Le ultime ore di Padre Pio


Dal libro del dr. Emanuele Giannuzzo, San Pio, pagg. 417-24:

L’ultima notte di Padre Pio viene raccontata in modo semplice e commovente da padre Pellegrino da Sant’Elia a Pianisi. Il racconto che egli fa di quella notte, quale unico e privilegiato testimone delle ultime ore della vita terrena di Padre Pio, è certamente e incontestabilmente attendibile. È un racconto fissato nel registratore. Ecco un ampio stralcio del testo così come riportato da Luigi Peroni nel suo libro Padre Pio da Pietrelcina:
 
           Padre Pellegrino Funicelli


Padre Pellegrino

Padre Pellegrino: «...In particolare, durante la notte capitava che domandava spesso l’orario, specialmente quando si avvicinava l’ora della Santa Messa; dopo la mezzanotte, verso l’una, cominciava a domandare frequentissimamente l’ora. Così pure l’ultima notte: dalle nove fino a mezzanotte è stata come tutte le altre. Però ho notato questo particolare: mentre le altre volte, quando si metteva a letto riprendeva un colorito bellissimo, quella notte si era ricolorito un po’, ma non come le altre volte. Aveva gli occhi lacrimosi, arrossati, ma le lacrime non scendevano... Qualche lacrima sul ciglio, che io ho asciugato. Durante queste prime tre ore mi ha chiamato cinque o sei volte per domandarmi l’orario. [...]

...A mezzanotte ha cominciato a tremare come un bambino; una paura, un terrore che è durato sino all’una dopo mezzanotte. Ha voluto che mi sedessi vicino a lui, vicino al letto, e mi stringeva forte le mani. Poi mi ha domandato: “Guagliò, hai ditto ‘a Messa?”. Erano circa le 12,10. Ed io: “È troppo presto”, ho risposto sorridendo, “è ancora mezzanotte!” E lui: “Mbè! Stamattina la dirai per me”. Questa frase è suonata nuova al mio orecchio, perché, quando mi domandava per la Messa, e lo faceva quasi tutte le mattine, o mi chiedeva: “la dici secondo le mie intenzioni?”, oppure, qualche volta, mi diceva lui stesso: “stamattina dì la Messa secondo le mie intenzioni”. Ma mai aveva usato quell’espressione: “Stamattina la dirai per me!”.

Verso le 12 e mezzo mi chiese di confessarlo. L’ho confessato e, finita la confessione, così, di punto in bianco, mi dice: “Se il Signore mi chiama oggi, chiedi perdono ai confratelli dei fastidi che ho dato e chiedi una preghiera per l’anima mia ai confratelli e ai figli spirituali”. Io gli ho risposto quasi male, contrastandolo in maniera piuttosto forte, dicendo in dialetto: “Padre spirituale, ha ‘voglia a campa’ ancora!”. Poi, quasi pentito della risposta poco garbata, o almeno un po’ forte, ho cercato di raddolcire, e ho detto: “Ma se dovesse avere ragione Lei... - così, quasi per accontentarlo e non proprio per chiedere la benedizione - ...ma se dovesse aver ragione Lei, posso chiederle l’ultima benedizione per i confratelli, per tutti i figli spirituali, per i suoi malati?”. Lui ha detto: “Si, li benedico tutti”. E poi ha aggiunto: “Mbè! Chiedo però la carità del superiore che la dia lui quest’ultima benedizione, in vece mia”.

Infine mi ha chiesto di rinnovare la professione religiosa. Lo avevo confessato molte altre volte, però mai mi aveva chiesto di rinnovare la professione religiosa. Questo fatto mi ha colpito un poco. Comunque, glie l’ho fatta rinnovare. Lui ha detto : “Dì tu innanzi... io dico appresso a te...”. Quasi per dirla con più precisione, o quasi per rimettersi alle mie capacità di memoria, non fidandosi delle sue. Egli ha ripetuto dopo di me; ed io, infine, ho chiuso così: “Ed io, da parte di Dio, se osserverai queste cose, ti prometto la vita eterna!”.

