Casa Sollievo della Sofferenza

 

 

 
 Ospedale San Francesco

  Padre Pio giovane sognatore

Da quando Padre Pio era stato trasferito a San Giovanni Rotondo nel 1916, aveva in animo di realizzare un ambizioso progetto, quello di costruire un Ospedale in San Giovanni Rotondo. Il convento era circondato da povera gente, in un'area molto depressa del sud d'Italia, dove tubercolosi, pellagra, tifo, poliomielite, setticemia, meningite, influenza spagnola, morbillo e varicella erano endemici.


Nel gennaio 1925 su interessamento di Padre Pio, fu inaugurato un piccolo ospedale, denominato Ospedale San Francesco, che la Congregazione di Carità del luogo, di cui era presidente e amministratore il veterinario Dr. Leandro Giuva, con le offerte dei fedeli di Padre Pio, e il beneplacito del superiore del convento Padre Ignazio da Jelsi, era riuscita a ricavare ristrutturando i locali dell’ex convento delle Clarisse. L’Ospedale aveva una capacità ricettiva di 20 posti letto: 2 corsie di 8 letti ciascuna, una per uomini e una per le donne, e 2 camerette riservate con 2 posti letto ciascuna.

Le giovani che lavoravano presso il laboratorio francescano si erano prestate a preparare la biancheria necessaria. Prima le Suore Adoratici del Sacro Cuore e poi le Suore del Preziosissimo Sangue offrirono la loro disponibilità per l’assistenza ai ricoverati. Tutti i fedeli parteciparono con generose offerte.

L’Ospedale era diretto dal dottor Francescantonio Giuva, e dal dottor Angelo Maria Merla. Per l’esecuzione di difficoltosi interventi chirurgici, arrivava da Foggia, un paio di giorni la settimana, il chirurgo dottor Bucci.

Crollato l’edificio coi terremoti del luglio e dicembre 1937, rimase illesa la lapide di inaugurazione, dove si legge: «Padre Pio da Pietrelcina volle che in questo Comune sorgesse un ospedale. Egli raccolse tra i fedeli ammiratori i fondi necessari all’erezione dell’opera...».

Non venne mai meno in Padre Pio l’obiettivo scritto in quella lapide, quello cioè di costruire un Ospedale in San Giovanni Rotondo. Scomparso il piccolo Ospedale San Francesco, divenne più pressante il desiderio di portare avanti la realizzazione di un’opera che potesse assicurare un’adeguata assistenza sanitaria alla popolazione del circondario11. (Giannuzzo, San Pio, 315) (Alessandro, Cireneo, 248-9) (Peroni, Padre Pio, 300).


La facciata dell'Ospedale San Francesco nel paese di San Giovanni Rotondo.

La lapide che commemora l'apertura nel 1925.

Il verbale con i membri della commissione che stabiliva l'Ospedale San Francesco.

Il dr. Leandro Giuva aveva un'impresa di trasporti con un servizio diretto tra San Giovanni Rotondo e Foggia.

 

 

Padre Pio vuole una grande ospedale

L'Ospedale San Francesco fu chiuso, ma il sogno di Padre Pio di costruire un grande nuovo ospedale accanto al convento divenne sempre più fermo.

Alle suore Ancelle del Sacro Cuore che lasciavano il paese nel 1920 disse indicando la montagna: "Un giorno voi ritornerete a San Giovanni Rotrondo per lavorare il un ospedale grande e bello". (Peroni, Padre Pio, 434, e nota 19).

Padre Pio era uscito dalla chiesa e camminava nella piazzetta, verso la montagna. Due figlie spirituali lo guardarono con aria interrogativa. Padre Pio disse loro: Un giorno qui sarà costruito un grande ospedale. Le donne replicarono: "Ma qui c'è un'enorme montagna." Padre Pio: "E noi la spianeremo!" (Preziuso, The life, 156)

Una vecchietta aveva sentito parlare che Padre Pio voleva  costruire un grande ospedale. La vecchietta si presentò davanti al confessionale per fargli un'offerta, Padre Pio, che conosceva la sua povertà le disse: "Questo denaro tienilo per te. Ne hai bisogno. Perchè ti vuoi togliere il pane di bocca? Fà come ti dico, perchè ne hai bisogno." La donna sembrò offendersi e disse: "Avete ragione, padre, è troppo poco." Nel sentire queste parole Padre Pio capì che la povera donna si sentiva umiliata. Ne fu commosso e disse: "Dammelo, dammelo e che Dio ti benedica." Padre Pio tenne sempre con se la monetina di 50 centesimi che la donna gli aveva dato, e molte volte riportò l'episodio piangendo. (Chiron, Padre Pio, 250).


Padre Pio vuole un grande ospedale

 

 

L'inizio di "Casa Sollievo"

La storia della Casa Sollievo iniziò con una riunione avvenuta alle ore 16,30 del 9 gennaio 1940 e alla quale parteciparono, il dr. Guglielmo e la signora Sanguinetti, il dr. Carlo e la signora Mary Kisvarday, il dr. Mario e la signora Maria Antonietta Sanvico e la signorina Ida Seitz.

La riunione fu organizzata dal dottor Sanvico, che per primo conobbe le intenzioni di Padre Pio, nella casetta vicino al convento che i Sanvico condividevano coni Sanguinetti.

 Sentito il dottor Sanvico, i presenti, alla fine dell’incontro, sottoscrissero un verbale dove dichiararono di essersi riuniti per costituire un «Comitato per la fondazione di una clinica secondo l’intenzione di Padre Pio da Pietrelcina».

