Padre Pio VIP tra Cielo e Terra

Padre Pio sapeva i fatti, aiutava le persone, soffriva al posto degli altri,
si fece aiutare da persone da lui scelte.

 

 

Sapeva e aiutava. Profezie e prodigi.

 

Sapeva

 

Io vedo e sento tutto

Padre Federico Carrozza riportò che un giorno sul piazzale c'erano due donne che discutevano di Padre Pio. Una diceva che Padre Pio sa tutto. L'altra replicava che questo non è possibile. Quest'ultima andò a confessarsi qualche giorno dopo e senza che lei accennasse all'argomento si sentì dire da Padre Pio: "Attraverso Gesù io vedo e sento tutto. Io sto a vedere tutto quello che fate e a sentire tutto quello che dite." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 251)

 

Padre Federico Carrozza

 

Padre Pio e Nicola

Nel 1917 furono richiamati alle armi sia Padre Pio che Nicola, il fratello di Maria Pompilio. Maria, mentre gli chiedeva una preghiera per Nicola, ricevette la seguente risposta da Padre Pio: "Per San Giuseppe saremo di ritorno io e lui." Infatti Padre Pio fece ritorno il giorno 18 e Nicola rientrò il 19 marzo." (Marianna Iafelice, in Voce di Padre Pio, Settembre 2011, pag. 58-9)

 

Quanti sacerdoti?

C'erano 25 studenti al collegio serafico nel 1930. Il direttore, Padre Fortunato da Serracapriola, chiese a Padre Pio quanti di essi arriveranno al sacerdozio. Padre Pio: "Rimarranno soltanto in cinque." Infatti solo Lodovico Rinaldi, Cristoforo Cocomazzi, Vittorio Massaro, Pietro Tartaglia e lo scrivente Paolo Covino diventarono sacerdoti. (Covino, 75-6)

Padre Fortunato fa da diacono alla prima messa solenne di Padre Pio

Quanti religiosi?

Padre Gaetano da Ischia Castro nell'agosto del 1922 chiese a Padre Pio quanti dei sei studenti sarebbero diventati religiosi e sacerdoti. Padre Pio: "Solo due." Infatti arrivarono al sacerdozio solo Padre Alberto d'Apolito da San Giovanni Rotondo e Padre Cristoforo Iavicoli da Vico del Gargano. (D'Apolito, Padre, 66)

 

Fra due anni

Nell'Ottobre del 1966, parlando con la sua nipote Pia Forgione Pennelli, Padre Pio predisse: "Fra due anni io non sarò qui. Sarò morto." Padre Pio morì il 23 settembre 1968. (Ingoldsby, Life and Mission, 161)

 

Il vino di fra' Modestino

Fra' Modestino: "Un giorno andai in paese per comprare degli oggettini religiosi per conto di alcune persone, e comprai anche una bottiglia di vino per me.  Vidi Padre Pio e gli dissi: "Padre, benedica pure questa bottiglia di vino. Padre Pio mi accontento', poi disse: "Beh, ho fatto il primo miracolo stamattina. Ho fatto diventare vino il contenuto di questa bottiglia." A pranzo consumai con i miei compaesani quel vino che da tutti vene trovato eccellente e squisito. Solo dopo alcuni giorni seppi con stupore che il gestore della trattoria dove avevo comprato il vino "faceva il vino non con l'uva ma con le cartelle". (Modestino, Io, 24)

Fra' Modestino Fucci, compaesano di Padre Pio

 

Telegramma per il Cardinal Siri

Il cardinal Giuseppe Siri, il 23 settembre del 1972, raccontava: “Ricordo un fatto personale. Un giorno ricevetti da Padre Pio un telegramma, senza che io gli avessi chiesto nulla, in cui mi esortava a prendere una determinata iniziativa in merito a un problema su cui esitavo da molto tempo. Non ricordo di averne parlato con nessuno e non riuscii a capire come potesse saperlo. Mi arrivò il telegramma che mi indicò il cammino. Lo seguii e tutto andò per il meglio."  (Pena 24) (Positio I/1, p. 59)  (D'Apolito, Padre, 254-5) (Alessandro, Cireneo, 384)

Cardinal Giuseppe Siri

La malaria della signora Campanile

Nina Campanile, figlia spirituale di Padre Pio, scrisse nelle sue Memorie di Padre Pio che nel 1917 sua madre si ammalò gravemente. Il medico di famiglia non c’era, e la visitò un altro medico, che le diagnosticò una polmonite doppia e le prescrisse l’applicazione di sanguisughe. La signorina Nina andò a chiedere a Padre Pio di pregare, ed egli le disse: “Ma che polmonite e polmonite, ha la
malaria!” Nina si precipitò a casa, buttò via le sanguisughe e le medicine che la madre stava prendendo e, quando tornò il medico di famiglia, egli riconobbe che si trattava di malaria. Con un trattamento adeguato la mamma guarì in poco tempo  (Pena 24) (Positio I/1, p. 1269)

Nina Campanile

Il permesso dei superiori

Suor Pura Pagani: "Avvertivo qualche malanno e decisi di andare da Padre Pio per parlargliene. Andai con un'altra consorella e pregai Padre Raffaele di facilitarmi l'incontro. Padre Raffaele mi fece accostare al confessionale e al momento in cui Padre Pio finì di ascoltare le confessioni mi spinse verso di lui. Appena mi vide, Padre Pio disse: "Vattene, vattene." Io rimasi impietrita, morendo di vergogna. Quando Padre Pio si allontanò per andare verso la sagrestia, dopo alcuni passi si voltò e mi fece cenno di avvicinarmi. Mi mossi per andare da lui solo al terzo invito, per paura di avere un'altra sgridata. Padre Pio mi disse dolcemente: "Stai tranquilla. Starai meglio, vedrai. Starai meglio. Ma un'altra volta vieni col permesso dei superiori." Suor Pura spiegò in seguito: "Io, prima di partire, non avevo avvisato la madre provinciale per paura che mi dicesse di no." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 247-8)

Suor Pura Pagani

Ma che cosa pretendi!

Lo studente Mario Sanci nel 1951 aveva un grave problema agli occhi e temeva di non poter più studiare. Gli dicevano di pregare con insistenza e decisione e "far violenza al Cuore di Gesù". Mario dovette aver capito male e scrisse un lettera a Padre Pio, parlando della sua situazione e concludendo: "Padre, io la grazia della vista da Dio la pretendo." Tempo dopo Mario si recò a San Giovanni Rotondo. Quando Padre Pio lo vide tra la folla di uomini in sagrestia, dolcemente gli disse: "Ma che cosa pretendi tu, che cosa pretendi?" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 249)

 

E basta!

Fra Giovanni Sammarone: "Ero cuciniere del convento e un giorno all'improvviso ebbi un'illuminazione chiarissima dei miei peccati: ne sentivo rammarico e pentimento. Lasciai tutto e mi avviai in chiesa, e mi misi in un angolo della sagrestia a riflettere. Poco dopo passava Padre Pio, che si diresse verso di me e stringendo le mie braccia mi disse: "E Basta! Vai a fare quello che devi fare. Il Signore ha capito tutto quello che gli vuoi dire." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 250)

Fra Giovanni Sammarone aiuta Padre Pio la notte di Natale

Tu non andrai in Grecia

Dr. Franco Lotti, di Bologna, conosceva Padre Pio sin da quando era un bambino. Durante la seconda guerra mondiale era stato assegnato a un reggimento stazionato in Grecia. All'inizio del mese di luglio del 1945 egli ottenne una licenza e decise di passarla da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Venne il momento dei saluti, e Franco si accorse che Padre Pio lo guardava in modo strano, come se fosse preoccupato, e poi disse: "No, tu non ci andrai in Grecia." Il giovane medico tornò in caserma, come da ordini ricevuti, e lì gli fu detto che tutti i documenti necessari per la sua partenza per la Grecia sarebbero pronti il lunedì seguente. Quando il dr. Lotti si presento' il lunedì, invece di ricevere i documenti gli fu detto che la sua partenza era stata rinviata, e che doveva aspettare nuove istruzioni. Finalmente dopo qualche giorno gli fu detto che la sua partenza per la Grecia era stata fissata per il 21 luglio 1943. Il 21 luglio fu il giorno esatto che Mussolini fu deposto e tutte le partenze furono definitivamente cancellate. Il dr. Lotti non ando' in Grecia, come Padre Pio aveva predetto. (Parente, Padre Pio a city, 87-8)

   

Dr. Lotti parla con Padre Pio

 

Gloria di Dio

Padre Antonio Durante da Monterosso ebbe la gioia di passeggiare sul piazzale della chiesa con Padre Pio. C'era tanta gente. Padre Antonio penso': "Come fa quest'uomo a resistere alla tentazione di vanagloria e di compiacenza?" Padre Pio girandosi verso di lui sorridendo gli sussurrò: "Vedi quanta gloria di Dio!?" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 252-3)

Aurelio Ricci

Maria Pompilio, un giorno di novembre del 1916 si trovava in casa di Esterina Merla, dove c'erano pure Padre Paolino e Padre Pio. Erano i tempi della prima guerra mondiale. Quando l'argomento scivolò su quello, incominciarono a parlare di un frate, Aurelio Ricci, allora al fronte. Padre Pio si lasciò sfuggire una frase che di sibillino non aveva molto: "Non passeranno cinque anni che costui non vestirà piu' l'abito di San Francesco."  Il frate, infatti, subito dopo la guerra, lascerà il convento trasferendosi in Toscana come sacerdote diocesano. (Marianna Iafelice, in Voce di Padre Pio, Settembre 2011, pag. 58)

Maria Pompilio aiuta Padre Pio

Arrampicarsi sui vetri

Don Pasquale Cattaneo aveva lasciato il treno alla stazione di Foggia per prendere la corriera per San Giovanni Rotondo. Durante il viaggio egli pensava e ripensava, e concluse tra se e se: "Questa vita spirituale a volte sembra come un arrampicarsi sui vetri." Inginocchiatosi per la confessione davanti a Padre Pio, questi tra il divertito e il faceto gli disse: "Sicché' questa vita spirituale a volte sembra come arrampicarsi sui vetri?!" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 253-4)

 

Già detto

Enzo Picciafuoco: "Mi avevano detto che, per chiedere qualcosa al Padre in modo efficace, bisognava farlo durante la messa, col pensiero. Ed io un giorno ci provai. Dopo la messa ebbi l'opportunita' di parlare con Padre Pio e gli dissi: "Padre, pregate per mia sorella." E lui: "Non me l'hai già detto?" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 254)

 

Già fatti

Lucia Pennelli: "Era il 25 maggio, compleanno di Padre Pio, e quando passò dopo la messa per andare in sagrestia io dissi al Signore dentro di me: "Conservacelo a lungo." Dopo qualche giorno, al termine della confessione gli dissi: "Tanti auguri, visto che non li ho potuti fare il 25." Padre Pio: "E non me li hai già fatti?" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 255)

 

Segno di croce

Alma De Concini: " Stavo a circa quattro metri da Padre Pio che stava nel confessionale delle donne. Con la folla che c'era capii che sarebbe stato impossibile parlare con Padre Pio. Gli dissi allora con il pensiero: "Padre, mi mandi una benedizione, ne ho bisogno." Padre Pio scostandosi dalla grata che gli nascondeva il viso, guardò verso di me e fece un segno di croce. Poi' celò di nuovo il suo capo per continuare la confessione." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 255-6)

 

Ti stavo aspettando

Alfonso D'Artega, famoso musicista americano, racconta che nel maggio del 1965 si trovava nella folla che alle cinque di mattina entrarono di corsa quando la porta della chiesa si aprì per la messa di Padre Pio. "Riuscii ad arrivare in prima fila e non speravo altro che di far benedire da Padre Pio una messa che io avevo scritto per il Presidente Kennedy. A un tratto la porta della sacrestia si apri' e un uomo uscì e venne nella mia direzione e disse: "Dov'e' Alfonso il messicano?' Tutti credono che io sono spagnolo americano , ma come faceva quello a sapere che io sono nato in Messico? Io dissi che ero Alfonso e lui mi fece cenno di seguirlo. In quel momento Padre Pio stava uscendo dalla sacrestia, mi guardò e disse: "Ti stavo aspettando." Io stetti vicino a Padre Pio e gli servii la messa. E adesso spiegatemi questo! Quando tornammo in sacrestia Padre Pio mise la mano sul manoscritto della messa e lo benedisse. Più tardi incontrai quell'uomo fuori della chiesa. Disse che lui era uno scrittore e si chiamava Giovanni Siena. Io gli chiese: "Ma come può essere successo tutto questo?" egli rispose: "Nella vita di Padre Pio noi non sappiamo mai niente. Noi solo eseguiamo, e all'improvviso le cose succedono." (Schug, Profile, 83)

 

 

E baciala!

