Capitolo 15: Da 64 a 69 anni

 

 

A 64 anni: 1951
 

 

 

1951: La busta della signora

 

Padre Nunzio Palmieri da Teano visse accanto a Padre Pio dal 1950 al 1953. Egli aveva l’incombenza della sacrestia e delle prenotazioni alle confessioni di Padre Pio.

 

Così scrisse:

 

“Una volta una signora mi consegnò una busta, ingiungendomi di consegnarla chiusa a Padre Pio. Disse che aveva urgente bisogno di una risposta.

 

Io andai sopra e incontrai Padre Pio nel corridoio e gli porsi la busta cercando di spiegargli di chi era. Egli non prese la busta e non mi fece neppure finire di parlare.  Disse solo, in dialetto: “Guagliò, vattenne!” (Ragazzo, vattene).

 

Io, incurante lo accompagnai alla cella e entrato nella cella gli feci presente di nuovo la richiesta della signora. Padre Pio: “Padre, se ne vada!”

 

 Io ero ancora con la busta in mano, e sfidando la mia timidezza, aspettai che Padre Pio uscisse dal bagno e gli dissi: “Padre, la signora di sotto vuole una risposta”.

 

Padre  Pio: “Va giù, alla signora dille che il matrimonio tende all’unione e non alla separazione. I matrimoni si acconciano e non si sconciano.”

 

Ritornato dalla signora, le consegnai la busta chiusa come me l’aveva data, le riferii che Padre Pio aveva rifiutato la busta e le dava quella risposta.

 

La signora si irrigidì e confusa e meravigliata disse: “Come fa a sapere? Come fa a sapere che cosa è scritto nella busta? Non l’ha neppure aperta!”

(Angelo Maria Mischitelli, Padre Pio il confratello,, Prima edizione 2002, Tracce Edizioni  seconda edizione 2012; Casa Editrice Sovera Edizioni, collana narrare, terza edizione 2015, ristampa 2016. Signora con la busta pag. 98-9)



Padre Nunzio Palmieri da Teano

Ottobre 1951: Giuffrè

Agli inizi degli anni 50 Giambattista Giuffré, ex impiegato di una banca di Imola, aveva iniziato a occuparsi, per conto di enti ecclesiastici, della ricostruzione di chiese o conventi danneggiati dalla seconda guerra mondiale.

L'ex cassiere cominciò ad amministrare denaro per conto di parrocchie, istituti religiosi, ma anche privati cittadini in Romagna, promettendo tassi di interesse altissimi, che oscillavano dal 70% al 100%.

Presentando come garanzie di affidabilità le sue amicizie con gli ambienti religiosi (per questo fu poi soprannominato "il banchiere di "Dio"), e contando su alcune connivenze negli ambienti politici e nel sistema bancario, Giuffrè riuscì inizialmente a rastrellare ingenti somme di denaro.

L'ex impiegato rimborsava effettivamente gli altissimi tassi di interesse, contribuendo in tal modo a pubblicizzare e rendere molto appetibile la sua raccolta, che così si estese rapidamente anche in altre regioni.

In realtà Giuffrè non investiva il denaro raccolto in attività finanziarie, ma si limitave a rimborsare gli alti tassi di interesse semplicemente utilizzando il denaro raccolto successivamente presso altri risparmiatori, secondo il classico meccanismo dello "Schema di Ponzi".

La sua attività continuò fino all'agosto del 1958, quando scoppiò il caso.

Tra i più colpiti ci furono i frati cappuccini, che persero una cifra enorme. (Wikipedia italiana: Caso Giuffrè)
 
Giambattista Giuffré

 


31 dicembre 1951: un matrimonio che non si doveva fare
.

Due giovani volevano sposarsi, ed essere sposati da Padre Pio. Il padre della ragazza si opponeva in tutti i modi, ricorrendo al cardinale di Torino e al San'Offizio per impedirne la celebrazione.

Il San'Offizio spedì a San Giovanni Rotondo due suoi consultori, l'Abate Caronti e mons. Pepe perchè visitassero e poi riferissero.

Finita la visita i due stesero una relazione piuttosto pesante di cui, poi, i cardinali del Santo Offizio ridimensionarono la portata.

Però a Padre Pio fu proibito di celebrare matrimoni. (Mischitelli, 644-5)



 
Mons. Giovanni Pepe

 
Abate Emanuale Caronti

Pepe e Caronti mandati a San Giovanni Rotondo dal Sant'Uffizio come investigatori

 

A 65 anni: 1952
 
16 gennaio 1952
Come conseguenza della relazione di Pepe e Caronti, già il 16 gennaio 1952 il Sant’Uffizio con una lettera informava degli inconvenienti riscontrati a San Giovanni Rotondo i responsabili dell’Ordine dei cappuccini, che, per il richiamo del tribunale ecclesiastico, fecero partire le prime restrizioni:

non si dovevano favorire i pellegrinaggi e non si doveva consentire la diffusione di scritti e immagini di padre Pio.
 



30 luglio 1952: otto libri su Padre Pio all'Indice ... per 5 giorni

Il Sant’Uffizio, in seguito alla citata «visita» affidata a mons. Giovanni Pepe e all’Abate benedettino Emanuele Caronti, emanò un decreto, datato 30 luglio 1952, con il quale si dichiararono all’Indice otto pubblicazioni dedicate a Padre Pio.

Del decreto venne data ampia notizia nell’«Osservatore Romano» del 3 agosto 1952.

Carlo Trabucco, Il mondo di Padre Pio
Giancarlo Pedriali, Ho visto Padre Pio
Piera Delfino Sessa, P. Pio da Pietrelcina
Donato Apollonio, Incontri con Padre Pio
Domenico Argentieri, La prodigiosa storia di Padre Pio
Guido Greco Fiorentini, Entità meravigliosa di Padre Pio
Carmelo Camilleri, P. Pio da Pietrelcina
Franco Lotti, P. Pio da Pietrelcina


5 agosto 1952

E questo senza prima avere informato il Pontefice, che ne venne a conoscenza solo dalla lettura dell’«Osservatore Romano».

Indispettito, Pio XII ordinò al cardinale Pizzardo di scrivere subito una «nota di accomodamento», pubblicata nell’«Osservatore Romano» del 5 agosto 1952, e dispose altresì l’immediato trasferimento di colui che aveva redatto il decreto del Sant’Uffizio, cioè mons. Pepe.

Non solo, ma il decreto non fu inserito negli «Acta Apostolicae Sedis» e quindi non ebbe efficacia alcuna.

