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Piazza delle due chiese di S. Maria delle Grazie

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Capitolo 1: Dalla nascita a 14 anni


Pietrelcina

Pietrelcina è un paese rurale di 3000 abitanti distante 12 chilometri da Benevento, in Campania. Nel corso dei secoli il nome del paese è stato modificato diverse volte: Petrapolcina,” “Petrapucina,” "Pretapucina", Petrapolicina,” “Petrapulcina,” “Pietr’elcina,” “Pietra Elcina,” “Pietralcina.” (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010. pag.36)


Pietrelcina dal satellite. "A" indica la casa di Padre Pio.

   
Veduta di Pietrelcina, e pianta dell'area nell'Italia del Sud.

La parte medievale del paese di Pietrelcina si chiama "Rione Castello." Nel 1100 c'era una castello, ma fu distrutto dai terremoti del 1349 e del 1688. Il Castello era in realtà un 'castrum', un'area fortificata con mura e con porte d'entrata, abitata da militari e civili. Il rione Castello poggia su una grossa roccia chiamata "Morgia" o "Morgione".
                     
Il Rione Castello di Pietrelcina

 
La zona chiamata La Morgia
La porta d'entrata al rione Castello è chiamata "Porta Madonnella." Sul muro c'è un dipinto su maiolica raffigurante la Madonna al centro, e ai lati San Michele Arcangelo che sconfigge il diavolo, e sant'Antonio da Padova. La maiolica è dell'artista locale Giuseppe De Biase.

               
Porta Madonnella all'ingresso del Rione Castello
 
Al centro del paese c'è il pozzo a cui attingevano acqua gli abitanti. Il pozzo e' chiamato "Pantaniello."
       
Il pozzo nella zona di "Pantaniello"

Il pozzo del Pantaniello in uso dal vivo ai tempi di Padre Pio
 

 

La famiglia di Francesco Forgione, futuro Padre Pio

I genitori di Padre Pio erano Grazio Forgione e Maria Giuseppa De Nunzio.
Grazio Forgione era anche chiamato Orazio e Razio. Nacque a Pietrelcina il 22 ottobre 1860. Si sposò a Pietrelcina l'8 giugno 1881, a 20 anni. Morì a San Giovanni Rotondo l'8 ottobre 1946, a quasi 86 anni. Era analfabeta.
Maria Giuseppa De Nunzio nacque a Pietrelcina il 28 marzo 1859. Morì a San Giovanni Rotondo il 3 gennaio 1929, a 69 anni.

I Forgione ebbero otto figli.
Il primo nato fu un maschio che chiamarono
Michele.
Michele nacque a Pietrelcina il 25 giugno 1882.
   Si sposò a Pietrelcina il 12 marzo 1908 a
Giuseppa Cardone (1884-1946).
   Morì a San Giovanni Rotondo il 9 marzo 1967, all'età di circa 85 anni.
      Michele Forgione e Giuseppa Cardone ebbero otto figli.
         Tutti morirono alla nascita o nei primi anni di vita, eccetto per Francesco Forgione che morì di meningite all'età di undici anni, e
        
Pia Forgione, che nacque a Pietrelcina il 6 gennaio 1924, e sposò il 25 maggio 1945 a San Giovanni Rotondo Mario Pennelli.
         (Pia Forgione mori'  a 90 anni il 22 gennaio 2014).   
         Essi ebbero 8 figli: Giuseppina, Alfonso, Orazio, Rachele, Tarcisia, Maria Pia, Michele, e Pio.
        
Il secondo nato fu Francesco, che visse circa 3 settimane (12 febbraio 1884-3 marzo 1884)

Dopo nacque la terzogenita Amalia, che mori' dopo circa due anni (20 maggio 1885 - 14 febbraio 1887)

Il quarto figlio fu
Francesco, il futuro Padre Pio (25 maggio 1887 - 23 settembre 1968).

Quinta fu
Felicita Forgione nacque il 15 settembre 1889, si sposò a Vincenzo Masone (1886-1941) il 20 ottobre 1910.
     Felicita morì di spagnola il 25 settembre 1918, all'età di 29 anni.
      Felicita e Vincenzo ebbero tre figli:
        Giuseppa (morta di tubercolosi ad Arco di Trento a 18 anni); 
        Pellegrino (morto di spagnola a 4 anni);
        il terzo figlio fu
Ettore Masone, nato a Pietrelcina il 1° dicembre 1916, che  sposò a Loreto Mariuccia Ghisleri nel 1961.
                      Ettore Masone morì a Benevento nel 1978 a circa 62 anni.
                      Essi ebbero un figlio,
Pio Masone, nato nel 1963.
                     

Sesta fu
Pellegrina Forgione, nata il 15 marzo 1892 a Pietrelcina; sposata a Antonino Masone il 26 luglio 1913. Pellegrina morì a Chieti il 19 febbraio 1944 a 52 anni, nell'ospedale sanatoriale san Camillo de Lellis, per le ferite riportate durante un bombardamento. Pellegrina e Antonino ebbero due figli Maria Giuseppa morta a 3 anni, e Alfredo morto a 15 mesi di influenza.