È rimasto altri cinque, dieci minuti a letto, e in questo frattempo mi domandava spessissimo l’orario, ogni tre o quattro minuti, ma senza fare commenti. Ecco, questo mi sembra che ci sia stato di differente con le altre notti: la richiesta dell’orario. Cioè, mentre le altre notti chiedeva l’orario e commentava anche... “Mbè! Non passa mai questo orario”; oppure: “Come è passato presto!...”, quella notte, invece, in quell’ora tra mezzanotte e l’una, domandava l’orario, ma non lo commentava. Sembrava proprio che avesse un appuntamento e che, insomma, avesse fretta. [...] All’una questa lotta è terminata, e me ne sono accorto perché ha det-to: “Voglio alzarmi, perché sulla poltrona respiro meglio”.

Gli ho fatto qualche difficoltà, ma lui ha insistito e io ho ceduto. Lui si è alzato, e sembrava un giovanotto, anche se io, quando è andato a sciacquarsi la faccia, e quando si è pettinato, gli tenevo la mano sotto l’ascella. Camminava diritto: non lo vedevo così da cinque o sei anni. Questo fatto mi ha impressionato moltissimo. E così pure quando l’ho accompagnato sulla porta per fare i soliti quattro passi in mezzo ai corridoi; perché quando lui si alzava per prepararsi alla Messa, verso le due, due e mezzo, e alle volte anche verso l’una, faceva sempre quattro passi per i corridoi.

Quella notte, arrivato sulla porta, invece di andare per i corridoi, ha detto: “Andiamo sulla loggia”. Lui stesso ha acceso la luce, entrando sulla loggia; s’è seduto lì e si è messo a guardare... Ha smesso di pregare (ché lui, appena si alzava, la corona o l’aveva già in mano, oppure se la metteva subito in mano per pregare). Sulla loggia ha smesso di pregare ed è stato cinque minuti così a curiosare, girando gli occhi all’intorno, su e giù, e li fissava specialmente nel punto dove poi lo abbiamo messo appena morto. Una mia riflessione postuma, una mia attuale impressione, è che si vedesse già là, disteso.

Padre Pellegrino sulla veranda con Padre Pio mentre parlano di un bel quadro di Padre Pio

Dopo che sono passati cinque minuti, mi ha detto: “Mbè! Ritorniamo in stanza”. Da quando si era alzato dal letto fino a quando mi ha chiesto di tornare in stanza, saranno passati quindici o venti minuti, non di più; quindi s’era fatta l’una e un quarto, l’una e venti. Sono andato per aiutarlo, ma s’era cominciato ad appesantire; lui stesso ha detto: “Non ce la faccio!”. Allora, per fargli coraggio, ho detto: “Padre spirituale, non si preoccupi, c’è qui la sedia a rotelle”.

Difatti, la sedia a rotelle stava lì, fuori della porta di accesso alla veranda. L’ho preso, l’ho avvicinato, l’ho fatto sedere su e l’ho riaccompagnato in stanza. Lì, l’ho fatto adagiare sulla poltrona e lui, indicandomi la sedia a rotelle, ha fatto il gesto, con la mano sinistra, per dire: “portala fuori”; quasi a precisare: ormai non serve più.

Rientrato dentro, ho visto che era diventato pallido pallido. Gli ho passato una mano sulla fronte: c’era un po’ di sudore freddo. Ma non mi sarei impressionato per questo, perché capitava spesso che avesse attacchi di asma e che quindi si sentisse male. Mi sono impressionato invece per il livido che cominciava ad apparire sulle labbra. Comunque, per un poco ho continuato a preparare una pedana, che noi mettevamo sotto i suoi piedi, per tenerglieli sollevati quando era in poltrona, in modo che non gli si gonfiassero più. Difatti, negli ultimi mesi, con questo sistema, cioè con un po’ di letto in più e con quella pedana, i piedi non gli si gonfiavano più come una volta.

