourdes"
via Salvatore Tommasi, 20 in Napoli.

 

Don Probo Vaccarini


 
Nato a Rimini, lavorava per le Ferrovie dello Stato. Nel 1948, a 29 anni, visito' Padre Pio. Si confesso', ma non ebbe l'assoluzione. Decise di non tornare mai piu'. Tempo dopo ebbe un sogno in cui Padre Pio gli disse tutti i suoi peccati. Sconvolto', ritorno' da Padre Pio per confessarsi, e questa volta ebbe l'assoluzione. Padre Pio gl;i suggeri' di sposarsi e di avere una "numerosa e santa famiglia". Probo si sposo' nel 1952 ed ebbe sette figli. Sua moglie mori' nel 1970. Divenne diacono permanente nel 1985 e, con speciale permesso della Santa Sede, fu ordinato sacerdote nel nel 1988, parroco per molti anni nella Parrocchia di San Martino in Venti.

http://www.pellegrinodipadrepio.it/don-probo-vaccarini-prete-per-volere-di-padre-pio-quattro-suoi-figli-sono-sacerdoti/
           
Don Probo Vaccarini

 

 

Don Domenico Labellarte

Don Domenico scrive:

 

"Nel raccontare la mia storia dovrò partire un po' da lontano. La mia vita è stata legata a Padre Pio per ben ventisei anni. Primo incontro 2 febbraio del 1943, 50 anni fa. Un abbraccio di misericordia. Io dico sinceramente, Padre Pio ha valorizzato uno straccio: non avevo più salute, veramente fu un abbraccio di misericordia. Dopo l'incontro con lui cominciai a rivivere, a riprendere i miei studi. Secondo incontro verso Pasqua. Terzo incontro il 22 agosto 1943.

Il Buon Dio mi aveva dato delle ispirazioni nel collegio Capranica dove mi trovavo in Roma tra il 15 e il 17 maggio di quell'anno, però ero giovane, ero studente di filosofia e non stavo bene di salute, per cui mi vergognavo di parlare circa tale esperienza interiore. Pensavo che fossero sogni o altro, eppure ero ad occhi aperti, era verso il mezzogiorno, ero lì, dinanzi al tabernacolo, dinanzi all'immagine della Madonna, di S. Agnese. Ciò che il Signore mi faceva percepire, per me, era qualcosa, diciamo, da mettere da parte. Avevo altri problemi da portare avanti. Ma, il piano di Dio, evidentemente era diverso; infatti il 22 agosto del 1943 Padre Pio mi chiama in disparte in una saletta, e mi fa parlare per un'ora e mezzo circa. Io mi vergognavo, mi facevo rosso e il Padre: «Devi parlare.» «Ma mi sono confessato questa mattina...!» «Ti ho detto, mi devi parlare».

Mi mette le mani sulle spalle e, quando finisco di parlare: «Non è roba tua, viene da Dio.» Mi tranquillizzai in parte. «Guagliò, datti da fare...». Dentro di me dissi: «Comincia la responsabilità.» Cominciai a tremare veramente. Ma, «Padre, cosa posso fare io? Lei vede come sono...» Il Padre replicava: «E io che sto a fare?» «Mi dica lei, allora, cosa devo fare...!» Con pazienza, mi presenta il programma in tutti i dettagli. «Padre, allora comincerò quando diventerò sacerdote...» Ed egli: «No, subito oggi», (come ricordava, nella sua testimonianza l'ingegner Benedetti, parlando di Madre Speranza, tutti i Santi vivono e percepiscono questo senso dell'immediatezza). «Ma dove, Padre?». Ed egli: «Dove ti trovi, nel collegio».