Settima fu
Grazia Forgione, nata il 26 dicembre 1894 e morta a Roma dopo una lunga malattia il 30 aprile 1969, all'età di 74 anni. Divenne suor Pia, gia' Brigidina (16 maggio 1917, fino al marzo 1965)

Ottavo fu Mario Forgione, nato il 24 marzo 1899 e morto nel febbraio del 1900 a 11 mesi di età.
 

 

 

Dall'album di famiglia dei Forgione
 

 
La famiglia di Padre Pio

     
I genitori di Padre Pio 
 
  Zi' Grazio, padre di Padre Pio, negli ultimi anni della sua vita viveva a casa di Maria Pyle. Per affrontare la ripida salita dalla casa alla chiesa si serviva spesso di un asinello.
 
  Pio Masone guarda Padre Pio mentre Carlo Campanini sorride. Suo padre Ettore lo tiene per mano. Pio, nato nel 1963, era figlio di Felicita Forgione, sorella di Padre Pio, e di Ettore Masone.

Pio Masone fu battezzato da Padre Pio. la madrina di Pio Masone fu Maria Pyle.

Pio Masone battezzato. Il padre Ettore è tutto a sinistra.

Padre Pio fa il prestigiatore con il nipotino Pio Masone

Pio Masone chiede a Padre Pio se lui è veramente il Padre Pio di cui tutti parlano in famiglia
 
 
Marzo 1959: Padre Pio benedice la nuova casa della nipote Pia Forgione Pennelli sul Viale dei Cappuccini

 
Nell'occasione Padre Pio si cimenta a intrattenere gli ospiti cantando la canzone "Mamma"
 
Intorno al 1940: Il conte Telfner; la nipote di Padre Pio, Pia,figlia di Michele Forgione; Maria Pyle; zi' Grazio; e  Giuseppa Cardone, moglie di Michele, fratello di Padre Pio e madre di Pia.

 

La casa natale, la cucina, la torretta, la casa del fratello Michele,
la casa dei genitori materni, la masseria a Piana Romana.

Padre Pio venne alla luce nell'abitazione sita in Vico Storto Valle 27, oggi 32. E' la casa paterna di Grazio, di un solo vano, a cui si accede per tre gradini esterni.

                  

                  

Esterno della casa natale di Francesco Forgione in Vico Storto Valle

     

Interno della casa (vano unico a piano terra)

   

Stanza sotto la casa per l'asino e gli arnesi

 

 

Sullo stesso vicolo Storto Valle al #28 e separata da una casa a due piani non appartenente alla famiglia Forgione, c'è "la cucina", una casa di due vani a piano terra di aspetto umilissimo. Il primo locale che s’apre sulla strada era adibito a cucina, con camino e utensili domestici appesi alle pareti. Il locale retrostante, illuminato da una finestra aperta sullo strapiombo del torrente Pantaniello, servì da camera da letto, poi da locale per il consumo dei pasti.


Una casa a due piani, non dei Forgione, separa la casa natale e "la cucina"


Esterno della cucina


Interno della cucina


Sempre in Vico Storto Valle, al #1 c'è la "Torretta", una stanza isolata e quadrangolare a cui si accede da una scala esterna di diciassette gradini a forte pendenza, ricavati nella roccia viva.

                   

"La Torretta"

 

Interno della stanza unica



A pochi passi da Vico Storto Valle, in via S. Maria degli angeli 44, c'e' la casa che zi' Orazio e il figlio Michele comprarono quando tornarono dall'America. Qui, nella stanza al piano superiore, Padre Pio trascorse la convalescenza e i suoi anni di sacerdozio dal 1900 al 1916, e sostenne le lotte coi diavoli.
               
Esterno della casa del fratello Michele in Via S. Maria degli Angeli, 44
       
interno della "casa Michele"


Nel primo anno di matrimonio i Forgione vissero nella casa materna di Maria Giuseppa, la mamma di Padre Pio.
                          
Casa dei genitori materni, esterno e interni


La "Masseria" di Piana Romana
Nel giorno delle nozze, Maria Giuseppa aveva portato in dote un appezzamento di terreno coltivabile di circa un ettaro, con annessa masseria, in località denominata Piana Romana, distante qualche chilometro da Pietrelcina. Per andarvi a piedi si camminava per circa un'ora. Da questo ettaro di terreno Grazio traeva il sostentamento per la sua famiglia: grano, granoturco, olive, uva e verdure di stagione. In masseria allevava alcuni animali domestici: pecore, conigli, anatre, galline. All' alba sellava l'asinello, metteva nello zaino pane e formaggio, e si avviava verso la masseria dove faticava tutto il giorno. Al tramonto rincasava per la cena in famiglia, la preghiera e il riposo. Mamma Peppa si recava alla fontana prima della levata del sole, preparava i cibi, accudiva i figli, rassettava la casa, poi si recava da Grazio per dargli una mano. Ritornava a casa verso metà del pomeriggio con provviste di frutta, verdura, uva di giornata, per preparare la cena che la famiglia consumava allegramente. (Elena Bergadano, Padre Pio: Il profumo dell'amore, Edizioni Paoline, Milano, 1999, pag.19)  
 