Il verbale conclude: «I presenti, udito dal dottor Mario Sanvico quanto è nel desiderio del Padre, studiano le direttive da prendere. Con l’ausilio della Provvidenza, il comitato è così costituito: fondatore dell’opera, Padre Pio da Pietrelcina (che momentaneamente desidera non essere nominato); segretario, dottor Mario Sanvico; cassiere contabile, dottor Carlo Kisvarday; tecnico-medico, dottor Guglielmo Sanguinetti; direttrice Organizzazione interna, signorina Ida Seitz. Si conviene che tutto ciò che sarà attuato dovrà essere sottoposto al consiglio del Padre». (Giannuzzo, Padre Pio, pag. 316)  (Chiocchi e Cirri, vol. II, pag. 19)

La casetta vicina al convento dove abitavano le famiglie Sanvico e Sanguinetti.

La prima pagina manoscritta del verbale stilato dal dr. Sanvico.

Dr.Mario Sanvico

    Dr. Guglielmo Sanguinetti 

 

 

Il marengo d'oro

Un paio d’ore dopo la riunione, il dottor Sanvico e il dottor Kiswarday si recarono da Padre Pio chiedendo se quanto avevano deciso corrispondeva ai suoi desideri. Il Padre diede la sua approvazione, dicendo: «Da questa sera ha inizio la mia grande opera terrena. Benedico voi e tutti coloro che doneranno alla mia opera, che sarà sempre più bella e più grande».

E subito dopo versò nelle mani del cassiere dottor Kiswarday, come prima offerta all’opera, mezzo marengo d’oro (10 franchi) escla-mando: «Anch’io voglio offrire il mio obolo». Il suo esempio venne seguito dagli altri.

La signorina Seitz offrì un marengo e mezzo (30 franchi). Inoltre, tutti insieme offrirono, in lire italiane, una somma complessiva di 967 lire.

     La moneta da 10 franchi d'oro offerta da Padre Pio.

  La lista delle prime offerte.

 

Il nome "Casa sollievo della Sofferenza

Nel suo Diario, il dottor Sanvico annota che due giorni dopo, 11 gennaio 1940, Padre Pio gli indicò il terreno su cui doveva essere costruito l’Ospedale. Era un appezzamento di suolo demaniale adiacente al convento e in parte già assegnato in concessione ad una figlia spirituale, Maria Basilio, che lo aveva chiesto al Comune per costruirvi un’opera di beneficenza. E il dottor Sanvico, sempre nel suo Diario, aggiunge che la domenica seguente, 14 gennaio 1940, avendo «domandato al Padre quale nome intende dare all’Opera», egli subito gli rispose: «Casa Sollievo della Sofferenza». (Chiocchi e Cirri, vol. II, 23-4)

 

 

 

Maria Basilio

Maria Basilio era una ricca donna d'affari della famiglia dolciaria Venchi di Torino. Conobbe Padre Pio il 5 dicembre 1918. Padre Pio le disse: "Benvenuta Maria, ti stavo aspettando." Si trasferì a San Giovanni Rotondo e si dedicò completamente ad aiutare Padre Pio. Maria donò il terreno su cui fu costruita Casa Sollievo. Era un pezzo di terra appartenente al comune di San Giovanni Rotondo. Il consiglio comunale decise di venderlo a Maria Basilio a condizione che vi fosse costruita sopra un'opera di beneficenza. Il terreno era la parte inferiore di una montagna molto scoscesa.

 
Maria Basilio

 

 

Angela Serritelli
Angela Serritelli era un'insegnante di scuola elementare di San Giovanni Rotondo. Incontrò Padre Pio il 23 gennaio 1917, e nello stesso anno divenne figlia spirituale e terziaria francescana. Lasciò un manoscritto che più tardi fu pubblicato a Foggia, dal titolo "Notizie su Padre Pio". Nel manoscritto Angela riportò fatti personale, prodigi cui aveva assistito o di cui aveva sentito parlare, e altri fatti riguardanti Padre Pio. Angela Serritelli donò a Padre Pio un pezzo di terra adiacente a quello donato da Maria Basilio, su cui costruire il nuovo ospedale. (Leone, Padre Pio and his work, 29)

Angela Serritelli      Angela bacia la mano di Padre Pio

 

Guglielmo Sanguinetti
Svolgeva la professione di medico. Per accontentare sua moglie Emilia, solo "come autista' accewtto' di recarsi a San Giovanni Rotondo per otto giorni. Si fermo' quaranta giorni, durante i quali assaporo' la gioia di una sincera conversione. Padre Pio vide in lui l'uomo che avrebbe saputo realizzare la sua opera. Gli espose i suoi progetti e poi aggiunse: "Tu lavorerai per me." Con la moglie si trasferi' a San Giovanni Rotondo e si dedico' alla realizzazione della Casa Sollievo della Sofferenza, che segui' dal primo colpo di piccone (15 aprile 1947) all'apertura del Poliambulatorio (25 luglio 1954), come "braccio destro" obbediente, amico e devoto figlio spirituale di Padre Pio.
Angelo Sanguinetti e sua moglie Emilia Spilmann

      Busto in onore del dr. Sanguinetti all'ingresso della Casa Sollievo della Sofferenza

  Sanguinetti

Il dr. Sanguinetti mostra a Padre Pio un'apparecchiatura dell'ospedale

 

 

