Capitolo 3: dai 17 ai 23 anni

 

Sant'Elia a Pianisi, a 17 anni,  febbraio 1904: Fra Pio inizia il liceo

Il convento di Sant'Elia a Pianisi ai tempi di Padre Pio      Piantina dell'area. La stella indica Sant'Elia.

Foto Panoramica della chiesa e del convento       La facciata della chiesa.

Il 25 febbraio del 1904, fra' Pio da Pietrelcina, con il suo compagno di noviziato fra' Anastasio da Roio, accompagnati dal provinciale Padre Pio da Benevento, si trasferirono nel convento di Sant'Elia a Pianisi. Lì incominciarono gli studi di liceo incluso il latino, ed anche di retorica e filosofia.
A 17 anni: aspirazione missionaria, martirio degli scrupoli, un cane nero, prima bilocazione

Padre Bernardo da Andermatt, Ministro Generale


Anelito missionario

Nel mese di maggio del 1904 arrivò in visita nella provincia religiosa di Foggia il ministro generale dell'ordine dei Cappuccini, P. Bernardo da Andermatt: a lui fra Pio fece domanda di poter andare in terra di missione. Naturalmente, anche per motivi di età e di studi, la richiesta non fu presa in considerazione.
(Mischitelli, Padre Pio, 5)

Martirio degli scrupoli
Nello stesso periodo di tempo, Padre Pio scrisse in una lettera a Padre Agostino, "cominciò il martirio degli scrupoli" "in sui diciotto anni e durò insino ai ventuno finiti. Quando quest'anima ciò pativa trovavasi in S. Elia ed in seguito anche a San Marco, ed anche altrove." (Epistolario I, 679)

Un cane nero
Padre Pio raccontava spesso ai confratelli di un fatto che gli accadde quando era a Sant'Elia una notte che non riusciva a prendere sonno. Nella cella vicina alla sua sentiva possi come di uno che va avanti e indietro. Pensando che la cella fosse ancora abitata da fra Atanasio, fra Pio si avvicinò alla finestra e sottovoce chiamò il condiscepolo. Era ancora alla finestra quando apparve sul davanzale un cane nero, enorme, con occhi di brace, ringhioso e minaccioso. Subito dopo il cane fece un balzo in avanti e scomparve sul tetto della legnaia. Lo spavento di fra' Pio fu indescrivibile. (Mischitelli, Padre Pio, 58-9) L'episodio fu raccontato molte volte da Padre Pio quando, stando insieme, si tendeva a revocare episodi del passato, fu messo per iscritto e pubblicato per la prima volta nel 1926 da Emanuele Brunatto. Mischitelli, Padre Pio, pag. 59)

Il fatto è stato raccontato dallo stesso Padre Pio al suo Direttore Spirituale, P. Agostino. Egli scriveva così:

«Mi trovavo a S. Elia a Pianisi nel periodo di studio della filosofia. La mia cella era la penultima del corridoio, che gira dietro la chiesa, all'altezza della nicchia dell'Immacolata, che domina il prospetto dell'altare maggiore.

 

Una notte d'estate, dopo la recita del mattutino, avevo la finestra e l'uscio aperto per il gran caldo, quando sentii dei rumori che mi sembravano provenire dalla cella vicina. Che cosa farà a quest'ora fra Atanasio? - mi domandai. Pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il santo Rosario. C'era infatti fra noi due una sfida a chi pregasse di più ed io non volevo rimanere indietro.

 

Continuando però questi rumori più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo. Mi spinsi dalla finestra per chiamare: le due finestre - la mia e quella di fra Atanasio - erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare i libri o altro allungando la mano. "Fra Atanasio, fra Atanasio", cercai di chiamare senza alzare troppo la voce.

 

Non ottenendo risposta mi ritirai, ma con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: e' iss, e' isso (è lui, è lui). Mentre ero in quella posizione, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul tetto di fronte, per poi sparire».

Fra Pio venne a sapere il giorno dopo che Fra Atanasio non era in cella, perché era assente dal convento. Allora volle informarsi dalla gente del luogo di chi fosse quel cane feroce, ma nessuno ne sapeva nulla. Si convinse perciò che il diavolo era venuto a visitarlo sotto la forma di quel cagnaccio.»