Francesco e la mamma diretti a Piana Romana, nella vetrata del portale d'ingresso alla chiesa di S. Maria degli Angeli, a Pietrelcina

                              

La "Masseria" a Piana Romana, esterno e interno (vano unico)

 

      

Il terreno a Piana Romana

 

 

 

 

 

 

 


La nascita di Francesco Forgione nel 1887
Francesco Forgione (futuro Padre Pio) nacque mercoledì 25 maggio 1887 alle cinque del pomeriggio, In Vico Storto Valle 27 (in seguito rinumerato 32), con l'aiuto della levatrice Graziella Formichelli.
La levatrice, dopo il parto, essendo il piccolo ancora avvolto nella pellicola amniotica, disse: «Il bimbo è nato ravvolto in un velo bianco e questo è un buon segno: egli sarà grande e fortunato.»
(Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, p. 14)



Atto di Nascita

“L’anno milleottocento ottantasette, addì ventisei di maggio, a ore anti meridiane nove, nella Casa Comunale avanti di me Sagliocca Gaetano, Assessore Anziano facente le funzioni da Sindaco, Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Pietrelcina, è comparso Forgione Grazio fu Michele, di anni ventisei, possidente domiciliato in Pietrelcina, il quale mi ha dichiarato che alle ore pomeridiane cinque, nella casa posta in Vico Storto Valle, al numero ventisette, da De Nunzio Maria Giuseppa sua moglie, di anni ventotto, possidente seco convivente  è nato un bambino di sesso mascolino che egli mi presenta e a cui dà il nome di Francesco. A quanto sopra e a questo atto sono presenti quali testimoni Pennisi Luciano di Giuseppe, di anni trentanove, calzolaio, e Orlando Antonio fu Michele, di anni quarantadue, possidente, entrambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto agli intervenuti l’hanno sottoscritto i soli testimoni, avendo il dichiarante asserito di essere analfabeta. Luciano Pennisi. Antonio Orlando. L’Ufficiale dello Stato Civile G. Sagliocca.»


    
Atto di nascita di Francesco Forgione, futuro Padre Pio.


Battesimo
Il neonato venne portato la mattina seguente alla nascita nella vicinissima rustica Chiesa di S. Anna. Il battesimo venne amministrato dall’economo curato don Nicolantonio Orlando alle ore 8 del 26 maggio 1887. Gli venne dato il nome di Francesco.

Atto di battesimo

 

#233 Forgione Francesco

'A di ventisei maggio milleottocentootantasette. Io qui sottoscritto economo curato della chiesa arcipretale di Pietrelcina sotto il titolo di S. Maria degli Angeli ho battezzato un infante, nato ad ore ventidue del di antecedente, figlio di Grazio e Mariagiuseppa De Nunzio coniugi, cui si e' posto nome Francesco. La comara e' stata la levatrice Grazia Formichelli di Andrea e fu Pellegrina Malagini del suddetto comune. In fede. Nicolantonio Orlando Economo Curato.

 

                  

Battistero nella chiesa di S. Anna e interno della chiesa

 

Don Nicolantonio Orlando, a destra, battezzò Francesco Forgione il futuro Padre Pio.

 

 

Infanzia, fanciullezza e adolescenza di Francesco Forgione in Pietrelcina (1887-1902)



Fin dal seno (1886)



Mamma Peppa, la mamma di Padre Pio, con la nipote Giuseppina

 

Padre Pio: Ho sofferto sin dal seno di mia madre”. (Cleonice  Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 232)




Fin dalla nascita (1887)

La levatrice, Grazia Formichelli, dopo il parto, essendo il piccolo ancora avvolto nella pellicola amniotica, disse: «Il bimbo è nato ravvolto in un velo bianco e questo è un buon segno: egli sarà grande e fortunato.» (Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, p. 14)

 

Padre Pio: "Gesù fin dalla nascita mi ha dimostrato segni di specialissima predilezione." (Lettera a Nina Campanile del Novembre 1922, Epistolario III, 1006; vedi anche nota 1 a pag. 1005)

 

Poco tempo prima della morte Padre Pio parlando al Padre Guardiano (P: Carmelo) cominciò a piangere dicendo: "Ne ho commessi di peccati. L'ho fatta grossa. Pensate un po': dalla nascita il 25 maggio 1887, fino alla mia vestizione, il 22 gennaio 1903, non ho mai ringraziato il Signore per essere battezzato molto presto, soltanto quattordici ore dopo la mia nascita, alle 8 del 26 maggio. Sono un ingrato!" E continuava a piangere. (Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino, trentatreesima edizione 2003, pag. 174. La prima edizione originale era in francese e fu stampata a Parigi nel 1955)


Fin dalla culla (1887-8)
   
La culla di Francesco Forgione futuro Padre Pio


Fin dall'infanzia (1888)

Padre Pio vedeva e interagiva con il suo angelo custode sin dai primi giorni di vita: Nella lettera a Padre Agostino il 13 dicembre 1912, Padre Pio chiama il suo angelo custode: "Il compagno della mia infanzia." (Epistolario I, 321)

 

Interrogato sui suoi ricordi d’infanzia, Padre Pio disse un giorno, ridendo, che egli era un “maccherone senza sale”. Altre volte, interrogato a proposito, negò di aver usato tale espressione. (Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino, trentatreesima edizione 2003, pag. 54. La prima edizione originale era in francese e fu stampata a Parigi nel 1955) (Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, Capitolo VI)