Per la prima volta, un decreto emanato e reso pubblico dal Sant’Uffizio veniva bloccato e quindi non reso esecutivo. E, nella stessa circostanza, la Segreteria di Stato del Vaticano provvide ad inviare al Sant’Uffizio una lettera, firmata da mons. Angelo Dell’Acqua, con la quale si faceva riferimento a Padre Pio «affinché possa svolgere indisturbato il suo ministero sacerdotale».
(Peroni, Padre Pio nota 23 di pag. 471) (Giannuzzo, San Pio, 332-3) (Mischitelli, 645)

     
Card. Giuseppe Pizzardo

      
Mons. Angelo Dell'Acqua    
 

 

 

 

1952: Padre Pio a fra Daniele: “Il decreto era stato scritto, ma per strapparlo quanto c’è voluto!”

 

Michele Natale, di San Giovanni Rotondo, nel 1935 andò a Morcone per il noviziato e divenne frate cappuccino col nome di fra Daniele.

 

Rinunciò a studiare per diventare sacerdote, e rimase fratello laico. Le sue incombenze erano di cuoco, cercatore, portinaio e sacrestano.

 

Padre Pio si offrì di diventare suo Padre Spirituale e gli diede il compito di animatore dei gruppi di preghiera. Fra Daniele era molto pio, e tanta gente fu aiutata dai suoi consigli e preghiere.

 

Fra Daniele nel 1952 cadde ammalato, con febbre alta e una milza enorme e fu mandato dal superiore del convento di San Giovanni Rotondo a Roma al Regina Elena a Roma per essere operato. Il prof. Mario Margottino asportò la milza che aveva una massa tumorale di tre chili.

 

Quando Fra Daniele tornò al convento poche settimane dopo, Padre Pio gli disse: “Adesso ti posso abbracciare. Il decreto era stato scritto, ma per strapparlo quanto c’è voluto! Quanto dobbiamo essere grati al Signore, per quanto ci vuol bene!”

 

Fra Daniele morì il 6 luglio 1994 a San Giovanni Rotondo.

 

L'8 marzo 2012 l'arcivescovo Michele Castoro apri' il suo processo diocesano di canonizzazione, e fra Daniele divenne Servo di Dio, come primo passo verso l'onore degli altari.  (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 92-95)


Padre Pio con Fra' Daniele
 
1952: l'olmo dinanzi alla chiesetta.
Alla destra c'è il portico della sala san Francesco che sarà demolita pochi anni dopo per far posto alla nuova chiesa di S. Maria delle Grazie.


L'olmo dinanzi alla chiesa nel 1952

 

A 66 anni: 1953
 
Padre Pio sorridente fra due amici. La foto risale al 1953.
 
 
22 gennaio 1953. 50 anni di Padre Pio nell'Ordine dei Cappuccini.

Alla celebrazione dell'anniversario era presente anche il ministro generale dell'ordine, Padre Benigno da S. Ilario Milanese, come a confermargli, anche fisicamente, l'onore dell'Ordine di averlo tra i propri membri
 
       
Padre Pio scrisse di suo pugno le frasi sull'immaginetta ricordo
.
 

 

L'11 marzo 1953 uscì un libretto:

Consigli, Esortazioni di Padre Pio da Pietrelcina, tratti dai suoi scritti o ascoltati dalla sua viva voce, Palermo, 1953; con l'imprimatur dell'archidiocesi di Palermo in data 11 marzo 1953

"Prega, spera non agitarti. L'agitazione non giova a nulla. Iddio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera."

 

Questa famosa frase di Padre Pio è a pagina 39, nella sezione "Preghiera".

http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/consigli%20esortazioni%20di%20padre%20pio%20da%20pietrelcina.htm

 

      

 

Il Libro Consigli, Esortazioni

 

 

   

Estate 1953: Padre Pio e diversi medici assistono al gioco delle bocce nel giardino del convento 

 

 

6 agosto 1953: problemi di peso

Nella Cronistoria del convento leggiamo che la sera del 6 agosto 1953, dopo cena durante una ricreazione, Padre Pio raccontò che una ventina di anni prima stette malato quattro giorni, e non prese nulla, nemmeno una goccia d’acqua. Prima di questi quattro giorni per scherzo si era pesato. Si pesò anche dopo: in quattro giorni di digiuno assoluto era aumentato di tre chili e mezzo. (Cronistoria del convento, foglio 324) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.407)

 

 

1953: Durante la recita visita un malato in paese.

 

Padre Carmelo da Sessano riportò che nel 1953, quando lui era superiore del convento, Padre Pio stava assistendo a una recita nella sala dei terziari, insieme agli altri frati e a un numeroso pubblico.

 

Durante l'intervallo egli appoggiò le braccia sullo schienale della sedia davanti a lui e poggio la testa sulle braccia, rimanendo in silenzio e senza muoversi per circa cinque minuti. Poi alzò la testa rimanendo seduto normalmente. Nessuno diede importanza alla cosa.

 

Il giorno dopo Padre Carmelo andò a visitare un uomo malato in paese. Questi, quando lo vide, lo ringraziò per avergli mandato Padre Pio il giorno prima. Padre Carmelo rimase sconcertato.  Il malato e i suoi familiari avevano tutti visto Padre Pio nella stanza.

 

Quando Padre Carmelo domandò a che ora avevano visto Padre Pio, il tempo corrispondeva esattamente alla durata dell'intervallo della recita quando Padre Pio era sembrato assopito. (John McCaffery, Tales of Padre Pio The Friar of San Giovanni, Andrews and McMeel, Kansas City, 1978, pagg.25-6) ((C. Bernard, Ruffin, Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pag. 325)

     

Padre Pio si assenta durante l'intervallo della recita


 

14 dicembre 1953: “Io impiego meno di un minuto per andare in India.

 

Il 14 dicembre 1953 a refettorio si parlava e si esaltava la velocità degli aereoplani.

 

Il Padre Provinciale si vantava di aver fatto la “santa visita” alla missione dei Cappuccini in India, viaggiando in aereo.

 

Padre Pio non seppe trattenersi, e in tono scherzoso: "Sempre tempo è che se ne va. Và, và. Quando parto io, impiego meno di un minuto."

 

Tutti risero di gioia per questa chiara e innocente allusione del Padre alle sue frequenti bilocazioni.  

P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagina 345)

 

14 dicembre 1953: II diamante non levigato

 

Katharina Tangari:

"Non sempre le risposte di Padre Pio furono brevi. Quando era necessario, Padre Pio mi diede anche risposte più dettagliate.

La mia 15° visita a San Giovanni Rotondo, nel dicembre 1953, ebbe una ragione particolare. Ero appena ritornata da un viaggio all'estero: Durante un pellegrinaggio, un sacerdote mi parlò del cosiddetto Movimento di Caux allora abbastanza noto e discusso, e mi chiese di domandare a Padre Pio che cosa pensasse di questo "movimento".