Teresa Venezia si mise nel corridoio per poter baciare la mano di Padre Pio quando passava. Padre Pio passò ma non si fermò da lei. Teresa ci rimase male e mentalmente si lamentò. Padre Pio tornò indietro e paternamente burbero disse: "E baciala, prima che ti do una botta sul muso." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 256) 

 

E baciala!

Rina Giordanelli si trovava in mezzo alla folla dei fedeli che cercavano di avvicinarsi a Padre Pio per baciargli la mano, e non ci riuscì. Lei pregò: "Madonna mia, ti offro questa rinuncia: tu sai che stasera avrei pagato con sangue il conforto di baciare quella mano." Padre Pio intanto "aveva raggiunto la soglia della sacrestia e si fermò, si volse lentamente, mi fissò a lungo e tese il braccio proprio verso di me guardandomi negli occhi, mi porse la mano e disse: "E baciala!..."  (Pronzato, Padre Pio un santo, 61)

 

L'acqua a Pietrelcina

Il paese di Pietrelcina ha poca acqua. Durante la costruzione del convento dei cappuccini i costruttori, trovandosi in seria difficoltà per la mancanza d'acqua, decisero di chiedere aiuto a Padre Pio. Padre Pio si trovava a notevole distanza, in San Giovanni Rotondo. Quando gli mostrarono  il disegno del progetto egli mise il suo dito su un certo posto e disse: "Scavate cinque metri da qui e troverete tutta l'acqua di cui avete bisogno." I lavoratori avevano già scavato in molti posti nelle vicinanze senza mai aver risultati. Questa volta, scavando nel punto esatto indicato da Padre Pio, trovarono acqua abbondante per coprire le loro necessità ma anche per il paese." (Parente, Padre Pio a city, 88-9)

 

La piena di latte

Le mamme erano le interlocutrici privilegiate di Padre Pio. Irma Vinelli disse a Padre Pio: "Padre, non ho latte per il mio bimbo!" Padre Pio: "Ma come, una mamma non deve avere il latte per il suo bambino?" Immediatamente le venne la piena del latte e non vedeva l'ora di tornare a casa." (Iasenzaniro, Il Padre testimonianze, seconda parte. 338)

 

Direttore didattico

Norina Gressani di Tolmezzo nel 1947 aveva il figlio di pochi anni Baldo Colavizza, affetto da tubercolosi polmonare ed ossea ricoverato all'Ospedale al Mare del Lido di Venezia. Avendo saputo che Lucia e Rosina Castellani andavano da Padre Pio, diede loro una foto del piccolo Baldo. Quando Padre Pio vide la foto del bambino, disse: "Guarirà, ma la mamma deve pregare di più, perché il bambino sta pregando più di lei." La mamma intensificò le sue preghiere, come suggerito. Il bambino guarì, tornò a casa, studiò normalmente e divenne direttore didattico. (Iasenzaniro, Il Padre testimonianze, seconda parte335-6)

 

Padre domenicano

Un Padre Domenicano si accorse che le suore nel convento di Pompei erano divise pro e contro Padre Pio. Per porre fine alla disputa il frate decise di visitare Padre Pio, in abiti borghesi. Si mise in fila per la confessione, ma Padre Pio lo guardava fisso da lontano, e finalmente gli fece cenno di avvicinarsi. Padre Pio gli disse: "Reverendo va a metterti l'abito e poi vieni e ti confesserò." Il Padre Domenicano: "Padre, sono venuto per sapere qualcosa, e ho avuto la risposta su quello che volevo sapere. Adesso io ci credo." (Gaudiose, Prophet, 148-9) (Mortimer, Padre Pio, 29) (Alessandro, Padre, 272) (Winowska, Il vero, 151)

 

Divorzio mancato

Padre Federico Carrozza riportò che una donna gli disse che voleva assolutamente dire a  Padre Pio che suo marito aveva portato in tribunale i documenti per divorziare. Padre Federico disse: "Va in chiesa. Il Padre sta pregando sul matroneo. Unisciti alle sue preghiere e parlagli in cuor tuo." La donna fece come le era stato consigliato. Quando tornò in albergo la donna trovò l'avviso di una telefonata da parte di suo marito, che la pregava di ritornare a casa, dove lui l'attendeva per riabbracciarla. (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 256)

 

Quante volte mi hai chiamato!

Padre Valentino da San Marco in Lamis, durante la seconda guerra mondiale, doveva attraversare la cosiddetta linea gotica per andare dall'Emilia Romagna al suo paese in Puglia. Il viaggio quella notte era estremamente pericoloso e pieno di incertezze. Egli invocò frequentemente l'aiuto di Padre Pio lungo il percorso per superare i tantissimi ostacoli. Giunto a San Marco in Lamis sano e salvo, pensò di andare a trovare subito Padre Pio per ringraziarlo. Quando lo vide, padre Pio lo abbracciò e disse: "Quante volte hai chiamato quella notte. Quante volte!" (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 256-7)

 

Telefono senza fili

Eleonora Foresti, figlia spirituale di Padre Pio che viveva a Bologna, si mise d'accordo con Nina Campanile, un'altra figlia spirituale, che viveva a San Giovanni Rotondo. Eleonora avrebbe scritto a Nina; Nina avrebbe chiesto a Padre Pio e mandato la risposta a Eleonora. Una volta Eleonora scrisse a Nina: "Di' a Padre Pio che a me non è sufficiente la risposta che viene per lettera". Padre Pio: "Va bene, allora ci serviremo del telefono senza fili." Dopo qualche tempo Nina ricevette questa lettera da Eleonora: "Riferisci a Padre Pio che il telefono senza fili funziona benissimo." Il telefonino negli anni cinquanta non esisteva ancora. (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 259-60)

 

Quando il Padreterno lo vuole

Una volta Natalino Rappa si lamento' con Padre Pio che non stava bene, e che le cure a cui si sottoponeva non davano alcun effetto. Padre Pio lo ascoltò e poi disse: "Ricordati che i medici e le medicine fanno effetto quando il Padreterno lo vuole." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 340-1)

 

8 o 12 settembre

Giuseppe Cassano, dopo aver stabilito la data delle nozze, corse da Padre Pio per dirglielo: "Padre, mi sposerò il 12 settembre, festa del Santissimo nome di Maria." Padre Pio: "No. Tu ti sposerai il giorno 8, festa della Natività della Beata Vergine." Giuseppe si sentì mortificato e confuso. Tornato a casa la mamma gli disse: "Tua cugina ha stabilito di sposarsi il 12 settembre. Dobbiamo cambiar data. A noi ci conviene scegliere il giorno 8." Giuseppe fece notare alla mamma che Padre Pio glielo aveva già detto. (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 262)

 

Il Signore risparmierà il Gargano

Durante la seconda guerra mondiale: "Il Signore, per la sua infinita bontà, risparmierà questo luogo benedetto, e tutto il Gargano." Il Gargano fu risparmiato. (D'Apolito, Padre, 106)

 

Chiamalo Pio

Il brigadiere dei carabinieri venne a trovare Padre Pio e gli disse: "Padre, mia moglie è incinta. Che nome daremo al bambino?" Padre Pio: "Chiamalo Pio." Il brigadiere: "E se è una bambina?" Padre Pio: "Chiamalo Pio, ho detto!" E fu un maschietto. Due anni dopo lo stesso brigadiere bussa di nuovo alla porta del convento: "Padre, mia moglie aspetta un bimbo. Dategli un nome." Padre Pio: "Chiamalo Francesco." Il brigadiere: "E se è una bambina?" Padre Pio: "Uomo di poca fede!" E fu di nuovo un maschietto. (Winowska, Il vero, 128-9) (Parente, Padre Pio a city, 89)

 

Oriundo

Piero Melillo lavorava come medico a Milano. Venne a San Giovanni Rotondo e si inginocchio' a baciare la mano a Padre Pio. Padre Pio gli chiese: "Di dove sei?" Il medico rispose: "Di Milano." Padre Pio: "Ohé oriundo!" Melillo rimase sbalordito che Padre Pio lo aveva chiamato oriundo. Si era quasi dimenticato di essere nato a Trani, in Puglia: vi aveva trascorso solo i primi dieci giorni della sua vita. Padre Pio non aveva mai letto il suo certificato di nascita. (Iassenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 264-5)

 

Un maschietto

La signora Maria Mimmi, nipote del Cardinale Mimmi, e sposata al medico Gian Vincenzo Mobilia, stava avendo una gravidanza molto difficile. Maria, tramite Padre Alberto si raccomando' a Padre Pio, per avere una conclusione felice della gravidanza, e che fosse un maschietto. Padre Pio: "Tutto andrà bene". E quanto al maschietto: "Il Signore l'accontenterà." La signora ebbe un bel maschietto che chiamò Tommasino." (D'Apolito, Padre,107-9)

 

Le due figlie del medico

Un giorno salirono a San Giovanni Rotondo le due figlie di un dottore di San Marco in Lamis. Il padre aveva proibito loro di baciare la mano di Padre Pio perché non si contagiassero con la sua malattia (dato che si credeva in giro che Padre Pio avesse la tubercolosi). Le due, vedendo che tutti baciavano la mano del frate, per non essere da meno si avvicinarono, ma Padre Pio alzò le braccia, le guardò sorridendo, e disse loro: “No. Ubbidite a vostro padre”. Le poverette divennero tutte rosse, meravigliate che il cappuccino sapesse qualcosa che non avevano detto a nessuno. (Pena, 24) (Positio III/1, p. 807) (Capuano, Con P. Pio, 301)

 

Alluvione

Due coniugi di Firenze chiesero a Padre Pio se dovevano vendere il negozio che avevano sul Ponte Vecchio. Padre Pio: "Fatelo al più presto." Essi però persero un po' troppo tempo. Nell'alluvione del novembre del 1966 la furia dell'acqua portò via tutto." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 313)

 