 




 

 

  1905, a 18 anni
 
 
18-19 gennaio 1905 (fra Pio ha 17 anni e 8 mesi) Bilocazione a casa di Giovanna Rizzani

Da Sant'Elia a Pianisi a Udine

 

Durante la permanenza a Sant’Elia a Pianisi, accadde il primo fenomeno di bilocazione, che lo stesso fra Pio, dopo circa un mese, descrisse su un foglio:

 

«Giorni fa mi è capitato un fatto insolito: mentre mi trovavo in coro con fra Anastasio, erano circa le ore 23 del 18 del mese scorso [gennaio 1905], quando mi ritrovai lontano, in una casa signorile, dove il padre moriva, mentre una bambina nasceva.

 

Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura; è una pietra preziosa allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più lucente possibile, perché un giorno voglio adornarmene”...

 

“Come sarà possibile, se io sono ancora un povero chierico e non so se un giorno avrò la fortuna e la gioia di essere sacerdote? Ed anche se sarò sacerdote, come potrò pensare a questa bambina, essendo io molto lontano da qui?”.

 

La Madonna soggiunse: “Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro...”. Dopo di ciò mi sono ritrovato nuovamente in Coro." ( Epistolario IV, 1027-9) (D'Apolito, Padre Pio, 315-6) (Mischitelli, Un uomo un santo, pag. 57-8)


Giovanna Rizzani: questo il nome della bambina nata a Udine intorno alle ore 23 del 18 gennaio 1905, mentre il padre, il marchese Giovanni Battista Rizzani, colpito da infarto, moriva.
 

  

Pagina autografa di Padre Pio riguardo alla bilocazione, febbraio 1905

 

   

La neonata Giovanna Rizzani con la madre

 

Da Udine a Roma

 

Giovanna Rizzani: questo il nome della bambina nata a Udine intorno alle ore 23 del 18 gennaio 1905, mentre il padre, il marchese Giovanni Battista Rizzani, colpito da infarto, moriva.

 

Dopo la morte del marchese, la famiglia si trasferì a Roma.

 

In un tardo pomeriggio dell’estate 1922, Giovanna, ormai diciassettenne studentessa liceale, si recò con una amica nella Basilica di San Pietro, dove, visto un frate cappuccino, lo pregò di ascoltare la sua confessione.

 

Il frate le rispose di si ed entrò nel secondo confessionale a sinistra entrando nella Basilica. Giovanna gli disse: «Padre, non sono venuta per confessarmi, ma per essere illuminata in tanti dubbi di fede, che mi tormentano, specialmente quello sul mistero della SS. Trinità».

 

Il frate ebbe per lei affettuose parole di conforto, e con calma e pazienza seppe dissiparle ogni ombra di dubbio. Giovanna, ricevuta la benedizione, rasserenata e piena di gioia, si spostò dallo sportello del confessionale e andò verso l’amica dicendole:

 

«Quanto è buono questo frate! È un sacerdote dotto e santo. Mi ha dissipato ogni dubbio… Aspettiamo che esca dal confessionale per chiedergli l’indirizzo della sua residenza, così quando avremo bisogno di confessione e di consigli, andremo da lui».

 

Al sagrista, che annunciava la chiusura della Basilica, le due ragazze dissero che aspettavano il frate confessore. Il sagrista, avvicinatosi al confessionale, disse: «Signorine, qui non c’è nessuno». Il frate si era come volatilizzato. (D'Apolito, Padre Pio, 317-21)

 

 

Confessionale nella Basilica di San Pietro

 

Giovanna Rizzani

 

San Giovanni Rotondo

L’anno dopo, nelle vacanze estive del 1923, Giovanna, avendo sentito parlare di Padre Pio, si recò con una zia e due amiche a San Giovanni Rotondo.

 

E qui si mescolò alla folla che gremiva il corridoio che dalla sagrestia immette nella clausura del Convento.

 

Giovanna si trovava in prima fila aspettando il passaggio di Padre Pio. E il Padre, passando, appena la vide le si avvicinò, le porse a baciare la mano e le disse: «Giovanna, io ti conosco. Tu sei nata il giorno in cui morì tuo padre».

 

Giovanna rimase sbalordita, chiedendosi come il Padre poteva sapere che ella era nata lo stesso giorno in cui suo padre stava morendo.

 

Il mattino del giorno successivo andò a confessarsi. Accostatasi al confessionale, subito Padre Pio le disse: «Figlia mia, finalmente sei venuta! Da quanti anni ti sto aspettando…».