   

Mentre preparavo questo sgabello, lui, guardando la fotografia della mamma, che è dirimpetto alla poltrona, mi ha detto: “Ma lì chi c’è?...” “Eh! - ho risposto - c’è la fotografia della mamma sua!”. E lui: “Io vedo due mamme”. Io, ritenendo che ciò dipendesse dal malessere, e che in conseguenza gli si fosse indebolita un po’ la vista, ho detto: “Padre, ma intorno a questo quadretto che rappresenta la mamma sua, c’è una... due... tre fotografie della Madonna di Pietrelcina; poi ci stanno fotografie di ammalati, la fotografia di Maria Pyle...”. Ma lui ha replicato: “Quelle le vedo tutte chiaramente, ma io lì vedo due mamme...”.

Allora ho pensato che si trattasse di qualcosa un po’ fuori dal naturale e volevo insistere, ma lui ha cominciato a dire: “Gesù, Maria, Gesù, Maria...” e non mi ha risposto più. Nel vedere che il livido alle labbra era cresciuto, allora mi sono spaventato e mi sono mosso per andare a chiamare qualcuno. Lui subito si è accorto, e mi ha detto: “No, non disturbare nessuno”. Io mi sono avviato lo stesso, e, arrivato davanti alla porta del superiore, mi sento richiamare con voce piuttosto forte. Ritorno indietro, pensando che mi chiamasse per un altro motivo. Invece era per lo stesso: cioè, non svegliare nessuno, non disturbare nessuno. Allora gli ho risposto... un po’ forte: “Padre spirituale - ho detto - mi dispiace, ma adesso non comanda Lei, comando io”. Quindi l’ho lasciato, mentre lui continuava a dire: “Non disturbare nessuno”.

Io sono corso a chiamare padre Mariano, ma la porta della sua stanza era chiusa, mentre quella di fra Guglielmo, il frate americano, era aperta. Sono entrato, l’ho svegliato, l’ho scosso, l’ho accompagnato subito da Padre Pio, ed io sono corso subito a telefonare al dottor Sala. Il dottor Sala sarà arrivato dopo dieci minuti, o al massimo un quarto d’ora. Appena l’ha visto, ha detto: “Beh, è uno dei soliti attacchi..”. E non si è impressionato.

Quando però sollevammo Padre Pio per metterlo a letto, mi accorsi che egli era completamente sciolto: le ginocchia non lo reggevano più, le braccia si erano appesantite... insomma, sembrava un corpo morto. A fatica, infatti, riuscimmo a metterlo sul letto per la iniezione… Sala, aiutandoci anche lui, perché proprio non gliela si faceva, lo fece rimettere sulla poltrona. Ma anche in questa posizione, il respiro si faceva sempre più lento e tutto faceva prevedere un imminente decisivo collasso.

Il dott. Sala si è impressionato quando, fatta l’iniezione, questa non ha prodotto l’effetto desiderato.
Erano passati oltre dieci minuti e nessuna reazione si era verificata, tanto che, ormai coscienti di quanto stava per accadere irrimediabilmente, si decidette col dott. Sala di chiamare il guardiano, avvertire la comunità, i medici di turno della Casa Sollievo e il nipote Mario Pennelli.
Ci siamo guardati in faccia col dottor Sala. Io ho detto: “Mah! Vado a chiamare il superiore”».
 
Padre Pellegrino, alle ore due circa, andò a svegliare il guardiano. Il dott. Giuseppe Sala telefonò al dott. Giovanni Scarale, anestesista della Casa Sollievo della Sofferenza, descrivendogli in fretta la situazione e pregandolo di venire immediatamente e di portare lo strumentario occorrente per la respirazione artificiale del Padre. Poi tornò nella cameretta di Padre Pio, gli applicò un sondino nasale collegato ad una bombola di ossigeno e subito dopo andò a chiamare il dott. Giuseppe Gusso, Direttore Sanitario della Casa Sollievo.