Avete ben capito che si tratta di una «fondazione» che il Signore mi chiedeva. Padre Pio mi fa subito cominciare con la «Lega della Fraternità». «Padre, mi assista» - dico io - . Mi fa inginocchiare e mi benedice; e così, da quel momento, diciamo che è stato un cammino insieme. Senza di lui non avrei potuto far niente. Muore Padre Pio il 23 settembre del 1968, resto molto sereno; ormai era stata avviata la prima Famiglia Secolare Femminile: era in via di approvazione come anche la Famiglia Secolare Maschile. Tuttavia, dinanzi alla bara di Padre Pio, trasportata dalla cella in Chiesa, sento un'ispirazione fortissima, per mezz'ora, dalle otto alle otto e mezzo: Completare l'opera con Famiglie Religiose, ossia: «Metti in pratica l'amore al sacerdote, l'amore alla preghiera, l'amore alla sofferenza, l'amore al sollievo della sofferenza. Questo hai imparato da me per ventisei anni - è Padre Pio che parla - . Devi dare 'organizzazione' a tutto questo».

Ho avvertito qualcosa veramente di forte, come le «chiamate» tra il 15/17 maggio del 1943. Si trattava di mettere su e, diciamo, di integrare i due misteri: quello dell'Incarnazione nelle due Famiglie Secolari; quello della Redenzione (sollievo della sofferenza, soprattutto) nelle due Famiglie Religiose."


http://www.collevalenza.it/CeSAM/08_CeSAM_0059.htm

http://www.parrocchiasanroccovalenzano.it/?page_id=18

Don Domenico Labellarte in conversazione con Padre Pio

 

 


Don Dante Gemmiti


Don Dante incontrò Padre Pio nel 1959.
Don Dante Gemmiti ha scritto tanti libri di Storia della Chiesa e spiritualità.
http://www.ibs.it/libri/gemmiti+dante/libri+di+gemmiti+dante.html

Al presente è parroco della parrochia di santa Maria dei fiori a Isola del Liri (Frosinone) e fondatore dell'annesso Complesso San Carlo. Un affresco nella chiesa celebra la storia di quella parrocchia.

Inaugurato l’affresco “Historia memoria populi Dei” dono di don Dante Gemmiti alla chiesa di San Carlo a Isola del Liri

 

Grande festa nella Chiesa di San Carlo a Isola del Liri, sabato 7 dicembre, per l’incontro zonale delle Confraternite e per la solenne benedizione dell’affresco Historia memoria populi Dei dell’artista pesarese Claudio Sacchi. La chiesa si è colorata del calore umano e degli stendardi delle confraternite della Valle del Liri, che si sono riunite in assemblea con don Antonio Molle, Direttore dell’Ufficio Diocesano per le Confraternite.

Il vescovo, mons. Antonazzo ha celebrato la Santa Messa comunitaria alla presenza dei numerosi confratelli convenuti. Durante l’omelia il Vescovo ha fatto riferimento alla tradizione che rivolge a Maria l’epiteto di tota pulchra. La bellezza spirituale dell’Immacolata Concezione, Madre di Dio, evoca la pienezza della Chiesa corpo di Cristo, chiamata a rinnovare nella storia il messaggio salvifico di Cristo risorto e vivo. Al termine della celebrazione, si è svolta la cerimonia di benedizione dell’affresco. L’opera è stata realizzata dal maestro Claudio Sacchi, allievo di Pietro Annigoni, il quale basa la sua pittura su una eccellente capacità grafica, lungamente esercitata e rinnovata sulla memoria dei fasti dei pittori rinascimentali. Pittore di formidabile virtuosismo tecnico, come lo definisce il critico Vittorio Sgarbi, Claudio Sacchi ha dipinto sulla parete circolare in fondo alla navata un affresco di 120 metri quadrati, che si aggiunge alle altre opere d’arte, quali le vetrate Dellas dell’artista tedesco Tross, il mosaico del prof. Ranocchi, i bassorilievi in bronzo dell’architetto Mauti, la serie di icone del prof. Landolfi, il concerto di sette campane della Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, che rendono il complesso ecclesiastico di San Carlo unico nel suo genere. Dopo la toccante cerimonia di scopritura, il vescovo Gerardo ha benedetto la straordinaria opera d’arte, che il parroco don Dante Gemmiti ha donato alla comunità in occasione del suo 50º anniversario di sacerdozio. L’affresco rappresenta la storia della comunità parrocchiale e contiene i simboli del territorio, quali la Cascata, il Castello Boncompagni e l’ingresso delle Cartiere Meridionali. Si notano i rappresentanti della società civile: operai, dirigenti, professionisti, una ciociara in costume tradizionale, un carabiniere in alta uniforme, un vigile, una madre che prega per i propri figli, una vedova. L’affresco presenta, inoltre, i rappresentanti della comunità parrocchiale e religiosa, tra i quali spiccano le figure del Cardinale Vincenzo Fagiolo, del vescovo Gerardo e di don Antonio Palombo, amato predecessore dell’attuale parroco. La comunità parrocchiale con la Confraternita della Madonna dei Fiori è guidata da don Dante, raffigurato con il calice alzato, un calice che racchiude le gioie e le sofferenze di tutto il popolo di Dio. Ci sono santi tutelari della parrocchia: San Pio, la beata Madre Teresa, la Madonna dei Fiori, che piedi cammina verso il popolo per donare suo Figlio Gesù. Al centro dell’affresco domina l’icona del Christus triumphans, opera dell’iconografa Gentili Viscardi. In tal senso, tutta la pittura esalta il presente che trascende il quotidiano, avvolto dalle nuvole che rappresentano l’immanenza divina nelle cose più semplici ed umili. La luce, i colori e la prospettiva creano un movimento continuo di tutte le figure verso il Cristo risorto e vivo, il quale illumina la storia e invita ad accogliere il suo abbraccio.