Non India ma Arabia

1948, Padre Luigi Irzio Magliacani,  missionario cappuccino in India e futuro vescovo e vicario apostolico d'Arabia, trovandosi in Italia per visitare la famiglia, prima di ripartire da Napoli per l'India, fu convinto di fare una visita a Padre Pio, dato che aveva alcuni giorni liberi prima che la nave partisse. Padre Magliacani, parlando poco prima con Padre Andrew Apostoli, gli aveva confidato che lui non credeva che Padre Pio fosse una cosa genuina; credeva che fosse "un falso". Quando si incontrarono, Padre Pio disse: "Padre Luigi, ti devo dire una cosa. To non ritornerai mai più in India." Padre Luigi si fermo' al convento per il pranzo. Durante il pranzo arrivò al convento una chiamata telefonica dal Vaticano, dalla congregazione per la Propagazione della fede. Volevano parlare con Padre Luigi Magliacani. Egli andò al telefono e gli fu detto di non mettersi sulla nave per l'India, ma di tornare immediatamente a Roma per avere un'udienza col papa Pio XII.  Quando lo vide, il Papa gli disse: "Padre Luigi, voi siete stato scelto per aprire una nuova missione in Arabia." Padre Luigi, tutto eccitato replicò: "Sua Santità, lo sapevo già." Il papa chiese: "Padre Luigi, com'è possibile che lo sapevate già? Solo il cardinale capo della congregazione e il superiore generale dei cappuccini sapevano quello che vi sto dicendo." Padre Luigi rispose: "Me lo ha detto Padre Pio. Quando mi misi in viaggio per andare a trovarlo credevo che fosse un matto. Adesso capisco che Padre Pio è un santo!" (Kalvelage, Padre Pio the wonder worker, preface XI)

 

La visita di Padre Besi

Nei primi di luglio 1920 partì per San Giovanni Rotondo il passionista padre Luigi Besi, collaboratore del cardinale Gasparri e molto stimato da Benedetto XV. Esperto di teologia mistica, era postulatore delle cause di beatificazione di Gabriele dell’Addolorata e di Gemma Galgani. Padre Besi viaggiava in incognito, ma, alla stazione di Foggia, un cappuccino lo invitò a salire su una carrozza. Rimase sorpreso perché nessuno doveva sapere della sua visita. Il cappuccino gli confidò che era stato Padre Pio ad avvertire che oggi, a Foggia, «sarebbe arrivato un Padre passionista, inviato dal Papa». Padre Besi, al suo ritorno, disse che Padre Pio «era un privilegiato da Dio come la Gemma Galgani, anzi di più.» (Giannuzzi, Padre Pio, 177)

 

Salutami tua moglie

Alberto Del Fante raccontò a Don Pierino Galeone: "Io ero nella massoneria, e feroce anticlericale. Mia moglie era ammalata di tumore, moribonda, senza alcuna speranza. Ella mi chiese piangendo di andare da Padre Pio per chiedergli la guarigione. Io le dissi che va bene ci andavo, ma non perché ci credevo, ma per giocare un terno al lotto. Io ci andai, ascoltai la lunga Messa e mi misi in fila per la confessione. Giunto il mio turno non mi inginocchiai subito. Padre Pio: "Giovanotto, non mi fate perdere tempo! Che siete venuto a fare, a giocare un terno al lotto? Fulminato dalla ripetizione della mia espressione mi inginocchiai ma ero impreparato e non sapevo cosa dire. Ma Padre Pio cambiò voce, divenne dolce e paterno, e sotto forma di domande mi svelava ogni peccato della mia vita passata: e di peccati ne avevo tanti. Mentre col volto nascosto tra le mani piangevo curvo sull'inginocchiatoio, Padre Pio mi sussurrò singhiozzando: "Figlio mio, mi sei costato il meglio del mio sangue." Poi mi sussurrò: "Dammi una mano ad aiutare gli altri." E aggiunse: "Salutami tua moglie." Tornai a casa, concluse Alberto del Fante, mia moglie era guarita." (Galeone, 63-5)

 

 

Resusciterà a Pasqua

Paolina Preziosi, di San Giovanni Rotondo, era una buona madre di famiglia. Di lei Padre Pio spesso diceva: "Ha una coscienza così delicata che mette il confessore in imbarazzo, tanto è difficile trovare materia per l'assoluzione, perché priva di peccato." Paolina era una terziaria francescana.  Prima di Pasqua nel 1925 si ammalò di polmonite doppia, con varie complicazioni tant'è che i medici la dichiararono in grave pericolo di vita. Suo marito, accompagnato dai cinque figli, e le amiche di Paolina, chiedevano costantemente a Padre Pio di chiedere la grazia della sua guarigione. Ma Padre Pio non rispondeva nulla. Improvvisamente, con un brusco cambiamento, Padre Pio disse: "Paoletta resusciterà il giorno di Pasqua: Pregate! Pregate!" Il Venerdì santo lo stato di Paolina si aggravò ulteriormente, perdette conoscenza, e all'alba del Sabato Santo entrò in coma. L'ammalata non dette più alcun segno di vita, e quelli di casa la credettero morta, e corsero a cercare il suo abito da sposa, per rivestirla così, per l'ultima volta e  come da sua volontà.  Quando arrivò il momento di celebrare la messa di Pasqua, era mezzanotte e Padre Pio più pallido e sofferente che mai  intonò il "Gloria", e le campane cominciarono a suonare a festa, e la voce gli si strozzo in un singhiozzo. In quel preciso istante, in paese, Paolina aprì gli occhi, gettò via le coperte, scese dal letto, si inginocchio' a terra, e recito' tre volte di seguito il "Credo" ad alta voce. Tempo dopo, quando fu interrogata  sull'avvenimento, Paolina rispose: Non so dire, non so dire altro ma quel mattino fui come strappata via da una meravigliosa luce sovrannaturale." "Io stavo salendo, e salendo felice. Al momento in cui stavo per entrare in una grande luce cominciai a venire indietro, e infatti venni indietro."  (Misuraca, Il Santo, pag.58-9) (Napolitano, Padre Pio, 141-2) (Ruffin, Padre Pio, 202-3) (Carty, Padre Pio, 162 ) (De Liso, Padre Pio, 97-8) (Cataneo, Padre Pio, 123-5)

Paolina andò al funerale della mamma di Padre Pio nel 1929, e pregò sulla sua tomba. (De Liso, Padre Pio, 98)

 

 



 

 

Per amor tuo

Mio figlio era prenotato per la confessione, ma quando giunse il suo giorno, ci ricordammo che si era confessato da un altro sacerdote appena due giorni prima. Era noto che il Padre mandava via chi tornasse a confessarsi se non fossero trascorsi otto giorni dall'ul­tima volta. Non volendo deludere il ragazzo lo faccio mettere in fila per attendere il suo turno, ed intanto prego con quanta fede ho: «Padre, lo faccia per amore della Madonna. Non lo mandi via. Lo faccia per amore della Madonna...». Tutto va liscio. Quando, insieme con il figliuolo, vado a baciargli la mano e a salutarlo, mi guarda con dolcezza e, quasi rimproverandomi, dice: «Lo avrei fatto anche solo per amore tuo...». dott. Remo Vincenti - Alviano (Terni)

Prendere per il collo

Erano da lui un gruppo di devoti di Pietrelcina. Uno di essi gli ricorda: «Padre, Maria insiste che quella grazia la vuole proprio!». «Digli cuscì che Gesù Cristo quella grazia proprio non gliela vò fà: io mica lo posso piglià pe' lu collo!» («digli così che Gesù Cristo quella grazia non gliela vuol fare: io mica posso prenderlo per il collo!»). udita da F. Modestino

Tre pugni in testa

Mentre si attendeva che il Padre uscisse dalla porta della sacrestia mi raccolsi in preghiera e pensai, senza però dirlo a nessuno: «Quando passa il Padre gli chiederò di mettermi la mano in testa, per illuminarmi sulle cose da fare». Il Padre esce poco dopo, tutto gioioso. Arriva davanti a me e mi dà tre pugni in testa tanto forti che ne portai il dolore fino alla sera. Un mio amico gli disse: «Padre, ora la sfondate la testa alla signorina!». E lui: «Chi, quella? - rispose sorridendo - Vuole la mano in testa ed io gliel'ho messa con tutto il cuore». M.P. - «Casa Sollievo della Sofferenza»

Caramelle

Un bambino, figlio di un vigile urbano, invano desiderava da tanto tempo un trenino elettrico. Sotto l'Epifania il bambino, rivolgendosi al ritrat­to di Padre Pio appeso alla parete, gli fa una proposta: «Senti, Padre Pio, se mi fai avere un trenino elet­trico, io ti porto un pacco di caramelle». Il giorno dell'Epifania, il babbo - che era un vigile urbano - tra i doni che in questa ricorrenza si sogliono fare ai vigili, trovò un trenino elettrico. Trascorso qualche tempo, il bambino fu condotto dalla zia - devota di Padre Pio - a S. Giovanni Rotondo. Padre Pio, paterno e sorridente, dandogli un buffetto sulla guancia, gli chiede: «... e le caramelle, me le hai portate?».

Piantala

In sacrestia, il Padre si vestiva e pregava. Eravamo tutti intorno a lui. Io pregavo silenziosamente, o me­glio parlavo con il Padre, ma solo col pensiero, e gli raccomandavo ora la tale persona, ora la tal'altra. Ad un tratto il Padre si volta verso di me e dice: «E piantala». La gente presente si meraviglia e mi guarda. Ma io continuo a raccomandare le persone che mi stavano a cuore. E Padre Pio, leggendo il pensiero, mi ripete con più forza: «E quando la pianti?!». Don Nino Magnoni «Casa Sollievo della Sofferenza»

Il primo treno

Il Papa Benedetto XV disse un giorno ad un vescovo che cercava di metterlo in guardia contro questo «truffatore»: «Figlio mio, certamente voi siete male informato. Io vi consiglio vivamente di andare sul posto per vedere coi vostri propri occhi». I desideri del Papa sono ordini, e qualche giorno dopo, senza dirlo a nessuno, monsignore prese il treno per Foggia. Appena sceso alla stazione vede venirsi incontro due cappuccini che lo salutano con rispetto: «Benvenuto, Eccellenza! Padre Pio ci manda per accompagnarvi a S. Giovanni Rotondo». «Ma Padre Pio non sa nulla del mio viaggio...». «Di certo ne è stato informato - risposero i frati - ­ha detto che è il Papa che vi manda». Ci fu un momento di silenzio. Poi il monsignore andò a prendere il primo treno per Roma. (M. Winowska - «II vero volto di Padre Pio»)

La scarpa

Mons. Giuseppe Orlando, raccontava di un contadino di sua conoscenza che, preso una sera da un fortissimo mal di denti, diede di piglio a una scarpa e infranse il quadretto appeso al capezzale nel quale c'era una fotografia di Padre Pio. Il motivo? perché il Padre era stato sordo alle sue disperate, insistenti invocazioni. Dimentico del gesto irriverente, qualche mese dopo il contadino si recò a S. Giovanni Rotondo. Si inginocchiò in confessionale, ai piedi di Padre Pio, ma non ebbe il tempo di dire le prime mancanze, che il Padre gli apostrofò: «Hai anche questo coraggio, dopo quella scarpata che mi è arrivata!...». G.P. Siena - «L'Angelo di Dio»

Non prendo medicine

Mi sentivo molto male e avevo l'impressione che le medicine mi facessero più male che bene. Andai a trovare il Padre, ma non riuscivo a parlar­gli; potetti solo vederlo passare per la sacrestia vec­chia, mentre rientrava dalle confessioni. Non sapendo come fare, gli gridai tra il brusio generale: «Padre, le medicine non le prendo più!». Lui continuava a camminare, come se non mi avesse udita. Dopo qualche passo si fermò, si girò verso di me e, con una espressione tra il terrorizzato e il sorridente, rispose: «Nemmeno io, nemmeno io ...». Da allora non prendo più medicine. Maria Pompa - L'Aquila

Le iniezioni

Nel 1939 ero dolorante per un fastidioso male al ginocchio sinistro, che era gonfio come un pallone. Il medico mi aveva ordinato una lunga cura ma, prima di iniziarla, decisi improvvisamente di andare da Padre Pio di cui avevo sentito parlare. Mi confessai da lui, gli raccontai della mia vita, del mio male e dell'ispirazione che avevo avuto ad andare da lui prima di iniziare la cura. Lo stesso giorno, prima di ripartire, mi ac­corsi improvvisamente che il ginocchio si era sgon­fiato e non mi dava più fastidio. Pieno di gioia corsi dal Padre, nella sacrestia vecchia, per ringraziarlo: «Non ringraziare me, ma il Signore. E quelle iniezioni - aggiunge sorridendo - di al medico che se le facesse lui...». Goffredo Gentile - Giulianova (TE)

Mi mancherà l'aria

Un giorno, sul terrazzo che dava alle spalle del convento, un signore gli chiese: Padre, che ne pensa della cripta in costruzione sotto il santuario?» «Ho l'impressione che sia un po' strettina e che mi mancherà l'aria», rispose egli sorridendo.