 
Mamma Peppa, quando Francesco aveva appena pochi mesi, lo portò da un noto «astrologo» del paese, Giuseppe Fajella, per fargli leggere il destino. E questi fece una sorprendente predizione: «Questo bambino sarà onorato da tutto il mondo. Per le sue mani passeranno soldi e soldi, ma non possiederà nulla». E Giuseppa, nel raccontare questo episodio, diceva: «Chissà, forse da grande Francesco andrà in America e così tutto il mondo lo conoscerà». (Padre Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia 2012, p. 92)



A due anni  (1889)

Essendo il piccolo Francesco, all’età di appena due anni, soggetto a disturbi addominali, la sua mamma, per scongiurare il malocchio, e seguendo le consuetudini del posto, lo portò da una «maga», e questa lo sospese a testa in giù mentre pronunciava le solite formule. Padre Pio, raccontando l’episodio, diceva: “La donna mi sollevò per le gambette  “come un agnellino”, a testa in giù, e pronunziò su di me dei vecchi adagi, accompagnandoli con strani gesti propiziatori.” (Padre Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia 2012, p. 92-3)


A 3-4 anni: Fin da bambino (1890-1)

Fin da bambino manifestò la sua inclinazione per le cose religiose e si teneva lontano dai bambini che dicevano bugie, bestemmiavano e avevano cattive abitudini. (Positio II, 500)


A cinque anni (1892)


Questa piccola vetrata si trova nella chiesa di S. Anna, sopra il portale d'ingresso.
La vetrata sopra si riferisce a un fatto straordinario avvenuto quando Francesco era piccolino. Padre Benedetto da San Marco in Lamis in un manoscritto riportò un episodio riportatogli da Padre Pio: "Un giorno, Francesco aveva cinque o sei anni entrò in chiesa e Gesù dall'altare gli fece cenno di avvicinarsi e gli mise una mano sulla testa, attestante di gradire e confermare l'offerta di sè a Lui e consacrarsi al suo amore."    (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 51)

Anni dopo fu chiesto a Padre Pio perchè di questo fatto non ne avesse parlato con nessuno, neanche con sua madre, egli disse che a quell'età chedeva che questa fosse una cosa normale che accadeva a tutti.  (Duchesse of St. Albans (Suzanne St. Albans), Magic of a mystic. Stories of Padre Pio, Clarkson N. Potter Inc., New York, 1983, pag. 23) 

Nel 1915  scriverà padre Agostino nel suo Diario: «Le estasi e le apparizioni cominciarono al quinto anno di età, quando ebbe il pensiero ed il sentimento di consacrarsi per sempre al Signore, e furono continue. Interrogato come mai le avesse celate per tanto tempo, candidamente rispose che non le aveva manifestate perché le credeva cose ordinarie che succedevano a tutte le anime; difatti un giorno (quando Padre Pio era già un sacerdote di 28 anni) mi chiese ingenuamente: “E Lei non la vede la Madonna?”. Ad una mia risposta negativa soggiunse: “Lei lo dice per santa umiltà”. (Positio III/1, p. 14) (Padre Agostino da San Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, IV edizione,  2012, pag.53) (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag.15)

Padre Agostino di San Marco in Lamis, suo direttore spirituale, afferma nel proprio Diario: “A cinque anni cominciarono pure le apparizioni diaboliche e per quasi 20 anni furono sempre in forme oscenissime, umane e sopratutto bestiali.”  (Padre Agostino da San Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, IV edizione,  2012, pag.53)

 

 

All’età di 5 anni si era votato a S. Francesco. Lo dichiarerà egli stesso quando, già sacerdote, il parroco di Pietrelcina gli consiglierà di farsi sacerdote secolare per poi potergli affidare la parrocchia. Così risponderà: “Zi’ Tore, da quando avevo cinque anni ho promesso fedeltà a San Francesco e non lo tradisco”. (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma 2002, pag. 25) (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag.15)



A 8 anni  (1895)

I pastorelli Francesco, il suo amico Baldino, Luigi Orlando,  e Mercurio Scocca conducono il loro piccolo gregge di una dozzina complessiva di pecore al pascolo. Là trovano altri pastorelli e altre pecorelle. I ragazzi giocano, ma alcuni non possono fare a meno di dileggiare Francesco. Lo scherno si accentua all’ora della colazione, quando essi addentano la loro fetta di pane e formaggio, mentre l’amichetto apre per benino il tovagliolo bianco e vi pone sopra il suo pane. Racconta Baldino: “... Per lui era tutta una cerimonia: sedeva a terra, snodava le cocche del tovagliolo e se lo spandeva sulle ginocchia; dava uno sguardo intorno, un altro in alto e cominciava a mangiare con compostezza: se qualche mollica cadeva a terra, la raccoglieva, la baciava, e la mangiava.” (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma, 2002, pag. 29)

 