 

E Giovanna: «Padre, io non vi conosco. È la prima volta che vengo a S. Giovanni Rotondo. Ho accompagnato la zia. Forse mi avete scambiata con qualche altra ragazza».

 

Padre Pio replicò: «No, non mi sono sbagliato, né ti ho scambiato con un’altra ragazza. Noi già ci siamo incontrati l’anno scorso. Rammenti? In un pomeriggio d’estate venisti con un’amica in San Pietro, a Roma, in cerca di un sacerdote che dissipasse dalla tua mente i dubbi che ti affliggevano. Quel frate cappuccino ero io!».

 

E poi: «Figlia mia, tu mi appartieni. Sei stata affidata alle mie cure dalla Madonna. Quando io risposi alla Madonna che mi sarebbe stato impossibile prendere cura della tua anima a causa della lontananza,

 

Ella mi disse: “Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai a San Pietro”. L’anno scorso t’incontrai in S. Pietro, ora sei venuta qui, a S. Giovanni Rotondo, spontaneamente, senza che io ti avessi chiamata. È ora che io prenda cura dell’anima tua, come vuole la Mamma celeste».

 

Giovanna, in lacrime, gli chiese: «Padre, poiché io vi appartengo, prendetevi cura di me. Ditemi che cosa debbo fare. Mi devo fare suora?».

 

E Padre Pio: «Nulla di questo. Tu verrai spesso a San Giovanni Rotondo; io avrò cura della tua anima e conoscerai la volontà di Dio».

 

 Giovanna, benedetta da Padre Pio, emozionata e in lacrime, si tolse dal confessionale. Da allora, più volte lasciò Roma per recarsi da Padre Pio.

 

Dopo qualche tempo Padre Pio vestirà Giovanna da terziaria, imponendole il nome di suor Iacopa, la quale si sposò e continuò a recarsi frequentemente a San Giovanni Rotondo. (D'Apolito, Padre Pio, 322-7)

 

 

Incontro con Padre Pio in eta' matura

 

In seguito, Giovanna riuscì ad avere da padre Agostino il foglio nel quale Padre Pio aveva descritto nel lontano 1905 la nascita di una bimba mentre il padre moriva.

 

Padre Agostino, al quale il foglio era stato consegnato dallo stesso Padre Pio, lo aveva conservato per poi, dopo molti anni, darlo alla diretta interessata.

 

Giovanna mostrò il foglio a Padre Pio, il quale ne confermò l’autenticità. Allora, fattene alcune fotocopie, consegnò il foglio al Superiore del convento di San Giovanni Rotondo perché fosse messo a disposizione della Curia Arcivescovile di Manfredonia, dove poi ella sarà chiamata a testimoniare. (D'Apolito, Padre Pio, 328) (Ruffin, Padre Pio, 66-70)

 

 

Qualche giorno prima della morte di Padre Pio Giovanna Rizzani sentì la voce di Padre Pio che gli disse: Vieni subito a San Giovanni Rotondo perché' me ne vado. Se ritardi non mi vedrai più.

 

Giovanna si precipitò, con l'amica Margherita Hamilton. Si confesso' e al termine Padre Pio le disse: "Questa e' l'ultima confessione che fai con me. Ora ti dò l'assoluzione di tutti i peccati commessi dall'uso della ragione fino a questo momento." (D'Apolito, Padre Pio, 332-3)

 

Giovanna assistette in visione alle ultime due ore della vita, sino alla morte di Padre Pio, e ne diede un racconto dettagliato all'amica Margherita. (D'Apolito, Padre Pio, 333-41). (Schug, A Padre, 14-30) (Bruno, Roads, (105-11) (Capuano, Con P. Pio, 247-50) (Ingoldsby, Padre Pio, 26-9) (Chiron, Padre Pio, 39-41)

 

Il 23 settembre 1983, la signore Giovanna Rizzani incontro un frate sul sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Lo fermò e gli disse: "Lei e' padre Paolo Covino. L'ho visto la notte che mori' Padre Pio, il 23 settembre 1868. Lei gli amministrò l'olio santo nella sua cella." (Covino, Ricordi, 241-2)

 

Padre Alberto D'Apolito

 

 

Padre Paolo Covino assiste Padre Pio all'altare nell'ultima messa

 

 

 

 
A Campobasso per alcuni giorni
Nel maggio del 1905 fra' Pio si recò con altri studenti da Sant'Elia a Campobasso per visitare il Santuario di Santa Maria al Monte, affidato quell'anno alla custodia dei cappuccini, ed aiutare nelle funzioni liturgiche. Fra Pio dormiva in una stanzetta di fortuna a destra nella chiesetta.

