Capitolo 12: Da 47 a 58 anni

 

A 47 anni: 1934
 
Il 19 marzo 1934 il ministro generale Padre Vigilio Dalla Zuanna da Valstagna comunicò al commissario della provincia cappuccina di Foggia Padre Bernardo Mazza d'Alpicella che "dietro suo interessamento e tramite lui stesso, La Congregazione del Santo Offizio concedeva a Padre Pio la possibilità di confessare uomini."
 
Il 12 maggio 1934 Padre Pio ricevette il permesso di confessare persone "utriusque sexus" cioè di entrambi i sessi. In altre parole ricominciò a confessare anche le donne.
 
Padre Vigilio, superiore generale dei cappuccini dal 1932 al 1938



Padre Bernardo D'Alpicella

 

A 48 anni: 1935
 
13 giugno 1935: Padre Vigilio
Il 13 giugno 1935 si verificò la prima visita canonica di un ministro generale dei frati cappuccini al convento di San Giovanni Rotondo. Padre Vigilio da Valstagna, al fu ricevuto in paese dalle autorità cittadine  e accompagnato in corteo al convento. Padre Pio aspettò sul piazzale, seduto sotto l'olmo, e si inginocchio all'incontro con Padre Vigilio, baciandogli la mano come rappresentante del Serafico Padre San Francesco. (Mischitelli, 558-9)

Padre Vigilio, al secolo Federico Della Zuanna, venne in seguito nominato vescovo di Carpi nel 1941.


Padre Vigilio, superiore generale dei cappuccini dal 1932 al 1938



Olmo sotto cui Padre Pio aspettò

 

A 49 anni: 1936
20 gennaio 1936: Giorgio V
La sera del 20 gennaio 1936 nella stanza di Padre Pio c'erano il dottor Sanguinetti e Padre Aurelio da Sant'Elia a Pianisi che riporta il fatto.

Mentre i tre parlavano, a un certo punto Padre Pio interruppe la conversazione, si inginocchiò e disse: "Preghiamo per il Re d'Inghilterra che presto si presenterà difronte al tribunale di Dio". Tutti e tre si misero a pregare in silenzio. La spiegazione la ebbero il mattino seguente quando dalla radio e dai giornali seppero che era morto Giorgio VI, re d'Inghilterra." 

Padre Bernard Ruffin scrive che, per quanto se ne sappia, Padre Pio non aveva nessun contatto con qualche membro della famiglia reale d'Inghilterra. E' perciò interessante capire perchè egli abbia avuto un interesse per il re Giorgio V.

Il re era un uomo moderatamente religioso, che leggeva ogni giorno un capitolo della bibbia, ma diceva di non capirci molto.

 

Da Wikipedia sappiamo che quando Il 6 maggio 1910 re Edoardo settimo  morì, Giorgio divenne il nuovo sovrano del Regno Unito.

 

Appena salito al trono "Giorgio si dimostrò subito intollerante alle parole anti-cattoliche contenute nell'Accession Declaration che era richiesta per l'apertura del primo parlamento da parte del nuovo sovrano.

 

Egli fece sapere che si sarebbe rifiutato di inaugurare la prima sessione del parlamento se fosse stato obbligato ad utilizzare quelle parole, dicendo che è superstizioso e idolatra ilvocare la Vergine Maria e celebrare il sacrificio della Messa. Venne pertanto creato l'Accession Declaration Act 1910 che accorciava la dichiarazione e rimuoveva le frasi considerate dal sovrano come offensive della dignità dei cattolici inglesi."

 

Quanto sopra ci fa capire poco di una storia tra Padre Pio e Re Giorgio V, che ci sarà spiegata nell'aldilà.

 

 (Gallagher, Jim, Padre Pio the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pagg. 138-9)  (Ruffin, C. Bernard, Padre Pio: The True Story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington, Indiana, USA, 1991, pag. 241)  (Dorothy M Gaudiose, Prophet of the people, A Biography of Padre Pio, Alba House, New York, 1973, pag. 118)

Re Giorgio V d'Inghilterra

 

29 dicembre 1936: Padre Giuseppantonio
Il 29 dicembe 1936 Padre Giacinto da Sant'Elia a Pianisi, da Foggia portò al convento la notizia che Padre Giuseppantonio era gravemente malato  e si raccomandava alle preghiere di Padre Pio.

Verso le due di notte Padre Pio che era andato a letto proprio allora, si vide nella stanza il Padre Giuseppantonio.

Appena vistolo gli dice: "Come, mi hanno appena detto che eri graemente ammalato e tu ti trovi qui?"

A questo dire il padre Giuseppantonio , facendo un gesto suo particolare: "Eh! Ora sono passate tutte le malattie." e disparve. (Ripabottoni, Cireneo, 359-60) (Bernard Ruffin, The true story, pag. 242)

Padre Giuseppantonio da San Marco in Lamis
 
 


A 50 anni: 1937
 
1937: Chiusura del piccolo ospedale
Nel 1937 un terremoto minò la struttura dell'Ospedale San Francesco, voluto da Padre Pio, e inaugurato nel 1925. Non vi furono danni alle persone, ma la struttuta era danneggiata e fu chiusa per sempre.
  Facciata dell'0spedale
 
31 dicembre 1937: Padre Bernardo

Il 31 dicembre del 1937 morì il superiore provinciale, già commissario generale, Padre Bernardo D'Alpicella. A succedergli fu nominato Padre Agostino da San Marco in Lamis.
   
Padre Bernardo D'Alpicella

 

 

4 maggio 1937: Carmela Fiorentino

 

 Volata in Paradiso durante la Messa.  