 

Il sacerdote stesso era stato a Caux e ciò che mi raccontò dimostrava che non pochi, e fra questi anche sacerdoti, erano esposti al pericolo di un inganno. Per questo volle che io chiedessi a Padre Pio preghiere e consiglio.

 

Il lunedì 14 dicembre 1953, ebbi occasione di confessarmi da Padre Pio e gli esposi il caso di questo "movimento", che non voleva essere chiamato "setta" e aveva certi principi, per cui era denominato da alcuni "anticamera del Cattolicesimo".

 

Padre Pio segui attentamente e con interesse quanto gli esposi, e promise di voler pregare soprattutto per i sacerdoti, affinché riconoscessero l'inganno, perché effettivamente si trattava di un inganno.

Poi Padre Pio mi disse, pronunziando ogni parola con quel suo modo caratteristico che si imprime incancellabilmente nelle nostre menti:

 

 «Ricordati: ogni setta del mondo si nutre dalla Chiesa cattolica.

 

La nostra Santa Chiesa cattolica è come un grande preziosissimo diamante non levigato, dal quale ogni tanto qualcuno toglie una particella e la leviga non senza il soccorso del Maligno cosicché incomincia a brillare meglio del grosso diamante non levigato.

 

E questo brillare attira gli uomini, li abbaglia e li inganna, finché la particella, necessariamente, si spegne e sparisce nel niente. E' il gioco dell'inganno, che appare e riappare nel tempo. Gesù ci ha avvertito di guardarci da esso!». (Tangari, 59-60)

 
 
Katharina Tangari parla con Padre Pio  

Il libro della Tangari

 

 

 
 

Nell'inverno 1953-4 il Papa Pio XII si era ammalato gravemente.

 

La sorella del Papa scrisse a Padre Pio chiedendogli accoratamente preghiere.

 

Padre Pio dettò in risposta queste parole: "Di lei, che è la sorella del Santo Padre, comprendiamo lo strazio, ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello della sorella. Ho offerto al Signore tutto me, la mia offerta continua. Preghiamo, immoliamoci e confidiamo!"

 

Si legge nella Positio: "Si sa che il papa guarì miracolosamente. Basta leggere nella stampa del tempo la rivelazione fatta da padre Rotondi in merito alla improvvisa guarigione.

 

Pio XII, una volta guarito, venuto a conoscenza della eroica offerta di Padre Pio, fece arrivare a Padre Pio, tramite il prosegretario di Stato, Mons. Giambattista Montini, una lettera di ringraziamento." (Andrea Tornielli, Pio XII, Mondadori 207, pp. 547-556) (Positio I, 1 p. 423)

 

Papa Pio XII

 

A 67 anni: 1954
 
23 maggio 1954: Elezioni comunali a San Giovanni Rotondo. Il tassista Matteo Ricciardi porta Padre Pio al seggio elettorale.

 
 
25 luglio 1954: Inaugurazione del Poliambulatorio

Il 25 luglio 1954 Padre Pio, con profonda commozione, benedì i locali del Poliambulatorio, comprendente: il pronto soccorso, il laboratorio di analisi cliniche, la medicina generale, odontoiatria, e pediatria. Il dr. Luigi Pancaro, primo medico stabile della Casa Sollieva, istituì la banca del sangue.

In quella circostanza prese la parola e fra l’altro disse: «Il primo ringraziamento va al Signore che ha voluto quest’opera. Poi a tutti i benefattori vicini e lontani; agli strumenti e fattori della Provvidenza. [...] Io non ho fatto niente: avete fatto tutto voi... Io ho benedetto, incoraggiato, sì, ma i fattori siete stati voi!».

A questo punto, il guardiano, padre Carmelo da Sessano, lo interruppe dicendo: «Lo sappiamo, Padre, che lei non ha fatto niente!».

Seguì una risata generale.
 

Il 26 luglio 1954 fu aperto l'ambulatorio. Qui Padre Pio benedice il laboratorio di analisi. A destra nella foto Padre Clemente, il dr. Lotti e il dr. Sanguinetti.



Apertura dell'ambulatorio. A destra di Padre Pio Ernesto Lupi, figlio di Angelo Lupi, e il prof. Lotti.
A sinistra di Padre Pio il dr. Sanguinetti e il dr. Pancaro.
Il dr. Pancaro, italo - canadese, si era trasferito con tutta la sua famiglia per star vicino a Padre Pio.
Egli fu il primo medico permanentemente alle dipendenze di Casa Sollievo, e diresse la Banca del Sangue.



Padre Pio visita l'ospedale in costruzione il giorno di apertura dell'ambulatorio. Nella foto, a sinistra di Padre Pio l'ingegnere Nora Figna ed Angelo Lui. Dietro Padre Pio, il dr. Sanguinetti.


Foto del 26 luglio 1954. A destra di Padre Pio il dr. Sanguinetti con la moglie. A sinistra di Padre Pio Angelo Lupi con moglie e figli. Dietro la prima fila, impiegati, operai, tecnici e amici.
 

 6 settembre 1954: Improvvisa morte del dr. Sanguinetti
Purtroppo, poco tempo dopo, il 6 settembre 1954, la felicità del Padre fu stroncata dalla morte del dottor Sanguinetti, un caro e fedele amico.

    

dr. Sanguinetti con Padre Pio   

 

Con la moglie signora Emilia Spilmann


1954: Giuffré si o no
Nel 1954 Padre Carmelo da Sessano (che fu superiore del convento dal 1953 al 1959) venne pressato da un suo superiore ad affidare a Giuffrè il maggior numero possibile di milioni. E' quasi un ordine. Padre Carmelo si trova in serio imbarazzo e chiede consiglio a Padre Pio.

Padre Pio: "Non vedo chiaro in questa faccenda. Non è secondo la morale, e non è una cosa lecita."

La richiesta deve essere vagliata e approvata dal piccolo "consiglio" che in ogni convento decide della vita familiare dei frati. Esso è composto da tre persone: il guardiano (Padre Carmelo), e due consiglieri (Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi e Padre Pio). Padre Carmelo e Padre Pio dicono no a Giuffrè. Perciò la proposta viene respinta. (Peroni, 463-4)


 

Padre Carmelo da Sessano 

 

         

Padre Raffaele da Sant'Elia a Pianisi

25 agosto 1954
Per meglio gestire giuridicamente l'ospedale, Padre Pio pensò ad un ente morale, ma, poichè nessun ecclesiastico voleva prendersi la respondabilità di quell'opera, fu deciso di costituire un Congregazione speciale del Terz'Ordine francescano con cinquanta membri, scelti tra i figli spirituali di Padre Pio.
Monsignor Andrea Cesarano, Arcivescovo Metropolita di Manfredonia, diese il suo consenso.