Ci starò molto poco

Il Padre fu invitato a visitare la cripta, dove ora riposa la sua venerata salma. Giù in cripta, si avvide della costruzione della tomba. Finse di non capire, e chiese al giovane capo­mastro che era lì: «Dimmi un po', guaglio': che state facendo?» «Padre, non lo so», rispose emozionatissimo il giovane. «Ma come non lo sai? Dimmi che state facendo». «Padre, forse un altare». Di lì a pochi istanti, con un largo sorriso e la sua solita gomitata, Padre Pio gli disse: «Guaglio', ho da dirti una cosa. Sappi che qui sotto ci starò molto poco».

Tre anni

G. Finazzo: Mi presentai al confessionale, ma non ero eccessi­vamente convinto. Cominciai con un lungo discorso sul fatto che sì, ero peccatore, ma in fondo credevo in Dio... «Non è che vuoi scrivere un articolo giornalisti­co?» - tagliò corto Padre Pio - «Dimmi i peccati». «Sono tanti che non li ricordo più», risposi. Poi, rendendomi conto che le cose si stavano mettendo male, mi alzai dicendogli: «Padre, non sono venuto preparato per la confes­sione, verrò un altro giorno». Potei tornare solo dopo tre anni. Non appena mi inginocchiai davanti a lui, Padre Pio esclamò: «Sei tornato per farmi perdere tempo?» «Stavolta sono preparato per confessarmi». «E hai impiegato tre anni per prepararti?»

Montini

Era da poco morto Papa Giovanni, e i cardinali erano riuniti in Conclave per l'elezione del successore. Io ero ansioso di sapere in anticipo chi sarebbe stato l'eletto, e pertanto tormentavo continuamente il Padre. Un giorno, nell'uscire dal refettorio, gli rifeci la stessa domanda alla presenza di un altro confratello. Allora il Padre, con estrema sicurezza, esclamò: «Ma sarà Montini!», ed aggiunse: «Beh, m'è usci­to, mo'...». P. Eusebio da Castelpetroso «Casa Sollievo della Sofferenza»

Insulti e parolacce

Il cancelliere del Tribunale di Lucera, avendo la moglie prossima al parto che si presenta difficilissimo, va da Padre Pio. «Va tranquillo - gli dice il Padre - niente ferri». Al momento del parto le cose si complicano e i medici gli dicono che se non si opera subito moriranno madre e figlio. Egli, disperato, va nella camera accanto ove c'è la fotografia di Padre Pio al muro e dinanzi a quella comincia a vomitare insulti e parolacce. Non ha ancora finito di sfogarsi, quand'ecco gli giunge all'orec­chio un vagito: si precipita nella camera della moglie e trova un bel maschietto nato «senza ferri», con grande stupore dei medici già pronti ad intervenire. Dopo pochi giorni il cancelliere si reca a S. Giovan­ni Rotondo e, in confessione, comincia a ringraziare il Padre. Ma questi, interrompendolo, gli dice: «Va bene. Ma tutte quelle parolacce ed insulti che hai detto davanti alla mia fotografia - e glieli ripetè tutti! - non li devi dire più!». Settimio Manelli - «Casa Sollievo della Sofferenza»

Sordo

Ero andata a S. Giovanni per confessarmi e per ringraziare il Padre di una grande grazia ricevuta. Dopo la confessione, lo ringraziai; ma lui non mi rispose. Lo ringraziai ancora, e, poiché non dava segni di risposta, non insistetti, pensando che fosse un po' sordo. Mi allontanai dal confessionale con l'amarezza di non avergli potuto manifestare la mia riconoscenza. Andai ad attendere in portineria, insieme ad altre donne, il passaggio del Padre che, attraverso la sacrestia vecchia, rientrava in convento. Quando mi passò vici­no, riuscii a prendergli la mano e a stringerla forte senza riuscire a dire nulla per l'emozione. Sorridendomi ritirò la mano e: «Piano, che mi fai male... di buono io ho soltanto le orecchie!...». da «Casa Sollievo della Sofferenza»

Terramicina 250 mg.

Accompagnato dal dott. Sanguinetti riuscii ad avvicinare Padre Pio nella sua cella. Una brevissima presentazione, e: «Svizzero, tu hai portato il farmaco che abbisogna a Padre Agostino il vecchio padre Guardiano che sta male!». Mi sentii rabbrividire. Il medico mi aveva ordina­to, pochi giorni prima della mia partenza per S. Giovanni Rotondo, della terramicina da 250 mmg., allora difficile a trovarsi e costosissima. I miei parenti me l'avevano procurata, ma non volli prenderla propo­nendomi di regalarla alla Clinica di Padre Pio. Non avevo parlato a nessuno del farmaco. Il dott. Sanguinetti mi disse: «Avrei bisogno della terramicina di dose forte, da 250 mmg.». Il Padre, prendendo dalla mia mano il tubetto, lo porse a Sanguinetti, dicendo in tono quasi canzonatorio: «Va bene, dottore?». Il medico annuì: pur essendo abituato ai metodi del Padre, questa volta pure lui era rimasto colpito. da "Casa Sollievo della Sofferenza"

 

 

Padre Pio aiutava. Prodigi.

 

Francesco Viscio

In un pomeriggio del lontano 1919, un mendicante, e per di più storpio, si trovava davanti al convento dei Padri Cappuccini di S. Giovanni Rotondo. Si chiamava Francesco (Giovanni, nel racconto di Malatesta) Viscio ed era soprannominato «Santaredda». Aveva 43 anni. Per una malattia contratta nei primi mesi di vita, era rimasto coi piedi accartocciati, in modo che aveva bisogno delle grucce per spostarsi da un posto all'altro, e quando queste gli fossero venute a mancare, era costretto ad aiutarsi con le mani e camminare a carponi. I monelli di S. Giovanni Rotondo ne approfittavano per divertirsi alle sue spalle, allontanandogli le grucce e così costringendolo ad andare carponi. Egli s'inquietava molto ed inveiva contro di loro. Era costretto ad andare ogni giorno al convento per ricevere qualcosa da mangiare, che peraltro gli veniva sempre dato e in abbondanza, anche quando i mendicanti erano aumentati, come quel pomeriggio del 1919. Quel giorno però Viscio, stanco di una vita così, vedendo passare accanto a sé Padre Pio, gli disse: «Padre Pio, fammi la grazia!». Padre Pio si fermò, lo guardò con attenzione e poi improvvisamente gli disse in dialetto: «Jetta li picocc», che vuol dire «getta le grucce». Il poveretto non capì e rimase perplesso. Allora Padre Pio gli gridò più forte: «Jetta li picocc!». Allora Viscio, tra un sentimento d'incredulità e di speranza, fece l'atto di alzarsi: gli riusciva! Poi riprovò e infine si rese conto che poteva camminare normalmente. Grande fu la gioia e lo stupore suoi e di tutti quelli che avevano assistito alla scena. Da quel momento cominciò per lui una nuova vita e visse ancora per alcuni anni; poi morì.

Un figlio spirituale del Padre Pio, il Cav. Antonio Egidio, richiamandosi a questo caso, un giorno che parlava con lui gli chiese: «Padre Spirituale ma uno storpio che fine fa nell'aldilà, a uno come Santaredda, per esempio, che gli succede?». Padre Pio stette un poco in silenzio e pensieroso, poi, come scuotendosi, indicò un punto del soffitto e rispose: «Ecco che gli succede: guardalo». Il Cav. Egidio guardò in quella direzione e vide come uno squarcio di cielo e in esso il Viscio in Paradiso splendente di gloria. Fu questione di qualche minuto; poi tutto sparì. Allora, volgendosi per parlare col Padre Pio, si accorse che era sparito anche lui. (Cataneo, Padre Pio, 117-8) (Malatesta, La vera storia, 178-80)

 

 

Pasquale e Italia Di Chiara

Il  cancelliere della pretura di San Giovanni Rotondo, Pasquale Di Chiara, 36 anni, guarì all'improvviso dopo aver invocato l'aiuto di Padre Pio. A causa di una caduta era stato costretto a trascinare la gamba per lungo tempo aiutandosi con l'uso di un bastone. Padre Pio gli disse: "Getta via quel bastone e cammina." All'episodio era presente il giornalista del "Mattino" di Napoli Renato Trevisan. Trevisan era venuto a San Giovanni Rotondo per dare a Padre Pio del truffatore, sostenendo che tutto dipendeva da isteria e fanatismo religioso. Trevisan fu sconcertato e cambio' idea. Scrisse un lungo articolo che venne pubblicato su sei colonne, con questo titolo: "P. Pio, il "santo" di S. Giovanni Rotondo opera un miracolo nella persona del cancelliere del paese, presente un inviato speciale del "Mattino".

          

Il Mattino riporta l'episodio

 

Italia Di Chiara, la figlia di Pasquale, di tre anni, aveva contratto la poliomielite nella prima infanzia, e usava dei supporti per le gambe. Italia si trovava presente col padre Pasquale Padre Pio Pio le disse di rimuovere i supporti per le gambe. Italia comincio' a camminare normalmente. Cosa che non aveva mai fatto. (Napolitano, Padre Pio, 144) Capuano, Con P. Pio, 218-9) (Malatesta, Aiutatemi, 94-8) (Preziuso, The Life, 196)

 

Pasquale Urbano

Pasquale Urbano, di Foggia, cadde da un carretto in movimento e si ruppe entrambe le gambe. I trattamenti chirurgici non riuscirono, e per tanti anni aveva camminato usando due bastoni. Nel 1919 dopo la confessione Padre Pio gli disse: "Alzati e cammina! Butta via quei bastoni." Pasquale obbedi' e si allontano' dal confessionale camminando normalmente come non faceva da tanti anni. La gente intorno era sbalordita. (Napolitano, Padre Pio, 144)  (Preziuso, The Life, 196)

 

Antonio D'Onofrio
Antonio D'Onofrio, di  14 anni, fu guarito nel 1919. All'eta' di 4 anni era stato colpito dal tifo. Deforme con la gobba si alzo' in piedi dopo la confessione perfettamente guarito. (Preziuso, The life, 196)

 

Gennai

E' il maggio del 1925 quando la notizia di questo umile frate che guarisce gli storpi e risuscita i morti, corre veloce sui fili del telegrafo di tutto il mondo. Maria Gennai  aveva un bimbo di poche settimane, il quale era talmente ammalato che, malgrado tutte le cure mediche, ormai galoppava verso la morte. Allora la donna, in un impeto supremo di fede, volle tentare di salvarlo portandolo dal Padre Pio e sperando che la sua intercessione presso il Signore lo guarisse. Il viaggio era lungo, ma essa non si perse di coraggio e si mise ugualmente in treno. Durante il tragitto però, sia per le condizioni del bimbo sia per i disagi del viaggio, il bimbo morì. Allora la donna prese il morticino, lo avvolse in alcuni indumenti e lo rinchiuse nella valigia di fibra.