Dr. Sanvico

Il dr. Mario Sanvico era un veterinario di Perugia. Egli era anche un agronomo, ed avendo il senso degli affari iniziò una fabbrica di birra, che vendette al momento di trasferirsi a San Giovanni Rotondo. Quando si incontrarono Padre Pio gli disse: °Ti voglio qui. Mi servi." Sanvico replicò: "Sono a disposizione." (Allegri, La vita, 507)
Dr.Mario Sanvico

 

 Dr. Kiswarday

Il dr. Carlo Kiswarday era un farmacista di Zara. Era un uomo molto ricco. Possedeva una farmacia, case e terreni. Era sposato con Mary, una signora gentile, figlia di un conte, e non avevano figli. Cattolico fervente, era affascinato dai segni carismatici. Saputo di Padre Pio, lui e la moglie si recarono da lui. Dopo averlo conosciuto Padre Pio suggerì: "Fatti una casetta quì. Ti voglio vicino a me. Ti voglio molto vicino a me." I Kiswarday comprarono un terreno e costruirono una villa su viale dei Cappuccini, molto vicino al convento. (Allegri, La vita, 506-7)

Dr. Kisvarday

  La villa di Kirwarday

 

9

Seconda Guerra Mondiale

Purtroppo la tragica parentesi della seconda guerra mondiale (1939-1945) bloccò sul nascere l’avvio della progettazione appena iniziata. Nel timore che le offerte fino allora pervenute potessero subire una svalutazione, il comitato, durante quel periodo, investì il denaro nell’acquisto di una tenuta a Lucera (Preziuso, The life, 158)


 

 

“Società Anonima Casa Sollievo della Sofferenza”

Cessata la guerra, l’idea di progettare e realizzare la «Casa Sollievo della Sofferenza» riprende vita.


Il 5 ottobre 1946, davanti al notaio Girolamo Caggianelli di Foggia, venne costituita una società per azioni denominata “Società Anonima Casa Sollievo della Sofferenza”, avente per oggetto «l’erezione, la costituzione e la conduzione in San Giovanni Rotondo (Foggia) di una Clinica Ospitaliera destinata alla cura ed alla assistenza degli ammalati anche dal lato spirituale».

Il capitale sociale, di un milione di lire, era costituito da mille azioni da mille lire ed era ripartito fra le sei persone firmatarie dell’atto costitutivo: dott. Guglielmo Sanguinetti, ing. Eleonora Figna, dott. Carlo Kisvarday, sacerdote don Giuseppe Orlando, sig. Pasquale De Meis e dott. Guglielmo Panicali. Tutti dichiararono di rinunziare agli utili. Successivamente entrarono a far parte della società: il dottor Mario Sanvico, la signorina Angela Serritelli, il conte John Telfener, Mario Cacciaglia, il marchese Giovanbattista Sacchetti, il marchese Bernardo Patrizi, l’avvocato Daniele Ungaro, l’avvocato Giovanni Pennelli ed altri.

Il primo consiglio di amministrazione della Società, formato nel maggio 1947, era così composto: il marchese Giovanbattista Sacchetti, presidente; il dottor Mario Sanvico, vicepresidente; il dottor Guglielmo Sanguinetti, consigliere delegato; il dottor Carlo Kisvarday, cassiere.   (Giannuzzo, San Pio, 318-9)

Il consiglio di amministrazione posa per una foto ricordo sulla scala della villa del dr. Kinwarday

 

 

Don Peppino Orlando

Don Giuseppe Orlando era una amico di Padre Pio dai tempi della gioventùa Pietrelcina. Padre Pio lo convinse ad andare a vivere a San Giovanni Rotondo. Entrato a far parte del Comitato per l’erigenda Clinica, stando sempre vicino al Padre, don Peppino viene da lui continuamente sollecitato a dare inizio ai lavori. Così scrisse: «Padre Pio se la prendeva sempre con me. Ogni sera col gomito mi batteva forte nei fianchi, tanto che evitavo di sedergli vicino. “Hai capito che devi iniziare i lavori?” “Ma Piuccio, perché devi far ridere sulle mie e le tue spalle? Iniziare i lavori per una grande clinica senza un progetto, senza un disegno, senza un ingegnere?” “Tu devi iniziare i lavori!” Una sera, unicamente per farlo contento, gli dissi: “Piuccio, domani farò una strada in quelle rocce donate da Maria Basilio; bada bene, però, che solo una strada io so fare!” Si, appunto una strada: comprai due gomitoli di spago e con venti operai iniziai la strada larga 4 metri, allineando, con lo spago teso, due muretti a secco con pietre che ricavavo dal roccioso suolo. Padre Pio spiava ogni giorno dal finestrone del convento e la sera mi spolverava dalla sottana la polvere che mi era caduta addosso durante i lavori del giorno. Come era contento!» (Preziuso, The life, 158-9) (Mischitelli, Padre Pio un uomo un santo, edizioni Sovera, Roma, 2013, pag. 615) (Giuseppe Orlando, Dove e come ebbe le stimmate, in P. Alessandro da Ripabottoni, il Cireneo di tutti, pag. 377)

Don Peppino Orlando

 

 

Angelo Lupi

Don Giuseppe Orlando aveva ragione. I lavori non potevano iniziare senza avere un progetto. Ne furono richiesti alcuni. Tra i progetti pervenuti, Padre Pio ne scelse uno, che recava la firma di un certo ingegner Candeloro. Fu convocato l’autore e si scoprì che non esisteva nessun ingegner Candeloro e che il progetto apparteneva ad un certo Angelo Lupi, che non era neanche geometra. Ma Padre Pio capì che era l’uomo giusto. Lupi divenne così progettista e direttore dei lavori della Casa Sollievo della Sofferenza, riuscendo a realizzare un’opera che gli esperti definirono un vero miracolo.