 
L'esterno di Santa Maria al Monte


L'interno della chiesa

  
Il Castello difronte alla chiesa.



Lapide che ricorda la presenza di Padre Pio in quella stanza.
 
Padre Pellegrino da Sant'Elia a Pianisi, che stette a fianco di Padre Pio nelle sue ultime ore di vita, riportò che Padre Pio gli aveva detto che la Madonna del Monte gli era apparso diverse volte. Padre Pellegrino incaricò l'artista Amedeo Trevisonno di mettere su tela quanto Padre Pio gli aveva riferito. Trevisonno completò il quadro nel 1972. Il quadro è ora collocato sopra l'altare nella stanza della chiesa usata da Padre Pio durante la sua permanenza al santuario. (Convento, 11 conventi, 82)
 
Padre Pellegrino ammira con Padre Pio un quadro di Padre Pio

La Madonna del Monte

 
Il quadro di Amedeo Trevisonno
 
 

 

Ottobre 1905 - aprile 1906: San Marco la Catola
 

Nell'ottobre del 1905 il convento di San'Elia dovette essere temporaneamente abbandonato per permettere lavori radicali di rinnovo della chiesa e del convento. Frati e studenti si trasferirono al convento di San Marco La Catola. Fra' Pio aveva completato gli studi di retorica e aveva cominciato a  studiare filosofia. Il gruppo ritornò a Sant'Elia a lavori completi nell'aprile del 1906.
 
 
     
Foto panoramiche della chiesa e del convento cappuccino di San Marco La Catola.

          
La cella di fra Pio in San Marco La Catola
 
Il refettorio


 
Il chiostro


   

Orologio solare meridiana nel cortile


 

Aprile 1906: Ritorno a Sant'Elia a Pianisi
 
Nell'aprile del 1906 tutti i frati, incluso fra' Pio tornarono da San Marco la Catola al convento di Sant'Elia a Pianisi, dato che i lavori di restauro erano stati completati. Fra Pio completò il corso di filosofia.


A 19 anni, il 27 gennaio 1907: Fra' Pio emette i voti solenni e perpetui

La domenica 27 gennaio 1907 Fra Pio fece la solenne professione dei voti perpetui di povertà, castità e obbedienza alla presenza dei testimoni Padre Raffaele da San Giovanni Rotondo, Padre Egidio da Fragneto l'Abate, e Padre Giustino da San Giovanni Rotondo. La sua dichiarazione scritta è conservata nei registri del convento.
Documento scritto da Padre Pio di suo pugno, professando i voti perpetui.

     Una copia stampata e un'altra incorniciata del documento.
 
Ricordando quel giorno Padre Pio scrisse di suo pugno: "Da quel giorno in poi un sacro timore e santo amore per Iddio va prendendosi tali accrescimenti che io ne sono stordito; da quel giorno tale si e' acceso in me il desiderio di soffrire che niente vale a saziare."
Lo scritto di Padre Pio.
 
 

 

 

A 20 anni, il 15 ottobre 1907, è trasferito a Serracapriola

Serracapriola                Interno dalla chiesa del convento

 
Alla fine di ottobre 1907 Fra Pio fu trasferito al convento di Serracapriola, ed ammesso al corso di teologia dogmatica sotto la guida di Padre Agostino da San Marco in Lamis. E Padre Agostino cosi' scrisse nel suo diario; "Io conobbi Padre Pio nel 1907 quando era mio studente di teologia a Serracapriola. Egli era buono, obbediente e studioso, ma malaticcio."
 
   La cella di fra Pio in Serracapriola
 
I fumi del vino
Durante l'anno di teologia a Serracapriola, mentre tramutava assieme agli altri nella cantina del convento, i "fumi" del vino fecero un brutto scherzo a fra' Pio: si ubriacò senza bere neppure un goccio. Il fatto lo raccontava egli stesso, concludendo: "Fu l'unica volta in vita mia che il vino mi fece perdere la testa. (Convento frati minori cappuccini, Padre Pio dalla terra al cielo, Edizioni frati cappuccini, San Giovanni Rotondo, 2001, pag. 102)
 
       
Padre Antonio Belpiede ricorda il luogo e i dettagli dell'episodio di quando Padre Pio si ubriacò senza bere.