 

Carmela Fiorentino, la madre di Cleonice Morcaldi,  morì il 2 aprile 1937. Il 4 maggio, Padre Pio disse a Cleonice dopo la confessione: "Stamani, durante la Messa, mamma tua se n'è volata in Paradiso."  

 

(Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 126)

  

Carmela Fiorentino

 

 
 
 

1937-9: Madre Speranza

 

La venerabile Madre Speranza da Collevalenza, attestò nel 1970 che: "Quando io lavoravo al Sant'Offizio in Vaticano, vidi Padre Pio ogni giorno per un anno intero.

 

Egli usava avere i mezzi guanti sulle mani per nascondere le stimmate. Io lo salutavo, baciavo la sua mano, e qualche volta scambiavamo delle parole.

 

Questo avvenne tra il 1937 e il 1939. (Padre John Schug, OFM Cap., A Padre Pio Profile, St. Bedès publications, Petersham, Massachusetts, 1987, pagg. 45-6)

 

 

Madre Speranza confermò il fatto, diversi anni dopo,  a Padre Alberto D'Apolito.

 

Padre Alberto riporta un colloquio avuto con Madre Speranza da Collevalenza a Roma nel Febbraio 1970.

 

"Madre Speranza dice che ha conosciuto Padre Pio a Roma, tra il 1937 e il 1939. "

Padre Alberto: “...Madre, lei non ha potuto conoscere Padre Pio, perchè questi a Roma è stato una sola volta, quando, giovanissimo, accompagno la sorella a farsi monaca di clausura nel convento di S. Brigida (mese di Maggio 1917).  

Lei in quel tempo si trovava in Spagna. Certamente ha preso un abbaglio scambiando Padre Pio con qualche altro frate cappuccino.”

 

Madre Speranza: “No, non mi sono ingannata.... L’ho visto tutti i giorni al S. Uffizio per un anno intero; portava i mezzi guanti per nascondere le piaghe. Io lo salutavo, gli baciavo la mano e qualche volta gli rivolgevo la parola, ed egli mi rispondeva.”

 

Padre Alberto: “Madre mi sembra strano e inverosimile il suo racconto, stento a crederci.”

 

Madre Speranza: “Padre, devo confessarle che non sono mai andata soggetta ad allucinazioni. Anzi devo aggiungere che spesso veniva in aereo da Milano un personaggio misterioso con la barba bianca, brutto di aspetto, che mi faceva tremare di paura. ...Al solo vederlo ero presa da grandi timore e volevo fuggire. Mi sembrava il demonio. ... Veniva al S. Uffizio a deporre contro Padre Pio.”

 

Padre Alberto: “Madre, non si offenda se Le dico che non credo a quanto mi ha raccontato.”

 

Madre Speranza: “Padre, Lei è libero di pensare come vuole. Le ripeto che ho visto Padre Pio per un anno, tutti i giorni a Roma.”

(Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pagine 350-352)



Madre Speranza di Gesù, al secolo Blessed Maria Josefa Alhama y Valera

Padre Alberto D'Apolito
 


A 51 anni: 1938
 
Gennaio 1938: Padre Bernardo

Nel gennaio del 1938, dopo una settimana dalla morte del ministro provinciale Padre Bernardo D'Alpicella, per ben tre sere consecutive, ad ora tarda, prima di andare a letto, Padre Pio lo vide dalla grata del coro, che dall'altare dell'Immacolata della chiesetta di San Giovanni Rotondo tornava in sacrestia. (Ripabottoni, Cireneo, pag. 360)
   
Padre Bernardo D'Alpicella
 


A 52 anni: 1939
 
 
7 ottobre 1939: Via Crucis Viale Cappuccini

Il 7 ottobre 1939 fu benedetta e inaugurata la Via Crucis collocata lungo il viale dei cappuccini. Una gran folla partecipò all'evento.

 Le 14 stazioni erano state donate da un gruppo di devoti bolognesi.

Padre Pio seguì tutto il percorso.

La Via Crucis fu benedetta dall'arcivescovo di Manfredonia, mons. Andrea Cesarano. (Mischitelli, 572)
 
Mons. Cesarano quando venne nel 1939 a benedire la via crucis sul viale cappuccini.
C'è anche Padre Pio

     
stazioni Via Crucis al viale Cappuccini
 

 

 

 

1939: Vincenzo, figlio di Massimiliano Allievi.

 

Massimiliano Allievi, di Ascoli Piceno, nel 1939 aveva un figlio di un anno, Vincenzo. A quel tempo scoprì di avere un tumore linfatico al collo.

 

La famiglia sostenne spese enormi per farlo curare in Germania. Ma alla fine gli specialisti dissero che per la scienza medica non c'era più nulla da fare: "Lei ha sei mesi di vita."

 

Nel viaggio di ritorno dalla Germania Massimiliano ebbe la tentazione di buttarsi dal treno e fu trattenuto solo dal pensiero del figlio piccolo.

 

A casa la moglie e la madre lo convinsero ad andare a San Giovanni Rotondo. Arrivato al convento, vide sul sagrato Padre Pio che stava parlando affabilmente con un gruppo di persone.

 

Quando Padre Pio lo vide, gli fece cenno con un dito, lo invito ad avvicinarsi, e gli disse: "Tu hai un bambino di un anno vero? E cosa hai lì sul collo? Fammi un po' vedere." Dopo averlo toccato Padre Pio gli fa: "Via, via, vai a casa, vai a casa. "

 

Massimiliano Allegri restò interdetto e se ne andò molto deluso, pensando di aver fatto una gran fatica inutilmente, senza neanche essersi potuto confessare e comunicare.