Lupi fu uomo tenace e intelligente, di notevole capacità organizzativa; diresse per nove anni, dal 1947 al 1956, una media di 300 operai al giorno, esigendo da loro la massima serietà nel lavoro e dando egli stesso l’esempio di essere un operaio infaticabile.

Da tutti benvoluto, mostrava nel lavoro un acume elevato e una preparazione di eccezionale livello. Egli dovette provvedere innanzitutto a pesanti lavori di sbancamento per oltre 100.000 metri cubi di roccia, all’assestamento di un’area di costruzione di 35.000 metri quadri, all’allacciamento con l’acquedotto pugliese.

Si badò con particolare attenzione a lottare contro gli sprechi; alla data dell’inaugurazione dell’opera, nel 1956, venne calcolato un costo complessivo nella misura di circa un terzo del costo mondiale medio di fabbricazione

Lupi fu anche denunciato da un ingegnere di Foggia per esercizio abusivo della professione. Preoccupato, si rivolse a Padre Pio, che gli disse di non temere. Il processo finì nel nulla23

  Angelo Lupi

 

 

Inizio dei lavori

Venerdì 16 maggio 1947 avvenne la posa della prima pietra.

Tre giorni dopo, 19 maggio 1947, fu dato il primo colpo di piccone ed ebbero così inizio i lavori per una grande opera, a sostegno della quale non v’era alcuna organizzazione industriale o commerciale. V’erano solo le offerte dei fedeli.

Gli operai iniziano a lavorare sul posto dove sorgera la Casa Sollievo il 19 maggio 1947
 
   Si comincia a scavare e a minare la montagna

 


Barbara Ward

Per finanziare i lavori, furono organizzate anche lotterie, pesche di beneficenza e spettacoli.

Poi, giunse una cospicua donazione dell’UNRRA per merito di Barbara Ward, una giornalista inglese, in Italia per un servizio sul dopoguerra nei paesi europei. Barbara era cattolica, ma il suo fidanzato, il comandante Robert Jackson, australiano, era protestante.

A Londra, un suo amico di Roma, il marchese Bernardo Patrizi, le parlò di Padre Pio e lei espresse subito il desiderio di incontrarlo. Il marchese le promise di accompagnarla.

Sicché, nell’autunno del 1947, accompagnata dall’amico marchese, Barbara si recò a San Giovanni Rotondo, visitò il cantiere e si informò sui lavori e sull’entità dei fondi necessari. Incontrato poi Padre Pio, gli chiese la grazia di far convertire il suo fidanzato al cattolicesimo. E Padre Pio: «Se il Signore vuole, si convertirà!». «Ma quando?». «Se Dio vuole, anche adesso». Sul momento rimase delusa, ma poi, tornata a Londra, seppe che il suo fidanzato, nel giorno e nell’ora in cui lei parlava con Padre Pio, si era convertito al cattolicesimo.

Barbara Ward rimase felicemente stupefatta. Pregò il fidanzato di recarsi subito da Padre Pio, ma aggiunse: «Bada però che lì stanno costruendo una Clinica e che hanno bisogno di 400 milioni». Jackson, che era consigliere delegato dell’UNRRA, si mostrò interessato e si recò subito a San Giovanni Rotondo, dove ebbe un incontro con Padre Pio, al quale espresse la propria gratitudine. Colse anche l’occasione per sottoporre al suo benestare un proprio progetto: «Padre, so che avete bisogno di denaro; ebbene, se permettete di dare a questa clinica il nome di “Fiorello La Guardia”, io potrò venirvi incontro».

E Padre Pio diede il proprio assenso. Robert Jackson entrò subito in azione e riuscì a far deliberare dall’UNRRA, in memoria di Fiorello La Guardia, e in data 21 giugno 1948, un finanziamento di 400 milioni di lire per l’opera di Padre Pio.

Fiorello La Guardia, era nativo di New York. I suoi genitori erano emigrati da Cerignola, in provincia di Foggia, negli Stati Uniti. Era stato sindaco di New York e Presidente dell’UNRRA. L’assegnazione fu notificata al Capo del Governo Italiano, De Gasperi, il quale, ignaro di tutto, si rivolse alla competenza del Prefetto di Foggia. Questi, anche lui ignaro di tutto, affidò al Medico Provinciale l’incarico di recarsi a San Giovanni Rotondo per i necessari accertamenti. E così venne rilevato che era stata costruita una clinica senza l’autorizzazione degli organi competenti. Sorsero pesanti difficoltà amministrative. Ma il Medico Provinciale promise il suo appoggio e chiese l’immediato invio del progetto, che egli avrebbe provveduto a trasmettere a Roma per la necessaria approvazione. Il tutto venne risolto dopo circa sei mesi di battaglie burocratiche. Ma, del finanziamento di 400 milioni deliberato dall’UNRRA, giunsero alla Casa Sollievo soltanto 250 milioni. Il resto fu trattenuto dal Governo. Padre Pio parlò di «furto legale».

Inizialmente, durante i lavori ancora in corso, l’opera di Padre Pio venne denominata Ospedale Fiorello La Guardia. Ma il cartellone con questa scritta, posto sul frontale dell’Ospedale, fece una fugace apparizione soltanto nel 1949. Poi venne rimosso. Il nome di Fiorello La Guardia rimase però impresso in una lapide.