Arrivata a S. Giovanni Rotondo, corse in chiesa e si mise in fila con le donne per confessarsi, tenendo in mano la valigia. Quando arrivò il suo turno, s'inginocchiò davanti a Padre Pio e aprì la valigia, piangendo disperatamente. All'episodio assisteva il medico Dottor Sanguinetti, convertito e braccio destro di Padre Pio nell'opera della Casa Sollievo della Sofferenza. Egli si rese conto subito che il bimbo, se anche non fosse morto per la malattia di cui soffriva, lo sarebbe stato certamente per soffocamento, date le lunghe ore passate nella valigia durante il lungo viaggio. Padre Pio, davanti a quello spettacolo impallidì e si commosse profondamente; poi, sollevato lo sguardo in alto, pregò qualche minuto intensamente. Poi, rivolgendosi improvvisamente alla madre del bimbo, le gridò: «Ma perché strilli tanto? Non vedi che tuo figlio dorme?». Era vero: ora il bimbo dormiva placidamente. Le grida di gioia della madre e di tutti quelli che avevano assistito all'episodio non si possono descrivere. (Cataneo, Padre Pio, 110-11) (Ruffin, Padre Pio, 338-9) (Malatesta, La vera Storia, 182-3)

 

Luisa Vairo

La signore Luisa Vairo viveva in Londra quando decise nel settembre 1925 di visitare San Giovanni Rotondo. Luisa viveva una vita di lusso e piaceri, avendo dimenticato la religione, ma non era soddisfatta. Non si sentì a suo agio quando vide la povertà dell'area e del convento. Tutto quello che vedeva contrastava totalmente con la sua vita. Luisa si sedette nella chiesa piccola e a un certo momento Padre Pio le venne incontro dicendo: "Non sia così dispiaciuta, signora. La misericordia di Dio è infinita. Gesù morì sulla croce per il peccatori." Luisa disse: "Mi vorrei confessare." Padre Pio: "Adesso non è il momento. Venga nel pomeriggio e la confesserò. E se non sa che cosa dire, io parlerò per lei." Nel pomeriggio Padre Pio prese l'iniziativa durante la confessione, ed enumerò tutti i peccati che aveva commesso, dettagliando luogo, tempo e circostanze di ognuno. Alla fine Padre Pio chiese: "C'è nient'altro che ricorda?" La domanda era un trabocchetto. Lei sapeva che Padre Pio non aveva menzionato un peccato, e lottava, tra se e se, se dirlo. Alla fine lo confessò, e Padre Pio: "Questo è quello che stavo aspettando." La signora Vairo rimase a San Giovanni Rotondo vivendo una vita di povertà, umiltà e penitenza. Una volta durante una tempesta di pioggia ghiacciata, lei andò al convento a piedi nudi. Arrivo con gli abiti inzuppati e i piedi sanguinanti. Padre Pio la vide e disse: "Ma questa pioggia in realtà non è bagnata." La signora Vairo guardò ai suoi abiti: erano perfettamente asciutti." La signora Vairo aveva un figlio. Lei lo invitò ad andare a trovarla. Lui era molto riluttante, e si rifiutò. Un giorno un amico le porse un giornale francese in cui c'era un articolo che diceva che la nave su cui si trovava suo figlio era affondata e molti passeggeri erano annegati, e c'erano pochi superstiti. La signora corse da Padre Pio spiegandogli la situazione. Padre Pio: "Ma chi le ha detto che suo figlio è morto? Grazie a Dio suo figlio e' vivo e si trova a questo indirizzo." Padre Pio le diede un indirizzo. La signora scrisse immediatamente a quell'indirizzo. Allo stesso momento il figlio stava scrivendo a lei per rassicurarla. Le lettere si incrociarono. Meravigliato nel ricevere la lettera della madre il figlio decise di andare a San Giovanni Rotondo. Il figlio promise alla madre di rimanere digiuno così da potersi confessare da Padre Pio e ricevere la comunione. Tuttavia, prima di avviarsi verso la chiesa, passando per un mercatino, comprò due uova e dell'uva. Egli si bevve le uova e mangiò l'uva. Quando si avvicinarono a Padre Pio , questi disse: "Ma questo è un bugiardo. Dice che sta digiunando e non è vero." La madre stava per irritarsi al vedere come Padre Pio trattava suo figlio. Ma Padre Pio continuò rivolgendosi al ragazzo: "Ancora vuoi insistere che hai digiunato? E allora che ne dici delle due uova e del grappolo d'uva che hai mangiato?" Il ragazzo guardò Padre Pio e gli disse: "Padre, perdonatemi, adesso io credo." (Cataneo, Gleanings, 43-7) (Parente, Pascal, Padre Pio, 76-84)

 

Gemma di Giorgi

Gemma di Giorgi, nacque il giorno di Natale del 1939 a Ribera in Sicilia. Gemma nacque cieca e senza pupille, e recuperò improvvisamente la vista, ma non le pupille, dopo aver fatto la Comunione dalle mani di Padre Pio il 18 giugno 1947. Fu una sfida alla scienza. Gli specialisti dissero che non poteva vedere e che sarebbe rimasta cieca per tutta la vita perché "nessuno può vedere senza pupille".

Un giorno capitò da loro una zia suora, la quale sentito il caso, consigliò di rivolgersi al Padre Pio. La nonna della piccola, sentito questo, si prese l'impegno di andare con essa a S. Giovanni Rotondo; intanto pregò la suora di scrivere al Padre e di supplicarlo di venire in loro aiuto. La suora scrisse e raccomandò il caso della piccola cieca. Una notte sognò Padre Pio, il quale le disse: «Dov'è questa Gemma per la quale con tante preghiere state a stordirmi la testa?». La suora, sempre durante il sogno, presentò Gemma al Padre Pio e questi fece un segno di croce sui suoi occhi.

Il giorno dopo questo sogno, la suora ricevette la risposta del Padre Pio, il quale le diceva: «Cara figliola, assicuro che pregherò per la bambina, ben augurando». Impressionata dalla coincidenza del sogno con la risposta del Padre Pio, la suora incitò la nonna della bambina a partire senza indugi per S. Giovanni Rotondo. La nonna non se lo fece dire due volte e, presa con sé la bambina, si mise in viaggio per S. Giovanni Rotondo. Mentre era in treno, Gemma disse alla nonna che aveva l'impressione di vedere qualcosa. La nonna non volle credere, perché la piccola non aveva pupille.

Arrivate a S. Giovanni Rotondo, Gemma e la nonna corsero in chiesa per andare a confessarsi da Padre Pio. La bambina non aveva ancora fatto la Prima Comunione e perciò si voleva approfittare dell'occasione per fargliela fare da Padre Pio stesso. La nonna le raccomandò che, quando fosse venuto il suo turno per la confessione, chiedesse al Padre Pio di pregare perché acquistasse la vista, ma la bambina se ne dimenticò. Padre Pio però, quando se la vide davanti le toccò gli occhi con la mano e poi fece un segno di croce su di essi.

Dopo la confessione, la nonna chiese a Gemma se avesse chiesto a Padre Pio di pregare per la sua guarigione, ma la bambina le rispose che se n'era dimenticata. Grande fu l'angoscia della nonna e si mise a piangere; poi andò lei stessa da Padre Pio per chiedergli d'intercedere per la guarigione di Gemma. Padre Pio le disse: «Tieni fede, figlia mia. La bambina non deve piangere e nemmeno tu devi essere preoccupata.» Intanto la bambina fece la Prima Comunione per le mani di Padre Pio, il quale dopo averle dato l'ostia, tracciò un secondo segno di croce sui suoi occhi. Poi, venuto il momento di tornarsene a casa, Gemma e la nonna si misero in viaggio. Mentre erano in treno la bambina si accorse che la vista andava schiarendosi sempre più fino ad acquistare un grado normale. Arrivata a Cosenza, la nonna si ammalò e fu necessario passare qualche giorno in ospedale; poi, quando stava per ripartire, volle far fare alla bambina una visita da un oculista, il quale dopo averla osservata attentamente, rimase sbalordito, perché la bambina vedeva senza avere le pupille. Tornate a casa, grande fu lo stupore di tutti nel constatare che Gemma, pur senza pupille, vedeva perfettamente. Dopo alcuni mesi, i genitori vollero portarla da uno specialista di Perugia, ma anche questi dovette constatare che non c'era spiegazione umana al fatto che Gemma vedesse senza pupille. E continuò a vedere così anche dopo, vivendo al suo paese e, di tanto in tanto, andando in giro a raccontare la sua bella avventura.

Gemma è cresciuta, ha fatto regolarmente gli studi continuando a godere di una vista eccellente. Tornava spesso a San Giovanni Rotondo. Padre Pio scrollando il capo diceva: "Non mi coinvolgete in quest'affare, brava gente! Non sono io, è la Madonna". Ma bisognava che foste voi a chiederlo, replicò una persona di buon senso.  (Agostino, Diario, 197) (Winowska, Il vero, 129) (Cataneo, Padre Pio, 111-4) (De Robeck, Padre Pio, 88)

Nel corso degli anni Gemma è stata visitata da moltissimi medici specialisti e tutti ripetono: "Nessuno può vedere senza pupille." Nel 1967 Gemma e la sua nonna ebbero una lunga intervista in San Giovanni Rotondo con Clarice Bruno. a quel tempo Gemma aveva 28 anni. (Bruno, Road, 111-6)

           

Gemma di Giorgi il giorno della Prima Comunione, e giovane signorina

 

 

Gemma di Giorgi intervistata nel 2013

 

 

 