Intanto il guardiano, entrando nella cella del Padre, lo vide seduto sulla poltrona ansimante. Si accorse della gravità della situazione e subito andò a svegliare pa-dre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, confessore del Padre. Nel frattempo arrivarono nella cameretta padre Mariano, padre Paolo e i due medici della Casa Sollievo. Il dott. Scarale si diede subito da fare. Alle spalle del Padre, gli diceva di respirare profondamente, mentre con la mano destra controllava il polso carotideo. Intanto erano stati destati gli altri confratelli, che si strinsero in preghiera attorno a Padre Pio.

 Padre Pellegrino così narra gli ultimi minuti di vita del Padre, spirato alle 2,30:

«Nel frattempo, gli ho dato un buon sorso di caffè. Gli ho accostato alle labbra la tazzina e lui stesso ha avuto la forza di sorbirla, ma non ha più avuto la forza di ingoiare tutta la bevanda. È stato anche per questo motivo che non abbiamo potuto somministrargli la Santa Eucaristia.

Padre Paolo da San Giovanni Rotondo, sacrista del Santuario, amministrò al Padre il sacramento degli infermi...».

Passano pochi istanti e poi il Padre «...verso le due e mezzo… le due e trentuno, come un bambino che si addormenti, ha chinato la testa un po’ a sinistra ed è spirato…»

La notizia si diffuse rapidamente. Già, vicino la cella del Padre, sostavano sgomenti una trentina di frati, presenti a San Giovanni Rotondo per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario delle stimmate. (Giannuzzo, San Pio, 418-23)
 
   Sedia a braccioli su cui mori' Padre Pio
 
 
 
 La scomparsa delle stimmate
 
Dopo la morte, il guardiano e il dott. Giuseppe Sala invitarono i presenti ad uscire dalla cella per consentire, sul corpo del Padre, i pietosi uffici. Oltre il guardiano e il dott. Sala, nella cella erano rimasti padre Raffaele, padre Mariano, padre Pellegrino e padre Giacomo.

Tolto dalla poltrona, il corpo di Padre Pio venne adagiato sul lettino. Nel ricomporre la salma, si constatò con stupore che non c’era più traccia delle stimmate! La cute appariva perfettamente sana dove prima, e per 50 anni, si trovavano impresse le stimmate. Un mistero nel mistero.

    Tavolo su cui fu adagiato il corpo di Padre Pio appena morto

Padre Giacomo Piccirillo, invitato dal Padre guardiano, documentò l’evento eseguendo un accurato servizio fotografico. Vedi piu' avanti.


Dr. Giuseppe Sala
     Dr. Giuseppe Sala

Si riporta qui di seguito un stralcio della testimonianza del dott. Sala, datata 7 luglio 1969, con la quale viene fornita una chiara e preziosa descrizione dell’eccezionale evento: «Dieci minuti dopo la morte, le mani, il torace ed i piedi di Padre Pio, sostenuto da me, come risulta dalla presenza delle mie mani nelle fotografie eseguite, vennero fotografati da un frate [padre Giacomo Piccirillo] in presenza di altri quattro confratelli. Le mani, i piedi, il torace e ogni altra parte del corpo non mostravano rilievi di ferite, né cicatrici erano presenti alle mani e ai piedi, né al dorso né alle palme od in sede plantare, né al costato là dove in vita aveva avuto piaghe ben delimitate e visibili.

La cute, in quei punti riferiti, era uguale a quella di ogni parte del corpo: morbida, elastica, mobile, e la pressione digitale non evidenziava sprofondamenti del derma o del sottocutaneo o spostamenti di ossa o cedimenti delle stesse. L’aspetto, il colore, la consistenza non rivelavano alcunché di particolare, né la presenza di segni di pregressa incisione, lacerazioni, ferite, piaghe o reazioni infiammatorie.