 

A 21 anni, fine novembre 1908: trasferito a Montefusco
 
Alla fine di novembre del 1908 fra' Pio fu trasferito a Montefusco per completare il corso di teologia dogmatica, in preparazione per l'ordinazione sacerdotale.
 
Il 19 dicembre 1908, nella Cattedrale di Benevento, ricevette i quattro ordini minori di Ostiario, Lettore, Esorcista, e Accolito, dalle mani dell'arcivescovo Benedetto Bonazzi.
 
  L'arcivescovo Benedetto Bonazzi

Due giorni dopo, il 21 dicembre 1908, nella stessa Cattedrale di Benevento ricevette il Suddiaconato, dalle mani Monsignor Paolo Schinosi, arcivescovo titolare di Marcianopoli.
Monsignor Paolo Schinosi
    Interno della Cattedrale di Benevento.
 
 

27 febbraio 1909: Le castagne per zia Daria

Nel 1918 Daria Scocca, la vicina di casa dei Forgione, e madre del compagno di fanciullezza di Padre Pio Mercurio, fece una deposizione riguardo a un fatto che era accaduto dieci anni prima, il 27 febbraio 1909.

 

“Zia Daria” testimoniò che Padre Pio, quando era studente a Montefusco, usava darle dei sacchetti di castagne, di cui l’area intorno al convento era famosa.

 

Ora, Daria Scocca che aveva conosciuto Francesco fin dall’infanzia, già credeva che lui fosse un santo, e mise da parte i sacchetti come reliquie, toccandoli e invocando il nome del giovanetto per aiutarla nei casi di bisogno.

 

Un giorno lei era sola in casa, e stava rovistando nel cassetto dove il marito conservava della polvere da sparo, quando improvvisamente la polvere esplose e le avviluppò la testa e la parte superiore del corpo in fiamme. La giovane donna in qualche modo riuscì a spegnere le fiamme ma non prima che la faccia e la testa erano bruciacchiate.

 

In agonia, la donna si trascinò fino al mobile, trovò uno dei sacchetti per le castagne, e se lo mise sopra la testa.

 

Quando poco dopo rimosse il sacchetto, le bruciature erano scomparse e la faccia era perfettamente normale. (Fatto riportato con osservazioni da C. Bernard, Ruffin, Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pag. 66)

 

 

Febbraio - giugno 1909: Fra' Pio sta a casa in Pietrelcina per motivi di salute

Luglio 1909: fra' Pio è trasferito a Morcone
 
A 22 anni: Diacono il 16 luglio 1909
Domenica 18 luglio 1909 Fra Pio ricevette l'ordine del Diaconato dalle mani di Monsignor Benedetto Maria Della Camera, vescovo titolare di Thermopolis, nella chiesa del convento di Morcone.

Attestato di ordinazione al diaconato


Alla fine di luglio del 1909, per motivi di salute fra' Pio viene trasferito a Pietrelcina
 
 
 
Fine 1909: fra Pio a Gesualdo
Da metà novembre fino alla fine di dicembre del 1909 fra Pio si reca a Gesualdo per studiare teologia morale con padre Francesco da Fragneto l'Abate
 
      Gesualdo com'era e com'e'.

Mappa dell'area. Gesualdo indicato da una stella.

          Monumento a Padre Pio sulla piazza del convento.
 

 
 

 

 

A 23 anni: 1910
 

 

Il primo gennaio 1910 Fra' Pio ritorna a Pietrelcina per motivi di salute.
Vi rimarrà fino al 17 febbraio 1916

Permesso di stare a casa
Il 2 gennaio 1910 Padre Benedetto scrive a fra' Pio: "Se sperimentate un notevole miglioramento nella salute con il respiro dell'aria nativa, continuate pure a stare costà". (Epistolario I, 177).
Questa è la prima lettera del primo volume dell'epistolario.