Wanda Poltawska

Wanda Poltawska, medico polacco, durante la seconda guerra mondiale era stata prigioniera nel campo di concentramento di Ravensbruck in Germania. Lei e la sua famiglia erano amici del vescovo Karol Wojtyla. Il 17 novembre 1962 Mons. Wojtyla, che si trovava insieme agli altri vescovi polacchi a Roma per il concilio, venne informato che Wanda aveva un tumore. Mons. Wojtyla scrisse subito a Padre Pio un biglietto in latino, da far recapitare tramite Angelo Battisti, che era impiegato nella segreteria di Stato, ed era anche Amministratore di Casa Sollievo.  Ecco la traduzione del biglietto in latino: "Roma, 17 novembre 1962. Venerabile Padre, le chiedo di elevare una preghiera per una madre di quattro figlie, di quarant'anni, di Cracovia in Polonia, (durante l'ultima guerra detenuta per cinque anni in un campo di concentramento in Germania), in gravissimo pericolo di salute e anche di vita, a causa di un cancro: affinché' Dio mostri la sua misericordia a lei e alla sua famiglia per intercessione della Beatissima Vergine. Obbligatissimo in Cristo. Carlo Wojtyla, vicario capitolare di Cracovia." Quando Padre Pio ricevette il biglietto disse ad Angelo Battisti: "Conserva questa lettera perché è molto importante." Dopo solo 11 giorni Mons. Wojtyla inviava una seconda lettera a Padre Pio, sempre tramite Angelo Battisti. Ecco la traduzione in italiano dell'originale in latino: "Venerabile Padre, la donna che abita a Cracovia in Polonia, madre di quattro figlie, ha improvvisamente recuperato la salute il 21 novembre, prima dell'operazione chirurgica. Grazie a Dio. Allo stesso modo, rivolgo fervidi ringraziamenti anche a te, Padre Venerabile, a nome di lei, di suo marito, e di tutta la famiglia. In Cristo, Carlo Wojtyla, vicario capitolare di Cracovia. Roma, 28 novembre 1962".  (Capuano, Con P. Pio, 232-4)

Wanda doveva essere operata di venerdì. Il sabato mattina Mons. Wojtyla telefonò per avere notizie. La dottoressa gli diede la buona notizia che all'ultima valutazione pre operativa il chirurgo non aveva trovato traccia del tumore. Il tumore non era più lì. Il giornalista Jim Gallagher incontrò Wanda Poltawska molti anni dopo, quando lei aveva 73 anni, nel 1989. La dottoressa lavorava ancora a tempo pieno, e aveva appena finito di parlare a un simposio internazionale tenuto a Roma, all'Università Lateranense. La dottoressa ricordò quando lei stessa visitò Padre Pio nel 1967 in San Giovanni Rotondo: "Dopo la Messa, il Padre passò davanti a me per tornare in sacrestia. A un certo punto si fermo e scrutò la gente coi suoi occhi. Poi egli si girò e camminò verso di me. Egli mi guardò diritto negli occhi, e io non dimenticherò mai lo sguardo che mi dette. Egli alzò la sua mano e carezzò la mia testa. Poi, con la sua mano cullando il di dietro della mia testa disse: "Stai bene adesso mia cara figlia? Stai bene? " Io capii in quel momento nel profondo della mia anima che era stato lui a ottenere la mia guarigione." (Gallagher, Padre Pio, 178-85)

Mons. Karol Wojtyla con la famiglia Poltawska

 

Il biglietto in latino del 17 novembre 1962

 

Il biglietto in latino del 28 novembre 1962

 

Lettera del 14 dicembre 1963

 

         

Ill Papa Giovanni Paolo II con la famiglia Poltawska

 

 

    

 La dottoressa Wanda Poltawska

 

 

Solo da un occhio

John McCaffery scrive: "Difronte a me, nel mio ufficio a San Giovanni Rotondo era seduto quest'uomo che solo mesi prima era completamente cieco. A me i suoi occhi parevano perfettamente normali. Egli mi disse che, inginocchiato davanti a Padre Pio, aveva chiesto che lui intercedesse per la sua vista "anche se solo in un occhio." Padre Pio gli disse: "Solo in un occhio? Pregherò per te." Qualche settimana dopo, quell'uomo, che era originario di Lecco, tornò da Padre Pio. I suoi occhi sembravano entrambi assolutamente normali. Si inginocchio dinanzi a Padre Pio, con gli occhi pieni di lacrime a il cuore pieno di gioia. Padre Pio gli chiese: "E così adesso vedi normalmente?" L'uomo rispose: "Da quest'occhio, ma non dall'altro." Padre Pio: "Ah! Solo da un occhio. Questa sia una lezione per te. Mai mettere limiti a Dio. Chiedere sempre la grande grazia." (McCaffery, Tales, 70-1)

John McCaffery conversa con Padre Pio

 

Massimiliano Allegri

Massimiliano Allegri, di Ascoli Piceno, nel 1939 aveva un figlio di un anno, Vincenzo. A quel tempo scoprì di avere un tumore linfatico al collo. La famiglia sostenne spese enormi per farlo curare in Germania. Ma alla fine gli specialisti dissero che per la scienza medica non c'era più nulla da fare: "Lei ha sei mesi di vita." Nel viaggio di ritorno dalla Germania Massimiliano ebbe la tentazione di buttarsi dal treno e fu trattenuto solo dal pensiero del figlio piccolo. A casa la moglie e la madre lo convinsero ad andare a San Giovanni Rotondo. Arrivato al convento, vide sul sagrato Padre Pio che stava parlando affabilmente con un gruppo di persone. Quando Padre Pio lo vide, gli fece cenno con un dito, lo invito ad avvicinarsi, e gli disse: "Tu hai un bambino di un anno vero? E cosa hai lì sul collo? Fammi un po' vedere." Dopo averlo toccato Padre Pio gli fa: "Via, via, vai a casa, vai a casa. " Massimiliano Allievi restò interdetto e se ne andò molto deluso, pensando di aver fatto una gran fatica inutilmente, senza neanche essersi potuto confessare e comunicare. Senonché nella notte si sveglia e fa la scoperta che lo fa letteralmente urlare: sul collo non ha più niente, tutto tornato normale e sano. Era guarito. (Socci, Il segreto, nota 236)

 

Giuseppe Canaponi

Giuseppe Canaponi  di Sarteano, in Provincia di Siena, era operaio delle Ferrovie dello Stato, quando, a 32 anni, il 21 maggio 1945, mentre stava andando a lavoro sulla sua moto, venne investito da un camion. Arriva in ospedale mezzo morto; fratture al cranio, alle costole, e ben cinque alla gamba sinistra. Incomincia un lunghissimo calvario tra tanti ospedali, e riuscì a poter camminare lentamente con il sostegno. Il 26 dicembre del 1947 si recò a San Giovanni Rotondo con la moglie Gilda e il figlio augusto, di 10 anni. Si andò a confessare da Padre Pio. Giuseppe così riporta: "Mentre ero in ginocchio avvertii una scossa elettrica che mi diede sollievo e provoco' in me un grande benessere. Il Padre alzò gli occhi al cielo, mi diede l'assoluzione, e mi sentii benissimo. Egli mi disse: "Prometti di mutar vita. Diversamente a che serve la grazia?" "Promisi, baciai la mano, raccolsi la stampella ed il bastone e cominciai a camminare speditamente. Mia moglie, al vedermi guarito, mi venne incontro con il figlioletto e piangemmo commossi. Tornammo all'albergo, poi tornammo a ringraziare Padre Pio che ci disse: "Non l'ho fatto io la grazia. L'ha fatta il Signore. Ringraziate Lui." Quando tornai a casa il 31 dicembre trovai una lettera di licenziamento da parte delle Ferrovie dello Stato per inabilità al lavoro."

Canaponi mori' nel 1973 a settant'anni. Due mesi prima di morire Padre Paolo Covino incontrò Giuseppe Canaponi nella sacrestia a san Giovanni Rotondo e si fece ripetere da lui la storia della sua guarigione.  Quando raccontava la sua storia Giuseppe Canaponi ripetera' tante volte: "Sono una sfida vivente alle leggi fisiche." "I medici vedono le lastre col ginocchio fuori posto, il femore storto con tessuto calloso intorno alla rotula del ginocchio, e rimangono sbalorditi che io cammino speditamente. Ecco perche' mi ritengo un morto ambulante." (Covino, Ricordi, 247-9) (Socci, il Segreto, dopo nota 232)  (Ingoldsby, Padre Pio, 93-4) (Cataneo, Padre Pio, 114-5)

    

Giuseppe Canaponi con la sua famiglia e con Padre Pio

 

Dolore alla spalla

Padre Emanuele Grassi da Riccia aveva un dolore alla spalla che lo tormentava. Disse a Padre Pio: "E' da tempo che me lo trascino dietro. Sono un po' preoccupato." "Ma no. Ma no, sta' tranquillo." Disse Padre Pio battendogli dolcemente più volte la parte dolorante. Da allora il male non fece più la sua ricomparsa. (Iasenzaniro, Padre Pio Testimonianze, seconda parte, 315)

 

Dolore allo stomaco

Mario Tentori disse a Padre Pio: "Padre, preghi per il mio stomaco. Ho un'ulcera gastroduodenale." Padre Pio: "Sì preghiamo, preghiamo." Quasi un anno dopo: "Padre Il medico dice che devo operarmi allo stomaco." Padre Pio: "Eh, questi medici voglio sempre tagliare. Ci penso io." Padre Pio diede tre colpetti con la mano piagata sullo stomaco e Mario si sentì migliorato. (Iasenzaniro, Padre Pio Testimonianze, seconda parte, 315-6)

 

 

 

Sedici posti

Subito dopo la guerra avevo organizzato, da Bolo­gna, un pullman con trenta posti, per S. Giovanni Rotondo. Quando mancavano pochi giorni alla par­tenza, sedici persone si ritirarono, lasciandomi la re­sponsabilità di prenotare la macchina. Firmai egualmente il contratto, confidando nella Provviden­za, ma poi me ne preoccupai: «e se non trovo le altre persone? Come farò a pagare la macchina?». Non si fece vivo nessuno, e l'ansia aumentò. Non sapendo più dove sbattere la testa, presi la foto del Padre che è appesa al centro della camera da pranzo della mia casa e la capovolsi, con il volto contro il muro: «quando usciranno le altre sedici persone, ti rimetterò a posto!» gli gridai. Mia moglie, allibita, corse a rigirare la foto: «Per me sta sempre girato in là», urlai. L'indomani, alla vigilia della partenza, mi giunse un telegramma da un paese vicino Bologna: «Avete sedici posti?». Arrivati a S. Giovanni Rotondo, andammo a salu­tare il Padre. Appena abbracciatolo: «Vagliò -mi disse sorridendo con aria sorniona - tu lavori alle mie spalle!...». Teglia - S. Giovanni Rotondo


«Sa fet bus bus?»