In conclusione, le palme e il dorso delle mani, il dorso e le piante dei piedi e l’emitorace sinistro avevano cute normale, integra, di colorito uniformemente uguale al resto del corpo, fermo restando i rilievi di pallore e di modica stasi dovu-ti alla morte sopravvenuta da poco. Tali rilievi delle piaghe che Padre Pio aveva in vita e che alla morte sono scomparse, si de-vono considerare come un fatto fuori da ogni tipologia di comportamento clinico e di carattere extra naturale».

Sicché, mentre il servizio fotografico documenta la completa scomparsa delle stimmate, la relazione del dott. Sala sottolinea la straordinarietà di quanto avvenuto, il fatto cioè inspiegabile, «fuori da ogni tipologia di comportamento clinico», per cui ferite come quella al costato e come quelle perforanti l’intero spessore delle mani e dei piedi, tutte sanguinanti per un cinquan-tennio, siano scomparse lasciando la cute perfettamente integra, senza un minimo segno cicatriziale.

La scomparsa delle stimmate avvenne gradualmente, iniziando negli ultimi mesi di vita per concludersi durante la celebrazione dell’ultima Messa e nelle ultime ore precedenti la morte del Padre. Al riguardo significativa appare la dichiarazione fatta da padre Pellegrino, che fu molto vicino al Padre negli ultimi anni della sua vita: «Negli ultimi tre anni della sua vita, standogli vicino, ho potuto notare che dai piedi gradatamente erano scomparse anche le ecchimosi. Egli però aveva nei piedi una sensibilità straordinaria e tale che mi prendeva il panico quando dovevo infilargli i sandali: bastava infatti passare un dito leggero leggero sul dorso dei suoi piedi per procurargli un dolore che si traduceva subito in una smorfia sul suo viso. [...]

Quattro o cinque mesi prima del 23 settembre 1968, le ferite ancora aperte diminuirono piano piano le loro effusioni di sangue. [...] Quelli che assistevamo Padre Pio, cioè padre Onorato, padre Alessio ed io, notammo dalle pezzuole che anche nella piaga del costato avveniva lo stesso fenomeno di diminuzione. Le pezzuole infatti erano sempre meno intrise di sangue. Il 22 settembre 1968, mentre Padre Pio celebrava la sua ultima Messa, caddero dalle sue mani due scaglie perfettamente bianche. La mattina del 23, mentre il dott. Sala ed io preparavamo il suo corpo esanime, cadde dalla sua mano sinistra l’ultima scaglia. Allora... ci accorgemmo che sul costato, sui piedi e sulle mani non c’erano né ferite né cicatrici».

Leggendo una testimonianza resa il 28 settembre 1968 da padre Alessio, le stimmate erano ancora presenti nei primi mesi del 1968. Padre Alessio, una mattina del febbraio di quell’anno, mentre assisteva Padre Pio, in un momento in cui egli fu colto da malore, vide le sue mani senza guanti e intrise di sangue: «Le piaghe al centro della parte superiore delle mani erano profonde un centimetro circa, mentre le parti interne erano ricoperte di una larga e spessa crosta. Nelle piaghe potei notare sangue semiraggrumato, che io con molta cura e delicatezza gli asportai. Non mi preoccupai di togliere tutto il sangue raggrumato nelle piaghe perché mi accorsi che ogni movimento gli procurava spasimo e dolore».