Nell’autunno del 1950 Barbara Ward tornò a San Giovanni Rotondo assieme al marito, mister Jackson. Rimase piacevolmente sorpresa nel vedere, su una vetrata della cappella dell’Ospedale, il volto della Vergine effigiato con i suoi lineamenti. Iniziativa questa di Lupi. Tutti ormai la consideravano la madrina dell’Ospedale  (Giannuzzo, San Pio, 320-2)


Lady Barbara Ward (al centro della foto con cappellino chiaro), circondata dai direttori di Casa Sollievo e rappresentanti politici, sta per risalire in macchina dopo aver visitato il cantiere del costruendo ospedale.

    
 L'immagine della Madonna nella cappellina dell'ospedale con il volto di Barbara Ward

        Barbara Ward in posa sotto l'immagine della Madonna con il suo volto.

Elogio di Barbara Ward sul periodico Casa Sollievo della Sofferenza numero 8 dell'agosto 1950

 

Il Fondo Mario Gambino

I devoti ammiratori di Padre Pio vennero coinvolti in una gara di generosità. Mario Gambino, un operaio italo-americano, spedì 5 dollari, e, subito dopo, altri 10: un dollaro per ciascuno dei suoi 10 figli. Un obolo questo che consentì di costituire il «Fondo Mario Gambino», fondo che, come scrisse il dottor Sanguinetti, «sarà quello che ci permetterà di assistere tutti i malati poveri che faranno appello alla carità di questa nostra Opera, che di carità è fatta, alla carità si ispira, nella carità ha la sua ragione di esistere». Infatti, per tanto tempo, il «Fondo Mario Gambino» diede la possibilità ai poveri non assistiti da mutua di essere curati nella Casa Sollievo della Sofferenza. (CHIOCCI e CIRRI, vol. II, pp. 30-31)

 

 

 

 

 

La costruzione procede spedita

 Nel maggio 1948 Padre Pio è portato in auto a benedire i macchinari per la produzione di mattoni per l'ospedale. Don Peppino Orlando è in piedi dietro a Padre Pio.

  Padre Pio benedice la fabbrica di mattoni per l'ospedale. nel maggio 1948. Si vedono Padre Bernardo e Padre Agostino, il dr. Kiswarday, Cleonice Morcaldi e altri figli spirituali.


  Mentre continua il lavoro di spianamento, i muri della fondazione del futuro ospedale cominciano a salire.


  I muri di contenimento continuano a salire.

 

Il primo piano

Il 2 settembre 1949 la costruzione raggiunse in primo piano. Padre Pio benedisse la costruzione rircondato dall'Arcivescovo di Manfredonia, ed autoritaà italiane e americane. Un cartello fu scoperto che di ringraziamento a Fiorella La Guardia. Come sempre una grande folla era presente all'evento.

Il 7 settembre 1949 il Consigliere Delegato dell'ospedate versa acqua benedetta sulla prima trave del tetto.

 

 


 
Sul tetto

Il 21 giugno 1950 il dr. Guglielmo Sanguinetti scolpisce simbolicamente sulla facciata dell'ospedale la lettera C di CASA SOLLIEVO

Padre Pio approfittava di ogni occasione per visitare il cantiere . Quì è nella macchina col dr. Sanguinetti alla guida.

In piedi, accanto alla macchina, Silvio Zeni.

   
In fase avanzata

 


Gli interni

Padre Pio assaggia il cibo degli operai addetti alla costruzione dell'ospedale.

L'enorme scantinato sotto il piano terra fu adibito alla produzione di marmo artificiale. Con esso furono ricoperti tutti i muri all'interno e all'esterno, i pavimenti, gli infissi delle porte e i gradini.

  Un gruppo di donne locali fu impiegato per la costruzione dei mosaici del pavimento.

 


La paga agli operai

          Sin dall'inizio della costruzione il dr. Carlo Kiswarday maneggiò il denaro necessario. Da farmacista divenne un ragioniere contabile accurato e preciso. La baracca verde sul Viale Cappuccini, messa su con materiani avanzati ai soldati americani, divennero il primo ufficio per lo staff contabile. Era qui che gli operai recevevano la loro paga.

 


Il periodico CASA SOLLIEVO

La baracca verde che era stato il centro operativo della costruzione divenne la prima sede del periodico "Casa Sollievo della Sofferenza". Il periodico fu fondato nel 1949 per essere un contatto con la famiglia spirituale di Padre Pio.

Padre Pio e il dr. Sanguinetti guardano una copia di "Casa Sollievo"

  
  Un piccolo staff e molti volontari provvedevano a scrivere, pubblicare, e mandare per posta il bollettino.

 


Sanguinetti, Galletti e Ghisleri

  Alberto Galletti, di Milano, successe al dr. Sanguinetti. Era figlio spirituale di Padre Pio. Il suo incarico durò tre mesi, da ottobre a dicembre 1954. Al centro della foto si vede Ben Roversi, che era manager del negozio di Abresh.

  L'ingegnier Luigi Gisleri, anche lui di Milano, sostituì Alberto Galletti nel dicembre 1954. Nella foto, Ghisleri tiene il braccio di Padre Pio. Alla sinistra di Padre Pio c'è l'ingegnier Giannangeli . Giannangeli diresse la costruzione dell'ospedale dal 1954 fino all'inaugurazione.