 

Senonché nella notte si sveglia e fa la scoperta che lo fa letteralmente urlare: sul collo non ha più niente, tutto tornato normale e sano. Era guarito. (Maurizio Ternavasio, Padre Pio. La storia del santo con le stigmate, Editore Lindau, Torino, 2006 pagg. 129-130) (Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, BUR Rizzoli RCS Libri S.p.A., Milano, 2007, alla nota 236)


Padre Pio parla con una persona sul sagrato della chiesa
 
 

1939: il padre di padre Alberto

 

Il padre di Padre Alberto è salvo. Nel 1939 il padre di Padre Alberto d'Apolito si ammalo' gravemente è morì subitaneamente dopo aver ricevuto il santo viatico e l'estrema unzione da Don Giuseppe Prencipe, parroco a San Giovanni Rotondo.

 

Padre Alberto si trovava a Montefusco. Quando ritornò a San Giovanni Rotondo, Padre Pio abbracciandolo gli disse: "Su coraggio; stai tranquillo: tuo padre è salvo. Preghiamo per lui." (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag. 95-6)


Padre Alberto, tutto a sinistra nella foto

 

Dr. De Caro: Padre Pio sapeva

 

Il Dr. Gerardo De Caro, figlio spirituale sin dalla gioventù, aveva lunghe conversazioni con Padre Pio.

 

Dopo una di queste, egli scrisse nelle sue memorie: "Padre Pio aveva una conoscenza esatta delle anime nello stato di purgazione dopo la morte ed anche della durata delle pene che la divina bontà assegna e stabilisce, fino allo stato di purificazione totale."

(Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 107-9)

 

 

A 53 anni: 1940
 
 
Alle ore 16,30 del 9 gennaio 1940 .

La storia della Casa Sollievo iniziò con una riunione avvenuta alle ore 16,30 del 9 gennaio 1940 e alla quale parteciparono, il dr. Guglielmo e la signora Emilia  Sanguinetti, il dr. Carlo e la signora Mary Kisvarday, il dr. Mario e la signora Maria Antonietta Sanvico e la signorina Ida Seitz.

La riunione fu tenuta nella casetta prefabbricata abitata dai dr. Sanguinetti e Sanvico.

 La riunione fu organizzata dal dottor Sanvico, che per primo conobbe le intenzioni di Padre Pio. Sentito il dottor Sanvico, i presenti, alla fine dell’incontro, sottoscrissero un verbale dove dichiararono di essersi riuniti per costituire un «Comitato per la fondazione di una clinica secondo l’intenzione di Padre Pio da Pietrelcina».

 Il verbale conclude: «I presenti, udito dal dottor Mario Sanvico quanto è nel desiderio del Padre, studiano le direttive da prendere.

Con l’ausilio della Provvidenza, il comitato è così costituito: fondatore dell’opera, Padre Pio da Pietrelcina (che momentaneamente desidera non essere nominato); segretario, dottor Mario Sanvico; cassiere contabile, dottor Carlo Kisvarday; tecnico-medico, dottor Guglielmo Sanguinetti; direttrice Organizzazione interna, signorina Ida Seitz.

Si conviene che tutto ciò che sarà attuato dovrà essere sottoposto al consiglio del Padre»

La casetta vicina al convento dove abitavano le famiglie Sanvico e Sanguinetti.


La prima pagina manoscritta del verbale stilato dal dr. Sanvico.


Dr.Mario Sanvico

   
Dr. Guglielmo Sanguinetti 


Il dr. Kiswarday era molto ricco, ma vestiva modestamente

9 gennaio 1940: marengo d'oro
Un paio d’ore dopo la riunione, il dottor Sanvico e il dottor Kiswarday si recarono da Padre Pio chiedendo se quanto avevano deciso corrispondeva ai suoi desideri.

Il Padre diede la sua approvazione, dicendo: «Da questa sera ha inizio la mia grande opera terrena. Benedico voi e tutti coloro che doneranno alla mia opera, che sarà sempre più bella e più grande».

 E subito dopo versò nelle mani del cassiere dottor Kiswarday, come prima offerta all’opera, mezzo marengo d’oro (10 franchi) esclamando: «Anch’io voglio offrire il mio obolo».
     
La moneta da 10 franchi d'oro offerta da Padre Pio.

 
La lista delle prime offerte.

Il suo esempio venne seguito dagli altri. La signorina Seitz offrì un marengo e mezzo (30 franchi). Inoltre, tutti insieme offrirono, in lire italiane, una somma complessiva di 967 lire. Quindi, il patrimonio iniziale in valuta dell’epoca ammontava a 967 lire italiane e 40 franchi svizzeri. Sembra la cronistoria di un progetto fatto solo di fantasia, eppure doveva presto diventare una realtà che sa di miracoloso.
 
 
 
Due giorni dopo, 11 gennaio 1940, nel suo Diario, il dottor Sanvico annota che  Padre Pio gli indicò il terreno su cui doveva essere costruito l’Ospedale. Era un appezzamento di suolo demaniale adiacente al convento e in parte già assegnato in concessione ad una figlia spirituale, Maria Basilio, che lo aveva chiesto al Comune per costruirvi un’opera di beneficenza.
 
 
 La domenica seguente, 14 gennaio 1940,  il dottor Sanvico, sempre nel suo Diario, aggiunge che avendo «domandato al Padre quale nome intende dare all’Opera», egli subito gli rispose: «Casa Sollievo della Sofferenza».
 
 
 

Luglio 1940: Padre Elia.