A volte, quando Francesco si trovava in campagna a pascolare il suo modesto gregge, veniva raggiunto dal cugino Mercurio con le sue sette, otto pecore. E così, mentre le pecore pascolavano, loro due passavano il tempo a divertirsi. Mercurio raccontava che Francesco amava giocare alle processioni. Entrambi modellavano con il fango pastori e un carro. Poi facevano passare carro e pastori lungo un percorso che tracciavano tutto attorno ad un monticello da loro costruito con terra battuta. Nella circo-stanza, Francesco cantava a squarciagola, seguito da Mercurio, stonato e per nulla propenso a questo tipo di gioco. Nel frattempo, le pecore, lasciate libere, provocavano danni alle colture della campagna circostante. Il tutto finiva con i due ragazzi picchiati dai contadini infuriati per i danni subiti. Mercurio, ricordando quel gioco, concludeva: «Sempre processioni facevamo!» (Gherardo Leone, Padre Pio: Infanzia e prima giovinezza, (1887-1910), San Giovanni Rotondo, Casa Sollievo della Sofferenza, 1984, pag. 67-9, (prima edizione 1973) (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag. 16)

 


A 9 anni  (1896)

Altavilla Irpina
             
Il paese di Altavilla Irpina e la chiesa del miracolo

All’età di nove anni, nel 1896, papà Grazio condusse il piccolo Francesco al Santuario di San Pellegrino ad Altavilla Irpina (Avellino), e qui avvenne un miracolo.

 

Sarà lo stesso Padre Pio a raccontare che lui e suo padre, arrivati al Santuario, videro, fra la folla che si assiepava davanti all’altare, una donna con in braccio un bambino deforme.

 

Così prosegue il suo racconto: «In chiesa rimasi bloccato alla vista di una mamma che aveva tra le braccia un figlio deforme, più un ammasso di carne che un bambino, e, piangendo, pregava San Pellegrino per la sua creatura. Mi immedesimai nel dolore della donna e unii le mie preghiere alle sue. All’improvviso la poverina, esasperata e piangente, scaraventò il bambino sull’altare ed esclamò: “San Pellegrino, se non lo vuoi guarire è meglio che te lo prendi!”

 

Un istante dopo San Pellegrino rispondeva alla sofferenza della donna; infatti, il bambino si alzò in piedi e completamente guarito sgambettò dicendo: “Mamma…”. Io, stupito, rimasi paralizzato da tale evento e il mio piccolo cuore divenne ancora più ardente d’amore per Dio».

 

La donna, che non si era mai sentita chiamare “mamma”, gridò al miracolo. Un prete fece suonare il campanone per annunziare al popolo che San Pellegrino aveva compiuto un prodigio.

 

Francesco, come incantato, resistette all’invito del padre di andar via. Papà Grazio, una volta usciti dal Santuario, diede al figlio una strapazzata per non essere stato ubbidito. (Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, pag. 37-8) (Padre Gerardo Saldutto, Il cammino di Padre Pio,  Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 2001, pag. 28) (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag. 14)

 

P. Tarcisio Zullo sull’avvenimento osserva: “La gente di Pietrelcina, molti anni dopo, quando commentava questo fatto, usava chiedersi: “Che non sia stato questo il primo miracolo di Padre Pio!?” (Positio II, 619-20) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 18)




A 10 anni (1897)

I peperoni

Aveva circa dieci anni quando si ammalo gravemente e dovette rimanere a letto per un mese. Sua madre pregava la patrona di Pietrelcina, la Madonna della Libera. Dato che era tempo di raccolto, la madre preparo un piatto di peperoni per i lavoratori. Padre Pio ricordava: “Sentii il profumo dei peperoni e mi venne fame. Mia madre uscì con la metà dei peperoni e lasciò a casa l’altra metà. Mi alzai e mangiai i peperoni che mia madre aveva lasciato. Mi addormentai profondamente. Al suo ritorno mia madre mi trovò ancora addormentato, con il viso rosso e madido di sudore. I peperoni avevano funzionato come sonnifero e poco dopo come purga. Il giorno dopo ero ristabilito e in salute”. (Positio, II, 501) (Gherardo Leone, Padre Pio: Infanzia e prima giovinezza, (1887-1910), San Giovanni Rotondo, Casa Sollievo della Sofferenza, 1984, pag. 75-6) (prima edizione 1973),  (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma, 2002, pag. 32-3)



Le frustate

Gia a questa età (circa 10 anni) si imponeva la disciplina (frustate) per assomigliare a Gesù, che gli ebrei avevano picchiato. (Positio I, 1, 606)

Un giorno, mamma Peppa lo sorprese – era allora sui nove o dieci anni – dietro al letto che batteva il proprio corpo con una catena di ferro. Gli chiese: “Ma perchè, figlio mio, ti batti così? La catena di ferro fa male.” Francesco spiegò: “Mi devo battere come i Giudei hanno battuto Gesù e gli hanno fatto uscire il sangue sulle spalle.” (Manoscritto di Maria Pompilio, fogli 16-17)  (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 50)

 

 