 

 

Inaugurazione del Poliambulatorio

Il 26 luglio 1954 Padre Pio, con profonda commozione, benedì i locali del Poliambulatorio. In quella circostanza prese la parola e fra l’altro disse: «Il primo ringraziamento va al Signore che ha voluto quest’opera. Poi a tutti i benefattori vicini e lontani; agli strumenti e fattori della Provvidenza. [...] Io non ho fatto niente: avete fatto tutto voi... Io ho benedetto, incoraggiato, sì, ma i fattori siete stati voi!». A questo punto, il guardiano, padre Carmelo da Sessano, lo interruppe dicendo: «Lo sappiamo, Pa-dre, che lei non ha fatto niente!». Seguì una risata generale.
Purtroppo, poco tempo dopo, il 6 settembre 1954, la felicità del Padre fu stroncata dalla morte del dottor Sanguinetti, un caro e fedele amico.

   
Il 26 luglio 1954 fu aperto l'ambulatorio. Qui Padre Pio benedice il laboratorio di analisi. A destra nella foto Padre Clemente, il dr. Lotti e il dr. Sanguinetti.

Apertura dell'ambulatorio. A destra di Padre Pio Ernesto Lui, figlio di Angelo Lupi, e il prof. Lotti. A sinistra di Padre Pio il dr. Sanguinetti e il dr. Pancaro. Il dr. Pancaro, italo - canadese, si era trasferito con tutta la sua famiglia per star vicino a Padre Pio. Egli su il primo medico permanentemente all dipendenze di Casa Sollievo, e diresse la Banca del Sangue.

Padre Pio visita l'ospedale in costruzione il giorno di apertura dell'ambulatorio. Nella foto, a sinistra di Padre Pio l'ingegnere Nora Figna ed Angelo Lui. Dietro Padre Pio, il dr. Sanguinetti.

Foto del 26 luglio 1954. A destra di Padre Pio il dr. Sanguinetti con la moglie. A sinistra di Padre Pio Angelo Lupi con moglie e figli. Dietro la prima fila, impiegati, operai, tecnici e amici.

 

 

 

 


I cinquanta terziari francescani

Il 7 dicembre 1955 Padre Pio partecipò, in una sala dell'ospedale, alla prima riunione del gruppo speciale dei Terziari Francescani, dedicato a Nostra Signora delle Grazie. Questo gruppo chiamato "I cinquanta" ricevette quel giorno lo scapolare del terz'ordine dalle mani del Ministro Generale dei Cappuccini. Padre Pio era direttore del gruppo.

Ormai la montagna non è più brulla e nuda, ora che è presente la Casa Sollievo.

 

 

 Inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza il 5 maggio 1956

La cerimonia di inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza avvenne il 5 maggio 1956. In quella circostanza, Pio XII volle inviare al Ministro Generale dell’Ordine, e a firma del sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Dell’Acqua, un caldo telegramma col quale si compiaceva per la Casa Sollievo della Sofferenza definendola «opera suggerita da alto senso evangelico di carità».

Quel giorno a San Giovanni Rotondo vi erano circa quindicimila persone. Erano presenti il cardinale Lercaro e il Generale dei Cappuccini padre Benigno da S. Ilario Milanese.

Erano pure presenti alte personalità politiche, come il Presidente del Senato Cesare Merzagora e il ministro Giovanni Braschi.

Notata anche la presenza di personalità illustri: il prof. Enrico Medi, il tenore Beniamino Gigli, la vedova di Guglielmo Marconi e tanti altri29. (PERONI, Padre Pio, pp. 435-436)

Erano purtroppo assenti, ma presenti nella memoria di tanti, il dottor Sanguinetti, morto nel 1954, e il dottor Sanvico, morto nel 1955. Delle tre persone vicine al Padre all’inizio della progettazione della Casa Sollievo rimaneva solo il dottor Carlo Kiswarday, il cassiere, che morirà nell’agosto 1960.  (Voce di Padre Pio, novembre 2009, articolo di Stefano Campanella, p. 39)

Dopo la Messa celebrata da Padre Pio, il cardinale Lercaro prese la parola dicendo fra l’altro: «È inutile dire una parola quando le cose parlano già da sé in una maniera tanto eloquente; ma se un commento, un qualunque commento si può fare, vi dirò che ricordavo, mentre osservavo stamani venendo..., quella bellissima antifona che viene cantata il giovedì santo...: “Dove è carità e amore, ivi è Dio”. C’è un indirizzo chiaro, preciso per cercare Dio, e ne abbiamo tanto bisogno; e vengono per tutti i momenti nella vita in cui questo bisogno si acutizza e anche il nostro orgoglio vinto dalla sofferenza o dalla umiliazione ci lascia cercare finalmente Iddio. Dove trovarlo? L’indirizzo è preciso: “Do-ve è carità e amore, ivi è Dio”. E stamani mi veniva fatto di pensare che la sentenza, così bella e chiara, si può anche rove-sciare: “Dove è Dio, è carità e amore”. [...] Ve ne siete accorti a San Giovanni Rotondo? Si. Se ne è accorto tutto il mondo: qui c’è Dio; evidentemente ci dovevano essere la carità e l’amore» (Giannuzzi, San Pio, 323)



  Il 5 maggio 1956 una folla enorme era presente all'inaugurazioe ufficiale di Casa Sollievo.

Padre Pio celebrò la messa all'aperto davanti all'ingresso. Vicino all'altare c'era il dr. Kiswarday (capelli bianchi), l'unico superstite del trio originale Sanguinetti - Sanvico - Kiswarday.

Tra i presenti all'inaugurazione c'era anche il Presidente del Senato, onorevole Cesare Merzagora, con la signora.

Il Cardinale Giacomo Lercaro pronunciò un elogio del lavoro svolto.