 

Padre Elia De Martino da Serracapriola, quando era ancora studente di teologia a Campobasso,si ammalò di tubercolosi in modo molto grave.

 

Al terzo anno di malattia, nel luglio del 1940, fu mandato a San Giovanni Rotondo per cambiare aria. Padre Pio si prese cura di lui.

 

Un giorno frate Elia disse a Padre Pio: "Io sono tubercolotico. Tutti mi dicono che sono spacciato, che devo morire." "Padre Pio guardandomi con un sorrisetto arguto e rassicurante disse: "Ah, tu devi morire? Hai voglia a campare, figlio mio."

 

Padre Elia visse fino al 10 febbraio 2003. Aveva 87 anni quando morì, nell’infermeria dei frati a San Giovanni Rotondo. (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagine 306-7)

 



1940 Caso Serritelli (Diario di Padre Agostino, 154)
P.Agostino dovette intervenire più volte per via di lettere anonime, nelle quali si affermava che Padre Pio riceveva una donna di notte, in chiesa.
 
P. Agostino individuò subito la persona che scriveva le lettere condite di calunnie. La riprese, l'ammonì, la esortò a saper contenere i sentimenti di gelosia.
 
In pratica, la figlia spirituale di Padre Pio della prima ora, Elvira Serritelli, che era stata anche per un decennio sua prediletta, gelosa, scriveva che Padre Pio riceveva di notte una donna in chiesa.
 
Una volta preannunciò addirittura l'ora dell'appuntamento notturno. Padre Raffaele volle vederci chiaro e nella sera del supposto appuntamento si mise in agguato. Effettivamente all'ora annunziata notò una donna avvicinarsi alla porta della chiesa, rovistare intorno alla toppa e scappar via.
Il superiore scoprì che la donna era quella stessa che spediva le lettere e che di notte usava mettere della ghiaietta nella toppa della porta della chiesa per impedirne l'apertura.

Questo dimostra che la poverina credeva veramente a quegli incontri notturni.

La faccenda durò fino al 1940. (Meschitelli, 565)
 

 

A 54 anni: 1941
 3 marzo e 18 marzo 1941: sudore di sangue

 

Questi due fazzoletti presentati sopra furono usati da Padre Pio e conservati del padre superiore nel 1941. Servirono ad asciugare il sudore di sangue che si accumulava sulla fronte. La scritta a penna testimonia l'evento.




9 giugno 1941: Brunatti dona più di 3 milioni di franchi francesi per la Casa Sollievo

Presto sarebbero arrivati fondi sufficienti per il finanziamento dell’opera.

In quel tempo era stata costituita la Società Zarlatti per sfruttare alcuni brevetti per locomotive diesel degli inventori Fausto Zarlatti e Umberto Simoni.

La Società Zarlatti era composta dal conte Vincenzo Bajocchi, dal conte Alessandroni, dall’avvocato Antonio Angelini Rota, dall’ing. Umberto Simoni, uno dei due inventori, e dal conte Edoardo Aluffi, guardia nobile del Papa. Poi, nel 1931, il conte Bajocchi, un azionista della prima ora, diede alla Società una nuova struttura proprietaria.

In quella circostanza, il conte, nel ricordo della miracolosa guarigione della moglie verificatasi nel 1929 per intercessione di Padre Pio, fece entrare nella Società alcuni fedeli del Padre. Fecero parte del nuovo Consiglio di amministrazione: Francesco Morcaldi, Cesare Festa (il fratello del dott. Giorgio Festa) e il fotografo Federico Abresch.

In qualità di Presidente venne nominato Ubaldo Cuppini, l’azionista di maggioranza. Vice Presidente fu l’avv. Antonio Angelini Rota.

Brunatto entrò a far parte della Società in qualità di Amministratore delegato ed ebbe l’incarico di far conoscere e piazzare anche all’estero i brevetti delle nuove locomotive a nafta. E, per questo, si trasferì a Parigi dove istituì una consorella francese della Società Zarlatti.

In pratica, l’attività di Brunatto nella società Zarlatti ebbe inizio nella primavera del 1931, cioè quasi in coincidenza col decreto approvato dal Sant’Uffizio il 13 maggio 1931, che inibiva a Padre Pio ogni forma di rapporto con l’esterno, anche quello epistolare, tanto da essere obbligato a celebrare la Messa da solo, senza cioè presenza di pubblico. E se fino a quella data aveva forse avuto qualche possibilità di dare qualche suggerimento a Brunatto, per tutto il biennio successivo, avendo perso ogni possibilità di contatto con l’esterno, non fu certamente in grado di seguirne l’attività in seno alla Società Zarlatti.

Ma poi, quando si resero possibili i contatti con Brunatto, e quando ormai i brevetti cominciarono a fruttare, il Padre fece conoscere al dottor Sanvico le proprie intenzioni.

Il nome di Brunatto, per i suoi precedenti, non venne inserito fra i componenti del comitato, costituitosi nel gennaio 1940. Ma tutti sapevano quello che stava facendo per finanziare la clinica in progettazione.

Il dottor Sanvico, nel suo Diario, alla data del 14 gennaio 1940, fra l’altro scrisse: «Il Padre pensa che vada bene il brevetto Zarlatti per finanziare la sua opera».
    
Schema del brevetto Zarlatti e prove della locomotiva
 
Emanuele Brunatto
Infatti fra tante disavventure, Brunatto, il 9 giugno 1941, riuscì, tramite la Banque Italo-Française de Credit, ad inviare a San Giovanni Rotondo una lettera bancaria accreditata a Padre Pio, attraverso il Credito Italiano di Firenze, con la seguente indicazione: «Comitato per la costruzione della clinica di San Giovanni Rotondo»: un accredito di tre milioni e mezzo di franchi francesi, in quel tempo una somma considerevole.
 