Ancora frustate

Anche i compagni di Francesco, notando qualcosa di strano nel suo comportamento, incuriositi, vollero scoprire cosa gli succedeva quando era solo nella sua stanza. Durante le sere d’inverno “zitti zitti - racconta l’amico Ubaldo Vecchiarino - ci avvicinavamo alla casa Forgione e, dopo aver posto pietra su pietra sotto la bassa finestrella protetta da una cancellata di ferro, ci salivamo per spiare. La stanza era buia, ma si sentivano i colpi di uno che con una cordicella di canapa batteva il proprio corpo”. (Renzo Allegri, La vita e i miracoli di Padre Pio. Le stigmate, i miracoli, il mistero, Oscar Mondadori, Milano, 1999, p.29



Le preghiere


La chiesa di Sant'Anna

Fra Luca da Pietrelcina, nipote del sagrestano della chiesa (di Sant’Anna), dichiarò: “Mia madre, coetanea di Padre Pio e con la casa vicina a quella di Forgione Orazio, mi racconta che Padre Pio, all’età di nove anni, dieci e undici, giocava poco, ma leggeva i libri di pietà. Ascoltata la Messa, d’accordo con il sagrestano zio Michele, soprannominato Peruto, si faceva chiudere in chiesa, esortandolo di non dir niente a nessuno, e gli fissava l’orario per andare ad aprirgli.”  (Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, nota 30 di pag.91) (Positio, II, 501) (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 42) (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag.15)



Il cuscino di pietra


Pietra usata da Padre Pio come cuscino
Don Giuseppe Orlando, sacerdote di Pietrelcina, ricorda, nel suo dattiloscritto Padre Pio Profeta, che egli ebbe motivo di rimproverare Francesco “perchè, invece di dormire nel letto preparato dall’amore di mamma Peppa, dormiva a terra, tenendo una pietra come capezzale.” (G. Orlando, Padre Pio profeta, dattiloscritto, foglio 5) (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 51)

10 lire

 
Biglietto da dieci lire ai tempi di Padre Pio

Padre Pio, ricordando quegli anni: “A casa mia era difficile trovare dieci lire, ma non mancava mai nulla.”  (Positio III, 1, pag. 11)




Il sigaro di zio Pellegrino

Padre Raffaele domandò un giorno a Padre Pio se avesse mai fumato in vita sua. Padre Pio; “Potevo avere un dieci anni quando un giorno, a Piana Romana, mi chiamò lo zio Pellegrino e disse: “Francì, tu hai il piede leggero, questi sono i soldi e va in paese a comprarmi un sigaro toscano e un pacchetto di micciarielli.” Francesco subito partì, ma al ritorno, arrivato al piccolo torrente, si fermò e seduto su una pietra disse tra sè: “Vediamo di che sa questo fumo.” Accese il sigaro con un fiammifero, e appena fece la prima boccata gli si rivoltò lo stomaco e cadde. Gli pareva che la terra girasse sottosopra ed egli si trovò sbandato. Quando si riprese tornò dallo zio Pellegrino e gli disse tutto. Questi scoppio a ridere. Da allora in poi si eresse un muro tra il fumo e Francesco.” (Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, Capitolo VI)



Luigi Orlando e le pecore

A Francesco furono affidate due pecore da pascolare. Suo compagno era un altro pastorello, Luigi Orlando, che aveva una sola pecora. Mentre le pecore pascolavano i ragazzi giocavano e a volte lottavano. Orlando riportò: “Francesco mi vinceva quasi sempre, perché era più grande di tre anni. Una volta, lottando, cademmo e mi inchiodò con le spalle al suolo. Nel tentativo di rovesciarlo e capovolgere la situazione, tutti i miei sforzi furono vani ed allora mi sfuggì una espressione forte. La reazione di Francesco fu immediata: svincolarsi, alzarsi, e fuggire fu tutt’uno, perchè egli mai, mai disse cattive parole e non ne voleva sentire; perciò evitava gli scostumati dalla parola facile, gli insinceri, quelli che non erano buoni e bravi ragazzi.”  (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 42)

 

Ancora Luigi Orlando, ricordando i tempi in cui stava insieme e giocava con Francesco, dichiarerà: “Quando stava con noi non pregava; non si notava in lui nulla di particolare; con noi era un ragazzo come tutti gli altri: di quei educati e piuttosto riservati. A tante cose, allora, non ci pensavamo e quindi ci saranno anche sfuggite. E poi Padre Pio, allora Francisco, è stato sempre “nu lupo surdo”, cioè uno di poche parole, e non faceva mai appurare i fatti suoi!” (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 43)

Il pozzo di Piana Romana

    

Il Pozzo di Piana Romana è stato preservato ed è visibile a tutt'oggi

 

La mamma di Padre Pio raccontava sovente quel che accadde durante la costruzione del piccolo pozzo. Zì Grazio scavava e scavava, ma nonostante fosse arrivato alla profondità di tre metri non trovava acqua, irritato, cominciava a perdere la pazienza.

Il piccolo Francesco pregò il padre di non adirarsi, perché l`acqua non sarebbe uscita là ma in un altro luogo, che egli stesso indicò, secondo quando gli aveva suggerito Gesù.