Troppo sale

Nel periodo che padre Pio era diacono, e si trovava in Pietrelcina. Un giorno Vincenzo Masone gli chiesa di battezzare suo figlio. Padre Pio chiese permesso all'arciprete Pannullo e si preparò per celebrare il battesimo. A  un certo punto del rito egli doveva porre un piccolo pizzico di sale nella bocca del battezzando. Evidentemente fra Pio ne mise un po' troppo e il bambino comincio' a strabuzzare gli occhi in modo strano. Fra Pio fu spaventato e corse da Pannullo gridando: "Ho ucciso il bambino. Ho ucciso il bambino." In realtà quello non era il caso e poco dopo tutto tornò normale. Quel bambino battezzato da fra Pio divenne un religioso redentorista, Padre Ermelindo Masone. (Capuano, Con p. Pio, 79) (Alessandro, Racconta e dice, 111-2)


Dispensa dall'eta'
 
L'eta' canonica minima per essere ordinato sacerdote e' 24 anni.  Padre Pio aveva 23 anni, era malaticcio, e credeva che poteva morire prima dei 24 anni. Cosi' egli chiese la dispensa dall'età minima per essere ordinato subito.
Il 22 gennaio 1910 scisse una lettera a Padre Benedetto, ministro provinciale, supplicandolo di intercedere presso la Santa Sede per poter ottenere la dispensa "cosi' morro' contentissimo" (Epistolario I, 178-9)


Il 6 luglio 1910 Padre Benedetto scrisse a fra Pio : "Ho ottenuto la dispensa." (Epistolario I, 188)

Il documento di dispensa dall'eta'


Esame finale
Il 30 luglio 1910, insieme a don Salvatore Pannullo, che lo aveva preparato in privato, fra' Pio si reco' all'Arcivescovado di Benevento per l'esame finale. La commissione esaminatrice fu contenta della sua preparazione e diede il permesso per poter essere ordinato sacerdote.


Permesso dei Cappuccini


1 agosto 1910: Approvazione finale per l'ordinazione sacerdotale di Fra Pio,
da parte di Padre Benedetto, superiore della provincia cappuccina di Sant'Angelo.

 

Ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Benevento

Il 10 agosto 1910, di mercoledì, all'eta' di 23 anni, con circa 10 mesi di anticipo sull'età di 24 anni richiesti dal diritto canonico,  fra Pio fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Benevento. Egli fu l'unico sacerdote ordinato quel giorno, in una cerimonia privata nella cappella dei canonici. Il celebrante fu Mons. Paolo Schinosi, arcivescovo titolare di Marcianopoli
.
        
La cattedrale di Benevento


      
La cappella dove Padre Pio fu ordinato sacerdote



 
L'arcivescovo Paolo Schinosi


Il documento ufficiale dell'ordinazione sacerdotale di Padre Pio da Pietrelcina.
 
Il mattino di quel giorno 10 agosto 1910, fra Pio era arrivato a Benevento accompagnato da mamma Peppa e don Salvatore Pannullo. Era partito da Pietrelcina con un mezzo pubblico in quel tempo molto comune nell’Italia meridionale, il cosiddetto sciaraban, una vettura con più sedili e trainata da due cavalli. Presenti all’Ordinazione erano, oltre mamma Peppa, amici e parenti. Era invece assente papà Grazio, ripartito per l’America alcuni mesi prima, per la seconda ed ultima volta. In America, assieme a papà Grazio, si trovava anche il fratello Michele. (Giannuzzi, San Pio, 66)
 
  Lo sciaraban o sciaraballo  Una banda musicale di paese   Raffiuoli    
 
La sera stessa dell’ordinazione sacerdotale Padre Pio, assieme ai parenti, fece ritorno a Pietrelcina con la stessa vettura dell’andata, lo sciaraban, che faceva servizio pubblico tra Benevento e Pietrelcina. La cognata Giuseppa Cardone, moglie del fratello Michele, aveva ingaggiato una banda musicale, diretta dal maestro Giuseppe Crafa, che aspettava il Padre all’ingresso del paese per poi accompagnarlo a suon di musica fino a casa. Lungo le vie i paesani, giulivi, gettavano in aria dolciumi e monetine. A casa il festeggiamento continuava con l’offerta di vino e dolci ai parenti . A casa Mamma Peppa mise su una gran festa, con ricevimento. Ella aveva preparato i dolci specialità di Pietrelcina, chiamati raffiuoli.  (Giannuzzi, San Pio, 66)
 

 

Prima Messa Cantata Solenne
 
Padre Pio celebrò la prima messa cantata solenne il 14 agosto 1910, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria degli angeli.