Carlo Giovannone.


http://test-dioc.giuseppetanzilli.it/pdigitale/inaugurato-laffresco-historia-memoria-populi-dei-nella-chiesa-di-san-carlo-a-isola-del-liri.html
http://www.diocesisora.it/inaugurato-laffresco-historia-memoria-populi-dei-nella-chiesa-di-san-carlo-a-isola-del-liri.html
(2014-02-14)

Spettacolare visione panoramica digitale dell'affresco:
http://maps.gstatic.com/m/streetview/?ll=41.686956%2C13.58582&spn=0.18%2C0.3&cbll=41.686956%2C13.58582&layer=c&panoid=CEg3yKYooegAAAQL1R1JQg&cbp=%2C343.55%2C%2C0%2C0.5999985&output=classic&dg=ntvb


Don Dante Gemmiti descrive l'incontro con Padre Pio nel 1959


Palese, Patrizia, Gruppo Amici Don Dante, I profumi del pane, I 50 anni di vita sacerdotale di Don Dante Gemmiti, 29-30 Giugno 1963-2013, Tipografia Mattei e Polsinelli, Arpino (FR), 2013
"Nel 1959, gli alunni della Facoltà Teologica "San Luigi" dei Gesuiti a Posillipo in Napoli si recarono a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio. Partiti di buonora arrivarono al Convento dei Cappuccini nelle prime ore della giornata. Tutti i seminaristi entrarono in un corridoio: si disposero lungo il muro e formarono un altro "muro" di ragazzi che bisbigliavano, facendo una linea irregolare con le loro teste. All'improvviso, quando apparve il frate Padre Pio tutti zittirono e le teste si immobilizzarono, come inchiodate sul collo. Il religioso scandì brevi e semplici frasi: "Ricordatevi di me nelle vostre preghiere e siate buoni, pregate perchè ci sia sempre la fede in tutti noi e per la mia perseveranza finale."

Dante avrebbe voluto parlargli e, mentre inseguiva quel suo desiderio, si rese conto di essere rimasto indietro a tutti in quel lungo corridoio. Guardò in giro, ma aveva perso il senso dell'orientamentoe si ritrovò per caso davanti a una celletta dove sopra lo stipite della porta su una tavoletta c'era scritto: "LA CROCE E' SEMPRE PRONTA E TI ASPETTA DOVUNQUE."
Mentre era immobile a leggere e rileggere quella massima dell'Imitazione di Cristo, non si rese conto che dietro di lui era giunto Padre Pio in persona.
Quindi quella era la sua cella.

La voce paterna di Padre Pio lo scosse dai suoi pensieri: "Uagliò... cosa vuoi?"
Senza nemmeno sapere come e chi gli dava quella prontezza di spirito rispose subito: °Padre, vorrei parlarle solo per qualche minuto... se lei vuole... ." 
"Vieni, figliolo, entra..." e lo spinse delicatamente in quella stanzetta di pochi metri quadrati che conteneva un letto appesantito da libri e lettere in un totale disordine.