Ma, circa un mese prima della sua morte, ormai circolava la voce che le piaghe del Padre andavano scomparendo. Al riguardo padre Pellegrino scrisse: «Tutti i fedeli che assistevano alla celebrazione della sua Messa notavano questo fenomeno e notavano anche che Padre Pio, sempre scrupolosissimo nel nascondere le piaghe delle mani con le maniche del camice, negli ultimi tempi lasciava che le mani si scoprissero liberamente». (Giannuzzo, San Pio, 423-4)



Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo
  Padre Carmelo

In una relazione scritta due mesi dopo la morte di Padre Pio, il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, rilasciò la seguente testimonianza: «La notte del 23 settembre 1968, appena morto Padre Pio, consapevole di dover lasciare una testimonianza ufficiale ed autorevole, volli di proposito, insieme con altri testimoni, osservare da vicino le stimmate, e dovetti constatare che le mani non si presentavano più come altre volte le avevo viste; ma le ferite sia delle mani che dei piedi e del costato erano completamente rimarginate senza lasciare alcun segno o traccia di cicatrice. Si osservino le foto, che quella stessa notte vennero scattate, e che si allegano come documentazione alla presente testimonianza».

Padre Carmelo sentì anche il dovere di precisare che non era giusto affermare che le stimmate erano scomparse due o tre mesi prima della morte; le stimmate, invece, due o tre mesi prima di morire, «sono cominciate piano piano a chiudersi ed a ridurre la fuoriuscita di sangue, fino a presentarsi alla morte completamente rimarginate e senza alcuna cicatrice. Prova ne è che proprio all’ultimo momento si è staccata l’ultima crosticina o pellicola dalla mano sinistra. [...] Quindi Padre Pio ha continuato a portare i guanti fino all’istante della morte non per ingannare, ma per coprire, come sempre, le ferite».

Rimaneva comunque inspiegabile il motivo per cui, d’improvviso, proprio il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, aveva ordinato di lasciare le mani e i piedi del Padre coperti rispettivamente dai mezzi guanti e dalle calze. Perché non si era voluto mostrare ai fedeli un evento tanto straordinario? Al riguardo, padre Carmelo spiegò tale decisione dicendo che, poiché la scomparsa delle stimmate era nota solo a quei pochi che avevano composto il cadavere, stimò «opportuno di lasciare il corpo coperto ai piedi con le calze ed alle mani con i mezzi guanti, così come Padre Pio usava andare da vivo. Questo non per occultare la verità, ma perché in quel momento non era opportuno rendere pubblico il fatto, che poteva prestarsi a false ed affrettate interpretazioni ed a motivo di scandalo per i deboli». (Giannuzzo, San Pio, 424-5)


 





Testimonianza data dal

Dott. Giovanni Scarale


Sulla morte di Padre Pio da Pietrelcina

                 Foto del dr. Scarale consegnate da lui alla dottoressa Giovanna Mischitelli.