Il 25 agosto 1954 il ministro generale dei frati minori cappuccini, Padre Beniamino da San'Ilario Milanese, emise un decreto con il quale erigeva la "Congregazione del terz'Ordine Francescano, sotto l'invocazione e il patrocinio di Santa Maria delle Grazie nel paese di San Giovanni Rotondo." Direttore fu nominato Padre Pio, sotto la diretta ed immediata dipendenza del Padre Generale."

L'Associazione laicale "Congregazione del Terz'Ordine Francescano di Santa Maria delle Grazie" ottenne la personalità giuridica.  
(Claudio Gentile, Funzioni e compiti del Delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina,  Lampi di stampa, saggio, Milano, 2010, pag. 85)
 

15 maggio 1954

Con Padre Tarcisio alla canonizzazione di Pio X. Il 15 maggio 1954 dopo pranzo i padri parlavano con Padre Pio dei grandi preparativi per la canonizzazione di Pio X. Padre Tarcisio da Cervinara chiese a Padre Pio: "Padre, andiamo alla canonizzazione di Pio X?" Padre Pio: "Si'. Procurati il biglietto, che io gia' me lo sono procurato!"Pio X fu canonizzato il 29 maggio 1959. Da ricordare che Padre Pio non lascio mai il convento di San Giovanni Rotondo per 50 anni. (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, paginae 345)

 

 

 

11 ottobre 1954

Paolo Candiani in Piazza San Pietro. Candiani Paolo di Lecco, figlio spirituale, disse a Padre Pio che lui era stato a Roma per la proclamazione liturgica della Regalita' della Madonna l'11 ottobre 1954. Padre Pio: "Mi hai visto a Piazza San Pietro?" Al no Padre Pio concluse: "Peggio per te che non hai occhio per saper vedere." Da ricordare che Padre Pio non lascio mai il convento di San Giovanni Rotondo per 50 anni.  (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagina 346)

13 ottobre 1954: Prof. Francesco Lotti e dr. Alberto Caserta

"Il Giorno 13 ottobre 1954 Padre Pio, Acompagnato dal  superiore Padre Carmelo da Sessano, e da me, fu condotto nel gabinetto radiologico della Casa Sollievo della Sofferenza ove fu sottoposto al alcuni esami da parte del radiologo dottor Alerto Caserta.

E' da precisare che di tali esami non esiste registrazione presso l'archivio dell'Ospedale poichè la casa non era stata ancora inaugurata e le attrezzature da poco installate. Il radiologo veniva da Foggia e compilò i referti presso il proprio studio privato.

Furono praticate diverse fotografie al torace e al cranio per l'esame dei seni paranasali nel sospetto (confermato) di una sinusite.

Furono altresì effettuate radiografie all'insaputa del Padre stesso ma per incarico del superiore alle mani e ai piedi per esaminare la condizione dello scheletro nelle zone corrispondenti alle stigmate. ...

Non ebbi modo di esaminare direttamente le lastre delle mani e dei piedi: ricordo però di averne chiesto notizia al ragiologo (chiedendo in particolare se si notasse qualcosa di anormale a livello dei metacarpi e dei metatarsi), ma mi fu detto che non si notava assolutamente nulla di particolare."
(Gerardo, Le Stigmate, pag. 301-302)
      
13 ottobre 1954 raggi x fatti dal dr. Alberto Caserta delle mani e piedi di Padre Pio.
Le ossa non furono affette dalle stimmate.
(Gerardo, Le stimmate, appendice fotografica 17-21)


Il dr. Lotti, in camice bianco, conversa con Padre Pio

 

 

 

A 68 anni: 1955
 
Rosario

Padre Pio aveva sempre la corona in mano, dovunque si trovava, dappertutto.  La faceva scorrere tra le dita tutta la giornata. La lasciava solo per necessità, come quando recitava l’Ufficio o celebrava la Messa. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 138)

 

11 maggio 1955: quanti Rosari

 

L’11 maggio 1955 Padre Tarcisio domandò : “Padre, quanti rosari recita al giorno alla Madonna?” “Quando le cose non mi vanno male 30 rosari riesco a recitarli.” “Ma di 5 o 15 poste?” “Che ci fai di 5 poste? Da quindici poste!” (Cronistoria del Convento, f. 403. Vedi anche P. Tarcisio Zullo, Pos. II, 604) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 139-40)

 

40 di 15 poste

Padre Eusebio Notte: “Una sera con altri confratelli mi trovavo nella cella di P. Pio; suonò la campana che chiamava i frati alla recita del rosario; gli altri confratelli andarono, ma io non mi mossi. P. Pio mi chiese la ragione e io risposi che mi sentivo dispensato: per quel giorno avevo recitato tre rosari. Egli mi chiese: “Di quante poste?” “Di cinque”, risposi. Al che il Padre aggiunse: “Io ne ho detto 40 di 15 poste, e se potessi, volerei”. (Positio II, 299) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 101)

 

Sempre la corona in mano

Padre Pio aveva sempre la corona in mano, dovunque si trovava, dappertutto.  La faceva scorrere tra le dita tutta la giornata. La lasciava solo per necessità, come quando recitava l’Ufficio o celebrava la Messa. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 138)

 

Trentaquattro

Padre Carmelo Durante, superiore del convento, il 6 febbraio 1954, chiese quanti rosari aveva recitato quel giorno. Padre Pio: “Al mio superiore devo dire la verità: ne ho detto trentaquattro.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.139)

 

Quanti oggi

“Nell’orto del convento un giorno Padre Pio ci chiese: “Quanti rosari avete detto oggi?” Alcuni dissero due, tre, e finanche quattro. Padre Pio: “Quattro rosari interi? Tutte le quindici decine ogni volta?” “Si, Padre.” “Ma! Tu non ti stai sforzando, rispose padre Pio con una risata.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.163)

 

Prendimi l’arma

Una sera il padre, stando a letto, disse al nipote (Mario Pennelli): “Prendimi l’arma nell’abito”. Ubbidì, ma non trovò armi. Disse: “Zio, non c’è nulla nelle tasche del vostro abito, c’è solo la corona, eccola”, e la mostrò. Il padre rispose: “E quella non è un’arma?” (Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 164)

“Quando ho terminato le mie 180 corone (cioè sessanta rosari interi), allora mi riposo”. (Padre Pio a Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 164)

                         

 

                           

1955  Mary Pyle e i fotografi.

Mary Pyle a Maria Winowska nel 1955: "Per molti anni i fotografi si sono accaniti inutilmente, di fronte, di dietro, di fianco, introducendosi di nascosto, cercando di sorprenderlo: le pellicole rimanevano intatte.

La stessa macchina fotografica poteva prendere vedute impeccabili: ma quando l'apparecchio era fissato sul Padre, lo scatto operava a vuoto. C'era da piangere. Ora non si sottrae più, ma tutte le fotografie che vedete sono recenti.