Anche Beniamino Gigli era presente all'inaugurazione.

 

Discorso di Padre Pio all'Inaugurazione il 5 maggio 1956

Subito dopo Padre Pio lesse un discorso che rimarrà nella memoria di tutti:
 
«Signori e fratelli in Cristo, la Casa Sollievo della Sofferenza è al completo. Ringrazio i benefattori d’ogni parte del mondo che hanno cooperato. Questa è la creatura che la Provvidenza, aiutata da voi, ha creato; ve la presento. Ammiratela e benedite insieme a me il Signore Iddio.

È stato deposto nella terra un seme che Egli riscalderà coi suoi raggi d’amore. Una nuova milizia fatta di rinunzie e d’amore sta per sorgere a gloria di Dio e a conforto delle anime e dei corpi infermi. Non ci private del vostro aiuto, collaborate a questo apostolato di sollievo della sofferenza umana, e la Carità Divina che non conosce limiti e che è luce stessa di Dio e della Vita Eterna accumulerà per ciascuno di voi un tesoro di grazie di cui Gesù ci ha fatto eredi sulla Croce.

Quest’opera che voi oggi vedete è all’inizio della sua vita, ma, per poter crescere e diventare adulta questa creatura ha bisogno di alimentarsi e perciò essa si raccomanda ancora alla vostra generosità affinché non perisca d’inedia e divenga la città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme ordine ascetico di francescanesimo militante. Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore.

Una tappa del cammino da compiere è stata fatta. Non arrestiamo il pas-so, rispondiamo solleciti alla chiamata di Dio per la causa del bene, cia-scuno adempiendo il proprio dovere: io, in incessante preghiera di servo inutile del Signore nostro Gesù Cristo, voi col desiderio struggente di stringere al cuore tutta l’umanità sofferente per presentarla con me alla Misericordia del Padre Celeste; voi con l’azione illuminata dalla Grazia, con la liberalità, con la perseveranza nel bene, con la rettitudine d’intenzione.

Avanti in umiltà di spirito e col cuore in alto. Il Signore benedica chi ha lavorato e chi lavora e chi lavorerà per questa Casa e rimuneri a mille e mille doppi in questa vita tutti voi e le vostre famiglie, e con la gioia eter-na nell’altra.

Vogliano la Santissima Vergine delle Grazie ed il Serafico Padre San Francesco dal Cielo, ed il Vicario di Cristo, il Sommo Pontefice in terra, intercedere perché siano esauditi i nostri voti»

Video del discorso pronunciato da Padre Pio il 5 maggio 1956 per l'inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza" (01:13)



Padre Pio legge il discorso ufficiale.

  Il taglio ufficiale del nastro da parte del Cardinal Lercaro e di Padre Pio. Il primo ricovero avvenne il 10 maggio 1956, cioè cinque giorni dopo l’inaugurazione.

 


Convegno di Cardiologia il 5-6 maggio, e visita a Pio XII l'8 maggio 1956

Vi furono poi vari discorsi di circostanza: quelli del marchese Sacchetti, dell’ing. Ghisleri, del sindaco Morcaldi, del prof. Gustav Nylin e del dott. Gigliozzi.

Alla fine, Padre Pio e il cardinale Lercaro tagliarono insieme il tradizionale nastro.

All’inaugurazione era stato abbinato un simposio sulle affezioni coronariche, presieduto dal prof. Pietro Valdoni, e con la partecipazione di clinici di fama mondiale, italiani e stranieri. Nel pomeriggio di quello stesso giorno furono aperti i lavori del simposio.

La sera del giorno dopo l’inaugurazione, il 6 maggio 1956, i medici congressisti, prima di congedarsi, si recarono nel convento per salutare Padre Pio, che stimolato a dire qualcosa. E Padre Pio: «Che vi devo dire? Anche voi siete venuti al mondo, come sono venuto io, con una missione da compiere. Badate: vi parlo di doveri in un momento in cui tutti parlano di diritti. Io religioso e sacerdote ho una missione da compiere; come religioso, come cappuccino, l’osservanza perfetta ed amorosa della mia regola e dei miei voti; come sacerdote la mia è una missione di propiziazione; propiziare Iddio nei confronti dell’umana famiglia. [...] Voi avete la missione di curare il ma-lato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto. Io ho provato questo: il mio medi-co, quando nel 1916-1917 fui malato, curandomi mi recava pri-ma di tutto una parola di conforto. [...] Portate Dio ai malati: varrà più di qualsiasi altra cura. E il Signore vi benedica, voi tutti, le vostre famiglie ed in modo particolare il vostro lavoro e i vostri malati. Questo è l’augurio più fervido del sacerdote»

Due giorni dopo, l’8 maggio 1956, i medici congressisti vennero ricevuti da Pio XII, il quale si rivolse loro parlando delle finalità della Casa Sollievo: «...L’ospedale di San Giovanni Rotondo, che apre ora i suoi battenti, è il frutto di una delle più alte intuizioni, di un ideale lungamente maturato e perfezionato a contatto con i più svariati e più crudeli aspetti della sofferenza morale e fisica dell’umanità... L’ammalato, posto nelle condizioni ideali dal punto di vista materiale e morale, stenterà meno a ricono-scere, in coloro che lavorano alla sua guarigione, degli ausiliari di Dio, preoccupati di preparare la via all’intervento della Gra-zia, e l’anima stessa sarà così ristabilita nella piena luminosa intelligenza delle sue prerogative, della sua vocazione naturale...» (Giannuzzo, San Pio, 325)

La sera dell’inaugurazione dell’ospedale il prof. Waugensteen, medico statunitense, dopo aver sentito Padre Pio parlare della professione medica, esclamò: «Qui tutto è bello, buono, meraviglioso. Ho però un cruccio: che di padre Pio al mondo ve ne sia uno solo. Peccato che non ve ne siano di più».