Il 3 giugno 1941 Emanuele Brunatto manda da Parigi un assegno di tre milioni e cinquecentomila franchi
per contribuire alla costruzione di Casa Sollievo
 

7 agosto 1941: Padre Donato
Dal 7 al 15 agosto 1941 il ministro generale Padre Donato da Welle fece visita al convento di San Giovanni Rotondo.

Egli scrisse nella sua relazione: "Ho esaminato le stimmate e ho parlato spesso con Padre Pio. ...Dopo ripetute prove, in tutti i sensi, ho potuto concludere che il Padre era assolutamente sano di spirito, e mi rimase la certezza d'una semplicità e sincerità ch'era incapace di ingannare o di dire un sì per un no." (Mischitelli, 382) (Gerardo, Le stigmate, 126-7)

Padre Donato da Welle in Belgio, superiore generale dei Cappuccini dal 7 giugno 1938
 

 

1941: Il Gargano risparmiato.

 

Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941 i frati del convento chiesero a Padre Pio se San Giovanni Rotondo sarebbe stata risparmiata.

 

Padre Pio rispose : "Il Signore, per la sua infinita bontà, risparmierà questo luogo benedetto, e tutto il Gargano."

 

Il Gargano rimase incolume. Il tempo diede ragione a Padre Pio. (Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi -Esperienze - Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, ristampa settembre 2010, pag. 106)

 

 

 

1941: Padre Raffaele e il pane fresco .

 

Era il 1941, durante la seconda guerra mondiale. Il pane era razionato e ogni giorno andavano a chiedere il cibo una quindicina di poveri del posto.

 

Il Superiore, padre Raffaele, riferisce che all’ora del pranzo di mezzogiorno non c’era pane né per i 10 religiosi né per i poveri.

 

Dice: “Andammo in refettorio e iniziammo a mangiare la minestra, mentre Padre Pio stava pregando nel coro. Improvvisamente comparve Padre Pio con pane fresco sufficiente per tutti.

 

Lo guardammo sorpresi e io gli chiesi : “Padre Pio, dove ha preso questo pane?”. Mi rispose: “Me lo ha dato una pellegrina di Bologna sulla porta”.

 

 Gli risposi: “Rendiamo grazie a Dio”. Nessuno dei religiosi disse una parola. Avevano capito”. (Positio I/1, p. 882)  (Pena 36-8)


Padre Raffaele con Padre Pio

11 settempre 1941: Mons. Damiani, Uruguay

 

Il vicario generale di Salto, Uruguay, Mons. Vincenzo Damiani, che soffriva di cuore, in una visita a San Giovanni Rotondo si fece promettere da Padre Pio che lui l'avrebbe aiutato nei momenti finali della vita.

 

L'11 settembre 1941, si svolgeva a Salto un convegno sulle vocazioni,  a cui parteciparono Mons. Damiani, il vescovo di Salto Mons. Alfredo Viola, e l'arcivescovo di Montevideo Mons. Antonio Maria Barbieri, lui stesso cappuccino, insieme ad altri vescovi e a tanti altri membri del clero. 

 

Quella sera, appena dopo mezzanotte Mons Damiani ebbe un attacco cardiaco.

 

Nello stesso momento Mons. Barbieri sentì aprire la porta della sua camera e una voce disse: "Va ad aiutare Mons. Damiani che sta morendo."

 

Mons. Barbieri corse da Mons. Damiani. Mons. Damiani era ancora cosciente e chiese l'Estrema Unzione.

 

Quattro vescovi e sei sacerdoti erano presenti al rito.

 

Mons. Damiani morì raccolto in pace, pochi minuti dopo il rito.

 

Sul comodino fu trovato un foglio di carta dove Mons. Damiani aveva scritto come per mandare un telegramma: "Padre Pio. San Giovanni Rotondo. Continui dolori cardiaci mi stanno consumando."

 

 

Diversi anni dopo, il 12 marzo 1949, Mons. Barbieri si recò a San Giovanni Rotondo: Egli confermò che la persona vista nell'ombra a Salto era Padre Pio, e volle parlare con Padre Pio di quanto era successo anni prima a Mons. Damiani.

 

Padre Pio cercò di evitare le domande, e con un sorriso disse: "Se tu hai capito quello che successe, è inutile insistere."

 

Anche Mons. Viola visitò Padre Pio, il 3 maggio 1949, e lasciò al convento uno scritto intorno alla morte di Mons. Damiani.

 

(Agostino, Diario, 210-12, note 65, 66, 67)  (Ruffin, Padre Pio, 243-5) (Winowska, Il vero, 100-101) (Capuano, Con P. Pio, 251-2) (McCaffery, Tales, 33-4) (Bruno, Roads, 24-5) ( Gallagher, Padre Pio, 124) (Chiron, Padre Pio, 165-7) (De Robeck, Padre Pio, 86) (Ingoldsby, Padre Pio, 90) (Fernando da Riese, Crocifisso, 217-8) 


 
Mons. Vincenzo Damiani

Monsignor Alfredo Viola parla con Padre Pio

 

     

Mons. Barbieri fu fatto cardinale da papa Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958

 

 
 
27 dicembre 1941: Maria Pyle

La stanza al piano inferiore della casa del fratelli Michele in Pietrelcina fu usata da Maria Pyle quando dal 27 dicembre 1941 al 3 ottobre 1943 si stabilì a Pietrelcina durante la guerra, per protezione, essendo l'Italia in guerra con gli Alleati Stati Uniti e Inghilterra, ed essendo lei cittadina americana.