Una vecchina di campagna di San Mauro Pascoli (Forlì) attendeva il suo turno di confessione, ma era molto preoccupata perché non conosceva neanche una parola di italiano. Parlava solo il dialetto del suo paese, e si confidava con l'amica Anita: «Me Nita an sò parlé 1'italien, lò é perla e giargianes... a ne sò proprie cum ca farem a capis» (Io, Anita, non so parlare in italiano, lui invece parla il dialetto del Gargano... non so proprio come faremo a capirci). Giunto il suo turno si inginocchia al confessionale, dicendo tra sé: «Ades, cus cai degh?» (Adesso cosa gli dico?), quando sente attraverso le grate una voce che le dice, proprio con la cadenza del dialetto di San Mauro: «Quand clé che tan ti cunfes?». Pensando ad uno scherzo, si sporge verso l'ester­no e sposta un pochino la tenda sbirciando dentro: c'è proprio Padre Pio in carne ed ossa, che con tono un po' stizzito le dice: «Sa fet... bus bus, invece ad cunfset?» (Cosa fai capolino, invece di confessarti?). Sbalordita fa la sua confessione regolare, con l'assoluzione in latino, proprio come col parroco del paese. Passando davanti al confessionale vede balena­re un'occhiata ammiccante e divertita di Padre Pio... Vaccarini Probo - «Anch'io... pendolare del Padre»


Un calcio

«Io ero un grande bestemmiatore - narra un toscano che di professione faceva il mediatore - e venuto dal Padre per confessarmi, quello fu il primo peccato che dissi. S'infuriò e me ne disse di tutti i colori, dandomi anche del ciuco. Notando poi il mio sincero pentimento, con più dolcezza mi ripetè che ero un ciuco e che se bestemmiavo un'altra volta mi avreb­be dato un calcio nel sedere. Infine ebbe il coraggio di darmi l'assoluzione, fissandomi poi come per dire: Fila dritto! Un giorno di mercato mi trovavo in piazza a Firenze e mentre stringevo un contratto, preso dal­l'affare, mi scappò una bestemmia alla Madonna. Immediatamente mi sentii un calcio nel sedere tanto potente da sollevarmi da terra. Feci un urlo e mi girai sull'istante per aggredire il provocatore; ma, non vedendo nessuno, mi rigirai e notai che tutti mi guardavano sorpresi, come se fossi impazzito. Allora mi venne in mente l'ammonimento del Padre e senza alcun pudore, mi misi a piangere come un bambino per il pentimento e la commozione». Vaccarini Probo - «Anch'io... pendolare del Padre»


 

 

 

Padre Pio aiutava prendendosi le sofferenze degli altri

 

 

Un trapano nella testa

Nella Quaresima del 1956 don Attilio Negrisolo conosce a San Giovanni Rotondo un giovanotto romagnolo, di Cattolica, visibilmente provato: ha un tumore alla tempia. Il ragazzo riesce a parlare con Padre Pio e don Negrisolo, dopo, incontrandolo, gli chiede: "Cosa ti ha detto Padre Pio?" Lui risponde: "Mi ha detto soffriamo insieme." Arriva il Venerdì Santo e lo stesso don Negrisolo incontra Padre Pio e gli da gli auguri anticipati per Pasqua. Padre Pio: "Per me i giorni sono tutti uguali. Oggi poi mi sembra di avere un trapano qui che mi penetra nella testa." Disse questo indicando la tempia. Allora don Negrisolo osservò: "Per forza, Padre, vi prendete il male di tutti." E lui - annota don Negrisolo - girandosi verso la piazza donde si sentiva il vociare della gente: "Magari fosse vero che potessi prendermi il male di tutti per vedere tutti contenti!" Conclude don Negrisolo: "Seppi che in seguito il giovane guarì." (Socci, Il segreto, nota 178) (Saverio Gaeta, Padre Pio sulla soglia del Paradiso, San Paolo edizioni, 2002, p. 51)

Don Attilio Negrisolo si confessa da Padre Pio nel 1946

La mia offerta

Nell'inverno 1953-4 il Papa Pio XII si era ammalato gravemente. La sorella del Papa scrisse a Padre Pio chiedendogli accoratamente preghiere. Padre Pio detto' in risposta queste parole: "Di lei, che e' la sorella del Santo Padre, comprendiamo lo strazio, ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello della sorella. Ho offerto al Signore tutto me, la mia offerta continua. Preghiamo, immoliamoci e confidiamo!" Si legge nella Positio: "Si sa che il papa guarì miracolosamente. Basta leggere nella stampa del tempo la rivelazione fatta da padre Rotondi in merito alla improvvisa guarigione. Pio XII, una volta guarito, venuto a conoscenza della eroica offerta di Padre Pio, fece arrivare a Padre Pio, tramite il prosegretario di Stato, Mons. Giambattista Montini, una lettera di ringraziamento." ( Socci, Il segreto, note 179-181). (Andrea Tornielli, Pio XII, Mondadori 207, pp. 547-556) (Positio I, 1 p. 423) (Stefano Campanella, Voce di Padre Pio, dicembre 2009, p. 36-41)

 

Dolore al fianco

Padre Eusebio Notte racconta di aver portato a Padre Pio una lettera in cui si chiedeva al Padre di offrire le sue sofferenze per un sacerdote. Il padre come sempre disse di si. L'indomani mattina si svegliò con un lancinante dolore al fianco di cui non si capacitava. E fu lo stesso padre Eusebio a ricordargli: "Padre, ha dimenticato che ieri ha promesso preghiere e sacrifici per quel sacerdote?" Lui ascoltò e disse soltanto: "Già!" Come fosse tutto ovvio. (Socci, Il Segreto, nota 185)

Padre Pio con Padre Eusebio Notte

 

Dolore al ginocchio

Padre Agostino lamentava un persistente dolore al ginocchio. Padre Pio cercò di confortarlo: "Coraggio, vedrà che passerà." Padre Eusebio, che aveva assistito a questa scena, si accorse che poco dopo cominciò a zoppicare dolorosamente, cosa che non faceva prima. (Socci, Il Segreto, dopo nota 185).

Padre Agostino, superiore del convento, celebra la messa cantata il giorno di Pasqua, mentre Padre Pio gli fa da diacono

Mal d'orecchio

La signora Renata di Parma sin da bambina aveva il timpano forato, e ne usciva pus, e sentiva un sibilo che la faceva impazzire. I medici le consigliarono l'operazione ma lei rifiutava perché aveva paura del dolore. Padre Pio le disse: "La devi fare l'operazione, la devi fare. Il dolore me lo prendo io." Renata: "Non e' giusto che voi soffriate per me. Mettetemi la mano sull'orecchio. E mettetela. Che vi costa?" Padre Pio le diede un piccolo schiaffetto. La signora sentì un fortissimo dolore, emise un urlo, e dovette scappare dalla chiesa. Intanto il sibilo e il dolore erano spariti. Qualche giorno dopo il professore che la visitava disse: "Ma dove sei stata? Sei stata a Cascia da Santa Rita?" "No, sono stata a San Giovanni Rotondo da Padre Pio. Il dottore: "Qui' non c'è più nessun danno. La membrana timpanica e' perfettamente sana." (Iasenzaniro, Padre Pio Testimonianze, seconda parte, 316-7)

 

Mons. Rossi: "Mi permetto  di richiamar l’attenzione degli Eminentissimi sulle genuine ed integre deposizioni di Padre Pio, perché lo rivelano ben altro che un taumaturgo affarista, che un entusiasta sollevatore di plebi. È un povero frate che, a quanto mi consta, se ne sta a sé e che inconsciamente è divenuto centro di tanta attrazione. A lui si sono in questi anni attribuite tante cose delle quali egli, fossero state pur vere, non avrebbe avuto piacere si fosse parlato». Mons. Rossi non può non citare qualche caso di guarigione razionalmente non spiegabile, concludendo con una frase significativa:"I casi citati, servono... a far pensare se realmente il Signore non si serva di questo pio religioso per manifestare ancora la Sua bontà e la Sua potenza». (Castelli, Inchiesta, !25-7)

Accennando ad un altro fatto straordinario, quello della bilocazione, il Visitatore afferma: «Questi fatti sussistono e ne siamo a conoscenza da due parti: da parte di coloro che attestano aver ricevuto P. Pio e averci parlato, e da parte di P. Pio che confer-ma, protestando di non averne mai fatto parola con alcuno e di riferirne ora (in giudizio) per la prima volta». Il vescovo Rossi così conclude questa parte della relazione: «Dei fatti però più celebrati e che sarebbero avvenuti proprio per il personale intervento di P. Pio, nemmeno uno si sostiene. [...] Per le cosiddette bilocazioni si avrebbe invece il conforto della deposizione giurata di Padre Pio, deposizione che, fino a prova contraria, è da ritenersi sincera perché l’impostura e lo spergiuro contrasterebbero troppo vivamente colla vita e virtù del Padre medesimo...»27 (Castelli, Inchiesta, 129)

 

 

 

Padre Pio si fece aiutare

Dr. Sanguinetti

Il dr. Guglielmo Sanguinetti era il medico condotto di Ronca, una frazione del piccolo comune di Borgo San Lorenzo, nel Mugello, in Toscana, in provincia di Firenze. Era membro della Confraternita della Misericordia. Sposò Emilia Spilman, la sua amica del cuore al Liceo Tasso di Roma. Il dr. Sanguinetti visitò Padre Pio il 28 giugno 1935. Padre Pio gli disse: "Tu devi venire qui' ad aiutarmi a costruire un grande ospedale. Vendi quello che hai, e vieni a vivere qui'. Dr. Sanguinetti replicò: "Io sono un povero medico di campagna, non ho risparmi a sufficienza e non mi posso permettere il trasloco." Padre Pio: "Tu tieni il biglietto." Tornato a Ronta, Sanguinetti non si riusciva a capacitare su quello che Padre Pio gli aveva detto riguardo al "biglietto". Per lui era una cosa che non aveva nessun senso. Un giorno finalmente capì quando gli fu notificato che uno dei buoni del tesoro che lui aveva comprato anni prima era stato estratto e aveva vinto un grosso premio. Lui doveva consegnare "il biglietto", la cedola di ricevuta con il numero vincente, e avrebbe ricevuto abbastanza denaro da potersi permettere di chiudere la condotta di medico e di trasferirsi con la sua famiglia a San Giovanni Rotondo. Da oscuro medico di campagna il Dr. Sanguinetti divenne il direttore medico del grande ospedale di Padre Pio Casa Sollievo della sofferenza." (Gaudiose, Prophet, 142-3) (Allegri, La vita, 505-6) (Gigliozzi, Padre Pio, 122-3)

Dr. Sanguinetti con Padre Pio

 

 

Il dr. Mario Sanvico era un veterinario di Perugia. era anche un agronomo e un uomo d'affari con la passione di fare la birra. Egli aprì una birreria propria che poi vendette quando si trasferì a San Giovanni Rotondo. La prima volta che si incontrarono Padre Pio gli aveva detto: "Io ti voglio qui. Ho bisogno di te, mi servi." Sanvico rispose: "Sono a disposizione." (Allegri, La vita, 507)

Dr. Sanvico con Padre Pio

 

 

Il dr. Carlo Kisvarday era un farmacista di Zara, una città che ora si chiama Zadar e appartiene alla Croazia. Lui e sua moglie Mary erano ricchi ferventi cattolici, che oltre alla farmacia possedevano case e terreni. Quando visitarono Padre Pio, il Padre disse: " Fatti una casetta qui. Ti voglio vicino a me. Ti voglio molto vicino a me". I coniugi Kisvarday fecero appena in tempo a vendere tutto e a trasferirsi a San Giovanni Rotondo. Si costruirono una casa circa cento metri dal convento. Sin dall'inizio il dr. Kisvarday divenne il contabile amministratore dell'erigendo ospedale. (Allegri, La vita, 506-7) (Leone, Padre Pio, 26)

Dr. Kisvarday fa i conti e paga gli operai durante la costruzione di Casa Sollievo

 