Zì Grazio rispose a Francesco che avrebbe fatto scavare nel luogo indicato; e guai a lui, perché se l`acqua non fosse uscita, l`avrebbe messo nella fossa. Dopo due o tre metri l`acqua cominciò a zampillare ed il piccolo aggiunse di continuare a scavare perché ne sarebbe uscita in abbondanza, come successe realmente. (P. Pio Capuano, Con Padre Pio come in una fiaba, pag. 112-3)

Il calzolaio Antonio Montella

 

 

Il banchetto del calzolaio

 

In rione Castello, nei pressi della porta "Madonnella", aveva la sua botteguccia il calzolaio Antonio Montella e Francesco, che passava per quella porta, perchè era la sua strada, spesso si fermava per parlare con Antonio e  suoi familiari.

Andrianella, la moglie del calzolaio

Una domenica, tornando dalla messa, Francesco vide "Ndrianella", che stava orlando il lembo d'una gonna con una fettuccia. "Ndrianella", le disse Francesco, "oggi non si fatica. E' domenica". "Tu stai fresco, figlio mio", gli rispose Andrianella. Francesco andò a casa, tornò con un paio di forbici e fece la fettuccia a pezzi. La donna, risentita, lo inseguì, ma non riusci ad acchiapparlo. (Padre Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio racconta e dice, 2010, pag. 83-4)

La scuola comincia a 10 anni (1897)

Francesco aveva almeno dieci anni quando cominciò a frequentare la scuola regolarmente.

 

Prima aveva ricevuto lezioni saltuariamente da Cosimo Scocca, di sedici anni, che aveva lui stesso un diploma di scuola elementare, e da Mennato Saginato. Più o meno non fecero altro che insegnargli l’alfabeto.

 

Frequentò anche  una scuola serale tenuta da un modesto artigiano, chiamato «Pettenacanne» perché pettinava la canapa per fare sacchi e teloni. Di sera, per mezza lira al mese, «Pettenacanne» insegnava a leggere e scrivere a quattro o cinque ragazzi, riuniti in un piccolo locale senza pretese. La sua educazione è praticamente costituita tutta di lezioni private.

Quando egli pascolava due capre, prima dei dieci anni,  il padre gli chiese se voleva andare a scuola e Francesco rispose: “Ma certamente mi piacerebbe andare a scuola”. 

 

Fu così che Francesco a 10 anni, cominciò la scuola elementare, che fu completata in tre anni. Il maestro fu don Domenico Tizzani, un ex sacerdote che viveva isolato con moglie e figlia, e dava lezioni private per 5 lire al mese, in una stanza a piano terra adibita ad aula scolastica.

Zi' Razio due volte in America

     

Emigranti al tempo di Grazio Forgione

Per pagare le cinque lire al mese a Tizzani, Grazio, il Padre di Francesco andò a lavorare due volte in America per racimolare i soldi necessari. (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 47)

Dove in America? Argentina o Brasile nel sud America, Pensylvania o New York negli Stati Uniti. Le fonti differiscono. Apparentemente nessuno mai lo ha chiesto a zi’ Grazio. La prima volta partì nel 1899. Zi’ Grazio rientrò a Pietrelcina dopo il secondo viaggio da emigrante nel 1903, quando il figlio stava in noviziato a Morcone.

 

Francesco scrisse una lettera al padre in America il 5 ottobre 1901. (Epistolario 4, 933-4)

A 11 anni (1898)

Fra' Camillo in età matura. La sua barba ispirò Francesco Forgione a farsi frate cappuccino.

All’età di circa undici anni... un giovane frate cappuccino questuante, avanzò sull’aia dei Forgione. Il piccolo Francesco interrompe i suoi giochi e rimane a guardarlo estasiato... Il giovane “frate da cerca” è fra Camillo, ha 27 anni, e da appena un anno e mezzo ha indossato l’abito cappuccino nel vicino convento di Morcone... A seguito di quell’incontro “casuale” egli comincia a confidare ai genitori la sua aspirazione di farsi sacerdote. (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma, 2002, pag. 50-1)

 

“La barba di frate Camillo mi era rimasta stampata in testa, e nessuno poté levarmela dalla mente”.   (Positio II, p. 502)

Questa potrebbe essere la prima foto di Francesco Forgione futuro Padre Pio a 10-11 anni.

Alcuni dicono che sia invece la foto di Francesco, figlio di Michele Forgione, fratello di Padre Pio. Egli morì di meningite a 11 anni.

 

Don Nicola Caruso testimoniò: “Più di una volta Francesco, venendo a scuola, mi diceva che, quando tornava a casa, trovava sulla soglia un uomo vestito da prete, che non lo voleva far passare. Allora Francesco si fermava, venive una creatura (cioè un ragazzino) scalza, faceva un segno di croce, il prete spariva, e Francesco, sereno, entrava a casa.” (Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 51.  Don Nicola Caruso insegnava matematica a Francesco.”( Francis Mary Kalvelage editore, Padre Pio The Wonder Worker , Franciscan Friars of the Immaculate, Fall River, Massachusetts,  USA, quinta ristampa, 2009, pag. 76) Don Nicola accompagnò, insieme al maestro Caccavo, Francesco al noviziato di Morcone.