C'era anche una piccola scrivania e il frate si sedette dietro di lui. Dante, invece sedette di fronte a lui e cominciò a parlare timidamente. Dopo poche parole fu interrotto dalla voce profonda dell'uomo di Dio: "So quello che vuoi"... e parlando solo lui, come se stesse leggendo un foglio o meglio i pensiero di Dante, con gli occhi bassi e lo sguardo rivolto verso un punto fisso, dave le risposte a ogni domanda che avrebbe voluto rivolgergli il giovane seminarista. Il tempo sembrò lunghissimo anche se in effetti erano stati solo 5 minuti.

Quando si alzò fu come se il ragazzo avesse avuto un ordine: si inginocchiò davanti a lui dicendo: "Padre mi Benedica." Le mani coperte dai guanti si posarono delicatamente sulla testa del ragazzo e fu in quel momento che Dante sentì dentro di sé di essere stato consacrato sacerdote per la vita perchè Padre Pio gli disse:
"Tu diventerai sacerdote e sarai un bravo sacerdote! Ora va! Io ti benedico nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo."

 

 


Padre Giovanni da Baggio


Una testimonianza personale, autorevole e preziosa, è quella del padre Giovanni da Baggio, cappuccino, coetaneo di Padre Pio, teologo, scrittore, predicatore apostolico, direttore di anime, grande amico del Santo (negli incontri, si confessavano a vicenda). Nel suo primo incontro Padre Pio (nel 1935), padre Giovanni da Baggio scrive che la mattina, «celebra Padre Pio e io esco per assistere alla sua Messa. Avevo da dirmi tutto l’Ufficio e pensavo di dirlo in quell’ora e mezza che dura la Messa di Padre Pio. Ma non fui capace di aprire il breviario. Alla vista del celebrante incominciai a commuovermi e piansi per tutto il tempo della Messa. Perché? Non so. Ma è tanta la devozione e tale il fascino che emana da Padre Pio, che tutti ne siamo investiti e soggiogati. Pare che egli mediti ogni parola e che ogni cerimonia lo trasporti come fuori di sé. La Lettura la fa con commozione, con voce bassa, quasi stanca, senza precipitazione e spiccando bene ogni parola. Certe contrazioni nervose del viso, certi sguardi smorti verso il cielo, certe mosse di capo, come se scacciasse una cosa molesta fanno pensare a forti sofferenze e a forti reazioni per non lasciarsi sorprendere dall'estasi. Il suo volto in quei momenti è quasi paonazzo, gli occhi lacrimosi: che hanno bisogno di un fazzoletto a portata di mano, la voce si fa sempre più stanca tanto che appena si sente alla Comunione e dà l'impressione che il Padre debba cadere svenuto per terra... ».

Padre Giovanni da Baggio, Padre Pio visto dall'interno (Le mie visite a P. Pio da Pietrelcina),
Archivio Provinciale dei Cappuccini, Firenze, 1970
http://associazionemadonnaumiltapistoia.blogspot.com/2011/10/padre-pio-la-santa-messa-e-tutto-il_17.html

 

 

Cardinal Giacomo Lercaro

La vita del Cardinal Lercaro fu molto legata alla vita e alla spiritualità di Padre Pio. Questa preziosa amicizia diede respiro al Padre, particolarmente quando la diffidenza dell’allora Sant’Uffizio gravò su di lui. Il 5 maggio del 1956 era a fianco a Padre Pio per l’inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza. Tenne la celebre omelia durante la quale si espresse così: - Noi cantiamo “Dov’è carità e amore, lì c’è Dio”. Oggi possiamo rovesciare queste parole dicendo: “Dov’è Dio, lì è carità e amore”. E qui c’è veramente Dio -. (Alimonti, Vicino a Padre Pio, pag. 51)

   Il Cardinal Lercaro con Padre Pio

5 maggio 1956 Inaugurazione Casa Sollievo

  Il taglio ufficiale del nastro da parte del Cardinal Lercaro e di Padre Pio il 5 maggio 1956

5 maggio 1966 

 

 

 

 

 

 

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