 Stanchi di lottare, sollecitati da ogni parte, i suoi superiori gli hanno ordinato (nel 1953) di non rendere più insensibili le pellicole."

(Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino, trentatreesima edizione 2003, pag. 48. La prima edizione originale era in francese e fu stampata a Parigi nel 1955) (P. Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pagg.282-3)


Padre Guglielmo Alimonti e il fotografo francese.

Padre Guglielmo Alimonti testimonia che nel periodo in cui accompagnava Padre Pio sorreggendogli il braccio, aveva chiesto in anticipo a un sacerdote francese che aveva una macchina fotografica in mano, di fare una foto di lui con Padre Pio quando passavano nel corridoio.

Il prete gli disse di si, ma "tu chiedi permesso al Padre col pensiero, così non mi sgrida".

Quando arrivò il momento, il sacerdote stava in ginocchio come pietrificato e non non toccò la macchina fotografica.

Padre Pio stette immobile per quasi due minuti, come se stesse in attesa di quella foto.

Poi mi guarda e si stringe le spalle per farmi capire: Ti devi rassegnare, la foto non si fa."

(Alimonti, Padre Guglielmo, I miei giorni con Padre Pio, Centro Regionale Gruppi di Preghiera, Pescara, 2013, pag.46-7)
 
 

24 settembre 1955 La storia di Cecil Humphrey – Smith

 

.Cecil Humphrey-Smith era quality control impiegato di Heinz e controllava I campi di pomodoro nella valle del Po.

 

 

Cecil aveva due amici marchesi, che in Vaticano erano di casa Bernardo Patrizi e Giambattista Sacchetti. Bernardo Patrizi era anche amico di Barbara Ward e apparteneva alla nobiltà papale divenuto marchese dopo la morte di suo padre; Giambattista Sacchetti cumulava la carica di presidente della società per azioni Casa Sollievo della Sofferenza con quella di furiere maggiore dei sacri palazzi apostolici. (Mischitelli, 624)

 

 

Confessione, comunione, estrema unzione in bilocazione.

 L'incidente a Cecil

Cecil ricorda: “Il 24 settembre 1955 ero estremamente stanco dopo una lunga giornata di lavoro. Alle 10:40 di sera stavo tornando all’albergo, quando feci un incidente, forse per un colpo di sonno. Per evitare una motocicletta andai a sbattere contro un ponte. La macchina fu tagliata in due. In quel momento io ebbi un’esperienza extra corporea. Io ero fuori del mio corpo guardando alla scena dell’incidente. ...Una macchina si fermò e mi portarono all’ospedale di Piacenza. Un medico si avvicinò e mi esaminò la testa e il corpo. Poi sollevò un lenzuolo sopra la mia testa e la barella fu spinta attraverso delle porte e lasciata in una stanza. A questo punto la porta si aprì ed entrò un frate francescano. Egli insistette che mi confessassi. Quando io non mi ricordavo egli mi diceva questo e quel peccato che io avevo fatto nella mia vita. Poi mi diede l’assoluzione, la comunione e l’estrema unzione. Quindi mi sorrise e scomparve. Il mattino dopo, il mio amico e collega marchese Bernardo Patrizi si presentò con un prete locale che mi portò la comunione. Io dissi che già era venuto un frate francescano a portarmi la comunione. Forse credettero che deliravo e mi dissero che potevo ricevere la comunione di nuovo.

 

Il marchese Sacchetti

Il marchese Sacchetti appena seppe dell'incidente si recò all'ufficio postale per mandare un telegramma a Padre Pio  riferendogli l'accaduto.

Quando allo sportello presentò il testo del telegramma, l'impiegato gli porse un altro telegramma, che era di Padre Pio, col quale assicurava preghiere per la guarigione di Cecil.

Mesi dopo, Cecil era perfettamente guarito, e lui  e Sacchetti andarono a ringraziare Padre Pio.

Gli chiesero anche com'era possibile che il telegramma di risposta di Padre Pio fosse arrivato prima del telegramma di domanda.

Padre Pio: "Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?" (Padre Alessio Parente, "Mandami il tuo angelo custode", Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 143-4)

 

Il marchese Patrizi

Il marchese mi portò poi a una clinica in Fidenza e poi a casa sua in Gerneto. La mia testa era rotta, il collo aveva ricevuto il colpo di frusta, la clavicola era spezzata, una vertebra era rotta, le costole erano contuse, così come erano danneggiati le gambe, i gomiti, le caviglie.”

In qualche modo Cecil sopravvisse, ma il cervello non funzionava bene, ed aveva terribile dolori nella parte destra della testa.

Il 15 novembre 1962 il marchese Patrizi portò Cecil da uno specialista a Parma. La radiografia rivelò un tumore nella parte destra del cervello. A questo punto il Marchese disse a Cecil che lo avrebbe portato da un suo amico, vicino a Foggia, senza dirgli di Padre Pio.

Presero alloggio in un albergo a San Giovanni Rotondo. I forti dolori di testa continuavano. Il Marchese Patrizisvegliò Cecil nel cuore della notte e disse che dovevano andate a messa.  (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.155)

 

Cecil sul sagrato prima della Messa

“Ricordo un incredibile folla di gente, tutti stretti intorno alla porta della chiesa, in quella oscura mattina d’inverno. Per me era ancora nel corso della notte. Essi pregavano il rosario. Io ero un pò stordito e tutto mi sembrava surreale. Noi potevamo sentire i lucchetti della porta venire aperti dall’interno, e poi quello che io posso descrivere come un rapido sfrecciare di un’ondata di folla che  attraversò la porta, e letteralmente corse per occupare i posti davanti. Io stessi indietro, come un inglese di buone maniere, a lasciai passare la gente.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.160)

 

Cecil a Messa

 “Entrato in Chiesa, mi sedetti dietro, da solo, ancora mezzo addormentato. La chiesa divenne silenziosa mentre un vecchio prete uscì per dire la Messa. Da quel momento in poi, tutto quello che posso dire è che mi sembrò di rivivere completamente la Passione, Crocifissione e Resurrezione. Di Cristo. Mi sentii trasportato ai piedi del Calvario. Il tempo sembrò di essere scomparso. Io ero in uno stato di stupore.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.160-1)

 

Comunione in bilocazione e guarigione

“In sacrestia io stavo con Bernardo quando passò Padre Pio.

Io dissi a Bernardo: “Ecco perchè mi hai portato qua. Quello è il frate che mi portò la comunione a Piacenza dopo l’incidente.”

Bernardo disse che quel frate non aveva mai lasciato San Giovanni Rotondo da moltissimi anni. Io ero ancora in uno stato di stupore. Avevo anche un terribile dolore di testa. Bernardo disse a Padre Pio: “Padre, questo è quel signore inglese di cui vi ho parlato.”