   Testimonianza del dr. Scarale


A venticinque anni dalla morte del Venerato Padre Pio da Pietrelcina, dopo aver rivissuto tante volte nella mia mente e nel mio cuore gli ultimi attimi della sua esistenza terrena e dopo aver cercato di ricordare esattamente ogni particolare descritto accuratamente nel quaderno dei miei appunti, ho accettato volentieri l’invito di Padre Gerardo Di Flumeri, vice postulatore della causa di Beatificazione del Servo di Dio, a rilasciare la seguente testimonianza.
Premetto che sono anestesista della Casa Sollievo della Sofferenza fin dal 1964 ed è in quella veste che fui convocato alla morte del Padre. Preciso inoltre che finora, pur essendo stato più volte sollecitato da varie parti, non ho mai ritenuto opportuno fare alcuna dichiarazione su questa mia ‘fortunata’ esperienza.
Erano circa le ore due del 23 settembre 1968 quando a casa sentii squillare il telefono: era il dott. Sala, medico curante di P. Pio, che mi chiamava dal Convento dei Cappuccini. Con voce concitata mi disse di raggiungerlo immediatamente perché il Padre stava molto male, inoltre mi raccomandò di fare in fretta altrimenti non avrei più visto P. Pio vivo. Mi pregò di portare un aspiratore e tutto l’occorrente per l’assistenza respiratoria e per l’eventuale IOT (intubazione orotracheale). Egli, intanto, aveva già applicato al Padre un sondino nasale collegato ad una bombola di ossigeno.
Gli chiesi se, oltre a me, avesse telefonato al dott. Gusso e, avendo ricevuto risposta negativa, gli raccomandai di farlo in quanto mi sembrava opportuno che il Direttore Sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza venisse informato.
Mi precipitai in Ospedale, presi l’aspiratore e l’occorrente per l’assistenza respiratoria quindi, con un infermiere che mi aiutava a trascinare l’aspiratore mi avviai verso il Convento. Sul piazzale della Chiesa incontrai il dott. Gusso.
Entrai nella cella di P. Pio: qui c’erano il dott. Sala, il Padre Superiore del Convento ed alcuni frati. Subito mi colpì il respiro superficiale ed il pallore del Padre: mi avvicinai, tolsi il sondino nasale e collegai il “va e vieni” alla bombola dell’ossigeno.
Il Padre era seduto sulla sua poltrona e respirava ancora spontaneamente: mi disposi alle spalle e con la mano sinistra gli poggiai la maschera sul volto mentre con la destra apprezzavo il polso carotideo. Più volte invitai accoratamente il Padre a respirare profondamente, ma lui sembrava non prestare ascolto alle mie parole. Appariva distaccato da tutto ciò che lo circondava e con voce sempre più flebile sussurrava: “Gesù Maria, Gesù Maria” continuando a sgranare il Rosario con le dita della mano destra.
Ebbi l’impressione che tutta questa assistenza durasse un’eternità mentre, in effetti, si protrasse soltanto per dieci minuti. Poi, all’improvviso, il polso carotideo scomparve e la testa di Padre Pio si adagiò sul mio avambraccio sinistro. Senza alcun lamento il Padre spirò.
Ci fu un attimo di smarrimento generale dopo di che tutti i presenti si precipitarono alla poltrona del Padre, mentre io e gli altri medici tentammo le manovre rianimatorie del caso, ma invano. Quindi adagiammo il Padre sul suo lettino. Nello sguardo di tutti si leggeva sgomento, tristezza, incredulità.
Sono grato a Padre Gerardo Di Flumeri di avermi offerto la possibilità di rendere pubblica questa mia testimonianza sull’ultima notte del Venerato Padre che rimarrà indelebile nella mia mente e nel mio cuore.

San Giovanni Rotondo, 27 maggio 1993

Dott. Giovanni Scarale

 
   

 

 

 



Testimonianza del Dr. Giuseppe Gusso

Il dottore Giuseppe Gusso, presente al trapasso, lo definisce “il più sereno, il più dolce” che egli abbia mai visto”.(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit.pagg.447,448).

Ma ecco la testimonianza sulle ultime ore di Padre Pio del dottor Giuseppe Gusso da noi intervistato:
Sono stato chiamato direttamente dal dottor Sala, che era il medico curante del Padre. Egli ha chiamato me e il dottor Scarale affinchè lo coadiuvassimo, lo aiutassimo in quei momenti. Nei miei riguardi c’era poi una ragione particolare, perchè ero Direttore Sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza, per ciò che riguarda il dottor Scarale, in quanto era anestesista dell’Ospedale.
Quando arrivammo al convento, nella stanza del Padre, notammo subito in lui uno stato di insufficienza respiratoria piuttosto rilevante. Provedemmo ad un’opera di assistenza respiratoria attraverso un apparecchio manuale. Il Padre aveva sempre disponibile nella stanza una bombola di ossigeno e quindi potemmo operare l’assistenza. Lui era affetto da un’asma bronchiale cronica con forti riacutizzazioni. Nonostante quel primo intervento constatammo subito lo stato di gravità del frate. Egli andava progressivamente mancando come atti respiratori e come battiti del polso. Però era del tutto sereno, vigile e continuava a ripetere le parole Gesù Maria, Gesù, Maria con la corona del Rosario in mano. Stava seduto su una poltrona, rispondeva alle nostre domande e soltanto nell’ultimo momento, quando vedemmo che l’azione cardiaca e respiratoria si andava affievolendo lo stendemmo sul letto, in quanto il Padre aveva già reclinato la testa mentre stava semiseduto sulla poltrona, quando gli praticavamo questa respirazione artificiale.
Al momento dell’arresto del battito del cuore lo stendemmo sul letto per un lieve massaggio cardiaco, ma notammo che non rispondeva, non c’era nessuna reazione.
Il medico curante, prima che noi arrivassimo, aveva praticato delle iniezioni di sostegno dell’attività cardiaca, poi non è stato fatto nient’altro. La consapevolezza che avevamo era quella di una ormai conclusione della vita che avveniva naturalmente. Ci siamo resi conto che il tipo di conclusione di quell’episodio non poteva che essere che il transito nella vita eterna. Bisogna dire che tutto è avvenuto con consapevolezza da parte del Padre e con molta serenità”.