Quando gli tradussero la frase, Padre Pio scoppiò in una risata e si coprì la faccia dicendo: «Poveri noi!… Dio ce ne scampi e liberi!»


Giulio Giovanni Siena, Padre Pio e San Giovanni Rotondo, Due nomi per l'ospedale di Padre Pio, 10 febbraio 2009

http://www.padrepioesangiovannirotondo.it/piosgr/?p=114


Il Marchese Giambattista Sacchetti parlò come presidente del consiglio di amministrazione di Casa Sollievo.

I medici del convegno ricevuti da Pio XII

 

 

 

Padre Pio visitò frequentemente Casa Sollievo dopo l'inaugurazione

Padre Pio con alcuni medici pochi mesi dopo l'inaugurazione nel 1956. A destra di Padre Pio è Padre Carmelo la Sessano. In prima fila in basso è Padre Mariano, il primo cappellano di Casa Sollievo.

Padre Pio approfittò di ogni occasione per visitare Casa Sollievo. I malati gli si radunavano intorno e lui  ascoltava le loro pene. A destra di Padre Pio è il cappellano Padre Mariano.

Nella festa del Corpus Domini nel 1956 Padre Pio portò in processione l'Ostensorio con il Santissimo Sacramento in tutti i reparti.

Padre Pio visitò anche il presepe allestito dai dipendenti di Casa Sollievo, sotto la direzione di Padre Innocenzo, al sec ondo piano. A sinistra di Padre Pio è il cappellano Padre Mariano.

A volte Padre Pio recitava la messa in Casa Sollievo, come in questa occasione celebrando la festa della Madonna di Fatina nel reparto Medicina Donne.

Ogni volta che Padre Pio visitava Casa Sollievo, la macchia era affettuosamente circondata di fedeli,  e i Carabinieri erano necessari per proteggerlo.

 


Le recite sacre rappresentazioni


Diverse volte all'anno Padre Pio assisteva alle recite su soggetto religioso allestite nella Casa Sollievo. Erano come feste di famiglia. Erano occasioni di gioia e serenità, che abitualmente avvenivano nella ricorrenza degli anniversari di Padre Pio.

  Padre Pio interessato al recita, con dei bambini.

  Dopo una delle recite Padre Pio si congratula con Cleonice Morcaldi (guarda Padre Pio), Olga Iezzi (guarda il fotografo), e la signorina Tavoloni (bacia la mano)

 

Il primo anniversario 5 maggio 1957

Il 5 maggio 1957, primo anniversario dell'inaugurazione, Padre Pio celebrò la messa all'aperto, all'ingresso di Casa Sollievo.

Il 5 Maggio 1957, primo anniversario, Padre Pio pronuncia dopo la messa un discorso in cui sottolinea il programma futuro della Casa Sollievo.

 

 

8 Maggio 1957 Congresso Medici Cattolici

   L'8 maggio 1957 si svolse nella Cassa Sollievo il settimo congresso nazionale dei medici cattolici. Padre Pio fu presente alla seduta inaugurale e recitò la Preghiera del Medico composta per l'occasione dal papa Pio XII. A sinistra di Padre Pio è il prof. Luigi Gegga. Alla sua destra è mons. Fiorenzo Angelini, cappellano dei medici cattolici.

 

 

Secondo anniversario 5 maggio 1958

Il 5 maggio 1958 Padre Pio celebra messa all'aperto, nel secondo anniversario di Casa Sollievo.

 

Nuova ala nel 1958

Il 16 luglio 1958 Padre Pio benedice la prima pietra della nuova ala in costruzione che espande la recettività di Casa Sollievo da a 600 letti.

 

 

 

Congresso di Radiologia nel 1964

Il 24 ottobre 1964 centinaia di radiologi di tutta italia si riunirono a convegno. In quella occasione Padre Pio benedisse la sala dei congressi e la biblioteca di libri scientifici.

                Immagini del Congresso di Radiologia.

 

Decimo anniversario 5 maggio 1966

Il 5 maggio 1966 il Cardinal Giacomo Lercaro celebra la messa nel decimo anniversario di Casa Sollievo.

  Padre Pio assiste alla messa.

  Dopo la funzione del 5 maggio 1966 la folla si accalca intorno a Padre Pio.

Gran parte del contenuto fotografico di questa pagina origina da "Padre Pio and his work", edizioni Casa Sollievo 1986

 

Morte di Padre Pio

   Padre Pio mori' il 23 settembre 1968
 

 

 

Video della costruzione di "Casa Sollievo della Sofferenza" e di altri eventi dell'epoca , in italiano

 

 

Parte prima 1: Gli umili inizi nel 1939, La Seconda Guerra Mondiale, I soldati americani, Barbara Ward e l' UNRRA,

Pio XII  e i Gruppi di Preghiera  Groups, Angelo Lupi. 

 

Parte seconda 2: Padre Pio tra i fedeli, testimonianze di Franco Lotti e Jean Guitton,

Cardinal Lercaro, il discorso di Padre Pio all'inaugurazione nel 1956

 

Parte terza  3: La nuova chiesa, Padre Pio va a votare, la Madonna of Fatima nel 1959, I papi. La Messa.

 

 

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