Padre Pio disse: “Eh, Be, Be” e mi mi diede dei colpetti tre volte sulla parte destra della testa. Il dolore scomparve immediatamente.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.161)

 
 
Dicembre 1955
Cooperativa San Francesco. Significativa l’entrata in funzione, fin dal dicembre 1955, della Cooperativa di consumo «San Francesco», voluta da Padre Pio per aiutare la gente del posto a far la spesa con prezzi calmierati.

 Inoltre, trattandosi di una cooperativa senza fini di lucro, venivano distribuiti i buoni-viveri per i poveri. (Scarale, Padre Pio, 163-4) (Giannuzzo, San Pio, 345)
 
 
7 dicembre 1955: I cinquanta terziari francescani

Il 7 dicembre 1955 Padre Pio partecipò, in una sala dell'ospedale, alla prima riunione del gruppo speciale dei Terziari Francescani, dedicato a Nostra Signora delle Grazie.

Questo gruppo chiamato "I cinquanta" ricevette quel giorno lo scapolare del terz'ordine dalle mani del Ministro Generale dei Cappuccini, Padre Benigno da sant'Ilario Milanese (1952-8).

Padre Pio era direttore del gruppo, sotto la diretta ed immediata dipendenza del superiore generale.

Tutti erano stati scelti tra i suoi figli spirituali.


I cinquanta del Terz'Ordine
 

Ormai la montagna non è più brulla e nuda, ora che è presente la Casa Sollievo.


Padre Benigno da Sant'Ilario Milanese

 

A 69 anni: 1956
 

28 aprile Venerdì Santo 1956: Don Attilio Negrisolo.

 

Nella Quaresima del 1956 don Attilio Negrisolo conosce a San Giovanni Rotondo un giovanotto romagnolo, di Cattolica, visibilmente provato: ha un tumore alla tempia.

 

Il ragazzo riesce a parlare con Padre Pio e don Negrisolo, dopo, incontrandolo, gli chiede: "Cosa ti ha detto Padre Pio?" Lui risponde: "Mi ha detto soffriamo insieme."

 

Arriva il Venerdì Santo e lo stesso don Negrisolo incontra Padre Pio e gli da gli auguri anticipati per Pasqua.

 

Padre Pio: "Per me i giorni sono tutti uguali. Oggi poi mi sembra di avere un trapano qui che mi penetra nella testa."

 

Disse questo indicando la tempia. Allora don Negrisolo osservò: "Per forza, Padre, vi prendete il male di tutti."

 

E lui - annota don Negrisolo - girandosi verso la piazza donde si sentiva il vociare della gente: "Magari fosse vero che potessi prendermi il male di tutti per vedere tutti contenti!"

 

Conclude don Negrisolo: "Seppi che in seguito il giovane guarì." (Saverio Gaeta, Padre Pio sulla soglia del Paradiso, San Paolo edizioni, 2002, p. 51)



5 maggio 1956 Inaugrazione dell'ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza"

La cerimonia di inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza avvenne il 5 maggio 1956.

In quella circostanza, Pio XII volle inviare al Ministro Generale dell’Ordine, e a firma del sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Dell’Acqua, un caldo telegramma col quale si compiaceva per la Casa Sollievo della Sofferenza definendola «opera suggerita da alto senso evangelico di carità».

Quel giorno a San Giovanni Rotondo vi erano circa quindicimila persone. Erano presenti il cardinale Lercaro e il Generale dei Cappuccini padre Benigno da S. Ilario Milanese.

Erano pure presenti alte personalità politiche, come il Presidente del Senato Cesare Merzagora e il ministro Giovanni Braschi.

Notata anche la presenza di personalità illustri: il prof. Enrico Medi, il tenore Beniamino Gigli, la vedova di Guglielmo Marconi e tanti altri.
(PERONI, Padre Pio, pp. 435-436)

Erano purtroppo assenti, ma presenti nella memoria di tanti, il dottor Sanguinetti, morto nel 1954, e il dottor Sanvico, morto nel 1955. Delle tre persone vicine al Padre all’inizio della progettazione della Casa Sollievo rimaneva solo il dottor Carlo Kiswarday, il cassiere, che morirà nell’agosto 1960. 
(Voce di Padre Pio, novembre 2009, articolo di Stefano Campanella, p. 39)

Dopo la Messa celebrata da Padre Pio, il cardinale Lercaro prese la parola dicendo fra l’altro:

«È inutile dire una parola quando le cose parlano già da sé in una maniera tanto eloquente; ma se un commento, un qualunque commento si può fare, vi dirò che ricordavo, mentre osservavo stamani venendo..., quella bellissima antifona che viene cantata il giovedì santo...: “Dove è carità e amore, ivi è Dio”.

C’è un indirizzo chiaro, preciso per cercare Dio, e ne abbiamo tanto bisogno; e vengono per tutti i momenti nella vita in cui questo bisogno si acutizza e anche il nostro orgoglio vinto dalla sofferenza o dalla umiliazione ci lascia cercare finalmente Iddio.

Dove trovarlo? L’indirizzo è preciso: “Dove è carità e amore, ivi è Dio”.

E stamani mi veniva fatto di pensare che la sentenza, così bella e chiara, si può anche rovesciare: “Dove è Dio, è carità e amore”. [...]

Ve ne siete accorti a San Giovanni Rotondo? Si. Se ne è accorto tutto il mondo: qui c’è Dio; evidentemente ci dovevano essere la carità e l’amore»
(Giannuzzi, San Pio, 323)
 

 

Il 5 maggio 1956 una folla di fedeli  era presente all'inaugurazioe ufficiale di Casa Sollievo.



Padre Pio celebrò la messa all'aperto davanti all'ingresso.
Vicino all'altare c'era il dr. Kiswarday (capelli bianchi), l'unico superstite del trio originale Sanguinetti - Sanvico - Kiswarday.



 Tra i presenti all'inaugurazione c'era anche il Presidente del Senato, onorevole Cesare Merzagora, con la signora.


Il Cardinale Giacomo Lercaro pronunciò un elogio del lavoro svolto.


Anche Beniamino Gigli era presente all'inaugurazione.
Video del discorso pronunciato da Padre Pio il 5 maggio 1956
per l'inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza" (01:13)


«Signori e fratelli in Cristo, la Casa Sollievo della Sofferenza è al completo. Ringrazio i benefattori d’ogni parte del mondo che hanno cooperato. Questa è la creatura che la Provvidenza, aiutata da voi, ha creato; ve la presento. Ammiratela e benedite insieme a me il Signore Iddio.