Ne approfittò per seguire i lavori della costruzione della chiesa e del convento.
(Frank Rega, Padre Pio and America, TAN Books and Publishers, Rockford, Illinois, USA,  2005, pag. 114-7)

Maria Pyle a Pietrelcina
 
Nel dicembre del 1941 l'Italia era in guerra con gli Stati Uniti.
Maria Pyle, essendo cittadina americana, con passaporto degli Stati Uniti fu convocata a Roma, al ministrero degli esteri, per essere interrogata.
In quel periodo Padre Emilio da Matrice si trovava a Roma per un corso di predicazione.
Il superiore del convento di San Giovanni Rotondo gli disse di accompagnare Maria per l'interrogatorio, come garante e "parente".
A Maria Pyle fu detto che lei si doveva registrare come forestiera.
Il funzionario del ministero fece molte domande, alcune pertinenti e altre no.
Alla fine egli chiese il permesso di fare una perquisizione. A questo punto Maria si allarmò, e la faccia si fece rossa, e gli occhi si riempirono di lacrime, e tutt'a un tratto sembro che fosse svenuta.
Pensando che avesse bisogno di aria, il funzionario e padre Emilio si avvicinarono a lei, e le sbottonarono il cappotto.
Con grande meraviglia essi scoprirono che Maria vestiva un saio cappuccino, completo di cingolo, rosario, e un crocifisso pendente dal collo.
Il funzionario ministeriale era a corto di parole. Alzando le mani disse: "Questa sembra come una Madonna Addolorata".
Poi tornò al suo posto alla scrivania, si sedette, e dopo alcuni minuti di silenzio disse: "Questa non è una persona semplice. Questa è una donna veramente religiosa."
Allora il funzionario chiese a Maria di pregare per lui, e Maria replicò: "No! No! Io non sono una santa, è Padre Pio che è il santo."
L'idea di fare un'ispezione personale sembrò abbandonata, e la conversazione divenne amichevole, e si doveva decidere dove mandarla, perchè non poteva stare a San Giovanni Rotondo, e un campo di concentramento per "stranieri non desiderati" non sembrava la soluzione opportuna.
A questo punto Padre Emilio da Matrice suggerì al funzionario del ministero che Maria fosse mandata come prigioniera politica a Pietrelcina, nella casa che era della famiglia di Padre Pio.
Il funzionario accettò la proposta, e Maria fu contenta di andare nel lugo dove Padre Pio aveva vissuto dalla nascita.
Maria stette a Pietrelcina dal 27 dicembre 1941 fino ad ottobre del 1943.

Padre Emilio da Matrice

 

Maria Pyle

 

 

A 55 anni: 1942
 
7 aprile 1942
 Diario: "il 7 aprile 1942 è morto fra Nicola Piantadosi da Roccabascerana. Padre Pio era contento di quella morte perchè il confratello, benchè assalito da qualche tempo da squilibrio mentale, negli ultimi giorni s'era calmato, aveva acquistato le sue facoltà mentali, aveva chiesto lui stesso i Santissimi Sacramenti, ed era spirato dopo una dolce agonia.

Fra Nicola da Roccabascerana col secchiello dell'acqua santa


12 aprile 1942: Maria Jose

Il 12 aprile 1942 giunse nel convento Sua Altezza Reale la principessa Maria José di Piemonte, accompagnata dalla nipote, figlia dell’allora re del Belgio, e dalla duchessa Pucci.

Maria José, rimanendo sempre in ginocchio, seguì la Messa celebrata da Padre Pio. Finita la Messa, andò in sagrestia e baciò la mano al Padre.

Dopo un modesto ricevimento, ebbe con lui un colloquio privato, durato soltanto pochi minuti.

Firmato il registro dei visitatori, alle ore 13 Maria José ripartì per Foggia, dichiarando di essere rimasta contenta della visita e promettendo di ritornare col marito.

Una promessa questa non mantenuta, poiché con suo marito Umberto II furono mandati in esilio dopo la guerra (Giannuzzo, San Pio, 312)

 
La Principessa Maria José in visita al convento
 
11 maggio 1942: immobili
L'11 maggio 1942, il gruppo fondatore della futura Casa Sollievo, siccome a causa della guerra in corso non potevano cominciare il lavori di costruzione dell'ospedate, e nel timore che le offerte raccolte finora venissero svalutate, pensarono all'acquisizione provvisoria di beni immobili.

Quel giorno comprarono "terreni nel comune di Biccari (Foggia) per 157 ettari, 4 are e 12 centiare", dal sig. Clearco Cavalli.

Si trattava di una grossa tenuta, con casali, pozzi, aree boschive, prati per pascoli e seminagione. Contemporaneamente si diede in fitto la stessa tenuta al venditore.

La tenuta fu poi venduta nel 1947 all'inizio dei lavori di costruzione dell'ospedale. (Mischitelli, 589-91)

Veduta aerea di Biccari e della campagna circostante

22 novembre 1942: Luigi Antonelli. 