Barbara Ward

Barbara Ward nacque a Heworth, nello Yorkshire, in Inghilterra. Studiò nelle scuole cattoliche e poi alla Sorbona e si laureò a Oxford. Era una fervente cattolica, membro di molte organizzazioni cattoliche. Come giornalista per "The Economist" si recò in Italia per un servizio sul dopoguerra. Prima di partire da Londra, un suo amico di Roma, il marchese Bernardo Patrizi, le parlò di Padre Pio e lei espresse subito il desiderio di incontrarlo. Il marchese le promise di accompagnarla. Sicché, nell’autunno del 1947, accompagnata dall’amico marchese, Barbara si recò a San Giovanni Ro-tondo, visitò il cantiere dell'erigendo ospedale, e si informò sui lavori e sull’entità dei fondi necessari. Incontrato poi Padre Pio, gli chiese la grazia di far convertire il suo fidanzato al cattolicesimo. Padre Pio disse: «Se il Signore vuole, si convertirà!». Barbara: «Ma quando?». Padre Pio: «Se Dio vuole, anche adesso». Sul momento Barbara rimase delusa, ma poi, tornata a Londra, seppe che il suo fidanzato, nel giorno e nell’ora in cui lei parlava con Padre Pio, era entrato in una chiesa cattolica, aveva parlato con un sacerdote, e si era convertito al cattolicesimo. Barbara Ward rimase felicemente stupefatta. Pregò il fidanzato di recarsi subito da Padre Pio, ma aggiunse: «Bada però che lì stanno costruendo una Clinica e che hanno bisogno di 400 milioni». Jackson, che era consigliere delegato dell’UNRRA, si mostrò interessato e si recò subito a San Giovanni Rotondo, dove ebbe un incontro con Padre Pio, al quale espresse la propria gratitudine. Colse anche l’occasione per sottoporre al suo benestare un proprio progetto: «Padre, so che avete bisogno di denaro; ebbene, se permettete di dare a questa clinica il nome di “Fiorello La Guardia”, io potrò venirvi incontro».  Padre Pio diede il proprio assenso. Robert Jackson entrò subito in azione e riuscì a far deliberare dall’UNRRA, in memoria di Fiorello La Guardia, e in data 21 giugno 1948, un finanziamento di 400 milioni di lire per l’opera di Padre Pio. Fiorello La Guardia, nativo di Foggia, era stato sindaco di New York e Presidente dell’UNRRA. L’assegnazione della grossa somma fu notificata al Capo del Governo Italiano, De Gasperi, il quale, ignaro di tutto, si rivolse alla competenza del Prefetto di Foggia. Questi, anche lui ignaro di tutto, affidò al Medico Provinciale l’incarico di recarsi a San Giovanni Rotondo per i necessari accertamenti. E così venne rilevato che era stata costruita una clinica senza l’autorizzazione degli organi competenti. Sorsero pesanti difficoltà amministrative. Ma il Medico Provinciale promise il suo appoggio e chiese l’immediato invio del progetto, che egli avrebbe provveduto a trasmettere a Roma per la necessaria approvazione. Il tutto venne risolto dopo circa sei mesi di battaglie burocratiche. Ma, del finanziamento di 400 milioni deliberato dall’UNRRA, giunsero 'ospedale soltanto 250 milioni. Il resto fu trattenuto dal Governo. Padre Pio parlò di «furto legale». Inizialmente, durante i lavori ancora in corso, l’opera di Padre Pio venne denominata Ospedale Fiorello La Guardia. Ma il cartellone con questa scritta, posto sul frontale dell’Ospedale, fece una fugace apparizione soltanto nel 1949. Poi venne rimosso. Il nome di Fiorello La Guardia rimase però impresso in una lapide. Nell’autunno del 1950 Barbara Ward tornò a San Giovanni Rotondo assieme al marito, mister Jackson. Barbara rimase piacevolmente sorpresa nel vedere, sulla vetrata dell'altare della cappella dell’Ospedale, il volto della Vergine effigiato con i suoi lineamenti. Iniziativa questa di Lupi. Tutti ormai la consideravano la madrina dell’Ospedale.  (Giannuzzi, Padre Pio, 319-20) (Preziuso,  160-2) Chiocchi e Cirri, vol. II, 27-31) (Chiron, Padre Pio 259-60)

   

Barbara Ward

 

Don Giuseppe Orlando

Don Peppino (Giuseppe) Orlando, di Pietrelcina, era un amico di Padre Pio sin dalla giovinezza. Tutti lo chiamavano "Il marchese" perché era stato adottato da fanciullo dai marchesi di Pago Verano, ed aveva ricevuto in eredità il loro castello, siccome non avevano altri eredi. Don Peppino Orlando non era un modello di sacerdote, ma Padre Pio gli voleva bene lo stesso perché egli era stato, anche se involontariamente, la ragione della sua vocazione, e anche per il fatto che egli lo aveva messo sulla retta strada. Padre Pio scrisse a Don Peppino il 16 ottobre 1921: "Trasferisciti qua', e quando vieni ti farò fare un altro sacrificio per il bene di tutta l'umanità sofferente." (Leone, Padre Pio, 19-21)

Don Giuseppe Orlando, entrato a far parte del Comitato per l’erigenda Clinica, stando sempre vicino al Padre, veniva da lui continuamente sollecitato a dare inizio ai lavori. Così scrisse: «Padre Pio se la prendeva sempre con me. Ogni sera col gomito mi batteva forte nei fianchi, tanto che evitavo di sedergli vicino. “Hai capito che devi iniziare i lavori?” “Ma Piuccio, perché devi far ridere sulle mie e le tue spalle? Iniziare i lavori per una grande clinica senza un progetto, senza un disegno, senza un ingegnere?” “Tu devi iniziare i lavori!” Una sera, unicamente per farlo contento, gli dissi: “Piuccio, domani farò una strada in quelle rocce donate da Maria Basilio; bada bene, però, che solo una strada io so fare!” Si, appunto una strada: comprai due gomitoli di spago e con venti operai iniziai la strada larga 4 metri, allineando, con lo spago teso, due muretti a secco con pietre che ricavavo dal roccioso suolo. Padre Pio spiava ogni giorno dal finestrone del convento e la sera mi spolverava dalla sottana la polvere che mi era caduta addosso durante i lavori del giorno. Come era contento!» (Giannuzzi, Padre Pio, 320) (Preziuso, The life, 158-9)

Don Peppino Orlando

 

Angelo Lupi

Angelo Lupi, di Castel Frentano in provincia di Chieti, negli Abruzzi, era un muratore che faceva lavoretti nel convento. Quando arrivò il momento di avere un progetto per l'erigendo ospedale di Padre Pio, ne furono richiesti alcuni. Tra i disegni pervenuti, Padre Pio ne scelse uno, che recava la firma di un certo ingegner Candeloro. Fu convocato l’autore e si scoprì che non esisteva nessun ingegner Candeloro e che il progetto apparteneva ad un certo Angelo Lupi, che non era architetto, non era neanche geometra, e non aveva alcun titolo di studio. Ma Padre Pio capì che era l’uomo giusto. Padre Pio gli disse: "Tu sarai l'architetto." E lui: "Ma io non ho nessuna qualifica." Padre Pio: "Dio ti darà la qualifica." Lupi divenne così progettista e direttore dei lavori della Casa Sollievo della Sofferenza, riuscendo a realizzare un’opera che gli esperti definirono un vero miracolo. Lupi fu uomo tenace e intelligente, di notevole capacità organizzativa; diresse per nove anni, dal 1947 al 1956, una media di 300 operai al giorno, esigendo da loro la massima serietà nel lavoro e dando egli stesso l’esempio di essere un operaio infaticabile. Da tutti benvoluto, mostrava nel lavoro un acume elevato e una preparazione di eccezionale livello. Egli dovette provvedere innanzitutto a pesanti lavori di sbancamento per oltre 100.000 metri cubi di roccia, all’assestamento di un’area di costruzione di 35.000 metri quadri, all’allacciamento con l’acquedotto pugliese. Si badò con particolare attenzione a lottare contro gli sprechi; alla data dell’inaugurazione dell’opera, nel 1956, venne calcolato un costo complessivo nella misura di circa un terzo del costo mondiale medio di fabbricazione22. Lupi fu anche denunciato da un ingegnere di Foggia per esercizio abusivo della professione. Preoccupato, si rivolse a Padre Pio, che gli disse di non temere. Il processo finì nel nulla. (Giannuzzi,  San Pio, 318-9) (Preziuso, The life, 178)   (Fernando, Il beato Padre Pio, 51) (Peroni, Padre Pio  ,  431)  (Leone, Padre Pio, 33) (Gigliozzi, Padre Pio, 126-7)

Angelo Lupi

Laurino Costa

Laurino Costa era un giovane disoccupato di Padova. Nel 1958 scrisse una lettera a Padre Pio, di cui aveva sentito parlare, chiedendogli di pregare perché trovasse lavoro. Con sua grande sorpresa ricevette un telegramma che diceva; "Vieni immediatamente a San Giovanni Rotondo." Non aveva soldi per il viaggio, ma per una combinazione ricevette un passaggio dal dr. Gusso, direttore clinico di Casa Sollievo, e nativo di Padova. Nella sacrestia, dopo la Messa, tra la folla di persone, Padre Pio fece cenno a Laurino di avvicinarsi e gli disse: "Laurino va a sfamare i miei malati." Laurino rispose: "Ma Padre, io non sono un cuoco, non ho mai cucinato nella mia vita. Non so neanche come cucinare un uovo." Padre Pio: "Va. Io sarò con te." Laurino andò all'ospedale e incontro' la madre superiora che gli disse: "Ah, tu sei il cuoco esperto che stavamo aspettando." Laurino; "Fui accompagnato nella cucina e vidi enormi pentole, padelle, forni, focolari, lavandini, e tutto il resto. Io ero terrorizzato. Ma la cosa più spaventosa erano le persone intorno a me, che attendevano i miei ordini. All'improviso fui preso dalla sensazione che io ero stato un cuoco tutta la mia vita, e incominciai a dare ordini al personale di cucina. Quel giorno furono sfamate circa 450 persone."

Anni dopo, nel 1972, in un'intervista con Padre John Schug, Laurino, che ancora era chef alla Casa Sollievo, gli disse: "Sono stato in questo posto, con la mia famiglia per quattordici anni, e a tutt'oggi ancora non mi riesco a spiegarmi quel primo giorno quando per la prima volta diedi ordini in cucina." (Schug, A Padre Pio, 37-41).


Giovanni Bardazzi

Giovanni Bardazzi, ateo comunista mangiapreti di Prato nel 1949 sognò Padre Pio che gli disse: "Ti aspetto a San Giovanni Rotondo." Dopo pochi mesi un altro sogno: "Mo' basta! Ti aspetto." Il 7 aprile 1950 Giovanni andò a San Giovanni Rotondo con la moglie. Quando Padre Pio lo vide disse: "E' arrivata questa pecora rognosa!" Dopo quattro tentativi nello spazio di dodici mesi Giovanni  ad avere l'assoluzione. Su consiglio di Padre Pio cambiò lavoro e con il denaro messo da parte col nuovo lavoro costruì una chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie, con una casa annessa, orto e giardino. Col passare degli anni la donò all'archidiocesi di Firenze. Nel corso degli anni Giovanni Bardazzi si dedicò al trasporto di quante più persone possibile a San Giovanni Rotondo "perché anche loro beneficiassero di quel dono che il Cielo aveva concesso alla terra." Un giorno Padre Pio si intratteneva in giardino con amici e confratelli e Giovanni lo salutò dalla finestra del primo piano. Giovanni disse: "Padre, spero di vederla cosi da vicino in Paradiso." Padre Pio: "No, lì saremo più vicini." (Iasenzaniro, "Il Padre", 434-443). Giovanni Bardazzi scrisse un libro sulla sua esperienza con Padre Pio: "Un discepolo di Padre Pio". Giovanni morì a Calenzano il 7 dicembre 1997.

Giovanni Bardazzi

 

Padre Pio disse a Giovanni Bardazzi: "Tu dirai a tutti che, dopo morto, sarò più vivo di prima. E a tutti quelli che verranno a chiedere, nulla mi costerà dare. Chi salirà questo monte, nessuno tornerà a mani vuote!" (Socci, Il segreto, p. 35)

 

 

 

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