 

 

A 12 anni (1899)

A dodici anni, il 27 settembre 1899, Francesco Forgione futuro Padre Pio ricevette la cresima dalle mani dell’arcivescovo di Benevento Mons. Donato Maria Dall’Olio. Quindici anni dopo, quando, giovane sacerdote, preparò i  ragazzini di Pietrelcina alla cresima, pianse di emozione ricordando “quel che mi fece sentire il santissimo Spirito Paraclito in quel giorno in cui ricevei il sacramento della cresima, giorno singolarissimo, ed indimenticabile per  tutta la mia vita. Quante dolci emozioni  mi fece sentire in quel giorno questo Spirito consolatore! Al pensiero  di quel giorno mi sento bruciare tutto da una fiamma vivissima che brucia, strugge e non dà pena.”    (Lettera a padre Agostino del 12 maggio del 1914, Epistolario I, 471) (Alessandro da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina Cireneo di tutti, Edizioni Padre Pio, 2011, pagina 33) (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 44)

Mons. Donato Dell'Olio

A 13 anni (1900)

 

   

Il maestro Angelo Caccavo e la sua scrivania

 

A tredici anni Francesco nel 1900 iniziò la scuola media con un altro insegnate privato, Angelo Caccavo. Con lui completa il programma del triennio ginnasiale inferiore nel 1903 quando parte per il noviziato di Morcone.

 Vincenzo Salomone, coetaneo: “Quante volte l’ho visto seduto al tavolinetto, curvo sui libri! Io andavo a chiamarlo per giocare a bottoni e lui mi sorrideva e mi faceva segno di tornare dopo, più tardi. Io tornavo e lui nuovemente a farmi quel segno, sempre con quel sorriso. Tornavo tante volte, finchè non si faceva sera.”  (Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, Capitolo VIII)

 

 Virginia Faella, coetanea di Francesco, e con la casa “a faccia a faccia” ricordava che terminata la scuola Francesco tornava a casa, posava i libri, scendeva a prendere una bracciata  di rami secchi e poi stava sui libri tutta la giornata senza uscire di casa. La mamma con gli altri figli andavano a lavorare in campagna. Nella bella stagione non tornavano a casa tutte le sere.  (Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, Capitolo VIII)

I maestri di Padre Pio furono Cosimo Scocca, un contadino con il diploma di quinta elementare che gli insegno l’abbeccedario; Mandato Saginato, un pettinatore di canapa, che al costo di mezza lira al mese gli insegnò l’alfabeto; don Domenico Tizzani, pagato cinque lire al mese, corrispondente a 25 chili di grano; Angelo Caccavo e il sacerdote don Nicola Caruso, che gli diede qualche lezione di latino. (P. Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pagg. 7 e 98)

A 14 anni (1901)

  

La Madonna di Pompei

 

Alla fine dell'anno scolastico, a metà del 1901, Francesco si recò con sette compagni di classe, sotto la guida del maestro Caccavo, in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Pompei. La mamma ne scrisse al marito Grazio che si trovava in America, in Pennsylvania. Il padre scrisse in risposta, adirato che si spendesse "inutilmente" del denaro. (Bernard Ruffin, Padre Pio, pag.38)

 

Questa volta fu Francesco stesso a scrivere al padre, il 5 ottobre 1901: "Mio ottimo padre... Circa la lagnanza fatta alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni; però dovete pensare che l'anno venturo, a Dio Piacendo, finiranno tutte le feste e i divertimenti per me perchè abbandonerò questa vita per abbracciarne un'altra migliore." (Epistolario 4, pag. 933-4)

A 15 anni (1902)

Poche settimane prima di andare al noviziato Francesco fu ingiustamente accusato di essere innamorato. Un compagno di scuola mostrò una lettera amorosa indirizzata alla figlia del capostazione, firmata Francesco, al maestro Caccavo. Il maestro prese da parte Francesco e lo riempì di botte. Quando lo seppe l’arciprete Pannullo, proibì a Francesco di avvicinarsi all’altare a fare il chierichetto. Più tardi si scoprì il vero autore della lettera, e Caccavo e Pannullo si scusarono con Francesco. Padre Pio, quando narrava l’episodio, concludeva: “Povero Caccavo, come gli è dispiaciuto, poi ... ma le busse, però, nessuno me le ha levate.” (Padre Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia 2012, p. 98-9)

I componimenti scolastici

Della scuola di Francesco Forgione col maestro angelo Caccavo ci restano 60 svolgimenti di temi in italiano. Essi riflettono il suo accentuato amore alla natura, che gusta con occhi curiosi, e sa descrivere con ricchezza di colori e di sensibilità. Insieme svelano interesse a personaggi storici, che descrive e giudica con assennatezza. (Pio da Pietrelcina, Componimenti scolastici, a cura di padre Gerardo di Flumeri, San Giovanni Rotondo, 1983, 206 pagine. In questo volume oltre ai temi svolti con Caccavo ci sono quelli svolti da chierico cappuccino).

Nuova edizione:

Padre Pio da Pietrelcina, Lavori scolastici, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2000, pagg. 488

Preparazione alla partenza per il noviziato

La partenza di Francesco per il noviziato fu stabilita per il 6 gennaio 1903. Durante le quattro settimane precedenti, nel dicembre del 1902 Francesco visse giorni di intensa spritualità, culminati in 3 visioni da lui stesso descritte.

 

Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970

 

 

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