È stato deposto nella terra un seme che Egli riscalderà coi suoi raggi d’amore. Una nuova milizia fatta di rinunzie e d’amore sta per sorgere a gloria di Dio e a conforto delle anime e dei corpi infermi. Non ci private del vostro aiuto, collaborate a questo apostolato di sollievo della sofferenza umana, e la Carità Divina che non conosce limiti e che è luce stessa di Dio e della Vita Eterna accumulerà per ciascuno di voi un tesoro di grazie di cui Gesù ci ha fatto eredi sulla Croce.

Quest’opera che voi oggi vedete è all’inizio della sua vita, ma, per poter crescere e diventare adulta questa creatura ha bisogno di alimentarsi e perciò essa si raccomanda ancora alla vostra generosità affinché non perisca d’inedia e divenga la città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme ordine ascetico di francescanesimo militante. Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore.

Una tappa del cammino da compiere è stata fatta. Non arrestiamo il passo, rispondiamo solleciti alla chiamata di Dio per la causa del bene, ciascuno adempiendo il proprio dovere: io, in incessante preghiera di servo inutile del Signore nostro Gesù Cristo, voi col desiderio struggente di stringere al cuore tutta l’umanità sofferente per presentarla con me alla Misericordia del Padre Celeste; voi con l’azione illuminata dalla Grazia, con la liberalità, con la perseveranza nel bene, con la rettitudine d’intenzione.

Avanti in umiltà di spirito e col cuore in alto. Il Signore benedica chi ha lavorato e chi lavora e chi lavorerà per questa Casa e rimuneri a mille e mille doppi in questa vita tutti voi e le vostre famiglie, e con la gioia eterna nell’altra.

Vogliano la Santissima Vergine delle Grazie ed il Serafico Padre San Francesco dal Cielo, ed il Vicario di Cristo, il Sommo Pontefice in terra, intercedere perché siano esauditi i nostri voti»

Vi furono poi vari discorsi di circostanza: quelli del marchese Sacchetti, dell’ing. Ghisleri, del sindaco Morcaldi, del prof. Gustav Nylin e del dott. Gigliozzi.

Alla fine, Padre Pio e il cardinale Lercaro tagliarono insieme il tradizionale nastro.

Video del discorso pronunciato da Padre Pio il 5 maggio 1956 per l'inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza" (01:13)




Padre Pio legge il discorso ufficiale.


Padre Benigno da Sant'Ilario Milanese legge il telegramma inviato da mons. Dell'Acqua a nome di Pio XII:
"Inaugurandosi a San Giovanni Rotondo Casa Sollievo della Sofferenza Augusto Pontefice compiacesi
per Opera suggerita da alto senso evangelico carità invoca larga solenne effusione divine grazie
inizio et incrementi tanta preziosa attività ad invia di cuore zelante promotore dirigenti assistenti
confortatrice paterna benedizione apostolica."





 
Il taglio ufficiale del nastro da parte del Cardinal Lercaro e di Padre Pio.
Il primo ricovero avvenne il 10 maggio 1956, cioè cinque giorni dopo l’inaugurazione.
 
 

Il Marchese Giambattista Sacchetti parlò come presidente del consiglio di amministrazione di Casa Sollievo.

 
 L'ing. Ghisleri al braccio di Padre Pio



Il sindaco Morcaldi con Padre Pio

 
Il prog. Gustav Nylin, famoso cardiologo svedese

  
Il dr. Giovanni Gigliozzi


 

Il prof. Valdoni a colloquio con Padre Pio

 

Convegno di Cardiologia il 5-6 maggio
All’inaugurazione era stato abbinato un simposio sulle affezioni coronariche, presieduto dal prof. Pietro Valdoni, e con la partecipazione di clinici di fama mondiale, italiani e stranieri.

Nel pomeriggio di quello stesso giorno furono aperti i lavori del simposio.

La sera dell’inaugurazione dell’ospedale il prof. Waugensteen, medico statunitense, dopo aver sentito Padre Pio parlare della professione medica, esclamò: «Qui tutto è bello, buono, meraviglioso. Ho però un cruccio: che di padre Pio al mondo ve ne sia uno solo. Peccato che non ve ne siano di più».

  

Quando gli tradussero la frase, Padre Pio scoppiò in una risata e si coprì la faccia dicendo: «Poveri noi!… Dio ce ne scampi e liberi!»

(Giulio Giovanni Siena, Padre Pio e San Giovanni Rotondo, Due nomi per l'ospedale di Padre Pio, 10 febbraio 2009)
http://www.padrepioesangiovannirotondo.it/piosgr/?p=114

6 maggio 1956: giorno dopo l'inaugurazione

La sera del giorno dopo l’inaugurazione, i medici congressisti, prima di congedarsi, si recarono nel convento per salutare Padre Pio, che venne stimolato a dire qualcosa.

E Padre Pio: «Che vi devo dire? Anche voi siete venuti al mondo, come sono venuto io, con una missione da compiere.

Badate: vi parlo di doveri in un momento in cui tutti parlano di diritti. Io religioso e sacerdote ho una missione da compiere; come religioso, come cappuccino, l’osservanza perfetta ed amorosa della mia regola e dei miei voti; come sacerdote la mia è una missione di propiziazione; propiziare Iddio nei confronti dell’umana famiglia. [...]

Voi avete la missione di curare il ma-lato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto. Io ho provato questo: il mio medico, quando nel 1916-1917 fui malato, curandomi mi recava prima di tutto una parola di conforto. [...] Portate Dio ai malati: varrà più di qualsiasi altra cura. E il Signore vi benedica, voi tutti, le vostre famiglie ed in modo particolare il vostro lavoro e i vostri malati. Questo è l’augurio più fervido del sacerdote»

 
8 maggio 1956: Pio XII

Tre giorni dopo l'inaugurazione, l’8 maggio 1956, i medici congressisti vennero ricevuti da Pio XII, il quale si rivolse loro parlando delle finalità della Casa Sollievo:

 «...L’ospedale di San Giovanni Rotondo, che apre ora i suoi battenti, è il frutto di una delle più alte intuizioni, di un ideale lungamente maturato e perfezionato a contatto con i più svariati e più crudeli aspetti della sofferenza morale e fisica dell’umanità...

L’ammalato, posto nelle condizioni ideali dal punto di vista materiale e morale, stenterà meno a riconoscere, in coloro che lavorano alla sua guarigione, degli ausiliari di Dio, preoccupati di preparare la via all’intervento della Grazia, e l’anima stessa sarà così ristabilita nella piena luminosa intelligenza delle sue prerogative, della sua vocazione naturale...» (
Giannuzzo, San Pio, 325)

I medici del convegno ricevuti da Pio XII
 
 
Il Magazine del New York Times del 29 luglio 1956 scrisse:

"La Casa Sollievo è uno dei più belli e completamente attrezzati ospedali nel mondo. Ha financo un posto sul terrazzo per far atterrare un elicottero con pazienti in emergenza... Le sue differenti tonalità di marmo verde, l'artistica disposizione delle matttonelle, lr stanze luminose e piacevoli, le sue ultra moderne sale operatorie, laboratori , e cucina, la sua cappellina con le preziose vetrate istoriate, il suo staff di medici chirurghi e specialisti di prima qualità, ogni dettaglio, ne fanno un ospedale bello e aggiornato per rimuovere la sofferenza come uno spererebbe."