Padre Agostino fece il panegirico del novello sacerdote, dicendo tra l'altro:  "Tu non hai molta salute, non puoi fare il predicatore. Ti auguro perciò di essere un grande confessore."

Padre Pio scrisse sul didietro dell'immaginetta ricordo: «Ricordo della mia 1a Messa / Gesù / Mio sospiro mia vita / Oggi che trepidante / Ti elevo / In un mistero di amore / Con Te io sia pel mondo / Via Verità Vita / E per Te sacerdote santo / Vittima perfetta»

Anche Padre Benedetto preparò per l'occasione un'immaginetta ricordo su cui scrisse: «All’amato alunno / dei Cappuccini di Sant’Angelo / Dolcissimo Padre Pio da Pietrelcina / nel giorno fausto / della Messa Novella / augurando che / Dio lo possieda in Cielo / come egli / lo possiede fra le sue mani in terra / pregando / che sia memore / di chi ha diritto ai suoi affetti / Fra Benedetto da San Marco in Lamis / Ministro Pr
      
Prima messa solenne (forse)



Calligrafia di Padre Pio sull'immaginetta ricordo della prima messa



L'immaginetta ricordo fatta stampare da Padre Benedetto.
 

 

 

 

 
Dopo il 14 agosto 1910 Padre Pio celebra messa tutti i giorni in paese

Messa lunga

Dopo l'ordinazione sacerdotale Padre Pio visse in Pietrelcina perché non ce la faceva con la salute a tornare in convento.
Egli celebrava la Messa nella vicina chiesetta di Sant’Anna, ma scendeva a celebrare anche nella chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli.
Durante la celebrazione della Messa egli rimaneva a lungo assorto in preghiera, spesso facendo trascorrere oltre un’ora senza proseguire.

Don Giuseppe Orlando, nel suo Diario, così scrisse: «La sua Santa Messa era un mistero incomprensibile. Io poche volte l’ho visto celebrare in paese all’altare Maggiore, riferisco però quello che mi disse il parroco Pannullo, giurando sul suo sacerdozio. Padre Pio al Memento era talmente assorto nella preghiera che passava oltre un’ora senza proseguire. La sua Messa era così lunga che la gente la evitava perché, dovendo tutti andare alla campagna a lavorare, essendo un paese agricolo, non potevano rimanere per ore e ore in Chiesa a pregare insieme a lui».
(Giannuzzi, San Pio, 67)

Telecomando
I paesani continuavano a protestare col parroco per la messa troppo lunga, e don Salvatore non sapeva come risolvere la situazione.

«Il parroco mi disse - ricorda don Giuseppe Orlando - che l’aveva accusato finanche al padre Guardiano dei Cappuccini, che veniva spesso a Pietrelcina per interessarsi della salute del suo suddito, e il P. Guardiano aveva pregato il parroco di richiamarlo con la mente perché così per santa ubbidienza avrebbe subito ubbidito».
Don Pannullo sul momento pensò che il Padre guardiano volesse prendersi burla di lui, ma volle provare lo stesso. «Ebbene - conclude don Giuseppe Orlando - tutti i giorni che Padre Pio diceva messa l’arciprete si metteva in Chiesa e, a distanza, mentalmente lo comandava; e Padre Pio subito ubbidiva. “Senti, Peppino, mi confermò l’arciprete, io ho i piedi sulla tomba e tu devi credermi che quanto ti ho detto è vero.”»
(Convento Frati Minori Cappuccini, Dalla terra al cielo, Gli undici conventi, Edizioni Frati Cappuccini, San Giovanni Rotondo, 2001, pag. 130-1)




  

Chiesa di Sant'Anna in Pietrelcina ai tempi di Padre Pio

 

 

Altare della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pietrelcina

 

 


Don Giovanni Caporaso morto 10 anni prima, prega in chiesa.

 

Questo fatto fu riportato da Padre Bonaventura Massa. Don Giovanni Caporaso era parroco di Pietrelcina prima del nuovo parroco don Salvatore Pannullo. Don Giovanni morì nel 1901.

Nel 1910 mentre Padre Pio diceva la messa, don Salvatore vedeva il defunto don Giovanni inginocchiato sull'inginocchiatoio dietro l'altare. Don Giovanni fu anche visto inginocchiato nella chiesetta di San Pio martire nel rione Castello.

Anche Padre Pio aveva notato un sacerdote inginocchiato, ma avendolo visto di dietro, non aveva mai capito chi fosse. Le apparizioni durarono circa un mese.