“Le mani, i piedi, il petto non hanno più ferite. Completamente rimarginate, non mostrano alcun segno di cicatrice. Un servizio fotografico, eseguito da padre Giacomo da Montemarano, documenta la scomparsa delle stimmate...
Quattro o cinque mesi prima del 23 settembre 1968, le ferite ancora aperte...diminuirono piano piano le loro effusioni di sangue...(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit. pag.449).


http://mistericattolici.blogspot.com/2009/05/sulla-morte-di-padre-pio-da-pietrelcina.html



  Il dr. Giuseppe Gusso  con Padre Pio

 

 

 

 

La notte che Padre Pio mori' Padre Giacomo Piccirillo fece delle fotografie 

 

 

Come riporta Padre Lino Barbati, Padre Giacomo Piccirillo da Montemarano fece delle fotografie delle stimmate di Padre Pio tsubito dopo la morte. Le mani, i piedi, il costato, non avevano piu' ferite. La pelle era completamente normale. Non c'erano segni di cicatrici. (Schug, Profile, 4)

 

Padre Giacomo Piccirillo

 

Padre Giacomo testimonia per iscritto: "Verso le 2 del 23 settembre 1968 fui svegliato da insoliti rumori provenienti dall cella #1. Dopo circa tre quarti d'ora il padre superiore Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo mi ordino': "Prendi la macchina fotografica e vieni, e' morto Padre Pio.' Mi preparai di corsa, e giunsi nella camera di Padre Pio. Il Padre Superiore scosto' il mezzo guanto della mano sinistra e mi invito' a fotografare prima la palma e poi il dorso. Lo stesso con la mano destra. Poi fotografai il costato. I piedi, fotografai prima il dorso. Le piaghe erano completamente sparite. La pellicola che usai era una Kodak plus X pan. Subito dopo estrassi la pellicola dalla macchina e la consegnai al superiore, il quale, dopo le sviluppo, mi fece vedere le copie stampate, che furono di mia soddisfazione." (Gerardo, Le stigmate, 131-3)

 

 

 Palmo della mano destra      Dorso della mano destra

 

Palmo della mano sinistra      Dorso della mano sinistra

 

 

         Due foto del costato, senza segno di ferita.

 

   Dorso del piede destro             Dorso del piede sinistro              Pianta dei piedi

 

 

 

 

 

 

Michele Miglionico e Paolo Fiorentino

 

 

Alle tre del mattino, su invito del guardiano Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo,  Michele Miglionico e il professor Francesco Paolo Fiorentino si recarono al convento. L'idea era di far eseguire a Miglionico un calco funebre del volto di Padre Pio. Data l'impossibilita' tecnica dell'operazione, Fiorentino riferi' che la cosa piu' semplice da fare era il disegno della salma. Tutti e due erano emozionati. A Fiorentino cadde di mano la matita e riferi' che la commozione gli impediva di proseguire. Miglionico esegui' il disegno a carboncino. (Fondazione terra d'Otranto, 18 luglio 2011)

 

http://www.fondazioneterradotranto.it/2011/07/18/la-storia-della-maschera-mortuaria-di-padre-pio/

 

 

 

 

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