 

Lo scrittore Luigi Antonelli, famoso autore di commedie e racconti nel primo novecento, era stato diagnosticato con cancro che copriva l'area tra l'orecchio, la mandibola, e la spalla, e gli erano stati dati tre mesi di vita. Egli si recò da Padre Pio, e si confessò da lui. Antonelli riportò che durante la confessione la sua anima fu trasportata in uno stato celestiale, e una specie di corrente circolò nel suo corpo, ed ogni traccia del tumore scomparve. Tornato a casa, rifiutò qualsiasi intervento chirurgico e riprese la sua normale attività. Dopo diversi mesi scrisse sul Giornale d'Italia (22 novembre 1942): "Io mi sento di essere guarito miracolosamente.” Antonelli visse tre anni felici prima di morire. (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg. 135-6. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988) ) (C. Bernard Ruffin, Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pag. 242)

 

 

 

 

 

 
 
1943: a 56 anni
 
Nel 1943 Padre Pio passa dalla cella n° 1 alla più spaziosa cella n° 5.
            
La cella n°5


Dall finestrella sul lavandino salutava i fedeli con un grosso fazzoletto bianco


i tiretti e il disopra del cassonetto erano pieni di oggitti


sul muro c'erano tante immagini


Ai piedi del letto c'era il quadro della Madonna della Purità

   
La sedia con braccioli è quella sulla quale stava seduto quando morì.


Padre Pio abitualmente vestiva l'abito anche a letto


Quando era ammalato usata il citofono sul muro per chiedere aiuto.
Qui è con il superiore Padre Carmelo


Padre Pio nella sua cella


dutante il giorno usava quanti di color marrone per proteggere le stimmate


La notte usava guanti bianchi

              
Fedeli, frati, seminaristi, vescovi incontravano Padre Pio quando usciva dalla cella

   
raramente c'era quiete, senza folla.

 

30 giugno 1943: Salvato dall'angelo di Padre Pio

 

Il generale Tarcisio Quarti testimoniò quello che un giovane ingegnere gli aveva raccontato:

 

"Il 30 giugno del 1943, durante la guerra, era sceso alla stazione di San Severo e, non trovando nessun mezzo di trasporto, si era diretto a piedi verso San Marco in Lamis.

 

Mentre era in piena campagna gli si avvicinarono alcuni contadini con aria minacciosa, con forche e badili. In quei giorni la gente era molto agitata perché erano caduti diversi paracadutisti inglesi, e lo scambiarono per uno di loro, che aveva nascosto il suo paracadute vicinissimo a quel luogo.

 

Ma il giovane si mise a pregare, vedendo che gli si avvicinavano, e all’improvviso apparve un cane feroce che si mise a ringhiare contro i contadini. Questi, spaventati, rinunciarono a seguirlo.

 

Il mattino dopo il giovane ingegnere riuscì ad arrivare a San Giovanni Rotondo. Quando Padre Pio lo vide gli disse subito: “Te la saresti vista brutta se non ti avessi mandato il mio angelo custode”. (Positio II, p. 1065)

 
La stazione dei treni di Foggia dopo i bombardamenti dell'estate del 1943

 

Diario: 31 decembre 1943
Con un automezzo americano potei andare a San Giovanni Rotondo la sera del 30 dicembre.La notte del 31 dicembre, col permesso dell'arcivescovo di Manfredonia mons. Cesarano Padre Pio disse la Messa solenne agli ufficiali e soldati americani. Ne vennero appena una ventina, mentre ne sarebbero venuti forse un cinquecento, se non si fosse scatenata una tempesta terribil3, che durò quasi tutta la notte. (Diario, 177)
 

 

1944: a 57 anni

 
Diario: 7 marzo 1944
"Continua l'affluenza della gente, nonostante la critica situazione per le guerra. Soldati e ufficiali, inglesi ed americani vanno ad ascoltare la essa del Padre e tutti restano ammirati e compunti." (Diario di Padre Agostino, pagina 178)
 
Soldati inginocchiati alla Messa di Padre Pio

Soldati americani e alleati nella stanza che Padre Pio usava per studio vicino alla sua cella.

 

 

Il 10 dicembre 1944 Padre Agostino Fu nominato superiore del convento di San Giovanni Rotondo; carica che tenne dal 21 dicembre 1944 al 20 giugno 1952.
 

La notte di Natale, 25 dicembre 1944, Padre Pio cantò la Messa. Una cinquantina di soldati e ufficiali americani ed inglesi assistevano con tanta devozione e raccoglimento. (Dal Diariodi Padre Agostino)

Anche la notte del 31 dicembre 1944 - per benigna concessione dell'Arcivescovo mons. Andrea Cesarano di Manfredonia, il Padre cantò la Messa. Per il cattivo tempo intervennero appena 5 o 6 soldati americani.
 
  Nel 1944 sul piazzale del convento si potevano notare le Topolino della Fiat a sinistra e le Jeep americane a destra. Per ironia della sorte oggi la Jeep appartiene alla Fiat - Chrysler.

 

1945: a 58 anni
 

 

 
Diario di Padre Agostino: 25 maggio 1945
"Oggi il Padre Pio ha celebrato il suo genetliaco ed ha assistito al matrimonio della sua nipote, Pia (Forgione) con Mario Pennelli. Dopo aver ricevuto il consenso degli sposi, il Padre ha rivolto loro poche parole di augurio e di esortazione: "Il Signore vi benedica e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio porta dei doveri difficili che solo la divina grazia può rendere facili. Meritate sempre questa grazia ed il Signore vi conservi sino alla terza e alla quarta generazione." Dopo la cerimonia il Padre Pio cantò la messa solenne. La chiesina era gremita. Vi erano anche nolti soldati e ufficiali americani. Dopo la Messa, col permesso del Superiore, il Padre ritornò dinanzi all'altare per salutare gli sposi, ripetendo loro gli auguri."(Diario, 183-4)

Pia Forgione, figlia di Michele Forgione, unica nipote di Padre Pio, sposa Mario Pennelli il 25 maggio 1945.
 