L'ultima volta il defunto sacerdote disse a don Pannullo: "Salvatore, ora ti lascio, non ritornerò più. Come è stato terribile per me, e quanto mi è costato."

Don Giovanni Caporaso era un uomo onesto e giusto, ma dopo la celebrazione della messa del mattino usava andare subito, senza fare il dovuto ringraziamento, nella farmacia accanto alla chiesa, per chiacchierare con gli amici. (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 107-9)


Fuori dal convento

Scrive Padre Agostino nel suo Diario: "Il motivo per cui Padre Pio dove' restare per quasi sei anni a Pietrelcina non si e' mai potuto sapere. Egli l'avra' dovuto sapere per divina rivelazione durante la sua permanenza a casa. Ad un certo momento egli credeva di essere stato discacciato da San Francesco. Interrogato un giorno da me, rispose: "Padre, non lo posso dire, perche' mancherei alla carita'." (Padre Agostino, Diario, 62-3)


Piana Romana, Porta Madonnella, Ponticello


Dopo la messa Padre Pio si recava a Piana Romana, dove la famiglia aveva la masseria.
Per giungere alla masseria di famiglia doveva attraversare Porta Madonnella per uscire dal centro antico del paese.

Lungo la strada doveva poi attraversare un "ponticello" dove invariabilemte erano stazionati dei diavoli che al suo passaggio lo canzonavano dicendo: Mo' passa 'o santariello! Mo' passa 'o santariello!" E Padre Pio, senza fermarsi, rispondeva: "Schiattate! schiattate!"
(Peroni, Padre Pio, 147)



L'olmo e il seggiolone

Alla masseria di Piana Romana c'era un olmo vicino al quale c'erano dei sassi che Padre Pio chiamava "il seggiolone".
Padre Pio pregava continuamente cercando il fresco sotto l'olmo e usando "il seggiolone" come sedile ed inginocchiatoio.

Egli cosi' descrisse la cosa:

"Nella stagione estiva stavo sempre in campagna a Piana Romana ed i miei, zii e cugini, mi costruirono una capanna o pagliaio ai piedi di quest’albero, anzi poggiata proprio all’albero. È là che io stavo notte e giorno, al fresco, per respirare aria pura e salubre. In quella capanna, per me diventata una vera chiesetta, io facevo tutte le pratiche di pietà e le mie preghiere notte e giorno» (Giannuzzi, San Pio, 73)
 
       Porta Madonnella

               La via verso Porta Romana

              Il ponticello dove stazionavano i diavoli.

        La Masseria a Porta Romana

       Le pietre che Padre Pio chiamava 'il seggiolone"

 

7 settembre 1910, a 23 anni, Stimmate invisibili
 

Stimmate

Il 7 settembre 1910, 28 giorni dopo essere stato ordinato sacerdote, pregando sotto l'olmo Gesù e la Madonna si presentarono a Padre Pio. Egli  ricevette da loro le stimmate.  Padre Pio si sentì in "grande imbarazzo".





              
 
I resti dell'olmo con la cappella costruita intorno.

Mamma Peppa: "Suoni la chitarra?"

Quel giorno del 7 settembre 1910, la mamma aveva preparato il consueto pasto per fra' Pio nella masseria di Piana Romana. Ma egli tardave a venire e si presentò a casa in ritardo. Non sembrava il solito e agitava le mani come per attutire il bruciore che sentiva.
La mamma si accorse di qualcosa di insolito e disse: "Acché! Stai imparando a suonare la chitarra?"
Fra' Pio sorrise, non le disse nulla dell'accaduto e non le mostrò le mani.



Le stimmate divengono invisibili
Il mattino seguente, 8 settembre 1910, Padre Pio, recatosi in paese per la celebrazione della santa Messa, raccontò tutto all'arciprete Salvatore Pannullo, dicendo: "Zi' Tore, fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento."
I due pregarono e il Signore li ascoltò, togliendo a Padre Pio esternamente le stimmate, ma il dolore rimase. 
(Capuano, Con p. Pio, 215-6).

Quando venne comunicata a don Salvatore Pannullo nel 1918 la notizia che Padre Pio aveva ricevuto le stimmate da sua nipote Grazia e  da Lucia Iadanza, egli disse: "Voi lo sapete adesso, io lo so dal 1910."

 
 
 
 

 

 

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