L'edificio aveva finanche aria condizionata, una rarità in Italia per anni a venire. Quando Padre Pio era criticato per troppo lusso, egli rispondeva:"Niente è troppo buono o troppo bello per i malati che soffrono." (Ruffin, 286-7) (The New York Times Magazine article, July 29, 1956, is quoted in Chiocci and Cirri, Padre Pio, vol. 2, p. 25. 53.)
 
 

 

 

 


 
 
 
 
Padre Pio visitò frequentemente Casa Sollievo dopo l'inaugurazione


Padre Pio con alcuni medici pochi mesi dopo l'inaugurazione nel 1956.
A destra di Padre Pio è Padre Carmelo la Sessano.
In prima fila in basso è Padre Mariano, il primo cappellano di Casa Sollievo.



Padre Pio approfittò di ogni occasione per visitare Casa Sollievo. I malati gli si radunavano intorno e lui  ascoltava le loro pene.

A destra di Padre Pio è il cappellano Padre Mariano.



Nella festa del Corpus Domini nel 1956 Padre Pio portò in processione l'Ostensorio con il Santissimo Sacramento in tutti i reparti.


Padre Pio visitò anche il presepe allestito dai dipendenti di Casa Sollievo, sotto la direzione di Padre Innocenzo, al secondo piano.
A sinistra di Padre Pio è il primo cappellano dell'ospedale Padre Mariano.



A volte Padre Pio recitava la messa in Casa Sollievo, come in questa occasione celebrando la festa della Madonna di Fatima nel reparto Medicina Donne.


Ogni volta che Padre Pio visitava Casa Sollievo, la macchia era affettuosamente circondata di fedeli,  e i Carabinieri erano necessari per proteggerlo.

Con Angelo Lupi



La Domenica del Corriere del 20 maggio 1956
 
 
 

 

 

 
 

PRAY, HOPE, AND DON'T  WORRY
A CELEBRATION OF PADRE PIO

 La storia di Padre Pio, in inglese


Parte prima   Parte seconda   Parte terza   Parte quarta   Parte quinta     Parte sesta


PADRE PIO: LA STORIA DI UN SANTO

straordinario documentario di RAI tre; durata  1:47:50

 

Video della costruzione di "Casa Sollievo della Sofferenza" e di altri eventi dell'epoca , in italiano

Parte prima 1: Gli umili inizi nel 1939, La Seconda Guerra Mondiale, I soldati americani, Barbara Ward e l' UNRRA,

Pio XII  e i Gruppi di Preghiera  Groups, Angelo Lupi. 

Parte seconda 2: Padre Pio tra i fedeli, testimonianze di Franco Lotti e Jean Guitton,

Cardinal Lercaro, il discorso di Padre Pio all'inaugurazione nel 1956

Parte terza  3: La nuova chiesa, Padre Pio va a votare, la Madonna of Fatima nel 1959, I papi. La Messa.

 
 

 

 

Estate 1956: Padre Gabriele Bove

 

Padre Gabriele Bove testimoniò: “Per me era sorprendente quello che diceva la gente sul fatto che Padre Pio avesse una grande familiarità con il suo angelo custode e gli chiedesse di andare di notte a confortare i malati e soccorrere i peccatori. Questo mi venne confermato dallo stesso padre.

 

Un giorno d’estate del 1956, dopo aver benedetto i fedeli, Padre Pio usciva dalla chiesa molto affaticato. Quel giorno sembrava più stanco del solito. Camminava appoggiato al braccio di padre Giambattista e assomigliava a san Francesco stigmatizzato che scendeva dalla montagna.

 

Lo presi per l’altro braccio chiedendogli: “Padre, è molto stanco?” - Sì, figlio mio, sono oppresso dal grande caldo.

 

Io dissi: "stanotte riposerà. Inoltre chiederemo al suo angelo custode di venire ad alleviare la sua pena.

 

Si fermò di colpo e mi gridò: “Ma cosa dici? Deve mettersi in viaggio”. Era proprio questo che io volevo sapere.

 

Nascondendo la mia sorpresa gli risposi: - Cosa? Il suo angelo deve viaggiare? - "Certo."

 

Allora gli dissi: - Padre, se il suo angelo deve viaggiare per confortare i malati e soccorrere i peccatori, permetta almeno che i nostri due angeli prendano il suo posto. -

 

No, ognuno dei vostri angeli stia con il suo protetto. "E, sorridendo, aggiunse: E se questi angeli diventassero gelosi?” (Positio II, p. 327)

 

 

 
17 dicembre 1956: Visita al Consiglio Comunale di San Giovanni Rotondo  
        
 Sala Consiliare del Municipio di San Giovanni Rotondo, registro degli ospiti illustri



1956: Mons. Bortignon

Nel 1956 Mons. Girolamo Bortignon, cappuccino, vescovo di Padova, lanciò due grandi progetti: la costruzione di un seminario minore, in grado di accogliere seicento allievi, e di una Casa della Provvidenza, con duemila posti per incurabili. Progetti lodevoli ma che costavano caro: si parlava di 5 miliardi di lire.

Giuffrè e il suo metodo erano arrivati a proposito. Per il seminario minore vennero raccolti 161 milioni, Per la Casa della Provvidenza vennero sottoscritti 700 milioni dai comuni e dall'amministrazione provinciale che riservava per se 700 dei duemila posti letto. Altri 300 milioni furono offerti o prestati da banche locali. Su cinque necessari, era quindi stato acquisito poco più di un miliardo.

Mons. Bertignon consegnò il denaro in deposito a Giuffrè, che simpegnò a corrispondere il 90% di interessi all'anno. Per il 1957 Giuffrè fu in grado di versare gli interessi promessi, ma nel 1958 si verificò il tracollo della Società Anonima dei Banchieri.

Il seminario minore non venne mai costruito e la Casa della Provvidenza aprì le porte solo nel 1962 con 500 letti al posto dei 2000 previsti. Il tracollo avvenne il 18 agosto 1958 dopo che alcuni prestatori, stanchi di aspettare gli interessi, avevano sporto querela e altri avevano chiesto di essere rimborsati. (Yves Chiron, Padre Pio una strada di misericordia, Paoline 1997,276-80)
 
Mons. Girolamo Bortignon, vescovo di Padova, cappuccino

 

 

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