 
 

Luglio 1945 al dr. Lotti: Tu non andrai in Grecia

Dr. Franco Lotti, di Bologna, conosceva Padre Pio sin da quando era un bambino. Durante la seconda guerra mondiale era stato assegnato a un reggimento stazionato in Grecia. All'inizio del mese di luglio del 1945 egli ottenne una licenza e decise di passarla da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Venne il momento dei saluti, e Franco si accorse che Padre Pio lo guardava in modo strano, come se fosse preoccupato, e poi disse: "No, tu non ci andrai in Grecia." Il giovane medico tornò in caserma, come da ordini ricevuti, e lì gli fu detto che tutti i documenti necessari per la sua partenza per la Grecia sarebbero pronti il lunedì seguente. Quando il dr. Lotti si presento' il lunedì, invece di ricevere i documenti gli fu detto che la sua partenza era stata rinviata, e che doveva aspettare nuove istruzioni. Finalmente dopo qualche giorno gli fu detto che la sua partenza per la Grecia era stata fissata per il 21 luglio 1943. Il 21 luglio fu il giorno esatto che Mussolini fu deposto e tutte le partenze furono definitivamente cancellate. Il dr. Lotti non ando' in Grecia, come Padre Pio aveva predetto. (Parente, Padre Pio a city, 87-8)

   

Dr. Lotti parla con Padre Pio

 
Diario 10 luglio 1945
"Tutti i giorni giungono lettere che annunziano grazie ricevute per intercessione del Padre.
Molti chiedono notizie dei cari lontani o prigionieri o deportati.
Anche i Vescovi scrivono, raccomandando le loro intenzioni a PadrePio, chiedendo notizie dei loro cari. Un Vescovo chiedeva giorni fa al Padre, dove si trovasse suo nipote disperso. Il Padre fece rispondere che il disperso saberre tornato al più presto, ma la domanda era una specie di pretensione difronte al Signore." (Diario 185)
 
Diario 19 settembre 1945
Degna di nota la visita a Padre Pio di un capitano indiano il giorno 14. Parlò per mezzo di un interprete. L'indiano è pagano. L'interprete diceva che ra buono e religioso e Credeva a Budda, Confucio, ea Gesù Cristo. La mattina ascoltò la Messa e si accostò alla comunione. E' certo che Padre Po lo comunicò per non dare ammirazione. E' certo che nostro Signore fu ricevuto da quel pagano. Chi potrà negare che un giorno abbia a conoscere la vera fede e farsi cristiano?" (Diario di Padre Agostino, 186)
 
 

1945: Ettoruccio Masone fermato in coma alle porte del Paradiso

 

Ettore Masone, detto Ettoruccio, l'unico nipote maschio di Padre Pio, figlio di Felicita (che era morta giovane il 25 settembre 1918 di febbre spagnola), visse a San Giovanni Rotondo dopo la morte del padre Vincenzo nel 1941.

 

 Tuttavia al termine della guerra, nel 1945 Ettoruccio ritornò a Pietrelcina per aprire un cinema. 

 

Subito dopo l'apertura ebbe un severo attacco epilettico, seguito da polmonite e pleurisi.

 

Mary Pyle tornò a Pietrelcina per prendersi cura di lui. Fu operato ma non migliorò e fu mandato a casa in condizioni disperate.

 

Egli non aveva ancora trent'anni e si era rassegnato a morire. Alla gente diceva di pregare non per la sua guarigione ma per la sua anima.

 

Presto cadde in un coma profondo. Certi della morte imminente i familiari contattarono per telefono la chiesa per organizzare il funerale per il giorno dopo.

 

 Non appena abbassata la cornetta del telefono Ettoruccio Masone ritorno' in se e si mise a gridare: "Non sto morendo più." La sua guarigione fu completa e istantanea.

 

Anni dopo egli stesso raccontò: "Mi trovai alle porte del Paradiso, dove la mia sorella Giuseppina, che era morta tanti anni prima, stava in piedi.

 

Poi vidi anche Padre Pio. Tutti e due mi impedirono di entrare in Cielo."  (“La Casa Sollievo della Sofferenza”, dicembre 1973, pp.20-1) (C. Bernard, Ruffin, Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pagg. 270-1)

 

20 settembre 1945: L'angelo porta le felicitazioni

La signora Pia Garella testimoniò che nel 1945, poco dopo la fine della guerra, il 20 settembre, si trovava in campagna a pochi chilometri da Torino, e voleva mandare un telegramma di felicitazioni a Padre Pio per l’anniversario delle sue piaghe; non trovò però nessuno che glielo potesse mandare, visto che era in campagna.

 

 Subito si ricordò della raccomandazione di padre Pio: “Quando hai bisogno, mandami il tuo angelo” … Allora si mise in raccoglimento per alcuni minuti e chiese al suo angelo che gli portasse personalmente le felicitazioni.

 

Dopo pochi giorni ricevette una lettera da un’amica di San Giovanni Rotondo, Rosinella Piacentino, in cui la informava che Padre Pio le aveva detto: “Scriva alla signora Garella e le dica che la ringrazio per la felicitazione spirituale che mi ha mandato”. (Giovanni Siena, Il mio amico Padre Pio, diario di trent'anni vissuti accanto al santo di Pietrelcina, Rizzoli Editore, Milano 2013, p. 125) (Peña, Padre Ángel, O.A.R.,  San Pio da Pietrelcina e il suo angelo custode, Parroquia de la caridad,  Lima, Peru', pag. 44) 

 

 

 

 

 

 

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